Risultati da 1 a 4 di 4
  1. #1
    email non funzionante
    Data Registrazione
    13 May 2009
    Messaggi
    30,192
     Likes dati
    0
     Like avuti
    11
    Mentioned
    2 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Predefinito Dazi: non uno slogan, ma la salvezza

    Polledri: «Solo così è possibile salvare le nostre imprese dalla crisi»

    Igor Iezzi
    --------------------------------------------------------------------------------
    ROMA - Non uno slogan, ma un vero e proprio provvedimento che si può attuare da subito con il risultato di proteggere migliaia di operai e centinaia di imprese. «Se il problema è il nome, allora non chiamiamoli più dazi ma clausole di salvaguardia: si tratta di una misura già approvata nell’ambito del Wto per 18 prodotti e riportata fedelmente in una risoluzione e in una mozione approvate dal nostro Parlamento con il parere favorevole dello stesso Urso. E smettiamola, soprattutto, di dire che si tratta di uno slogan della Lega Nord». Massimo Polledri, capogruppo del Carroccio in commissione Attività Produttive della Camera ha voluto rilanciare l’unica proposta per salvare il tessuto produttivo della Padania, sul quale l’intero Stato si appoggia per sopravvivere».
    Onorevole Polledri, allora nessun slogan dietro la parola dazi?
    «Esiste un atto del Parlamento che prevede la possibilità di adottare forme di salvaguardia dei nostri prodotti ma si rischia di sottovalutare il problema per superficialità o per insipienza.
    Per lei il dazio di può concretizzare in un atto concreto?
    «Il dazio, che viene chiamato clausola di salvaguardia, è permesso da un atto di indirizzo ben chiaro che riprende una normativa europea. Non si può banalizzare tutto pur di attaccare la Lega ed evitare così una riflessione politica. Fanno prevalere gli interessi di partito, attaccano la Lega e intanto le aziende muoiono di Cina».
    Quindi esiste già, a differenza di quanto dice l’esponete di An e viceministro, Adolfo Urso?
    «Certo, non stiamo parlando della luna. Sono misure già approvate e c’è un atto di indirizzo, nonostante Urso ne neghi l’esistenza».
    La clausola di salvaguardia è un sinonimo di dazio?
    «Esattamente, e già viene applicata dall’Europa sulla base di un protocollo ben preciso».
    Cosa è necessario per attuarlo?
    «Il dazio deve essere messo su un settore di rilevanza europea. Non si può mettere un dazio su produzioni di rilevanza locale. Ma sul settore, per esempio, calzaturiero che rappresenta il 40% della produzione europea, è possibile. Il solo dimostrare che è in atto una crisi occupazionale è un criterio sufficiente per l’Europa per mettere la clausola di salvaguardia. Infatti già diversi prodotti sono sottoposti a queste forme di salvaguardia. E allora, quando sono state varate, Urso non ha parlato».
    Si tratta di applicare ad altri settori misure già in atto?
    «Esattamente. L’unica cosa da fare è andare in Europa con una documentazione utile a soddisfare i criteri per l’attuazione della misura».
    Allora non si può ottenere i dazi dall’Italia, ma occorre andare in Europa?
    «Le clausole di salvaguardia vengono applicate dall’Europa sulla base di due criteri: la rilevanza europea del settore in crisi e il calo occupazione e di produzione. I commercianti e gli artigiani dovrebbero rispondere ad un questionario messo a disposizione dall’Europa. Ma non lo fanno perchè non ne conoscono l’esistenza o perchè hanno paura di controlli fiscali. E il governo non fa nulla per aiutarli. Urso, invece di parlare, agisca in questo settore. E poi c’è il problema delle dogane»
    Non funzionano nemmeno quelle?
    «Su 9000 doganieri ne abbiamo 1500 negli uffici. E manca una qualsiasi azione di intelligence. Non sono dei passacarte. Hanno dei contatti con qualche dogana straniera o con polizie estere? No, allora come fanno a prevenire?».
    Vuole la guerra alla Cina?
    «Assolutamente no, vogliamo solo aiutare le nostre aziende. E’ un momento difficile, occorrono misure di prevenzione».
    Prevenzione per aiutare le imprese. Cosa bisogna fare per evitare che si trasferiscano in Cina?
    «Noi vogliamo conquistare quote di mercato e siamo favorevoli che si investa in Cina o che succeda il contrario. Ma non possiamo permettere che si delocalizzi e si chiudano le fabbriche da noi. Nella legge sulla competitività in discussione si deve prevedere che chi investe in Cina continui a mantenere settori della produzione nel nostro Paese. L’importante è che alcuni settori, come il design, la sicurezza, i collaudi, rimangano nel nostro Paese».
    Altrimenti?
    «Non è pensabile che con i soldi della collettività si finanzi la disoccupazione. Non è pensabile che l’operaio della Bovisa aiuti il suo datore di lavoro a metterlo in cassintegrazione».
    Montezemolo ha affermato che le imprese italiane hanno perso una grande opportunità a non investire prima in Cina?
    «Che si sveglino. La Bmw e la Wolkswagen lo hanno fatto, invece la Fiat ha dormito e oggi è fuori dalla Cina e dall’Africa».
    Ma non ha appena detto che bisogna impedire che le imprese del nostro Paese vadano in Cina?
    «Delocalizzare è diverso da internazionalizzare. La Bmw e la Volkswagen hanno investito in Cina ma senza andarsene dai loro Paesi. Questa è la lezione da seguire Altrimenti finisce che la prossima volta la nostra delegazione a Pechino ci va con McDonald visto che l’industria nostrana sarà scomparsa».


