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  1. #1
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    Predefinito Udienza generale del Papa: il potere sia a servizio dei più poveri

    l papa: il potere sia a servizio dei più poveri

    di Mattia Bianchi

    Nell'udienza generale del mercoledì, il papa richiama i governanti alle loro responsabilità di fronte ai più poveri e bisognosi. Solo così ci si avvicina all'esempio di Dio "difensore dei miseri e degli oppressi".


    “La giustizia sociale è un dono fondamentale per il buon governo”.
    Giovanni Paolo II lo ha ricordato all'udienza generale di oggi, commentando il Salmo 17 che la Chiesa recita il giovedì nei vespri della seconda settimana. Il potere richiede un’attenzione particolare “nei confronti dei poveri”, un richiamo sottolineato con insistenza dalla Bibbia. “Se si violano i diritti dei poveri - ha detto il papa - non si compie solo un atto politicamente scorretto e moralmente iniquo. Per la Bibbia si perpetra anche un atto contro Dio, un delitto religioso, perché il Signore è il tutore e il difensore dei miseri e degli oppressi, delle vedove e degli orfani cioè di coloro che non hanno protettori umani”. “Colui che ha il potere – cha continuato Giovanni Paolo II - deve essere giusto e onesto, deve recare la pace e tener cura dei più deboli e dei bisognosi”. Solo così, chi è al governo godrà di stima dei subalterni e si pregherà per lui ogni giorno, sarà benedetto per sempre”. “La Tradizione - ha concluso - legge questo Salmo come premessa della venuta di Cristo, il Messia promesso, il giusto Signore delle vicende dell'uomo, che introdurrà il nuovo ordine nel regno del Padre Suo”.

    Al termine dell'udienza, il papa ha salutato i vari gruppi di pellegrini provenienti da diversi Paesi del mondo, rivolgendosi come sempre anche ai giovani, invitati "a guardare a Gesù, il Figlio di Dio che in questo tempo di Avvento, attendiamo come Salvatore". "Sia Lui - è l'augurio di Giovanni Paolo II - a sostenervi in ogni momento della vostra vita!".


    fonte: korazym.org

  2. #2
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    Predefinito Testo integrale

    1. La Liturgia dei Vespri, di cui stiamo progressivamente commentando i testi salmici e i cantici, propone in due tappe uno dei Salmi più cari alla tradizione giudaica e cristiana, il Salmo 71, un canto regale che i Padri della Chiesa hanno meditato e reinterpretato in chiave messianica. Noi ora abbiamo ascoltato il primo grande movimento di questa solenne preghiera (cfr vv. 1-11). Esso è aperto da una intensa invocazione corale a Dio perché conceda al sovrano quel dono che è fondamentale per il buon governo, la giustizia. Essa si esplica soprattutto nei confronti dei poveri che di solito sono invece le vittime del potere. Si noterà la particolare insistenza con la quale il Salmista pone l’accento sull’impegno morale di reggere il popolo secondo giustizia e diritto: «Dio, da’ al re il tuo giudizio, al figlio del re la tua giustizia; regga con giustizia il tuo popolo e i tuoi poveri con rettitudine. Ai miseri del suo popolo renderà giustizia» (vv. 1-2.4). Come il Signore regge il mondo secondo giustizia (cfr Sal 35,7), così il re che è il suo rappresentante visibile sulla terra - secondo l’antica concezione biblica - deve uniformarsi all’azione del suo Dio.

    2. Se si violano i diritti dei poveri, non si compie solo un atto politicamente scorretto e moralmente iniquo. Per la Bibbia si perpetra anche un atto contro Dio, un delitto religioso, perché il Signore è il tutore e il difensore dei miseri e degli oppressi, delle vedove e degli orfani (cfr Sal 67,6), cioè di coloro che non hanno protettori umani. È facile intuire come alla figura spesso deludente del re davidico la tradizione abbia sostituito - già a partire dal crollo della monarchia di Giuda (VI sec. a.C.) - la fisionomia luminosa e gloriosa del Messia, nella linea della speranza profetica espressa da Isaia: «Egli giudicherà con giustizia i poveri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese» (11,4). O, secondo l’annunzio di Geremia, «Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra» (23,5).

