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Roma. “Il punto è questo: il pluralismo di una società, se non trova dei punti comuni nel diritto, può determinare iniquità e vittime.
E nel caso specifico, io mi preoccupo delle donne e dei bambini”. Elena Montecchi è la vicecapogruppo dei Ds a Montecitorio.
E’ deputato di Reggio Emilia.
E proprio nei comuni del suo collegio, si è trovata alle prese con alcune storie drammatiche, “di fronte alle quali non avevamo strumenti del diritto per intervenire”.
Come quella di una bimba tredicenne, “nata, cresciuta ed educata in Italia”, rispedita da suo padre in un paese del Maghreb per sposarsi con un uomo di 32 anni, già con una moglie.
O una vicenda di bambini di due donne diverse, entrambe immigrate, sposate allo stesso uomo e costrette a convivere con forme di violenza.
“Non avevamo strumenti per tutelarle”.
Perciò la Montecchi ha presentato un’interrogazione a Berlusconi
e a Pisanu. Al governo, la parlamentare diessina rammenta che
“secondo stime ufficiose, l’1,5 per cento dei musulmani in Italia sono poligami, costituirebbero, cioè, circa 15 mila casi; ciò comporta che, anche nei casi di matrimoni misti, molte donne che abbiano contratto matrimonio secondo rito islamico, e siano presenti nel nostro territorio, sono prive di qualsiasi tutela a fronte di abusi e violenze perpetrati invocando una interpretazione fondamentalista della sharia”, e che
“l’impossibilità di garantire, in tali situazioni, adeguate ed efficaci forme di tutela giuridica proprie del nostro diritto di famiglia comporta la costante e preoccupante crescita di violenza familiare e di disagio sociale”.
Problema culturale, dice, ma pure “politico e legislativo”.
Per l’esponente dei Ds si tratta di un’assenza di diritti dovuta alla mancata intesa con le comunità islamiche e anche
“all’approvazione della legge sulla libertà religiosa”.
Spiega: “Il problema è l’estensione del diritto di famiglia italiano, che è un diritto avanzato. Come tutelo una bambina straniera nata in Italia? Come tutelo una donna italiana che si è sposata solo con rito musulmano? Siccome non c’è il riconoscimento della religione musulmana, quel matrimonio non viene trascritto, non ha effetti civili, ed ecco l’impossibilità di regolarlo per legge nel rispetto dei principi dell’ordinamento giuridico italiano”.
“Perciò come applico il diritto? Come applico le sanzioni?”.
Per questo la Montecchi chiede sì di rilanciare l’intesa con le comunità islamiche, “nel rispetto delle garanzie poste a presidio della dignità della persona”, ma sollecita anche il governo italiano “alla stipula di eventuali accordi bilaterali” con alcuni paesi – “penso alla Tunisia, al Marocco, all’Egitto” – finalizzati “al riconoscimento reciproco dei diritti e dei doveri nascenti dall’istituto del matrimonio, laddove tali paesi abbiano varato leggi per l’abolizione della poligamia, del ripudio e siano fautori della emancipazione femminile e dello Stato di diritto”.
Spiega al Foglio: “La soglia del diritto comune può essere almeno il diritto di famiglia. Questo è decisivo, anche perché contiene il riconoscimento dei diritti delle donne e dei bambini, e penso soprattutto alle bambine, a quella bambina mandata a sposarsi nel suo paese”. Secondo la parlamentare dei Ds “su questi aspetti il governo ha prodotto eccessi ideologici, voluti soprattutto dalla Lega, senza fare un passo avanti nella tutela di diritti che riguardano anche cittadine italiane che hanno contratto matrimoni misti”.
A sostegno della sua proposta, cita il caso di “donne sposate con cittadini del Marocco i quali in Italia compiono o hanno compiuto abusi”, nonostante proprio il Marocco abbia adottato all’inizio dell’anno un nuovo codice di famiglia molto avanzato per quella società (limiti rigorosi alla poligamia, diritto di divorzio concesso alle donne, innalzamento dell’età minima per il matrimonio).
“Accordi bilaterali potrebbero consentire la reciprocità tra il nostro e il loro diritto di famiglia – sostiene la Montecchi – permettendo almeno di tutelare con qualche strumento in più anche i minori e le donne che vivono nel nostro paese ma sono cittadini stranieri”.
Perché, “non possiamo consentire che accadano in Europa e in Italia cose che società che si stanno laicizzando, come il Marocco e Tunisia, non consentono più che accadano nel loro territorio”.

saluti