Noi, fieri «mercenari»
di Giovanni Vagnone
L'ennesima provocazione di Romano Prodi non richiederebbe in realtà alcuna attenzione, né alcuna spiegazione. Eppure l'aver per l'ennesima volta abbassato a tal punto i toni della discussione politica non può non spingerci a fare delle riflessioni che dovrebbe anche lui leggersi, per istruirsi un po' e capire come potrebbe girare il mondo se non avesse gli occhi foderati di... mortadella.
La dichiarazione con la quale classifica i giovani di Forza Italia come «mercenari» è indicativa per diversi nuclei tematici che l'analisi di un'opposizione inconsistente poteva già rilevare prima, ma che ora sono lampanti e quasi parossistici: il massimalismo della sinistra (anche la più moderata), la totale ignoranza della realtà giovanile della controparte e anche un po' della lingua italiana.
In effetti sul primo punto c'è da molto tempo la possibilità di riscontrare, in ogni minima occasione, la sicurezza spavalda con cui la gauche italica (e non solo) si sente portatrice di una verità assoluta, che non cerca di argomentare e supportare con programmi concreti o fatti realizzati, ma piuttosto con la totale delegittimazione di chiunque la pensi diversamente.
Per questo un figlio di papà che decide di vivere in un centro sociale, espropriando ciò che gli serve, si sente mille volte superiore ad un suo coetaneo che si impegna all'università, lavora part-time e si concede il lusso di pagare i suoi sfizi.
E' ormai una questione di odio razziale, etnico: chi è di destra dev'essere un industrialotto goffo, mal istruito, egoista e semplicemente interessato ad arricchirsi per avere la macchina nuova e l'amante più giovane e bionda. E con questo è un inetto a governare, anzi, è una persona spregevole e fastidiosa, uscita da uno di quei film di Cristian De Sica e Massimo Boldi, volgare e dispotico.
Mentre loro, l'"élite" che può condurre il popolo bue nel suo cammino statalista nella Storia (vista come percorso predeterminato), sono i portavoce di una religione ben vicina al fanatismo, fatta di mancanza di identità e di valori, in un contesto svuotato di ogni speranza e contenuto, ideale per chi vuole dominare le masse senza dover loro rendere troppo conto.
Proprio ora che l'attività dei ragazzi azzurri è stata al massimo del suo vigore: prima con la convention di formazione di Rigutino (dal 25 al 28 novembre), poi con l'apoteosi di Roma (lo scorso giovedì) di fronte al Presidente. In entrambi i casi, più di trecento ragazzi, a proprie spese, si sono recati a fare politica, la vera politica, alla faccia di Romano Prodi e di Rosi Bindi, che devono essersi un po' preoccupati.
La realtà dei giovanili, tra Forza Italia e sinistra è molto differente: per il semplice valore di base che motiva chi ne prende parte.Il valore di Forza Italia, intorno cui ruota tutto il resto, è la Libertà, e non ci vergognamo a dire che è il valore più difficile da cogliere nella sua pienezza, forse l'unico che non può essere insegnato, o interamente razionalizzato, ma che deve per forza esser sentito, attraverso l'esperienza e la propria sensibilità.
La sinistra ha invece un rigido sistema di ideali, ereditati da quel mondo che nel secolo scorso ha visto olocausti fare milioni di vittime, e che sembra ormai un malato terminale che cerca di vivere più intensamente per godersi gli ultimi attimi di vita. Questo si concretizza con un giovanile di Forza Italia in cui il ragazzino che vuole intraprendere un percorso politico si trova di fronte alla necessità di formarsi, con le proprie forze, in un ambiente che non è inquadrato.
Altresì il principio di questa differenza si concretizza in una sinistra che è molto meglio strutturata, nel senso partitico della prima repubblica:
mobilitazioni più efficaci, percorsi più tranquilli per chi voglia far "carriera politica" oltre che volontariato e collaborazione, senza particolari impegni se non la presenza e tante, tante parole.
Dal punto di vista funzionale, l'indottrinamento (l'arma più efficiente del comunismo) è senz'altro un mezzo potente, che fa impallidire qualsiasi stipendio Berlusconi possa dare a mille responsabili delle campagne elettorali.
Per concludere, invitiamo Prodi a offrire ai «mercenari» di Forza Italia il doppio della paga che Berlusconi darà loro: vedrà quanto i «mercenari» sono disposti a cambiare bandiera e capirà che la parola «mercenario» non va usata per chiunque venga stipendiato, per delegittimarlo e farlo apparire più antipatico, ma solo per chi non crede in nulla e va dove tira il vento...e a ben pensarci, tra un Quattrocchi ed una Simona Torretta chi sarà allora il mercenario?
Sarebbe bello se il leader della Gad si togliesse le fette di mortadella dagli occhi: forse vedrebbe che non è necessario urlare, in politica, per dire qualcosa di furbo. Ma non ci contiamo troppo...