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    Predefinito Immacolata Concezione: 150 anni dalla proclamazione del dogma

    L'OTTO DICEMBRE 1854 VIENE PROCLAMATO A ROMA DA PAPA PIO IX IL DOGMA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA SANTISSIMA.

    SONO ORMAI PASSATI CENTOCINQUANTA ANNI DA QUEL GRANDE GIORNO.




    (...) Essendo quindi fermamente convinti nel Signore che fossero maturati i tempi per definire l'Immacolata Concezione della santissima Vergine Maria Madre di Dio, che la Sacra Scrittura, la veneranda Tradizione, il costante sentimento della Chiesa, il singolare consenso dei Vescovi e dei fedeli, gli atti memorabili e le Costituzioni dei Nostri Predecessori mirabilmente illustrano e spiegano; dopo aver soppesato con cura ogni cosa e aver innalzato a Dio incessanti e fervide preghiere; ritenemmo che non si potesse più in alcun modo indugiare a ratificare e a definire, con il Nostro supremo giudizio, l'Immacolata Concezione della Vergine, e così soddisfare le sacrosante richieste del mondo cattolico, appagare la Nostra devozione verso la santissima Vergine e, nello stesso tempo, glorificare sempre più in Lei il suo Figlio Unigenito, il Signore Nostro Gesù Cristo, perché ogni tributo di onore reso alla Madre ridonda sul Figlio.

    Perciò, dopo aver presentato senza interruzione, nell'umiltà e nel digiuno, le Nostre personali preghiere e quelle pubbliche della Chiesa, a Dio Padre per mezzo del suo Figlio, perché si degnasse di dirigere e di confermare la Nostra mente con la virtù dello Spirito Santo; dopo aver implorato l'assistenza dell'intera Corte celeste e dopo aver invocato con gemiti lo Spirito Paraclito; per sua divina ispirazione, ad onore della santa, ed indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, ad esaltazione della Fede cattolica e ad incremento della Religione cristiana, con l'autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, affermiamo e definiamo rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria fu preservata, per particolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, immune da ogni macchia di peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento, e ciò deve pertanto essere oggetto di fede certo ed immutabile per tutti i fedeli. (...)




    Papa Pio IX, Ineffabilis Deus, 1854




  2. #2
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    Predefinito Pio XII: Ad caeli Reginam, 1954

    III

    Come abbiamo sopra accennato, venerabili fratelli, l'argomento principale, su cui si fonda la dignità regale di Maria, già evidente nei testi della tradizione antica e nella sacra liturgia, è senza alcun dubbio la sua divina maternità. Nelle sacre Scritture infatti, del Figlio, che sarà partorito dalla Vergine, si afferma: «Sarà chiamato Figlio dell'Altissimo e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre; e regnerà nella casa di Giacobbe eternamente e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,32-33); e inoltre Maria è proclamata «Madre del Signore» (Lc 1,43). Ne segue logicamente che ella stessa è Regina, avendo dato la vita a un Figlio; che nel medesimo istante del concepimento, anche come uomo, era re e signore di tutte le cose, per l'unione ipostatica della natura umana col Verbo. San Giovanni Damasceno scrive dunque a buon diritto: «È veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui divenne Madre del Creatore»(36) e lo stesso arcangelo Gabriele può dirsi il primo araldo della dignità regale di Maria.

    Tuttavia la beatissima Vergine si deve proclamare regina non soltanto per la maternità divina, ma anche per la parte singolare che, per volontà di Dio, ebbe nell'opera della nostra salvezza eterna. «Quale pensiero - scrive il Nostro predecessore di felice memoria Pio XI - potremmo avere più dolce e soave di questo, che Cristo è nostro re non solo per diritto nativo, ma anche per diritto acquisito e cioè per la redenzione? Ripensino tutti gli uomini dimentichi quanto costammo al nostro Salvatore: "Non siete stati redenti con oro o argento, beni corruttibili, ... ma col sangue prezioso di Cristo, agnello immacolato e incontaminato" (1Pt 1;18-19). Non apparteniamo dunque a noi stessi, perché "Cristo a caro prezzo" (1Cor 6,20) ci ha comprati».(37)