    [Data pubblicazione: 08/12/2004]
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

  2. #2
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 May 2009
    Località
    INSUBRIA, next to the Ticino river
    Messaggi
    6,738
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post INVESTIRE IN CINA RENDE MENO DEL PREVISTO

    Ma investire in Cina conviene davvero? Al di là degli inviti ufficiali rivolti alle nostre imprese affinché puntino sulla "tigre asiatica" - inviti che sembrano nascondere precisi intenti di altra natura, cioè politici - la risposta è più no che sì. Almeno stando a quanto scrive chi di economia si occupa e se ne intende come il Financial Times.
    I profitti delle compagnie straniere che operano in Cina, annota il quotidiano finanziario londinese, sono cresciuti molto negli ultimi quattro anni ma meno di quanto ci si potesse aspettare: Uno studio effettuato dal servizio di ricerca indipendente "China economie quarterly" evidenzia infatti che gli utili complessivi delle società statunitensi presenti nel Paese orientale sono passati da 1,9 miliardi di dollari nel 1999 a 4,4 miliardi nel 2004, e la cifra sale a 8,2 miliardi se si considerano royalty e licenze; il dato, tuttavia, resta ancora basso paragonato con quelli di altri mercati.
    Qualche esempio? Gli utili sono risultati ammontare a 7,1 miliardi di dollari in Australia, che ha una popolazione di soli 19 milioni di persone, e a ben 8,9 miliardi di dollari a Taiwan (già, proprio I— altra Cina") e nella Corea del Sud, che sommate insieme arrivano a 70 milioni di abitanti. Se ne desume che la "frontiera asiatica" offre altri, più remunerativi mercati di quello cinese.
    Ma il discorso non riguarda solo Asia e Ocea
    nia. Nelle stesse Americhe si registra il caso del Messico, un Paese che compete con la Cina per attrarre investimenti stranieri e nel quale le imprese Usa hanno realizzato addirittura 14,3 miliardi di dollari nel 2003.
    «Il fatto è che i profitti stranieri provenienti dalla Cina sono cresciuti molto ma partendo da una base molto bassa» spiega il direttore del Ceq, Joe Studwell. A guadagnare di più sul mercato cinese sono state le industrie automobilistiche, in particolare la General motors, e i colossi del settore alimentare Yum brands e McDonald's.
    Attenti, dunque, a dare ragione a quanti ci rimbombano nelle orecchie i concetti che la Cina è «una grande opportunità, un mercato da un miliardo e mezzo di persone, con grandi numeri di crescita e in grado di favorire le esportazioni italiane e il nostro prodotto»: parole e musica del capogruppo dell'Udeur al Senato, Mauro Fabris. Chissà se, lui, il Financial Times lo legge.
    . A.

