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  1. #11
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    In Origine Postato da blob21
    Si,ma l'astensione è stata uanconseguenza necessaria quando si è scoperto che uno dei giudici del collegio assegnato era coniuge
    del Pm.
    Non mi pare che sia questo il problema.Il processo si farà.



    Non posso far altro che confidare nel tuo ottimismo.
    Certo è, tuttavia, che con i tempi italici c'è poco di che stare allegri.

    Per quanto riguarda le mafie,prosperano perchè da parte dello Stato non c'è alcuna seria volontà di affrontare il problema.
    E detto da noi,le tanto pubblicizzate retate di Pisanu non servono a un cazzo.
    Concordo
    Però alla fine, secondo il mio modesto avviso, il problema è sempre quello: Stato autoritario o autorevole?
    L'autorità e l'autorevolezza vanno molto meno d'accordo di quel che si crede.
    L'intervento dello Stato deve esserci
    Pesante, massiccio, ma ci vuole oltre alla forza, l'intelligenza, la conoscenza del territorio.

  2. #12
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    In Origine Postato da yota71
    Le retate prendono solo i pesci piccoli, mentre i pesci grossi sono ancora uccel di bosco
    Certo,e poi resta il discorso che quelle persone non puoi tenerle in galera tutta la vita.
    Molte di loro non sono accusate di omicidio .
    Quando usciranno di carcere cosa riprenderanno a fare?
    Se si pensa di risolvere il problema della mafie con le retate e con l'inasprimento delle pene non si è capito proprio nulla.

  3. #13
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    In Origine Postato da Francesco81
    Non posso far altro che confidare nel tuo ottimismo.
    Certo è, tuttavia, che con i tempi italici c'è poco di che stare allegri.



    Concordo
    Però alla fine, secondo il mio modesto avviso, il problema è sempre quello: Stato autoritario o autorevole?
    L'autorità e l'autorevolezza vanno molto meno d'accordo di quel che si crede.
    L'intervento dello Stato deve esserci
    Pesante, massiccio, ma ci vuole oltre alla forza, l'intelligenza, la conoscenza del territorio.
    Uno Stato che fa il suo dovere , e che fa avvertire la sua presenza non solo col Ministro degli Interni.
    Ma che offre lavoro,prospettive nei quartieri più degradati.
    Che svolge la sua funzione di risocializzazione in carcere dove a fronte di migliaia di agenti di custodia ci sono pochissimi rieduatori.
    E' molto più efficace una pena di due anni di carcere con un adeguato trattamento di prevenzione speciale,che una pena di 10,trascorsi i quali il mafioso torna a delinquere come prima.

  4. #14
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    In Origine Postato da blob21
    Uno Stato che fa il suo dovere , e che fa avvertire la sua presenza non solo col Ministro degli Interni.
    Ma che offre lavoro,prospettive nei quartieri più degradati.
    Che svolge la sua funzione di risocializzazione in carcere dove a fronte di migliaia di agenti di custodia ci sono pochissimi rieduatori.



    Concordo.


    E' molto più efficace una pena di due anni di carcere con un adeguato trattamento di prevenzione speciale,che una pena di 10,trascorsi i quali il mafioso torna a delinquere come prima.
    Il punto è che il mafioso si fa due anni di carcere *senza* l'adeguato trattamento di prevenzione speciale.
    Ci vorrebbe anche la cosiddetta "certezza della pena".

    P.S. Anch'io sono di Napoli

  5. #15
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    In Origine Postato da Francesco81
    Concordo.



    Il punto è che il mafioso si fa due anni di carcere *senza* l'adeguato trattamento di prevenzione speciale.
    Ci vorrebbe anche la cosiddetta "certezza della pena".
    Certo,guarda io sono di Napoli e ti racconto una cosa che mi ha colpito.

