Prato, i rom pagheranno l’affitto dei campi

Un euro al giorno per ogni adulto. Bollette per acqua, luce e gas. Chi rifiuta un lavoro dovrà lasciare il campo nomade

Prato, 7 ottobre 2009 - Costerà un euro al giorno vivere in uno dei campi per rom o sinti del Comune. Il canone sarà introdotto ufficialmente con l’approvazione definitiva del nuovo regolamento per la permanenza nelle aree attrezzate appena presentato in commissione politiche sociali. Il provvedimento è ancora una bozza, condivisa dagli assessori Dante Mondanelli (politiche sociali) e Giorgio Silli (immigrazione), ma contiene delle misure che individuano una strada molto diversa rispetto alle norme precedenti per i circa 200 nomadi che vivono a Prato.

Una strada più stretta, se è vero che l’obiettivo è quello di aumentare la vigilanza sui campi nomadi, di responsabilizzare maggiormente chi ci abita e di fare in modo che ci sia una sorta di «autofinanziamento» da parte delle famiglie sinti e rom, una misura finora attuata da pochi.



Partendo proprio da quest’ultimo punto, la bozza del nuovo regolamento prevede il pagamento di un euro al giorno da parte di ogni nomade maggiorenne «a titolo di concorso alle spese generali e di funzionamento del campo». Chi non pagherà, perderà il diritto di risiedere lì. Il canone non è dovuto soltanto «per i giorni di effettiva assenza», purché comunicata almeno 10 giorni prima. Non solo, sono stati introdotti obblighi specifici anche per i rifiuti: gli ospiti di ciascun campo dovranno versare una cifra «giudicata congrua dal Comune» e dovranno usare gli appositi contenitori per la raccolta differenziata. Restano poi a carico delle famiglie le utenze per acqua, luce e gas e il risarcimento dei danni «arrecati ai beni del Comune o a terzi» anche se sono coinvolti minori.

Infine il regolamento prevede sanzioni da 25 a 500 euro per eventuali violazioni. Le multe andranno poi a costituire uno speciale fondo gestito dal Comune che servirà per le spese di funzionamento dei campi e per la realizzazione di interventi nelle aree di sosta dei nomadi, dove peraltro sarà vietato costruire tende o verande.



Per quanto riguarda l’organizzazione, il regolamento prevede un registro delle persone autorizzate e uno delle partenze per le assenze prolungate oltre i 5 giorni, mentre ogni ospite avrà una tessera (con foto e dati anagrafici) valida per l’accesso al campo e ogni nucleo familiare dovrà essere iscritto nei registri anagrafici della popolazione residente entro sei mesi dall’autorizzazione alla permanenza nell’area attrezzata. Ad occuparsi della gestione sarà un comitato unico che sostituirà i precedenti insediati in ogni circoscrizione.

La volontà dell’amministrazione è quella di accentrare le decisioni tanto che sarà il comitato (formato da quattro rappresentanti della giunta, due delle forze di polizia, indicati dal prefetto, e dal presidente della commissione consiliare competente) a rilasciare le autorizzazioni, un compito finora assegnato al dirigente del settore servizi sociali.



Il comitato dovrà anche vigilare sull’inserimento lavorativo dei nomadi e soprattutto sulla frequenza scolastica dei minori (i progetti relativi costano circa 25mila euro l’anno). Inoltre nessuna autorizzazione potrà superare i tre anni di tempo e sono elencati una serie di casi (molti più che in passato) nei quali si può arrivare alla revoca. Tra questi il «grave turbamento alla vita del campo o della cittadinanza» (le attività all’aperto sono ammesse fino alle 22). Anche chi, per due volte, rifiuterà un inserimento lavorativo perderà il diritto a stare nel campo.

Infine le visite: in generale saranno ammesse e regolamentate, ma potranno essere sospese «per comprovati motivi di sicurezza».

Leonardo Biagiotti

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