  3. #3
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 May 2009
    Località
    INSUBRIA, next to the Ticino river
    Messaggi
    6,738
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Post ANCHE PECHINO RICORRE AI DAZI QUANDO FA COMODO

    Molti politici italiani mettono all'indice i dazi commerciali. Ma la stessa Cina è pronta a farvi ricorso, se le fa comodo.
    Ecco una parzialissima rassegna di alcune dichiarazioni di ieri. «Parlare di dazi nel 2004, in piena balizzazione, è antistorico» (Pollini, Udc); «Calderoli vuole tornare al medio evo» (Ronconi, PopolariUdeur); «la politica del protezionismo ha sempre penalizzato le aziende e i Paesi che l'hanno praticata» (Urso, vice ministro alle Attività produttive); ancora, Pagliarulo (Pdci) dà degli «irresponsabili» alle parole di Bossi e Tremonti, che avevano invocato dazi contro i prodotti cinesi.
    Come si vede, il no ai dazi unisce (parte della) maggioranza e opposizioni. Ma leggete quanto ripor
    tato qualche giorno fa dal Finan: cial Times: la Cina potrebbe limitare la partecipazione delle aziende straniere di software alle gare d'appalto pubbliche. Una nota diffusa dal ministro della Scienza e tecnologia di Pechino, Li Wuqiang, esprime preoccupazione per l'eccessivo ricorso a prodotti stranieri, «senza riguardo per l'interesse nazionale e la sicurezza del Paese». Proprio in questi giorni, la Microsoft si è aggiudicata un contratto di 3,5 milioni di dollari col Comune di Pechino, tra le proteste dei concorrenti cinesi: di qui il "grido di dolore" del ministro.
    Non si sa ancora quando entreranno in vigore regole più restrittive, per le quali le imprese locali stanno premendo molto sul governo. Del resto, il settore delle nuove
    tecnologie è strategico per la crescita del colosso cinese. Secondo Duncan Clark, direttore di un'azienda di telecomunicazioni con sede a Beijin le regole imposte dal governo di Pechino puntano a diffondere il più possibile l'industria delle comunicazioni, dei cellulari e di .internet. Ma l'importante è che tutto sia "made in China".
    Nel limitare la partecipazione degli stranieri, i responsabili degli appalti cinesi dovranno distinguere tra software "nazionale", "non nazionale" e "non nazionale preferibile". Solo i programmi sviluppati, almeno al 50 per cento, nel Paese asiatico potranno essere considerati locali; percentuale che sale al 70 per cento per i servizi informatici.

  4. #4
    Forumista assiduo
    Data Registrazione
    07 May 2009
    Località
    INSUBRIA, next to the Ticino river
    Messaggi
    6,738
     Likes dati
    0
     Like avuti
    0
    Mentioned
    0 Post(s)
    Tagged
    0 Thread(s)

    Exclamation Primio successo cinese della FIAT : vende furgoni per le condanne a morte

    Mezzi FIAT utilizzati come camere itineranti per sveltire le iniezioni di veleno.


