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Discussione: Te rimannamo a Rai 3!

  1. #1
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    Exclamation Elezioni: Storace Chiama Marrazzo, Ha Capito Che Non Scherzo

    Fonte: Storace.tv

    ELEZIONI: STORACE CHIAMA MARRAZZO, HA CAPITO CHE NON SCHERZO

    Mosca, 4 ott. (Adnkronos) - Il presidente della Regione Lazio
    Franceco Storace da Mosca, dove si trova in missione con una
    delegazione di imprenditori laziali, ha chiamato il suo sfidante alle
    prossime regionali Piero Marrazzo per augurargli in bocca a lupo, ma
    ha spiegato ai giornalisti di avergli ricordato un particolare, in
    base al quale ''Marrazzo ha capito che non scherzo''. Storace ha anche
    ricordato di aver affrontato altri giornalisti Rai del Tg1 in passato,
    e di averli battuti, Marco Ravaglioli contro il quale si e' sfidato
    per la candidatura alla Camera e Piero Badaloni per la poltrona di
    presidente della Regione. Quanto a Piero Marrazzo ha detto che
    vorrebbe capire che cosa pensa ''dell'attuazione del nuovo Statuto in
    quanto e' sostenuto da forze politiche che sullo statuto si sono divise
    e non hanno condiviso alcuni punti salienti, quali la famiglia, il valore della vita, la sussidiarieta' orizzontale. Mi chiedo se in campagna elettorale il
    centrosinistra avra' l'onesta' di dire di dover aspettare altri due
    anni per cambiare lo Statuto'''. Ancora sulla scelta di Marrazzo una considerazione: '' A me non inquieta la sua candidatura, la scelta di candidarsi e' legittima, ma mi stupisce la scelta dei leader dei partiti per la mancanza di assunzione di responsabilita', come dire se perde, ha perso
    Marrazzo''. Quanto alla decisione sulle condizione poste dal
    centrosinistra regionale sulla legge elettorale nel documento uscito
    al termine del vertice di oggi, Storace ha detto che ''la rinuncia al
    listino di coalizione, che di solito e' la squadra del presidente, va
    letta che non credono di vincere. Mi sembra che sia una gabbia per il
    candidato''. Quanto alle ultime novita' della campagna elettorale il
    presidente del Lazio ha annunciato che nella sua coalizione e' entrato
    anche il Partito repubblicano che nella passata consultazione sostenne
    Badaloni e quindi alla prossima riunione di venerdi' con i segretari
    regionali del centrodestra sara' presente anche Giancarlo Camelucci,
    segretario regionale del Partito repubblicano. Oggi sono usciti anche
    i manifesti in tutto il Lazio della Lista Storace e con il messaggio
    riferito dallo stesso presidente: ''La politica per chi non si
    astiene'' Storace ha anche sottolineato l'entusiasmo delle
    adesioni alla sua Lista, nel territorio di Frosinone hanno aderito 650
    persone ''vuol dire che si sta mettendo in moto un meccanismo -ha
    commentato- e che quattro anni e mezzo di governo lasciano spazio alla
    speranza. Allora si ricomincia''. Inoltre ha riferito che sul suo sito
    internet www.storace.tv riceve 45 mila contatti al giorno e ha
    annunciato che vi sono gruppi di giovani che si vogliono organizzare
    in suo sostegno.



  2. #2
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    Post Regionali 2005: Regione Lazio è modello di governo originale

