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  1. #181
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    Emergenza Mezzogiorno
    In Finanziaria assenti provvedimenti necessari per le Regioni del Sud

    Dalla lettura dell'articolo 78 dell'emendamento del governo alla legge Finanziaria, si evince che la maggior parte delle risorse per infrastrutture è destinata al Centro Nord. Zone come la Valtellina, il Veneto, la Lombardia, ne escono nettamente privilegiate.

    Il Partito repubblicano italiano si era battuto nei mesi scorsi per l'istituzione di un ministero per il Mezzogiorno: questo non certo perché affetto dalla nostalgia del passato, ma perché profondamente convinto della necessità di offrire un punto di coordinamento dove favorire tutte le attività necessarie per portare il Mezzogiorno agli stessi livelli di condizione economica, civile e sociale del resto del Paese. Ritenevamo quindi un successo il fatto che il presidente Berlusconi avesse affidato al ministro Miccichè, al di là del nome che poi ha preso il suo ministero, questo arduo ed impegnativo, ma fondamentale, compito.

    Purtroppo rischiamo di non vedere i risultati che pure sarebbero stati necessari per dare un segnale di ripresa in quella regione, e di cui ancora non c'è traccia.

    Ci dispiace molto, ma i fatti ci dicono che l'aver affidato ai due vicepresidenti del Consiglio il coordinamento della legge Finanziaria, non ha avuto un effetto positivo per le regioni del Sud.

    Non vogliamo ancora credere che sia troppo tardi per intervenire, e ci aspettiamo che il presidente del Consiglio sia in grado di svolgere un ruolo utile per affrontate il merito di questo problema. Pensiamo a un intervento diretto dello stesso presidente del Consiglio, perché nelle capacità realizzative di Berlusconi gli uomini del Mezzogiorno avevano riposto grandi speranze ed attese. Lo si è visto nei consensi provenuti, dalla Sicilia alla Puglia, ancora nel 2001, all'alleanza di cui Berlusconi è alla guida. Gran parte di quel consenso alle regionali nasceva da una speranza di sviluppo e di ripresa economica che Berlusconi aveva saputo diffondere e che non ci si può permettere di disperdere.

    E crediamo anche, ragionevolmente, che se non si rimonterà l'onda della delusione che ha pervaso il Sud in questi anni, si produrrà una perdita di voti che avrà esiti pesanti anche sulle prossime politiche. Non ce lo si può permettere, considerando che, un futuro governo del centrosinistra, la questione meridionale nemmeno saprebbe da che parte iniziare ad affrontarla. L'attuale maggioranza, invece, gli strumenti li possiede, eccome. Diamoci una mossa.

    Roma, 20 dicembre 2005

  2. #182
    brescianofobo
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  3. #183
    Silvioleo
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    RIFORMA MORATTI: LA PROTESTA DI PAVLOV
    La riforma Moratti è tornata a far discutere, docenti, rettori e studenti sono di nuovo in subbuglio. La protesta violenta non mostra però alcun segno di vitalità e di capacità propositiva.Come ha scritto il Professor Sabbatucci sul Messaggero "si vede all'opera un insieme di riflessi condizionati che spingono la gran parte dei docenti a una difesa corporativa della routine...e che inducono una attiva minoranza di studenti a ripetere coattivamente rituali agitatori sempre uguali a se stessi".

    Ogni qualvolta viene abbozzato un tentativo di riforma, per quanto timido, per quanto incerto, per quanto sovente confuso e poco incisivo, le strade delle grandi città sono
    percorse da cortei di studenti e i media occupati dai lamenti di docenti sdegnati: in un'Italia ancora soffocata dalle corporazioni, quella dei professori universitari è certamente
    una delle più potenti.La loro strategia è semplice, opporsi sempre, ad ogni costo, a qualsiasi tentativo di innovazione, di riforma, di dialogo: muro contro muro, in difesa dei propri privilegi, incapaci di fare proposte, incapaci di assumersi responsabilità, buoni soltanto a piagnucolare.Eppure di aspetti positivi ve ne sarebbero, a partire dal fatto che essa abbatte i fattori di rigidità delle carriere, introdotti negli anno 70 nelle università, in parallelo con la scala mobile e i principi di appiattimento introdotti nelle imprese.Le due "lotte", quella nelle università e quella nelle fabbriche, andarono negli anni 70 di pari passo. Questa riforma smonta quelle rigidità e offre una maggiore libertà di opzioni.Il caso dei ricercatori è emblematico: con le nuove norme, i futuri ricercatori non avranno, come ora, un posto fisso, sino alla pensione, ma un contratto di 3 anni rinnovabile.Dopo, se non avranno dimostrato di poter fare carriera come docenti, dovranno trovare un posto altrove, come succede nei paesi più sviluppati.

