| Martedì 16 Novembre 2004 - 18:40 | |

Orrore, raccapriccio, barbarie: molte volte abbiamo sentito usare questi termini dai media in relazione all’aggressione contro l’Iraq, sempre però riferiti ai resistenti iracheni, i cattivi per definizione immutabile.
Ci hanno fatto vedere false decapitazioni, operate da chissà chi e con chissà quali meschini scopi mediatici (certo gli iracheni non avrebbero avuto alcun interesse a divulgare quelle immagini) e non ci hanno invece mai fatto vedere i cadaveri dei civili, donne e bambini ammassati lungo le strade di Falluja devastata dalle bombe dei “liberatori”.
Il terrorismo e la violenza sono invece pratica quotidiana degli invasori che credono, certamente incoraggiati dagli ordini dall’alto, di godere di una totale impunità per i loro crimini.
Le violenze nel carcere di Abu Grahib furono scoperte perché gli aguzzini erano talmente orgogliosi del loro operato che mandarono in rete le foto che li ritraevano mentre umiliavano i loro prigionieri. Ne seguirà un processo che vedrà alla sbarra solo la bassa forza, mentre gli ordini arrivarono direttamente dai papaveri del Pentagono. In pratica si è trattato di un incidente di percorso e tutto è stato attribuito alle “devianze” dei singoli.
Così come sarà, forse, un solo soldato a pagare per l’omicidio di un iracheno ferito e disarmato in una moschea di Falluja (nella foto a lato l’immagine dell’assassino mentre spara). Un giornalista della rete televisiva Usa Nbc, che faceva parte di un gruppo di reporter accreditati a seguire alcune operazioni, ha assistito sabato scorso all'omicidio, che è stato filmato e trasmesso.
Quanti omicidi del genere si sono consumati in Iraq? Non c’erano sempre telecamere a riprendere la scena e siamo sicuri che il soldato ha operato secondo una consuetudine consolidata.
Chi sono quindi i barbari, gli assassini, i terroristi?
p.e.