    Fonte: DestraSociale.org

    Le prossime regionali rappresenteranno un fondamentale appuntamento elettorale per garantire alla destra di confermare la propria straordinaria esperienza di governo. Nel 2000 la strepitosa affermazione del Presidente Storace determinò lo sfratto dell'abusivo D'Alema da Palazzo Chigi. Il 2005 con la vittoria dell'attuale maggioranza di governo regionale avremo l'occasione, invece, di prolungare la permanenza legittima del centro destra al governo della Nazione. Il Presidente Storace ieri si adoperò per ripristinare nel paese la maggioranza politica di centro destra, domani sarà l'argine alle ambizioni di governo di una sinistra ancora non matura per proporsi alla guida del paese dilaniata come è da divaricazioni culturali e programmatiche proprie della sua porosa aggregazione cementata solo da ostilità preconcette e avariate verso l'avversario. Il Presidente Storace già nel 2000 raccolse 100 mila consensi in più rispetto alla coalizione, dimostrando già allora un cospicuo valore aggiunto. Oggi con gli incontrovertibili risultati raggiunti, grazie all'impulso decisivo del Presidente Storace, quel valore aggiunto è destinato a lievitare e porsi come garanzia per l'affermazione del centro destra. La Regione Lazio si presenta come un modello di governo originale per i suoi tratti moderni ed efficienti che hanno assicurato al Lazio una crescita economica e occupazionale nonostante la tendenza negativa nazionale e internazionale, una sanità veramente a misura della dignità umana, un terreno fertile per la nascita di nuove imprese, ingenti risorse economiche beneficiando della "premialità" europea per la spesa efficiente e tempestiva dei fondi comunitari, una politica sociale attenta ai nuovi bisogni senza revocare ma rafforzando quel contratto sociale che si pone a fondamento della cittadinanza, un costruttivo e maturo dialogo sociale e l'adesione a quei valori nazionali senza i quali ci sentiremmo smarriti perché non si può fondare nulla prescindendo dai fondamenti. E una sinistra irresponsabile, che tenta goffamente di minimizzare certi risultati, dimostra ancora una volta di abbeverarsi nelle fonti del suo discredito quello della mistificazione permanente della realtà soprattutto quando questa non si concilia con la sua inezia. Il riformismo dei "vegetali" (Quercia e Margherita) non potrà crescere perché essiccato dall'ideologismo di sigle anacronistiche come i rifondaroli comunisti, che esercitano un potere di interdizione soffocante e rendono l'Ulivo ostaggio di movimenti animati da un'avversione radicale al centro destra. L'Ulivo "bifrontico", che deve esibire a tratti il volto riformista alternando ad esso il volto dell'antagonismo senza se e senza ma, non potrà offrire al Paese una credibile alternativa di governo perché privo degli elementi costitutivi di una forza di governo quali quello della fedeltà atlantica e di una dose di coesione programmatica in grado di produrre quelle politiche di rinnovamento strutturale che possono risultare impopolari nel loro impatto ma popolarissime nel loro effetto. La Regione Lazio ha dimostrato con i fatti di essere all'avanguardia delle politiche istituzionali e il lavoro fin qui svolto non può essere dissipato ma stabilizzato conferendo al Presidente Storace un'ulteriore legislatura di governo per proseguire nella sua azione modernizzatrice. Le dirigenze di tutti i partiti della coalizione devono veicolare i successi perseguiti e conseguiti dall'Istituto regionale, comunicando il grande movente innovatore che caratterizza il centro destra perché quei risultati sono il migliore biglietto da visita per proseguire sul cammino dello sviluppo e della solidarietà, rinnovando quel patto federale nel senso letterale del termine fra cittadini, amministrazione e politica che hanno un comune avversario la complessità delle società moderne e un comune obiettivo la realizzazione compiuta delle persone. Con il Presidente Storace quel patto è già stato rispettato, agli elettori del Lazio spetta rinnovarlo incuranti dei tentatori e chiacchieroni sinistri.

    Andrea Amata

  3. #3
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    Predefinito "Che"....la manda RaiTre