    Altra nota positiva, la rottura della barriera fra università e mondo economico e sociale:molti docenti non saranno pubblici dipendenti con il posto fisso, ma professori a contratto, dotati delle qualifiche per insegnare e collegare il mondo delle università a quello delle imprese e delle professioni.Inoltre sparisce il divieto, per i professori di ruolo a tempo pieno, di svolgere attività economiche, un altro principio con cui la rivoluzione culturale sessantottina aveva voluto separare l'università dal mercato.Che poi, ipocritamente, è stato sistematicamente violato stabilendo che cariche e consulenze a soggetti pubblici sono compatibili, cosi' da legare l'accademia ai poteri politici.

    Non sarà insomma la migliore delle riforme possibili, ma a preoccupare, in primis, è l'atteggiamento di docenti e rettori: non possiamo permetterci ancora a lungo che certe "caste" ci impongano la loro agenda, impedendo al mondo universitario di cambiare rotta, o perlomeno di provare a farlo.


    Movimento Giovani Toscani
    da http://mgt.splinder.com/

  4. #184
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    Liberalizzazioni/La Malfa: prendiamo nostre responsabilita'

    Il Governo si assume le sue ''responsabilita''' sui ritardi nelle liberalizzazioni in Italia, ma se gli elettori vogliono passi avanti su questo fronte ''non possono'' che continuare a votare per il centro-destra. Lo ha dichiarato oggi a Bruxelles il ministro per le Politiche comunitarie, Giorgio La Malfa. Le liberalizzazioni andranno avanti? E' stato chiesto al ministro, il quale ha fatto il punto oggi con il Commissario Ue all'Industria, Gunter Verheugen, sul Piano di Lisbona. ''Naturalmente ci sono le elezioni, dipendera' dal voto degli italiani se andranno avanti o andranno indietro - ha risposto -. E' chiaro che dipendera' da che cosa succede con le elezioni''. Sui ritardi nelle liberalizzazioni in Italia, ha poi sottolineato La Malfa, ''il Governo si prende la sua parte di responsabilita'. Faccio solo due osservazioni: e' possibile che quello che non ha fatto un Governo di centro-destra lo faccia un governo di centro-sinistra, che sulle liberalizzazioni ha un atteggiamento di contrarieta' ideologica?''. Un ritardo, quello relativo alle liberalizzazioni, ha proseguito, causato da ''incrostazioni molto antiche in quest'area, che non si smontano in pochi anni. Questa e' la mia giustificazione''. La Malfa ha quindi citato l'analisi del settimanale The Economist, secondo cui cio' che ''il centro-destra non ha fatto, il centro-sinistra non fara'''. E poi ha osservato, ''il punto vero e' che il Governo attuale si deve prendere delle colpe, ma gli italiani se vogliono seguire quella strada (delle liberalizzazioni) non possono che continuare a votare da questa parte, perche' da quella parte certamente non troveranno quelle risposte''.(ANSA).

    Bruxelles, 10 gennaio 2006 (Ansa)

  5. #185
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  6. #186
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    Predefinito tratto da http://www.pri.it

    Richiesta lecita
    Un diritto e un dovere del premier ultimare i provvedimenti legislativi

    Quello che davvero può nuocere ad un sistema democratico è la lunga applicazione di due pesi e due misure nel valutare gli eventi della vita politica del Paese. Eppure abbiamo visto in questi mesi, e vediamo ogni giorno, impazzare esponenti dell'opposizione nelle televisioni pubbliche e private, da quelle di attualità a quelle di intrattenimento, senza tregua di sorta, e ci ricordiamo di presidenti del Consiglio seguiti dalle telecamere perfino in cucina. Però deve essere chiaro che, se si parla di onnipresenza mediatica, quella è solo di Berlusconi, ed è talmente ossessivo questo desiderio di apparire in tv per il premier, da rischiare perfino di provocare un ingorgo istituzionale.

