Da più parti si sbandiera l'entrata nella Cee della Turchia, oltre ai già noti problemi dati da una cultura completamente diversa dalla nostra, e non mi riferisco alla sola Italia, c'è un altro aspetto che nessuno tratta, pare quasi che sia VIETATO.
Come ben noto la Fiat produce auto in Turchia, altrettanto noto che la Pirelli ha la una notevole produzione di pneumatici, va da se che tante industrie italiane in quella zona che oggi è fuori dalla Comunità Europea producono ingenti quantità di prodotti che poi vengono "importati" nella CEE, in Italia.
Fermo restando che io condanno siffatta politica industriale sino a quando Fiat, Pirelli e C. fanno pagare alla collettività i loro operai, leggi CIG, notare quanto segue.
Oggi per portare quei prodotti in Italia ci sono dazi, dogane che incidono notevolmente sui costi originari senza produrre utili ai fabbricanti, ne consegue che quei prodotti, una volta ammessa la Turchia nella Cee, non gravati da quelle tasse (ed in funzione di costi di produzione di molto inferiori) costeranno notevolmente meno ed entreranno in diretta ed aspra concorrenza con i prodotti italiani o europei.
L'epilogo non credo necessiti di ulteriori spiegazioni; salvo concedere ancora CIG ai soliti che già in passato hanno delegato ad altri il loro lavoro. Salvo concedere ulteriori guadagni alla grande industria.
Non è che sotto sotto sono cambiati gli ordini dei fattori ma il prodotto come sempre non cambia?
Formula: C x p = is
(Leggi Confindustria moltiplicato politica uguale italiano sodomizzato).
Riflettete gente, riflettete.
Tonino