    Ieri sono stato ad una conferenza alla Feltrinelli nella quale avvocati e magistrati parlavano per l'appunto delle condizioni delle carceri.
    Il relatore ha cominciato dicendo "Se qualcuno ci vedesse ci prenderebbe per pazzi osservando che a fronte della condizione grave della criminalità a Napoli ci preoccupiamo del trattamento riservato ai carcerati".
    E invece poi ci ha fatto capire che si tratta di un aspetto fondamentale.
    Tutti si fermano ,compresi i media al momento dell'arresto o al più a quello della determinazione della pena che appaga l'opinione pubblica,soprattutto se aspra.
    E invece nessuno presta attenzione alla fase più importante : quella di esecuzione della pena.
    Il carcere è un luogo di esclusiva sofferenza fisica,dove i detenuti non vengono affatto orientati ad autodeterminarsi secondo i valori sociali,ma sono sottoposti solo ad un inutile tortura,all'ozio improduttivo.
    Durante la conferenza è intervenuto un ex-carcerato .
    CI ha raccontato la sua esperienza.Lui proveniva da Scampia ,il quartiere più difficile di Napoli,ci ha fatto capire che per lui esistevano poche alternative,che aveva passato la sua giovinezza entrando ed uscendo dal carcere,e quando usciva non era cambiato,perchè non aveva proprio idea di cosa SIGNIFICASSE orientarsi secondo la legalità,nessuno glielo aveva mai insegnato.
    Dopo tanti anni grazie all'aiuto dell'avvocato che gli aveva trovato un lavoro,e grazie all'arricchimento culturale,dato dalla propria spinta di leggere incarcere era riuscito a cambiare.
    Lui non parlava di rieducazione,diceva "si trattava di educazione vera e propria ,quella che non avevo mai avuto" e poi ci aveva fatto notare che il carcere è il luogo dei sottoproletari,dei disperati,degli extracomunitari ,dei tossici,di quelli che non hanno prospettive.
    Come si fa a pensare di risolvere il problema con l'inasprimento delle pene del quale si parla adesso?
    Pensate davvero che il tossico che rapina per acomprare la droga è distolto dall'intenzione se sa che la pena è di 10 anni invece che 5?
    Illusioni..

    p.s. sei un concittadino?
    Mi fa piacere conoscerti

  6. #16
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    In Origine Postato da blob21
    Certo,guarda io sono di Napoli e ti racconto una cosa che mi ha colpito.

    Ieri sono stato ad una conferenza alla Feltrinelli nella quale avvocati e magistrati parlavano per l'appunto delle condizioni delle carceri.
    Il relatore ha cominciato dicendo "Se qualcuno ci vedesse ci prenderebbe per pazzi osservando che a fronte della condizione grave della criminalità a Napoli ci preoccupiamo del trattamento riservato ai carcerati".
    E invece poi ci ha fatto capire che si tratta di un aspetto fondamentale.
    Tutti si fermano ,compresi i media al momento dell'arresto o al più a quello della determinazione della pena che appaga l'opinione pubblica,soprattutto se aspra.
    E invece nessuno presta attenzione alla fase più importante : quella di esecuzione della pena.
    Il carcere è un luogo di esclusiva sofferenza fisica,dove i detenuti non vengono affatto orientati ad autodeterminarsi secondo i valori sociali,ma sono sottoposti solo ad un inutile tortura,all'ozio improduttivo.
    Durante la conferenza è intervenuto un ex-carcerato .
    CI ha raccontato la sua esperienza.Lui proveniva da Scampia ,il quartiere più difficile di Napoli,ci ha fatto capire che per lui esistevano poche alternative,che aveva passato la sua giovinezza entrando ed uscendo dal carcere,e quando usciva non era cambiato,perchè non aveva proprio idea di cosa SIGNIFICASSE orientarsi secondo la legalità,nessuno glielo aveva mai insegnato.
    Dopo tanti anni grazie all'aiuto dell'avvocato che gli aveva trovato un lavoro,e grazie all'arricchimento culturale,dato dalla propria spinta di leggere incarcere era riuscito a cambiare.
    Lui non parlava di rieducazione,diceva "si trattava di educazione vera e propria ,quella che non avevo mai avuto" e poi ci aveva fatto notare che il carcere è il luogo dei sottoproletari,dei disperati,degli extracomunitari ,dei tossici,di quelli che non hanno prospettive.
    Come si fa a pensare di risolvere il problema con l'inasprimento delle pene del quale si parla adesso?
    Pensate davvero che il tossico che rapina per acomprare la droga è distolto dall'intenzione se sa che la pena è di 10 anni invece che 5?
    Illusioni..