    Questo, ci dispiace, ma è il modo di ragionare di chi ha perduto la testa, o fa finta di averla persa.

    Il premier ha indicato una data per le elezioni, con anticipo sul fine della legi-slatura, nel 9 aprile, con grande correttezza istituzionale. Poi ha chiesto, a fronte della necessità di concludere gli iter legislativi di diversi provvedimenti, un prolungamento delle Camere di una settimana, senza spostare la data elettorale. Ora questa forse è una prassi anomala, perché anche lo scioglimento anticipato andava concordato con l'opposizione, ma la richiesta è lecita, tanto da sperare che l'opposizione avrebbe riflettuto sul fatto che non vi erano ragioni per opporvisi. Ed ha davvero dell'incredibile collegare questa richiesta, lecita, del presidente del Consiglio, ad un qualche interesse mediatico, perché l'opposizione va in televisione tutti i giorni in contemporanea, o in differita, con il premier, per cui non si capisce cosa ci sarebbe di scandaloso nel rinvio dello scioglimento delle Camere. Oltretutto, giuridicamente, il premier ha tutte le ragioni, e gliele riconosce perfino il costituzionalista Stefano Ceccanti - l'ideatore delle primarie del centrosinistra - perché egli è un presidente del Consiglio in carica con una maggioranza operativa. Per cui, se il governo chiede di poter ultimare i provvedimenti legislativi, non c'è nessun motivo per impedirglielo ed è piuttosto grottesco accampare chissà quali piani reconditi. Solo una sinistra piagnucolosa, incapace di far fronte alle sue responsabilità, complessata dagli errori commessi senza proporre veri rimedi agli stessi, può esercitarsi nell'opera di volere negare pretestuosamente un diritto ed un dovere del premier. Ma crediamo che le alte cariche istituzionali comprendano perfettamente le ragioni del governo e che certo non apriranno un conflitto.

    Roma, 24 gennaio 2006

  7. #187
    Silvioleo
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    ROMA (Reuters) - Il Senato ha approvato oggi in via definitiva una legge che modifica il codice penale rendendo più lievi le pene relative ad alcuni reati di opinione.

    Per il vilipendio alla bandiera, la pena prevista non sarà più il carcere, ma il pagamento di una multa che potrà arrivare fino a 10.000 euro se l'offesa avviene durante una cerimonia pubblica.

    Viene punito con un'ammenda minore anche chi offende la bandiera di uno stato estero. Il carcere rimane invece per tutti i casi dove le parole sono accompagnate dalla violenza.

    Ma non ci sarà più l'ergastolo per gli attentati contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità dello Stati, che saranno ora puniti con una pena non inferiore a 12 anni.

    Viene poi inserita nella legge la tutela per le confessioni religiose che prende il posto di quella fin qui riservata alla "religione dello stato" e al "culto cattolico".

  8. #188
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    Predefinito tratto da L'Opinione 26 gennaio 2006

    La Cdl abolisce i reati d’opinione

    L’esecutivo di Silvio Berlusconi mette a segno un altro importante punto del programma di governo, particolarmente caro alla Lega Nord: l’abolizione di tutti quei reati d’opinione che il codice penale aveva ereditato da quello di Alfredo Rocco varato durante il ventennio fascista. Un tempo, quando sosteneva di essere garantista, questa battaglia la portava avanti la sinistra. Ora invece le battaglie di libertà le sostiene solo il centro destra

  9. #189
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    Questo thread si chiude così, con la speranza di riaprirne uno speculare tra pochissimo.
    Magari sarebbe bello chiudere con un bilancio ragionato. Ma penso che di thread "di bilancio" ce ne siano già tanti.

    Che dire?
    Grazie a chi è intervenuto e... FIVE MORE YEARS!

 

 
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