    3. Dopo questa viva e appassionata implorazione del dono della giustizia, il Salmo allarga l’orizzonte e contempla il regno messianico-regale nel suo dispiegarsi lungo le due coordinate, quelle del tempo e quelle dello spazio. Da un lato, infatti, si esalta il suo perdurare nella storia (cfr Sal 71,5.7). Le immagini di tipo cosmico sono vivaci: si ha, infatti, lo scorrere dei giorni ritmati dal sole e dalla luna, ma anche quello delle stagioni con la pioggia e la fioritura. Un regno fecondo e sereno, quindi, ma sempre posto all’insegna di quei valori che sono capitali: la giustizia e la pace (cfr v. 7). Sono questi i segni dell’ingresso del Messia nella nostra storia. In questa prospettiva è illuminante il commento dei Padri della Chiesa, che vedono in quel re-Messia il volto di Cristo, re eterno e universale.

    4. Così san Cirillo d’Alessandria nella sua Explanatio in Psalmos osserva che il giudizio, che Dio dà al re, è quello di cui parla san Paolo, «il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose» (Ef 1,10). Infatti «nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace», come a dire che «nei giorni di Cristo per mezzo della fede sorgerà per noi la giustizia, e nel nostro volgerci verso Dio sorgerà per noi l’abbondanza della pace». Del resto, proprio noi siamo i «miseri» e i «figli dei poveri» che questo re soccorre e salva: e se anzitutto «chiama "miseri" i santi apostoli, perché erano poveri in spirito, noi dunque egli ha salvato in quanto "figli dei poveri", giustificandoci e santificandoci nella fede per mezzo dello Spirito» (PG LXIX, 1180).

    5. D’altro lato, il Salmista delinea anche l’ambito spaziale entro cui si colloca la regalità di giustizia e di pace del re-Messia (cfr Sal 71,8-11). Qui entra in scena una dimensione universalistica che va dal Mar Rosso o dal Mar Morto fino al Mediterraneo, dall’Eufrate, il grande «fiume» orientale, fino agli estremi confini della terra (cfr v. 8), evocati anche da Tarsis e dalle isole, i territori occidentali più remoti secondo l’antica geografia biblica (cfr v. 10). È uno sguardo che si distende su tutta la mappa del mondo allora conosciuto, che coinvolge Arabi e nomadi, sovrani di stati remoti e persino i nemici, in un abbraccio universale non di rado cantato dai Salmi (cfr Sal 46,10; 86,1-7) e dai profeti (cfr Is 2,1-5; 60,1-22; Ml 1,11). L’ideale suggello a questa visione potrebbe, allora, essere formulato proprio con le parole di un profeta, Zaccaria, parole che i Vangeli applicheranno a Cristo: «Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto... Farà sparire i carri da Efraim e i cavalli da Gerusalemme, l’arco di guerra sarà spezzato, annunzierà la pace alle genti, il suo dominio sarà da mare a mare e dal fiume ai confini della terra» (Zc 9,9-10; cfr Mt 21,5).

  3. #3
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    Predefinito

    Salmo 17


    Ti amo, Signore, mia forza,
    Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
    mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo;
    mio scudo e baluardo, mia potente salvezza.
    Invoco il Signore, degno di lode,
    e sarò salvato dai miei nemici.

    Mi circondavano flutti di morte,
    mi travolgevano torrenti impetuosi;
    gia mi avvolgevano i lacci degli inferi,
    gia mi stringevano agguati mortali.
    Nel mio affanno invocai il Signore,
    nell'angoscia gridai al mio Dio:
    dal suo tempio ascoltò la mia voce,
    al suo orecchio pervenne il mio grido.

    La terra tremò e si scosse;
    vacillarono le fondamenta dei monti,
    si scossero perché egli era sdegnato.
    Dalle sue narici saliva fumo,
    dalla sua bocca un fuoco divorante;
    da lui sprizzavano carboni ardenti.
    Abbassò i cieli e discese,
    fosca caligine sotto i suoi piedi.

    Cavalcava un cherubino e volava,
    si librava sulle ali del vento.
    Si avvolgeva di tenebre come di velo,
    acque oscure e dense nubi lo coprivano.
    Davanti al suo fulgore si dissipavano le nubi
    con grandine e carboni ardenti.
    Il Signore tuonò dal cielo,
    l'Altissimo fece udire la sua voce:
    grandine e carboni ardenti.
    Scagliò saette e li disperse,
    fulminò con folgori e li sconfisse.
    Allora apparve il fondo del mare,
    si scoprirono le fondamenta del mondo,
    per la tua minaccia, Signore,
    per lo spirare del tuo furore.

