Bergamo - Rapinatori agirono in autostrada il 9 giugno 2008. La squadra mobile di Bergamo, al termine di una lunga indagine, fa scattare le manette.
Assalto al portavalori in A4, sette arresti
Bergamo - Assalto al portavalori in A4, sette arresti | Bergamo | Bergamo News
La squadra mobile di Bergamo ha eseguito sette ordinanze di custodia cautelare emesse dal tribunale di Bergamo nei confronti dei presunti autori dell'assalto a un furgone portavalori, il 9 giugno 2008 sull'autostrada A4, tra Brescia e Milano, nei pressi del casello di Seriate (probabilmente in territorio di Bolgare). La rapina fruttò quasi due milioni di euro. Quella sera, intorno alle 20.40, un commando di almeno 10 banditi incappucciati e armati di kalashnikov bloccò un tratto di autostrada incendiando alcune automobili e prese d'assalto un furgone portavalori, riuscendo poi a scappare con il bottino. Le indagini della squadra mobile, in collaborazione con quella di Foggia e coordinate dal Servizio centrale operativo, hanno permesso di sgominare l'intera presunta banda, che operava tra la Lombardia e la Puglia. I destinatari dei provvedimenti sono tutti pluripregiudicati pugliesi di età compresa tra i 27 e i 42 anni. Sono finiti in carcere con l'accusa di rapina aggravata e continuata, tentato omicidio, porto d'armi da guerra, danneggiamento, incendio, violenza privata e ricettazione.
Alcuni di loro erano già stati condannati in passato per reati di rapina, estorsione, sequestro di persona e omicidio. Tre gli indagati a piede libero, ma si pensa che il commando fosse composto in tutto da dodici persone. Tra gli arrestati, almeno due facevano parte del gruppo di fuoco che ha sparato una raffica di kalashnikov contro il furgone. La stessa arma che sparò a fine giugno in un assalto analogo a Bologna, usata però da un gruppo diverso.
Il basista era secondo l'accusa Giuseppe Papaleo, 40 anni, residente a Predore. Lavorava in una ditta di trasporti di proprietà della moglie a Bolgare, vicino al luogo dell'assalto. Proprio vicino al capannone sono state trovate le mototagliatrici utilizzate per aprire il portavalori: erano del Papaleo. Da lui la polizia è risalita a Francesco Massaro, 42enne di Cerignola, e via via a tutti gli altri, professionisti del crimine vicini alla criminalità organizzata pugliese. Si tratta di Mario Scarabino, 36 anni, di Manfredonia, all'epoca dei fatti residente a Vedano Olona (Varese), Matteo Lombardi, 39 anni, anche lui di Manfredonia, nel giugno 2008 residente a Malnate (Varese). Gli altri tre sono Pasquale Murgo, 33 anni e Francesco Fiananese, 42 anni, entrambi di Manfredonia, e Francesco Scirpoli, il più giovane, 27enne, di San Giovanni Rotondo.
Decisiva anche l'analisi dei tabulati, in base ai quali si sono ricostruiti gli spostamenti di cinque membri del commando durante il pedinamento del furgone assaltato. Decisivo un sms inviato a un'utenza esterna al gruppo, che ha permesso di risalire a Matteo Lombardi. L'agguato doveva essere realizzato in realtà il 3 giugno, ma il piano sfumò perché un furgone portavalori della stessa ditta ebbe un guasto: sul posto arrivarono le pattuglie della Stradale e i banditi ritennero saggio dileguarsi. Ritentarono con successo sei giorni dopo.
Speravano di averla fatta franca, stanotte la brutta sorpresa. Non se l'aspettavano, infatti nessuno ha opposto resistenza all'arresto. "E' stata un'indagine appassionante - ha commentato il procuratore capo di Bergamo Adriano Galizzi -All'inizio non avevamo elementi, poi piano piano abbiamo tessuto la tela delle indagini. Abbiamo contestato anche il reato di strage perché era chiara l'intenzione di uccidere". Di diverso avviso il gip, che non l'ha incluso nelle ordinanze di custodia cautelare. Alcuni elementi del commando agirono anche a Vieste, sul Gargano, nell'agosto successivo. Non solo. Lo stesso gruppo progettava un altro assalto tra Milano e Lodi, piano abbandonato perché la via di fuga, una stradina sterrata a fianco dell'autostrada, non convinceva. I banditi erano pronti a tagliare il guardrail e a lasciarlo appoggiato. La squadra mobile era comunque al corrente delle intenzioni della banda, tanto da intensificare i pattugliamenti nel tratto con alcune auto della stradale. Quei movimenti fornirono nuovi elementi all'indagine. "E' stato come mettere insieme i pezzi di un puzzle" ha spiegato Galizzi. Ogni tessera è andata al suo posto e i poco magnifici sette sono finiti dietro le sbarre.
Venerdi 13 Novembre 2009
Numeri e dati alla mano, senza extracomunitari e terroni la maggior parte delle carceri padane sarebbe da abbattere causa inutilizzo...