    Condivido tutto il tuo post, anche se lì, a mio modesto avviso, si va in un altro discorso, ossia quello dell'esecuzione della pena (che tu giustamente approfondisci con l'utilissima esperienza che hai riportato qui sul forum).
    Non è un mistero che nelle carceri sussistano certi fenomeni di violenza, che non hanno altro effetto se non quello di abbrutire il detenuto, restituendolo alla società messo peggio di prima.
    Le carceri, lungi da diventare luoghi di dorato esilio (come in Svezia, dove peraltro la criminalità è altissima), devono comunque costituire terreno di rieducazione.
    Da un lato, punire chi sceglie la strada della illegalità, attraverso restrizioni che abbiano però lo scopo di fungere da deterrente, sempre nel rispetto della dignità umana.
    Dall'altro, educare il detenuto, cercando di restituirlo ad una vita normale, allorquando dovrà uscire dal carcere.
    Il fatto che esistano fenomeni di violenza, di degrado all'interno dei carceri non deve sminuire l'importanza del concetto di "pena", di "sanzione", ma soltanto indurre a dolorose riflessioni su ciò che dovrebbe rappresentare il carcere, e ciò che purtroppo, invece, rappresenta, perdendo totalmente o quasi la sua funzione.

    p.s. sei un concittadino?
    Mi fa piacere conoscerti
    Si, sono di Napoli.

    Piacere di conoscerti pienamente ricambiato.

  7. #17
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    In Origine Postato da Francesco81
    Condivido tutto il tuo post, anche se lì, a mio modesto avviso, si va in un altro discorso, ossia quello dell'esecuzione della pena (che tu giustamente approfondisci con l'utilissima esperienza che hai riportato qui sul forum).
    Non è un mistero che nelle carceri sussistano certi fenomeni di violenza, che non hanno altro effetto se non quello di abbrutire il detenuto, restituendolo alla società messo peggio di prima.
    Le carceri, lungi da diventare luoghi di dorato esilio (come in Svezia, dove peraltro la criminalità è altissima), devono comunque costituire terreno di rieducazione.
    Da un lato, punire chi sceglie la strada della illegalità, attraverso restrizioni che abbiano però lo scopo di fungere da deterrente, sempre nel rispetto della dignità umana.
    Dall'altro, educare il detenuto, cercando di restituirlo ad una vita normale, allorquando dovrà uscire dal carcere.
    Il fatto che esistano fenomeni di violenza, di degrado all'interno dei carceri non deve sminuire l'importanza del concetto di "pena", di "sanzione", ma soltanto indurre a dolorose riflessioni su ciò che dovrebbe rappresentare il carcere, e ciò che purtroppo, invece, rappresenta, perdendo totalmente o quasi la sua funzione.



    Si, sono di Napoli.

    Piacere di conoscerti pienamente ricambiato.
    Guarda io sinceramente credo poco nell'efficacia deterrente della pena.
    Per me la pena deve rispondere a due esigenze : la prevenzione generale e la prevenzione speciale.

    Prevenzione generale : nel senso di necessità da parte della società di tutelarsi da individui socialmente pericolosi, e di minaccia della sanzione rivolta alla collettività in caso di trasgressione delle norme penali.

    Prevenzione speciale :
    quella di risocializzazione del detenuto secondo un trattamento individualizzato.Basterebbe applicare le leggi vigenti,cosa che non viene quasi mai fatta in carcere.

    La pena puo' avere funzione deterrente se effettiva,e qui torniamo al giusto discorso della certezza della pena.
    Sbagliato è invece chiedere pene piu' dure.In Italia l'apparato sanzionatorio è tra i più duri d'Europa,e non mi pare che abbia sortito grandi effetti contro la mafia .La pena di morte ,che è la sanzione più grave che si puo' minacciare nei Paesi in cui è applicata non ha mai sortito alcun risultato nella lotta alla criminalità.Allo stesso modo non sono i 3 anni in più di carcere ad aiutare la lotta alla mafia.
    Fuori dal carcere è chiaro che poi bisogna creare le occasioni di lavoro e sviluppo soprattutto al Sud.

    p.s. Dacchè sei concittadino ,avrò una spalla quando nel forum si tratterà di difendere la nostra stupenda città dalla superficialità con la quale troppo spesso se ne parla(senza negare i problemi ovviamente)

    e scusa per le battute che ho fatto in apertura di 3d ,erano...appunto battute,non volevo offenderti

 

 
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