    Ora nel compimento dell'opera di redenzione Maria santissima fu certo strettamente associata a Cristo, onde giustamente si canta nella sacra liturgia: «Santa Maria, regina del cielo e signora del mondo, affranta dal dolore, se ne stava in piedi presso la croce del Signore nostro Gesù Cristo».(38) E un piissimo discepolo di sant'Anselmo poteva scrivere nel medioevo: «Come ... Dio, creando tutte le cose nella sua potenza, è padre e signore di tutto, così Maria, riparando tutte le cose con i suoi meriti, è la madre e la signora di tutto: Dio è signore di tutte le cose, perché le ha costituite nella loro propria natura con il suo comando, e Maria è signora di tutte le cose, riportandole alla loro originale dignità con la grazia che ella meritò».(39) Infatti: «Come Cristo per il titolo particolare della redenzione è nostro signore e nostro re, così anche la Vergine beata (è nostra signora) per il singolare concorso prestato alla nostra redenzione, somministrando la sua sostanza e offrendola volontariamente per noi, desiderando, chiedendo e procurando in modo singolare la nostra salvezza».(40)

    Da queste premesse si può così argomentare: se Maria, nell'opera della salute spirituale, per volontà di Dio, fu associata a Cristo Gesù, principio di salvezza, e in maniera simile a quella con cui Eva fu associata ad Adamo, principio di morte, sicché si può affermare che la nostra redenzione si compì se_condo una certa «ricapitolazione»,(41) per cui il genere umano, assoggettato alla morte, per causa di una vergine, si salva anche per mezzo di una Vergine; se inoltre si può dire che questa gloriosissima Signora venne scelta a Madre di Cristo proprio «per essere a lui associata nella redenzione del genere umano»(42) e se realmente «fu lei, che esente da ogni colpa personale o ereditaria, strettissimamente sempre unita al suo Figlio, lo ha offerto sul Golgota all'eterno Padre sacrificando insieme l'amore e i diritti materni, quale nuova Eva, per tutta la posterità di Adamo, macchiata dalla sua caduta miseranda»;(43) se ne potrà legittimamente concludere che, come Cristo, il nuovo Adamo, è nostro re non solo perché Figlio di Dio, ma anche perché nostro redentore, così, secondo una certa analogia, si può affermare parimenti che la beatissima Vergine è regina, non solo perché Madre di Dio, ma anche perché quale nuova Eva è stata associata al nuovo Adamo.

    È certo che in senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e uomo, è re; tuttavia, anche Maria, sia come madre di Cristo Dio, sia come socia nell'opera del divin Redentore, e nella lotta con i nemici e nel trionfo ottenuto su tutti, ne partecipa la dignità regale, sia pure in maniera limitata e analogica. Infatti da questa unione con Cristo re deriva a lei tale splendida sublimità, da superare l'eccellenza di tutte le cose create: da questa stessa unione con Cristo nasce quella regale potenza, per cui ella può dispensare i tesori del regno del divin redentore; infine dalla stessa unione con Cristo ha origine l'inesauribile efficacia della sua materna intercessione presso il Figlio e presso il Padre.

    Nessun dubbio pertanto che Maria santissima sopravanzi in dignità tutta la creazione e abbia su tutti il primato, dopo il suo Figliuolo. «Tu infine - canta san Sofronio - hai di gran lunga sopravanzato ogni creatura. ... Che cosa può esistere di più sublime di tale gioia, o Vergine Madre? Che cosa può esistere di più elevato di tale grazia, che per volontà divina tu sola hai avuto in sorte?».(44) E va ancora più oltre nella lode san Germano: «La tua onorifica dignità ti pone al di sopra di tutta la creazione: la tua sublimità ti fa superiore agli angeli».(45) San Giovanni Damasceno poi giunge a scrivere la seguente espressione: «È infinita la differenza tra i servi di Dio e la sua Madre».(46)

    Per aiutarci a comprendere la sublime dignità che la Madre di Dio ha raggiunto al di sopra di tutte le creature, possiamo ripensare che la santissima Vergine, fin dal primo istante del suo concepimento, fu ricolma di tale abbondanza di grazie da superare la grazia di tutti i santi. Onde - come scrisse il Nostro predecessore Pio XI di fel. mem. nella lettera apostolica Ineffabilis Deus - «ha con tanta munificenza arricchito Maria con l'abbondanza di doni celesti, tratti dal tesoro della divinità, di gran lunga al di sopra degli angeli e di tutti i santi, che ella, del tutto immune da ogni macchia di peccato, in tutta la sua bellezza e perfezione, avesse tale pienezza d'innocenza e di santità che non se ne può pensare una più grande al di sotto di Dio e che all'infuori di Dio nessuno riuscirà mai a comprendere».(47)

