TEMA DI GRANDE MOMENTO
LA FAMIGLIA BENE PRECEDENTE IL DIRITTO
Giuseppe Dalla Torre
In un momento nel quale, in Italia e fuori, il dibattito su matrimonio e famiglia si è riacceso e quasi furoreggia, l'intervento pronunciato ieri da Giovanni Paolo II giunge quanto mai centrato per opportunità e pertinenza.
Due sono i punti del suo discorso che in particolare richiamano l'attenzione nostra e della collettività, politici e media compresi. Il primo è quello per cui "la famiglia, come società fondata sul matrimonio, è un'istituzione naturale insostituibile ed elemento fondamentale del bene comune di ogni società".
In che senso una "istituzione naturale"? Certamente storia e cultura incidono sull'istituzione familiare, così come su tutte le istituzioni umane. Anche nella nostra società abbiamo conosciuto dei mutamenti nell'esperienza della famiglia, riflessi nella sua disciplina giuridica. E tuttavia si deve riconoscere, a cominciare dagli insegnamenti della storia, che nella sostanza la famiglia possiede una struttura fondamentale e diversa da quella delle altre formazioni sociali; una struttura di base che si può culturalmente reinterpretare ma che non è modificabile nel tempo, data com'è dall'unione di un uomo e di una donna i quali cercano il completamento di se stessi, qui ed ora, e nei giorni a venire, con apertura alla procreazione e quindi all'educazione dei figli.
È quanto in sostanza vuol dire anche la nostra Costituzione quando all'art. 29 dichiara che la famiglia è "una società naturale fondata sul matrimonio".
Di qui la conseguenza che, quale dato strutturale dell'umano, essa non è mutabile a piacimento dalle inflessioni soggettive, dei privati, né può essere modificata dalla volontà del legislatore. Come i diritti umani, nella sua struttura fondamentale la famiglia è un a-priori rispetto al diritto positivo, di cui questo no n può che prendere atto. Un grande giurista del Novecento, Arturo Carlo Jemolo, certo non sospetto di clericalismo, esprimeva quest'idea con una immagine famosa, secondo la quale il matrimonio e la famiglia sono come un'isola, che il mare del diritto può lambire, ma lambire soltanto.
Il secondo punto di riflessione nasce da quel passaggio del discorso pontificio, per cui "chi distrugge questo tessuto fondamentale dell'umana convivenza, non rispettandone l'identità e stravolgendone i compiti, causa una ferita profonda alla società e provoca danni spesso irreparabili". Il richiamo è innanzitutto alla responsabilità del legislatore: responsabilità grande quale sarebbe quella della pretesa di modificare un dato strutturale. Ma il richiamo si estende anche a tutti coloro, singoli ed istituzioni, che svolgono funzioni in grado di incidere sulla realtà sociale e sui modelli di comportamento, giacché lo stravolgimento delle basi naturali dell'istituto familiare può avvenire anche al di fuori dell'intervento legislativo.
È singolare constatare quanto si sia accresciuta, e giustamente, la nostra sensibilità a fronte degli stravolgimenti che l'intervento sconsiderato dell'uomo può arrecare alla natura, ad esempio nel campo dell'ambiente; ma quanto si sia parallelamente offuscata la nostra sensibilità per i danni arrecabili alla natura in altri ambiti, come quello delle strutture sociali fondamentali.
Una riflessione pacata, scevra da passionalità e ideologismi, su tematiche fondamentali quali quelle del matrimonio e della famiglia, non è solo possibile, come dimostrano le più recenti evoluzioni d'oltreoceano, ma anche necessaria.
Avvenire - 21 novembre 2004