Posso aprire un thread senza essere accusato di provocazione?
Vorrei aprire il dibattito sulle responsabilità della Chiesa Cattolica nella diffusione dell'AIDS e nella morte di milioni di persone a causa della disinformazione e dei divieti.
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Preservativo e Chiesa
La Chiesa è contraria all'uso del preservativo, ritenendolo illecito sia come mezzo di prevenzione contro l'AIDS, che come mezzo volto a limitare le nascite. Questo perché il rapporto sessuale è lecito solo se si verifica all'interno del matrimonio: l'unione del corpo e dello spirito deve compiersi solo all'interno del sacramento del matrimonio ed esclusivamente in funzione della procreazione.
Il Papa non ha mai approvato l'uso di mezzi artificiali di limitazione delle nascite per far fronte alla sovrappopolazione: nell'enciclica "Sollicitudo rei socialis" del 1987, definiva allarmante il fatto che in molti Paesi i governi realizzassero campagne sistematiche contro la natalità, in contraddizione non solo con l'identità religiosa e culturale dei vari Paesi, ma anche con la natura del loro vero sviluppo. Egli metteva anche in evidenza che spesso queste campagne erano finanziate da capitali provenienti dall'estero e che ad esse erano subordinati gli aiuti. Il pontefice sottolineava inoltre come si trattasse soprattutto di assoluta mancanza di rispetto per la libertà di decisione della gente, sottoposta spesso a grandi pressioni.
Il cardinale Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nella "Istruzione sul rispetto della vita umana nascente", scrisse che "ciò che è tecnicamente possibile non è per questo moralmente ammissibile". Non esiste dunque nessun caso in cui la Chiesa consenta l'uso di contraccettivi, né tra un uomo e una donna non sposati, né tantomeno tra due uomini, visto che questi comportamenti sono ugualmente condannati.
Questa posizione della Chiesa ha provocato forti reazioni nel mondo laico, da parte di chi ritiene che vietando ai fedeli l'uso del preservativo, essa contribuirebbe indirettamente alla diffusione dell'AIDS, soprattutto in Africa, dove le vittime sono numerosissime (500 al giorno) e l'influenza della Chiesa non è trascurabile.
Ad esempio, nel Febbraio dello scorso anno, le autorità della Chiesa Protestante e di quella Cattolica si sono opposte alla costruzione di una fabbrica di preservativi in Kenya, per paura che ciò avrebbe incoraggiato "immoralità e promiscuità". Coloro che criticano questo atteggiamento, sottolineano che non si può astrarre un principio morale dal contesto sociale, facendo in modo che milioni di persone rimangano indifese di fronte all'HIV.
Anche tra gli esponenti del mondo politico, c'è stato chi, come Veltroni, ha rivolto un appello al Papa sempre lo scorso anno, al fine di mettere in evidenza proprio queste conseguenze della posizione intransigente della Chiesa nei confronti della contraccezione.
Proprio l'accusa di Veltroni determinò la replica della Chiesa sull' "Osservatore Romano", per voce dello studioso francese Jacques Suaudeau, il quale scriveva che, in questo modo, si finisce per accusare coloro che, sia pur non in modo perfetto, si impegnano concretamente a porre rimedio alla drammatica situazione generata dall'AIDS in Africa. Egli aggiungeva che, mentre il preservativo rappresenta solo un mezzo per "contenere" la trasmissione della malattia, la Chiesa punta ad una prevenzione efficace, che cerca di andare alla radice umana del problema, invitando la gente a modificare il proprio atteggiamento sessuale. Tutto ciò sulla base della convinzione che la prevenzione più radicale consista proprio nell'astinenza sessuale prima del matrimonio e nella castità coniugale nel matrimonio. La diffusione di questo messaggio rappresenta il modello di prevenzione della Chiesa.
Tuttavia, è anche vero che non sono questi i comportamenti sessuali più diffusi tra la gente, in quanto solo pochi riescono a limitare la propria esperienza sessuale all'interno del matrimonio e al proprio coniuge. Di fronte a questo dato di fatto il preservativo resta il metodo di contraccezione più efficace.
E' sulla base di quest'ottica che si inserisce la posizione espressa a riguardo nel Maggio del 2000 dal vescovo della città neozelandese di Auckland, Patrick Dunn, il quale ha dichiarato che i giovani "dovrebbero usare i condom, se non riescono a mantenersi casti". Il presule ha ribadito che la Chiesa resta contraria al sesso fuori dal matrimonio, "ma se le persone vogliono comportarsi come credono", ha aggiunto, "suggerisco che siano molto prudenti e usino tutte le precauzioni del caso. Non parlo solo dei rischi fisici, ma anche di quelli psicologici e morali in caso di gravidanze non desiderate". Come hanno reagito i vertici cattolici alle prese di posizione del monsignore? I portavoce della Santa Sede non hanno commentato e si sono limitati ad osservare: "Ogni vescovo è responsabile della sua diocesi. Se poi le sue opinioni non sono in linea con la Santa Sede, ne dovrà rispondere".