    Inoltre la beata Vergine non ha avuto soltanto il supremo grado, dopo Cristo, dell'eccellenza e della perfezione, ma anche una partecipazione di quell'influsso, con cui il suo Figlio e Redentore nostro giustamente si dice che regna sulla mente e sulla volontà degli uomini. Se infatti il Verbo opera i miracoli e infonde la grazia per mezzo dell'umanità che ha assunto, se si serve dei sacramenti dei suoi santi come di strumenti per la salvezza delle anime, perché non può servirsi dell'ufficio e dell'opera della Madre sua santissima per distribuire a noi i frutti della redenzione? «Con animo veramente materno - così dice lo stesso predecessore Nostro Pio IX di imm. mem. - trattando l'affare della nostra salute ella è sollecita di tutto il genere umano, essendo costituita dal Signore regina del cielo e della terra ed esaltata sopra tutti i cori degli angeli e sopra tutti i gradi dei santi in cielo, stando alla destra del suo unigenito Figlio; Gesù Cristo, Signore nostro, con le sue materne suppliche impetra efficacissimamente, ottiene quanto chiede, né può rimanere inesaudita».(48) A questo proposito l'altro predecessore Nostro di fel. mem., Leone XIII, dichiarò che alla beata vergine Maria è stato concesso un potere «quasi immenso» nell'elargizione delle grazie;(49) e san Pio X aggiunge che Maria compie questo suo ufficio «come per diritto materno».(50)

    Godano dunque tutti i fedeli cristiani di sottomettersi all'impero della vergine Madre di Dio, la quale, mentre dispone di un potere regale, arde di materno amore.

    Però in queste e altre questioni, che riguardano la beata Vergine, i teologi e i predicatori della divina parola abbiano cura di evitare certe deviazioni per non cadere in un doppio errore; si guardino cioè da opinioni prive di fondamento e che con espressioni esagerate oltrepassano i limiti del vero; e dall'altra parte si guardino pure da un'eccessiva ristrettezza di mente nel considerare quella singolare, sublime, anzi quasi divina dignità della Madre di Dio, che il dottore angelico ci insegna ad attribuirle «per ragione del bene infinito, che è Dio».(51)

    Del resto, in questo, come in altri campi della dottrina cristiana, «la norma prossima e universale» è per tutti il magistero vivo della chiesa, che Cristo ha costituito «anche per illustrare e spiegare quelle cose, che nel deposito della fede sono contenute solo oscuramente e quasi implicitamente».(52)



  3. #3
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    8 dicembre: Immacolata Concezione

    Anno 1617: l'università di Granata (seguita da quelle spagnole e italiane) è la prima ad emettere il "votus sanguinis", il giuramento, cioè, di difendere l'Immacolata Concezione fino all'effusione del sangue.
    Questo evento rappresenta forse, il culmine della lunga vicenda storica che accompagnò la proclamazione del dogma dell'Immacolata, da parte di Pio IX, l'8 dicembre del 1854. Una vicenda per certi aspetti affascinante perché vide "battersi" in un confronto serrato il "sensus fidei" del popolo e la riflessione prudente del magistero.
    La tradizione ebbe la meglio anzi, fu essa a dare maggior garanzie di solidità a questo dogma tanto discusso da teologi e biblisti.
    Non vogliamo qui addentrarci nell'interessante e faticoso dibattito che, avviato da Agostino con una sua famosa - quanto ambigua - espressione: "Non ascriviamo al diavolo Maria in forza della sua nascita, ma proprio perché tale condizione è sciolta dalla grazia della rinascita", si concluse (per modo di dire) con la bolla Ineffabilis Deus di Pio IX: "la dottrina, la quale ritiene che la beatissima vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente ed in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, sia stata preservata da ogni macchia della colpa originale, è rivelata da Dio e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli." Vogliamo soffermarci invece sul prezioso "sentire" della tradizione che ha creduto prima ancora di "vedere" i fondamenti scritturistici e teologici e ha saputo arricchire il futuro dogma di simboli e rimandi preziosi.