    Grazie ad Amnesty International abbiamo scoperto caso di uno dei pochi prodotti italiani che riescono ad avere grande successo in Cina; i furgoni della Fiat. Peccato che il loro utílizzo non sia quello di trasportare oggetti da una parte all'altra, ma sia ben più macabro. A causa dell'elevato numero di esecuzìoni che vengono compiute Pechino ha ideato i "boia itineranti", che girano proprio su furgoni Fiat adattati allo scopo.
    Lo ha denunciato la Sezione Italiana di Amnesty International, chiedendo all'azienda torinese di non rendersi complice di una vìolazione del fondamentale diritto umano, quello alla vìta.
    Da quando la Cina ha adottato il metodo di esecuzione dell'iniezione di veleno, le autorità hanno sollecítato i tribunali locali a dotarsi di camere dì esecuzione mobìli, onde poter accelerare i tempi ed evitare di dover trasferire i condannati da una città all'altra. Secondo Amnesty, la pena di morte in Cina continua a essere applicata in modo esteso e arbitrario, spesso influenzata da interferenze politiche. Negli ultimi quattro anni, con il lancio delle cosìddette campagne "Colpire duro", è aumentato considerevolmente il numero dei condannati a morte anche per reati di
    lieve entità, in precedenza PRI, ti
    con il carcere. All'indomani 1 settembre 2001, inoltre, la Cina ha intensificato la repressione contro la minoranza uigura del Xinjiang, eseguendo condanne a morte per reati politici. I dati di Amnesty International, che riguardano solo i casi accertati, parlano di L060 condanne a morte eseguite nel corso del 2002. Secondo altre fonti, il numero delle esecuzìoni potrebbe essere fimo a dieci volte superiore.
    Il "Beijing Ne
    ws" ha pubblicato la notizia dell'acquisto di un furgone da parte dell'Alta corte della Provincia di Liaoning, nella Cina nord-orientale, subito attrezjato per diventare una "camera della morte" itinerante. La notizia è stata poi confermata da un funzionano di polizia della stessa Alta corte, addetto alle esecuzioni, il quale ha dichía
    rato alla Fl-ance Presse che altri
    tribunali (diciassette, secondo fonti
    ufficiali cinesi), stanno procedendo all'acquisto dei furgoni.
    Si tratta di furgoni Iveco, del gruppo Fiat, prodotti a Nanchino e che costano 400.000 yuan, circa 40.000 curo.
    Il presidente della Sezione Italiana di Amnesty International, Marco Bertotto, in una lettera indirizzata alla Fiat ha ricordato le responsabilità che l'azienda, ca
    pogruppo della Iveco, si assume con questa fornitura al governo cinese. Di fatto, un veicolo normalmente utìlìzzato per effettuare servizi di trasporto merci o persone, e quindi utile alla comunità civile, diventa parte essenzìale dì un apparato omicida puntato alla mica della comunità stessa.
    La Dichiarazio
    ne universale dei diritti umani, nel suo Preambolo, richiede a tutti gli individui e a tutti gli organi della socìetà di fare la propria parte per garantire il rispetto di tutti i diritti umani in ogni parte del mondo.
    Le imprese, soprattutto se grandi, transnazionali e potenti come la Fìat, essendo organi importanti della società internazionale, non possono sottrarsi a questo obbligo.

 

 

Discussioni Simili

  1. il bramoso di salvezza
    Di eremita nel forum Laici e Laicità
    Risposte: 6
    Ultimo Messaggio: 30-01-10, 16:48
  2. Salvezza...!
    Di merello nel forum Cagliari Calcio
    Risposte: 8
    Ultimo Messaggio: 30-06-08, 23:57
  3. Salvezza!!!
    Di geppo nel forum Altre squadre
    Risposte: 2
    Ultimo Messaggio: 05-02-07, 17:54
  4. L'unica salvezza
    Di rockenrolle nel forum Destra Radicale
    Risposte: 3
    Ultimo Messaggio: 23-08-06, 15:37
  5. salvezza!
    Di Balilla Pc nel forum Termometro sportivo
    Risposte: 16
    Ultimo Messaggio: 07-05-02, 16:29

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
[Rilevato AdBlock]

Per accedere ai contenuti di questo Forum con AdBlock attivato
devi registrarti gratuitamente ed eseguire il login al Forum.

Per registrarti, disattiva temporaneamente l'AdBlock e dopo aver
fatto il login potrai riattivarlo senza problemi.

Se non ti interessa registrarti, puoi sempre accedere ai contenuti disattivando AdBlock per questo sito