[...] Questa la drammatica prospettiva illustrata a Roma, nel corso della presentazione del rapporto Eures 2004 sull’omicidio volontario, dal professor Francesco Bruno, criminologo di fama internazionale, direttore del master in Scienze forensi dell’Università La Sapienza di Roma dove è titolare della cattedra di Scienze psichiatriche.
Professor Bruno, la nostra società diventa sempre più multirazziale in nome del buonismo che esorta all’accoglienza. A scorrere le cronache quotidiane pare proprio che questo sentimento sia lungi dall’essere ricambiato...
I delitti commessi da stranieri stanno aumentando in maniera esponenziale. Nell’ultimo anno ne sono stati compiuti 18, a fronte dei due o tre omicidi registrati nell’anno precedente. All’incremento di questo dato contribuisce certamente l’aumento dell’immigrazione, non si tratta però soltanto di un fenomeno quantitativo, ma anche generazionale.
In che senso?
Voglio dire che, come si ricava dallo studio dell’immigrazione in tutti i Paesi che hanno conosciuto prima di noi questo fenomeno, con la seconda generazione di stranieri cresce particolarmente la propensione alla delittuosità.
I figli degli immigrati, nati sul suolo che li ha adottati, si rivelano peggiori dei padri?
La prima generazione di stranieri dimostra un maggior rispetto delle regole. Prevale il timore di essere cacciato, anche il desiderio di farsi una nuova vita... Invece i figli non sono disposti a sopportare ciò che hanno sopportato i genitori. C’è una volontà di rivalsa, un sentimento di vendetta per lo sradicamento, atteggiamenti che spesso degenerano in scelte di violenza [...]
(Giulio Ferrari, la Padania)