    Il Barocco spagnolo è certamente un interprete autorevole di questa tradizione viva della fede popolare: chi non conosce almeno una delle 25 tele di Murillo sulla Immacolata Concezione?
    Prima ancora di Murillo, Velasquez e Zurbarán diedero voce e forma al movimento promozionale del dogma mariano di quanti praticavano il cosiddetto "voto del sangue".
    Dei tre, forse il meno noto, ma non meno ricco di fede è l'artista, conterraneo e contemporaneo di Murillo, Zurbarán.

    Francisco Zurbarán per il suo "naturalismo tenebrista" venne chiamato il "Caravaggio spagnolo". Nato a Fuentes de Cantos, Estremadura, il 7 settembre del 1598, si recò sedicenne a lavorare presso un pittore Sivigliano di nome Pedro Diaz de Villanueva. Non ebbe tuttavia veri maestri, la sua formazione avvenne in maniera del tutto autonoma. Fu, oltre che ammiratore, grande amico di Velasquez, suo coetaneo. Dal 1617 Francisco si trova a capo di una fiorente bottega a Llerena, qui dipinse le ventuno tele per il convento di San Pablo el Real a Siviglia che gli procurarono una certa notorietà. In un'epoca in cui i grandi ordini religiosi solevano glorificare la loro storia con cicli di pitture, Zurbarán ricevette le ordinazioni più importanti e acquistò fama di grande pittore; fu soprannominato il "pittore dei frati" a causa dei numerosi ritratti di monaci in tutti gli ambiti della loro vita pratica e spirituale presenti nella sua produzione artistica. Chiamato a Siviglia nel 1629 per voto unanime della municipalità in forza del successo e della fama, Zurbarán divenne in breve l'interprete di una spiritualità austera e drammatica lavorando principalmente per i potenti ordini monastici dei certosini, trinitari, gesuiti, geronimiti e francescani. Sono di questi anni le Storie di San Bonaventura per il Collegio Francescano, la Visione della Gerusalemme celeste e l'Apparizione di San Pietro crocifisso a San Pietro Nolasco.
    Provato dalla sofferenza - vedovo due volte vide morire di peste la maggior parte dei suoi numerosi figli - negli ultimi anni della sua vita entrò in una cristi profonda. Dal quinto decennio del secolo, infatti, l'attività di Zurbarán sembrò flettersi in un clima devozionale mutato e dipendere dalla crescente fama di Murillo. Influenzato certamente dalle opere di quest'ultimo la sua arte si fece più delicata e intima, incline allo sfumato e alla pennellata morbida, ma perse un poco del suo vigore iniziale. In quel periodo l'artista accettò molte commissioni provenienti dai conventi dell'America latina (dove giungerà anche la Cena in Emaus, firmata e datata 1639, Città del Messico, Museo Nazionale, qui esposta) ripetendo sovente gli schemi iconografici delle opere precedenti. Tra queste andò irrimediabilmente perduto, perché rovinato durante un festino di bordo, un ciclo di tele sulla Vergine Maria.
    Farcisco muore a Madrid il 27 agosto 1664 lascia, dei nove figli nati da tre matrimoni, solo due figlie.
    Di questo artista, profondamente immedesimato nelle pratiche dell'ascetica e della mistica vogliamo contemplare una delle sue sull'Immacolata Concezione, quella che si trova oggi nel Museo Diocesano di Sigüenza (Siviglia).

    Secondo le regole dettate dal Pacheco, la Vergine Immacolata doveva essere dipinta come una giovinetta di dodici, tredici anni, avere i capelli rossi sciolti sulle spalle, una tunica rosa con manto azzurro, la corona di dodici stelle sul capo e una falce di luna sotto i suoi piedi. Zurbarán così l'aveva dipinta attorno al 1630 in una tela conservata ora al Museo del Prado.
    La tela di Sigüenza, che non reca data, ma pare essere di quello stesso periodo, presenta alcune varianti rispetto a questo canone.