    Fonte: DestraSociale.org

    "Che"... lo manda RAI 3

    Prima che Berlusconi andasse al Governo sembrava uno scandalo anche solo pensare che la RAI fosse un’azienda politicizzata. Era, tanto per capirci, una di quelle cose che si sapevano, che tutti conoscevano, ma che era sempre meglio non dire. Una sorta di omertà che invero coinvolgeva tutta la nazione. Con l’avvento del Cavaliere e del bipolarismo imperfetto che ha deciso di donarci, nascono almeno tre nuovi concetti: il conflitto di interessi, la par condicio, il pluralismo. E guarda un po’, tutti e tre legati al mondo (o al potere) dell’informazione.
    Il conflitto d’interesse(i) di Berlusconi è cosa ben evidente, lampante almeno quanto un pugno in un occhio, e di grazia, credo sarebbe incoerente o troppo parziale una nostra mancanza su questo tema. La par condicio nasce invece quando si pose il problema che TV pubblica e TV privata dovevano dare medesimo spazio ad ambedue gli schieramenti politici, centro destra e centro sinistra. Ahimé nel 1993 ci fu il problema non del duopolio, ma del tripolino, visto che il centro sinistra (fisicamente oltre che ideologicamente) non fu mai una realtà politica unita (per credere chiedere a Martinazzoli), mentre il centro destra, pur avendo una strana coesione (ricordo al nord il legame FI-Lega Nord ed al sud FI-AN), rappresentava un’unica realtà. Infine il pluralismo: eh già, perché i mentori di quest’imbarazzante situazione si dimenticarono di tener conto dei “non allineati”; nel senso che i partiti minori, quelli al di fuori del coro dei due schieramenti, contavano perennemente picche. E in questo contesto, ricordo ancora una volta, il dubbio era se la TV pubblica fosse politicizzata o no.
    A sciogliere definitivamente questo amletico dubbio ci pensano quattro nomi illustri: Piero Badaloni, Lilli Gruber, Michele Santoro, e, dulcis in fundo, Piero Marrazzo. Quattro uomini di punta della RAI che si sono trasformati magicamente in quattro candidati di centro sinistra. Sarà solo un caso? Probabilmente un indizio vale per se stesso, due indizi valgono pur sempre per due, ma quattro indizi fanno una prova. Dimenticavo: laddove c’è una prova c’è sempre anche un colpevole.
    Di Badaloni ci ricordiamo tutti bene; dopo il suo quinquennio al Governo della Regione Lazio si scontra con Francesco Storace: era il 16 aprile 2000. Per Storace un successo eccezionale: a Badaloni viene inflitto uno scarto di circa 200 mila voti che per Storace si traducono al tempo stesso in un milione e mezzo di voti ricevuti e centomila preferenze personali in più rispetto alla coalizione politica che lo sosteneva. E per fortuna che Badaloni era dato per vincente… A oggi il buon Piero è ritornato sui suoi passi (e nella sua azienda): non affonda mai...
    Della Gruber ricordiamo l’indiscusso buon senso: in fondo l’Europa è posto ben più tranquillo dell’Iraq, e Strasburgo o Bruxelles non sono certamente città “movimentate” quanto Baghdad o Nassirya… Però è la vita, e l’Italia a volte ricorda quel sogno americano, spesso tutt’altro che indolore (per noi), e che consente a tutti di arrivare dappertutto (fosse vero…): soprattutto se per quindici anni il tuo volto è quello del TG della rete ammiraglia della TV pubblica. Insomma, dal piccolo schermo alla grande Europa (almeno geograficamente) il passo è breve: e Lilli la rossa fa la rossa fino in fondo, e per poco, oltre a fare la rossa, faceva pure le scarpe agli stessi politici del suo stesso schieramento. Ma tant’è. Sempre in prima linea.
    Idem dicasi di Michele Santoro. Sia chiaro: io non ho mai denigrato Michele Santoro. E vi dirò di più: penso davvero che sia uno dei migliori giornalisti/conduttori che abbiano mai lavorato nel piccolo schermo, forse perché aveva una personalità “spiccata”, forse perché i suoi successori non sono mai riusciti a compensare la sua assenza.. Però, ahimé, se non si discute la bravura, permettetemi di discuterne la parzialità: troppo parziale, troppa sinistra, troppo spudorato. Santoro e la TV si sono detti momentaneamente addio, o anche solo arrivederci, poiché non è divorzio ma semmai una separazione per quando arriveranno “tempi migliori”: però il buon Michele, da vero uomo di sinistra, non si è di certo messo in mobilità, e il suo nome non comparirà neppure in alcuna lista di collocamento. Insomma, niente precariato, niente precari, e soprattutto niente cassa integrazione. Compare invece anch’esso tra le fila degli europarlamentari italiani (di sinistra, ovviamente). Chissà, forse per attitudini personali, forse per predisposizione naturale, ma la collocazione sempre quella è. Inossidabile.
    Oggi è la volta di Piero Marrazzo: a lui il compito di sfidare Francesco Storace alle prossime elezioni regionali. Ancora una volta un giornalista votato alla politica. Ora il dilemma è il seguente: ma se un giornalista si da alla politica, lo fa perché folgorato sulla via dell’Eur (in questo caso), oppure perché in cuor suo sa benissimo che con la politica c’è sempre andato a braccetto? Pare ovvio che esser in malafede non offende nessuno.
    Storace è invece “il campione” di AN e della Destra Sociale: parola di Gianni Alemanno, lo stesso uomo che contribuì all’elezione dell’attuale Governatore della Regione Lazio. Però a Storace sembra glielo facciano apposta: “chi candidiamo quast’anno? Boh, vediamo chi c’è in TV stasera…”. E grazie al cielo che non hanno sbagliato orario… Insomma, forse, senza troppo osare, direi che un pensierino su quel famoso conflitto d’interessi di cui parlai all’inizio dell’articolo dovremmo pur farlo anche noi. In fondo in questo giochino il conto dice quattro a zero, e un motivo, suvvia, ci sarà.
    Quanto al candidato, Piero Marrazzo, completa la trilogia: Piero Badaloni, Piero Fassino, Piero Marrazzo. Forse la legge dei grandi numeri vorrà che Fassino prenda il posto di Marrazzo in RAI, chissà. In ogni caso possiamo dire che quanto meno oggi conosciamo lo sfidante di Francesco Storace; infatti, Marrazzo l'impavido ha detto: “lascio la RAI e vado a battere Storace”. Vedremo. Colpisce semmai l’editoriale di ieri de “Il Riformista” che con uno sguardo in cielo invoca una mano biblica per portare a casa una vittoria a cui loro stessi non credono. Insomma, forse il tormentone è stato sciolto: dopo un lungo periodo di “Mi manda RAI 3”, sembra che tutti noi abbiamo scoperto anche dove.
    Una sola domanda: ma se Marrazzo avesse detto di no sarebbe stata la volta di Luttazzi?

