“Sono rimasto il solito cocciuto”
di Simonetta Caratti
Umberto Bossi torna a casa, è pronto per affrontare di nuovo l’arena politica. Venerdì il senatur ha lasciato la clinica Hildebrand di Brissago, l’ultimo pasto lo doveva consumare con l’ex ministro delle finanze, Giulio Tremonti. Ma è stato rimandato. Qualcosa bolle in pentola. Tutti cercano Bossi, dal Cavaliere ai suoi ministri. La processione di vip della politica italiana a Brissago questa settimana era interminabile. Il Caffè lo ha incontrato, venerdì 19 novembre, alle 11. E’ tornato in sella Bossi. Il leader si è risvegliato. “Senza la Lega la macchina non riparte”. L’uomo che ci guarda con occhi vispi, dietro a occhiali troppo grandi per il suo viso smagrito, è un Bossi vivace e per nulla arreso. E’ lucido. Brillante. Confortato dagli ultimi controlli al Cardiocentro a Lugano: tutto bene. Si commuove solo quando parla della moglie: “Manuela è la mia forza. Il mio è un matrimonio d’amore. Lei è tutto per me”.
Le valige sono pronte. È venerdì 19 novembre, l’altroieri. Bossi torna a casa. Un po’ più magro e segnato da una lunga odissea che ha affrontato con coraggio. Duro, coriaceo, testone… nemmeno la malattia ha cambiato il suo carattere: “Sono sempre cocciuto. La mia testardaggine è stata la mia salvezza”. Ma qualche spigolo l’ha smussato ... “Senza la mia famiglia vicino non ce l’avrei mai fatta,” aggiunge.
Tutto è pronto per il rientro di Bossi a Gemonio. Alle pareti della stanza, la numero 304, sopra il letto c’è ancora una striscia di Lupo Alberto, poco distante la bandiera padana, e poi le foto, tante, c’è tutta la sua famiglia, i quattro figli, la moglie. Lei è ovunque. “Manuela è la mia forza. Il mio è un matrimonio d’amore. Mi ha dato tre figli. E sa una cosa… (sussurra con un fil di voce)… la Lega l’ha fatta lei”. Ecco. Abbiamo scoperto il segreto del senatur. Il suo volto si addolcisce, gli occhi luccicano, lo sguardo è serio: “Manuela è la cosa più importante nella mia vita. Mi da forza. È lei l’anima della Lega”. Lo dice con la convinzione e la serenità di un uomo che sa di avere un solido punto d’appoggio accanto. Sente il bisogno di ascoltare la sua voce. La chiama. “Sono qui con una giornalista. Te la passo”.
Siamo alla Hildebrand a Brissago. Venerdì mattina. Ultimo giorno per il senatur. Fervono i preparativi. A mezzogiorno arriva l’ex ministro delle finanze Giulio Tremonti. Ma lui, Bossi, è tranquillo. Entrando in camera la prima cosa che si vede sono le sue spalle magre. Sta dritto come un fuso. È seduto ad un tavolo, guarda il lago. C’è una saetta di luce che segue il profilo del lago, in fondo, all’orizzonte. Lui sembra perso dietro a qualche pensiero. Forse è paura? I dubbi di un uomo “ferito” che lascia un nido sicuro per affrontare, di nuovo, il mondo? “No. C’è Manuela a darmi forza. Sono contento di essere ancora utile in famiglia e in politica”. Bossi è atteso. I suoi scalpitano. Lui, il leader del Carroccio, che ha saputo creare dal nulla la Lega Nord, è cambiato? “Sono il Bossi di sempre,” risponde sicuro. “Non si cambia mai” aggiunge. “Mai,” ripete.
Così la pensa anche chi lo ha frequentato in clinica. Girava poco. Mangiava in camera, assistito da un affiatato team di medici, infermieri e fisioterapisti. “Qui mi hanno dato una fatina - scherza -. Così la chiama mia moglie. Ma, insomma, è una fatina che ha già 40 anni.
A volte in clinica lo si vedeva al bar. Scendeva di preferenza dopo cena. Accompagnato da qualche amico o compagno di partito. Si sedeva al bar. Circondato da chi ha perso la parola, da chi ha perso la memoria, da chi è inchiodato ad una sedia a rotelle, da chi ha perso la speranza. Con sguardo vivace e vigile, dietro quegli occhiali ormai troppo ampi per il suo viso dimagrito, non perdeva un colpo. Intratteneva i pazienti più giovani. Aveva le sue preferenze. L’ultima sera, una ragazzina, appena adolescente, gli si è avvicinata, un poco intimorita, e gli ha chiesto un autografo. Lui, semplice e diretto, l’ha dedicato: “Ad Anna”. “Così gli amici, ora, finalmente, mi crederanno,” ha borbottato la bimba, allontanandosi, spingendo la carrozzella del padre, anche lui colpito da un ictus. Proprio come Bossi.
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Intervista del leader leghista a un settimanale svizzero
"Mi fido ciecamente di Silvio, mi ha fatto entrare nella Storia"
Bossi in campo per il premier
"Si accaniscono contro di lui"
E su Fini: "Bene la nomina agli Esteri"
ROMA - In un momento assai delicato per le sorti del governo e della maggioranza, Umberto Bossi si schiera apertamente con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E in una intervista al settimanale svizzero Il Caffè dice di fidarsi "ciecamente" di lui.
"Mi ha fatto entrare nella Storia - dice Bossi - e mi ha dato il federalismo. Io ero immobile a letto e lui in aula ha convinto i suoi a votare. Ha mantenuto la parola. Lo stimo come uomo e come premier". E' questo uno dei passaggi della intervista , nella quale il leader leghista sostiene anche che contro Berlusconi c'è "accanimento", perchè "non ho mai visto un premier colpito così...la magistratura ha un gran potere".
Poi, a proposito della nomina di Gianfranco Fini alla Farnesina, il leader del Carroccio esclude che il vicepremier possa essere "scomodo" in quel ruolo: "Per il suo passato fascista? Non credo, altri hanno passati peggiori. Fini è una persona onesta, seguirà la via democratica. E glielo dico io, che ci discuto e litigo spesso".
(21 novembre 2004)