    Nell'ampio cielo notturno la Vergine giovanissima e bianco vestita risplende sospesa a mezz'aria come una celeste apparizione. "Signore, la tua grazia è nel cielo" cantava l'antico salmista! (Sal. 36, 6) Quella grazia che è nel cielo, quella grazia che "vale più della vita" (Sal. 63, 4) è presente nella Vergine di Nazaret, salutata dall'Angelo come la "piena di grazia".
    Maria è la donna del principio e della fine.
    In una delle molteplici versioni dell'Immacolata Zurbarán ha dipinto, sotto la luna posta ai piedi della Vergine, l'antico serpente con il pomo tra le fauci. Come Eva uscì pura dal costato di Adamo, così Maria uscì intatta dalle mani di Dio: redenta in anticipo in vista dei meriti di Gesù Cristo, in vista della sua missione di Madre del Redentore, ella ricevette per prima tutto ciò che a noi sarebbe venuto dalla passione, morte e risurrezione di Cristo. Ora, come la donna dell'apocalisse, veglia nel deserto dei secoli fino a che il corpo di Cristo, la Chiesa, non venga pienamente alla luce raggiungendo la sua perfetta maturità in Cristo.

    Il volto dipinto dal pittore di Fuentes nella tela di Sigüenza è quello di una bimbetta. Zurburàn più tardi, in un'altra sua Virgen niña, realizzerà il volto di Maria prendendo a modello quello della figlioletta Manuela che all'epoca aveva sette anni. Il successo di questo ritratto sarà tale da influenzare le successive opere sull'Immacolata, in particolare le versioni dello stesso Murillo.

    Nella tela di Sigüenza i capelli rossi, prescritti da Pacheco, si sono fatti scuri e incorniciano un volto candido di incomparabile bellezza.
    Maria è la sposa del Cantico dei Cantici, nera ma bella, che si leva terribile come un vessillo spiegato, salda come torre d'avorio e leggiadra come una colomba. Fissando questa fanciulla orante, il cui sguardo pietoso accarezza il profilo della città che si stende sotto ai suoi piedi, l'osservatore si sente ricolmare di sentimenti di pace e soavità e l'animo è mosso a desiderare l'innocenza perduta.
    Le virtù di Maria sono narrate dagli attributi abilmente confusi tra cielo e nubi. Maria è la Porta del cielo per ogni credente; è la stella mattutina alla quale guarda colui che si è smarrito nelle tenebre del proprio cuore; è lo specchio senza macchia dell'Amore di Dio; è la scala di Giacobbe che rende familiari uomini e angeli. Lei - del resto- degli angeli è Regina. Tra le nubi se ne scorgono a decine: l'attorniano, le gonfiano il manto di seta: sono i putti. Sono anch'essi il segno di quell'innocenza perduta che vive nel cuore dell'uomo come perenne nostalgia. Alcuni di questi putti - semi nascosti dal manto di Maria, scrutano l'orizzonte terreste.
    Siviglia giace addormentata, vive nelle tenebre e non lo sa, la vita della sua gente è esposta alle procelle della storia, ma ignora quanto sia vicino il porto di salvezza. È una città precisa, ma che scolora sotto l'ispirazione dell'artista animato dalla fede: l'intero panorama è una parabola del potente patrocinio di Maria aperto ad ogni uomo, ad ogni città. È lei il porto della Salute è lei il Perpetuo soccorso ai naviganti della Storia. Avvolti nell'oscurità si scorgono la fonte su un selciato a forma di croce, il pozzo, il cedro, il cipresso, la palma, la città murata, la torre: sono tutti simboli che descrivono le virtù di Maria, che la incastonano dentro la sapienza antica dell'unica Parola che salva.
    Ella che ha saputo attendere con vigilante fedeltà l'atteso dalle genti, incarna l'attesa di tutta l'umanità. Lei che si preparava nel silenzio del cuore all'avvento del Messia era la preparata da Dio nella notte dei tempi, scelta non all'ultimo momento o per caso, ma quale "termine fisso d'eterno consiglio".

    fonte: culturacattolica.it

  4. #4
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    Dai ‘’Sermoni per le feste della Madonna’’ di S. Bernardo di Chiaravalle


    Ho detto che Maria è degna di lode perché madre, ma non senplicemente perché madre, perché tale madre. Poiché Dio (è Dio, infatti, colui che essa partorì), che in cielo glorifichera la madre sua in maniera specialissima, ancor prima sulla terra egli si fece premura di prevenirla con grazia singolare, per cui ella potesse concepire rimanendo innefabilmente intatta e partorire restando integra. D’altra parte, era conveniente che Dio nascesse da una vergine; e era altrettanto logico che una vergine non dovesse partorire che Dio. Perciò il Creatore degli uomini, per diventare uomo, volendo nascere da creatura umana, dovette scegliere tra tutte, anzi, dovette crearla apposta, una madre che fosse degna di lui e a lui gradita. Egli volle, pertanto, che fosse vergine colei dalla quale, immacolata, egli, purificatore di ogni macchia, sarebbe nato immacolato; egli volle che fosse anche umile la madre, per essere a tutti esempio necessario ed efficacissimo di queste virtù.