    Stese la mano dall'alto e mi prese,
    mi sollevò dalle grandi acque,
    mi liberò da nemici potenti,
    da coloro che mi odiavano
    ed eran più forti di me.
    Mi assalirono nel giorno di sventura,
    ma il Signore fu mio sostegno;
    mi portò al largo,
    mi liberò perché mi vuol bene.

    Il Signore mi tratta secondo la mia giustizia,
    mi ripaga secondo l'innocenza delle mie mani;
    perché ho custodito le vie del Signore,
    non ho abbandonato empiamente il mio Dio.
    I suoi giudizi mi stanno tutti davanti,
    non ho respinto da me la sua legge;
    ma integro sono stato con lui
    e mi sono guardato dalla colpa.
    Il Signore mi rende secondo la mia giustizia,
    secondo l'innocenza delle mie mani davanti ai suoi occhi.

    Con l'uomo buono tu sei buono
    con l'uomo integro tu sei integro,
    con l'uomo puro tu sei puro,
    con il perverso tu sei astuto.
    Perché tu salvi il popolo degli umili,
    ma abbassi gli occhi dei superbi.
    Tu, Signore, sei luce alla mia lampada;
    il mio Dio rischiara le mie tenebre.
    Con te mi lancerò contro le schiere,
    con il mio Dio scavalcherò le mura.

    La via di Dio è diritta,
    la parola del Signore è provata al fuoco;
    egli è scudo per chi in lui si rifugia.
    Infatti, chi è Dio, se non il Signore?
    O chi è rupe, se non il nostro Dio?
    Il Dio che mi ha cinto di vigore
    e ha reso integro il mio cammino;
    mi ha dato agilità come di cerve,
    sulle alture mi ha fatto stare saldo;
    ha addestrato le mie mani alla battaglia,
    le mie braccia a tender l'arco di bronzo.

    Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza,
    la tua destra mi ha sostenuto,
    la tua bontà mi ha fatto crescere.
    Hai spianato la via ai miei passi,
    i miei piedi non hanno vacillato.
    Ho inseguito i miei nemici e li ho raggiunti,
    non sono tornato senza averli annientati.
    Li ho colpiti e non si sono rialzati,
    sono caduti sotto i miei piedi.
    Tu mi hai cinto di forza per la guerra,
    hai piegato sotto di me gli avversari.

    Dei nemici mi hai mostrato le spalle,
    hai disperso quanti mi odiavano.
    Hanno gridato e nessuno li ha salvati,
    al Signore, ma non ha risposto.
    Come polvere al vento li ho dispersi,
    calpestati come fango delle strade.
    Mi hai scampato dal popolo in rivolta,
    mi hai posto a capo delle nazioni.
    Un popolo che non conoscevo mi ha servito;
    all'udirmi, subito mi obbedivano,
    stranieri cercavano il mio favore,
    4impallidivano uomini stranieri
    e uscivano tremanti dai loro nascondigli.

    Viva il Signore e benedetta la mia rupe,
    sia esaltato il Dio della mia salvezza.
    Dio, tu mi accordi la rivincita
    e sottometti i popoli al mio giogo,
    4mi scampi dai nemici furenti,
    dei miei avversari mi fai trionfare
    e mi liberi dall'uomo violento.

    Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli
    e canterò inni di gioia al tuo nome.
    5Egli concede al suo re grandi vittorie,
    si mostra fedele al suo consacrato,
    a Davide e alla sua discendenza per sempre.

  4. #4
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    Chi governa sia colui che serve,
    come Gesù tra gli apostoli,
    come Gesù lava loro i piedi.

  5. #5
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    Beh, è così nella Città di Dio,
    il mondo che viviamo è una continua lotta tra la Città di Dio e la Città degli Uomini, fino alla fine rimarranno assieme, fino alla fine rimarrà assieme il buon raccolto con la zizzania.
    Solo alla fine rimarrà solo la Città di Dio,
    noi ci adoperiamo fin da ora per l'edificazione di questa città.

    (p.s. so già che qualcuno darà al Papa del "comunista"... )

 

 

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