    Francesco Primi

  4. #4
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    Talking Te rimannamo a Rai 3!

    Fonte: DestraSociale.org

    Storace e i body guard di Marrazzo

    I tanti body guard che hanno parlato alla manifestazione del dottor Piero Marrazzo hanno rovesciato una valanga di insulti. Ma con l’odio non si costruisce una politica per una Regione che chiede di essere amata come è avvenuto in questi cinque anni. Molti di loro venivano da fuori Regione e lo testimoniano le tante sciocchezze di cui abbiamo avuto notizia. Lo rimanderemo a Rai Tre». È quanto dichiara il presidente della Regione Lazio, Francesco Storace.

  5. #5
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    Post La prospettiva di una sconfitta senza paternità

    Fonte: DestraSociale.org

    La prospettiva di una sconfitta senza paternità

    La candidatura del conduttore televisivo Marrazzo segnale l'abdicazione dei partiti dell'Ulivo che consapevoli della popolarità del Presidente Storace, veicolata dai fatti osservabili e misurabili, ripiegano in una scelta sfumata e dai contorni politici sbiaditi. E' come se i partiti dell'Ulivo riconoscessero implicitamente il buon governo Storace e non volessero contendersi la paternità della sconfitta. Viene così ribaltata la ratio che sovrintende al processo politico che caratterizza la competizione elettorale. Di solito i partiti di una coalizione, quando hanno prospettive di successo, rivendicano propri candidati, ma evidentemente la Regione Lazio non consente di fare ipotesi di governo alternative da quello attuale e all'interno dell'Ulivo la competizione si è convertita in un ammainare la vela. Il giornalista Marrazzo si è dimostrato un buon difensore civico con la sua trasmissione televisiva, ha denunciato truffe e inganni, ma l'informazione di un problema non coincide con la sua conoscenza, l'informazione dà soltanto nozioni spetta al politico amministrare e gestire la complessità dando risposte consone all'integrazione dei cittadini nella società. Il Presidente Storace ha dimostrato di essere un "integratore" della società nel senso che le politiche finora realizzate si sono dimostrate "sali minerali" somministrati per fortificare il corpo sociale della cittadinanza. Il Presidente Storace spesso e volentieri si sofferma, a buona ragione, sulla politica sociale perché non rappresenta una semplice appendice della politica economica ma è consustanziale alla democrazia. Una democrazia matura deve avere al suo interno un tessuto connettivo che promuova la condivisione della cittadinanza perché se una parte di essa percepisce di essere trascurata il rischio e che si produca uno sfibramento sociale che indebolirebbe la cornice comunitaria, i cui elementi soggettivi e collettivi potrebbero non riconoscersi e divenire conflittuali. La grande originalità del governo Storace risiede nella compatibilità di politiche che conciliano le ricadute distributive del benessere generato, le misure protettive verso le vecchie e nuove marginalità e lo sviluppo economico fondato sull'innovazione e la semplificazione. Con Storace è in scena l'avvenire, con Marrazzo è, invece, in scena la fuga della sinistra!