  5. #5
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    Giovanni Paolo II


    Redemptoris Mater


    In realtà, se non è possibile stabilire un preciso punto cronologico per fissare la data della nascita di Maria, è costante da parte della Chiesa la consapevolezza che Maria è apparsa prima di Cristo sull’orizzonte della storia della salvezza. È un fatto che, mentre si avvicinava definitivamente la "pienezza del tempo", cioè l’avvento salvifico dell’Emanuele, colei che dall’eternità era destinata ad esser sua madre esisteva già sulla terra. Questo suo "precedere" la venuta di Cristo trova ogni anno un riflesso nella liturgia dell’Avvento (…) diventa pienamente comprensibile che in questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a colei, che nella "notte" dell’attesa dell’Avvento cominciò a splendere come una vera "stella del mattino" (Stella matutina). Infatti, come questa stella insieme con l’"aurora" precede il sorgere del sole, così Maria fin dalla sua concezione immacolata ha preceduto la venuta del Salvatore, il sorgere del "sole di giustizia" nella storia del genere umano.
    Nelle presenti riflessioni, tuttavia, mi riferisco soprattutto a quella "peregrinazione della fede", nella quale "la Beata Vergine avanzò", serbando fedelmente la sua unione con Cristo. In questo modo quel duplice legame, che unisce la Madre di Dio al Cristo e alla Chiesa, acquista un significato storico. Né si tratta soltanto della storia della Vergine Madre, del suo personale itinerario di fede e della "parte migliore", che ella ha nel mistero della salvezza, ma anche della storia di tutto il popolo di Dio, di tutti coloro che prendono parte alla stessa peregrinazione della fede.
    La peregrinazione della fede indica la storia interiore, come a dire la storia delle anime. Ma questa è anche la storia degli uomini, soggetti su questa terra alla transitorietà, compresi nella dimensione storica. Il Concilio sottolinea che la Madre di Dio è ormai il compimento escatologico della Chiesa: "La Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga" (cf. Ef 5,27), e contemporaneamente che "i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità, debellando il peccato; e per questo innalzano i loro occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti". La peregrinazione della fede non appartiene più alla Genitrice del Figlio di Dio: glorificata accanto al Figlio nei cieli, Maria ha ormai superato la soglia tra la fede e la visione "a faccia a faccia" (1Cor 13,12). Al tempo stesso, però, in questo compimento escatologico, Maria non cessa di essere la "stella del mare" (Maris Stella) per tutti coloro che ancora percorrono il cammino della fede. Se essi alzano gli occhi verso di lei nei diversi luoghi dell’esistenza terrena, lo fanno perché ella "diede... alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra molti fratelli (Rm 8,29)", e anche perché "alla rigenerazione e formazione" di questi fratelli e sorelle "coopera con amore di madre".

  6. #6
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    Tota pulchra es, Maria.
    Tota pulchra es, Maria.
    Et macula originalis non est in Te.
    Et macula originalis non est in Te.
    Tu gloria Jerusalem,
    Tu laetitia Israel,
    Tu honorificéntia populi nostri,
    Tu advocata peccatorum.

    O Maria.
    O Maria.
    Virgo prudentissima,
    Mater clementissima,
    ora pro nobis.

    Intercede pro nobis
    ad Dominum Jesum Christum.

  8. #8
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    Tra la verità e l'errore non c'è nessuna via di mezzo, tra questi due poli opposti non c'è che un immenso vuoto. Colui che si pone in questo vuoto è altrettanto lontano dalla verità di colui che è nell'errore (J. Donoso Cortes)
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    Sia benedetta la Santa e Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio!

  9. #9
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    Regina sine labe originali concepta, ora pro nobis!

  10. #10
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    O Maria concepita senza peccato originale pregate per noi che ricorriamo a voi!

 

 
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