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L'OPPRESSIONE ETNICA

Origine.

L'oppressione etnica nasce insieme alla divisione della società in classi. La lotta tra diverse etnie (clan, tribù, ecc.) per il controllo del territorio, invece, c'è sempre stata. All'epoca delle società cosiddette primitive, quando ancora non esisteva la divisione di classe, diversi gruppi si combattevano ferocemente, anche se ciò non provocava il consolidarsi di una oppressione permanente di una etnia su un'altra: ogni etnia viveva separata e la società era troppo povera per potersi permettere il mantenimento di schiavi. Con la divisione della società in classi, invece, spesso si è verificata la coincidenza tra la condizione di schiavo e quella di etnia sottomessa. La stesssa parola schiavo deriva dal nome di un popolo (quello slavo) dal quale l'Europa nella tarda antichità si ricavava il maggior numero di schiavi. Con il colonialismo dei grandi imperi dell'antichità, interi popoli vennero sottomessi, costretti alla schiavitù o a pagare tributi o a sottostare al governo altrui.

La lotta etnica.

La lotta dei popoli oppressi interessa intere epoche, caratterizza la storia dell'Ottocento e del Novecento, e irrompe nel XXI secolo. Ieri riguardava i popoli colonizzati (indiani, cinesi, algerini, congolesi, ecc.) che si liberavano dal giogo degli occupanti, oggi è il turno di irlandesi, baschi, ceceni, Kosovari, curdi, tibetani, indios, palestinesi, neri degli USA, ecc.
Le lotte etniche assumono solitamente un aspetto direttamente politico. È per questo che oltre ad associazioni, movimenti, gruppi culturali, ecc. le nazionalità oppresse hanno dato spesso vita a veri e propri partiti. Le mobilitazioni su base etnica spesso si sono arricchite di rivendicazioni di classe, dando così vita a formazioni politiche che erano luogo dell'alleanza tra due soggetti sociali oppressi.

Caratteristiche dell'oppressione etnica.

L'oppressione consiste spesso nel soffocamento dei costumi e delle abitudini sociali, della lingua, della cultura di un popolo. Altre volte si traduce nella riduzione dell'etnia dominata a una condizione economica sfavorevole, con relative discriminazioni nel lavoro. E sempre si risolve nella negazione del diritto all'autodeterminazione, cioè della possibilità di autogovernarsi da parte delle popolazioni oppresse. La lotta per questo diritto ha comportato guerre e stragi provocate da nazionalità dominanti che si sono sempre dimostrate disposte a qualsiasi orrore pur di mantenere i propri privilegi.
Gli oppressori non vanno ricercati solo tra i membri della classe sociale dominante. Tutti gli appartenenti all'etnia dominante (operai e padroni, donne e uomini, giovani e adulti, eterosessuali e no) traggono vantaggi immediati dalla discriminazione etnica. Vantaggi materiali: migliori condizioni sul posto di lavoro ad esempio. Vantaggi psicologici: il gusto di sentirsi parte dei dominatori, la possibilità di scaricare frustrazioni su bersagli facili, ecc. Lo sciovinismo, accompagnato talvolta dal razzismo, veicola tutta una serie di pregiudizi che servono a garantire un'oppressione omogenea e costante.
Le nazionalità dominanti si sono sempre mostrate disposte a qualsiasi guerra pur di non cedere il territorio alla nazionalità dominata. Di solito vi è un grande consenso interclassista nei confronti di queste politiche imperialiste: il dividendo che deriva dalla potenza di uno stato (di cui l'estensione territoriale è uno dei fattori) ricade infatti in diversa misura (grandi profitti per le classi dominanti, briciole per le quelle dominate) su tutti i membri della nazionalità dominante.
Gli altri soggetti sociali oppressi della nazionalità dominante (donne, giovani, lavoratori, omosessuali) non hanno però alla lunga alcun interesse strategico a difendere la supremazia della propria etnia. Questa dominazione può loro provocare vantaggi immediati (saccheggi, ecc.), ma li indebolisce e li priva di un alleato potenziale formidabile, dato che i popoli oppressi hanno dimostrato di essere capaci dei più sorprendenti sacrifici per tutelare i propri diritti e la propria identità.

Lo stato.

Lo stato come struttura di dominio è sempre strumento di un'etnia sulle altre. Mentre infatti l'oppressione di genere, generazionale e sessuale si sono sviluppate prima della formazione dello stato, quella etnica è nata insieme alla dominazione di classe: anche i primi stati (egizio, assiro, babilonese, ecc.) furono lo strumento di dominio di classi dominanti di una determinata etnia, in perenne guerra con le altre.
Lo stato USA ad esempio oltre ad essere strumento di dominio contro i cosiddetti Paesi del Terzo Mondo è uno stato bianco, costruito cioè per mantenere la supremazia dei bianchi sui neri, gli indiani, gli ispanici.
Lo stato italiano, tra le altre cose, si erge come espressione degli interessi dell'insieme degli italiani contro le minoranze nazionali "autoctone" (sudtirolesi, occitani, sardi, zingari) e contro tutte le etnie immigrate a partire dagli anni Ottanta (albanesi, cingalesi, marocchini, tunisini, ecc.).

L'ideologia.

Le nazionalità oppresse manifestano una propria cultura ed hanno elaborato propri sistemi di idee. Il nazionalismo degli oppressi non va confuso con quello di chi opprime: quest'ultimo è reazionario ed è da combattere con ogni mezzo, visto che serve a giustificare la dominazione di un popolo su un altro. L'identità etnica è un miscuglio di elementi che, a seconda delle condizioni storiche, vede prevalere una componente (religiosa, linguistica, culturale...) o l'altra.
Il marxismo ha sempre indagato con interesse la questione nazionale, ma ha sempre stentato a dare alla problematica le risposte corrette e a riconoscere l'autonomia e la specificità di questa forma di oppressione. Nelle sue migliori espressioni comunque è sempre stato alfiere del diritto incondizionato all'autodeterminazione.