    Andrea Amata

  6. #6
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    Talking Storace: "I sinistri col passamontagna di nome Marrazzo"

    Fonte: Storace.tv

    Storace: "I sinistri col passamontagna di nome Marrazzo"

    Stamattina abbiamo ricevuto una valanga di insulti dai nostri avversari, ma noi non cediamo alla politica delle chiacchiere. Intendiamo dare una lezione di stile". Lo ha detto il presidente della Regione, Francesco Storace, durante il comizio tenuto nella sezione di An di Tor Pignattara. "Vorrei fare una domanda - ha proseguito Storace - siamo accusati di aver governato male per cinque anni, di essere stati il peggior governo, ma come mai tra coloro che tra questi cinque anni erano all'opposizione nessuno è stato ritenuto degno di sfidarci? Forse perché se la sinistra avesse usato in pubblico le tesi che adotta in consiglio regionale, sarebbe stata troppo impopolare. Per questo la sinistra alle elezioni ha indossato un passamontagna di nome Marrazzo, un candidato prelevato da un'azienda che noi paghiamo col canone. La scelta di questo candidato è stata dettata dalla disperazione". Presente all'incontro anche l'assessore regionale al Bilancio, Andrea Augello, che ha detto: "E' incredibile che da un'amministrazione comunale che ha avuto tanti soldi dalla Regione e dal governo per il fondo ai trasporti, riceviamo un ultimatum in cui si prendono in ostaggio i cittadini di Roma, minacciando una tassa sull'asfalto".

  7. #7
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    forza Storace!

  8. #8
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    Arrow Storace: "Le regionali non sono un referendum consultivo Prodi-Berlusconi"

    Fonte: DestraSociale.org

    Storace: "Le regionali non sono un referendum consultivo Prodi-Berlusconi"

    Le prossime regionali ''non dovranno essere un referendum tra Berlusconi e Prodi, come vorrebbero gli apparati della sinistra, hanno scelto Marrazzo per dare un segnale al governo e non perche' a lui interessi la regione''. Lo ha detto il presidente della regione Lazio, Francesco Storace, incontrando i cittadini dei comitati per la sua lista a Latina e Terracina. ''Il Lazio e' diventato importante - ha sottolineato - per trent'anni lo hanno dimenticato, adesso non avendo argomenti sul programma vogliono spostare lo scontro su base nazionale, solo che il prossimo anno si vota per la Regione e allora vorrei confrontarmi su strade, opere pubbliche, sostegno all'economia, sanita' ''. Su quest'ultimo tema Storace ha contestato i dati forniti di recente da Piero Marrazzo proprio a Latina: ''Capisco che deve aver tempo per capire, solo che dovrebbe informarsi prima di parlare dei 1000 miliardi rimasti fermi, perche' non e' cosi' e il 70% sono stati spesi. La sanita' e' migliorata, prima i cittadini del Lazio andavano in altre regioni e ora avviene il contrario, serve piu' sangue e abbiamo fatto la campagna apposita perche' c'e' piu' offerta di sanita', abbiamo aperto nuovi ospedali: che fanno, li chiudono se vincono?''. Il governatore ha poi ricordato che ''un sondaggio di cinque anni fa, diceva che per i cittadini del Lazio la prima preoccupazione era la sanita', era cosi' per il 70% degli intervistati, cinque anni dopo la stessa agenzia ci dice che e' il 14%''. Storace ha poi ricordato i risultati per i fondi europei: ''li abbiamo saputi spendere e ce ne hanno dati ancora di piu', abbiamo convinto persino Prodi quando loro dicevano che non saremmo stati capaci, oggi conviene piu' investire nel Lazio che in Piemonte, Lombardia e Veneto e non lo dico io ma istituti autorevoli e indipendenti, e' un fatto che la disoccupazione era al 12,3% e adesso e' al 7,3%, su questo dovrebbero dirci cosa vogliono fare''. Sulla candidatura di Marrazzo: ''Dopo cinque anni nei quali mi hanno dipinto come il peggior presidente della Regione nessuno dei 19 consiglieri di opposizione e' stato in grado di presentarsi, sono scappati, neanche Rutelli e Melandri che erano dati per certi se la sono sentita dopo aver visto i sondaggi, hanno preso ancora un personaggio dall'azienda che paghiamo tutti coi nostri soldi. In politica bisogna saper rischiare e io l'ho fatto. Badaloni e' andato via, io restero' al mio posto se dovesse andar male''. Parlando della sua lista, infine, il presidente ha detto: ''Siamo nel centrodestra con orgoglio, puntiamo a prendere voti tra chi alle urne non voleva piu' avvicinarsi e anche nel centrosinistra tra chi ha capito che abbiamo lavorato bene. Perche' possono dirci tutto ma non che non abbiamo amministrato questa regione, con il cuore''.

  9. #9
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  10. #10
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    In origine postato da Gianmario
    Storace facce sogna': fai il culo all'Ulivo!

 

 
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