DALLA CINA ALL'EDITORIA IL VENETO DEI «SCHEI» CHE PERDE LEADERSHIP di Giuseppe Covre
Che tristezza vedere il Parlamento italiano approvare l'ennesima legge ad personam. Ormai tutti i giornali la chiamano con il suo vero nome, legge «salva-Previti», e nessuno della maggioranza - che la sta votando - riesce a spiegare con argomentazioni convincenti, chiare e decenti che non lo è. Siamo sempre stati una democrazia del pressappoco, del più e del meno, del <<Vai avanti tu che mi vien da piangere». Ma, continuando di questo passo, non intravedo grandi esempi e neppure speranze per i giovani che saranno la futura classe dirigente di questo «sfigato» Paese. Che tristezza nel vedere che il più vecchio quotidiano del Nordest, il Gazzettino, avrà un nuovo padrone. Sarebbe normale, in un'economia liberista e di mercato, perché in fondo si tratta pur sempre di una azienda privata e sono «affari loro». Ma il Gazzettino è nella , storia del Veneto, almeno sul versante dell'informazione. Mi riferisco soprattutto alla sua storia non recente, di quando era guidato da quel grande direttore che è stato Giorgio Lago e che adesso è un autorevole editorialista di questo giornale. Il Gazzettino passa di mano, finisce nella lista di un ricco e capace imprenditore romano. Che punizione per il Veneto, finire proprio nelle mani di un romano. Noi che siamo stati la matrice e la culla del primo autentico anelito di federalismo. Che dispiacere dover constatare che, di fronte ai <<tanti schei», ognuno pensa anzitutto al suo particolare. Ha ragione da vendere Massimo Carraro quando scrive, su queste pagine, che sulla vicenda emerge <<l'assordante silenzio» del Governo e del Governatore del Veneto. Mi vien da pensare che a troppi potenti convenga avere un giornale tranquillo, schierato, meglio se obbediente; come ai tempi della balena bianca. E, consentitemi l'ultima... Che tristezza leggere ogni giorno che le nostre aziende licenziano, cassaintegrano, mobilitano centinaia di lavoratori (i migliori del mondo). E non servirà a nulla, caro presidente Ciampi e Montezemolo, rivolgere dalla lontana e pericolosa Cina un caloroso invito a recuperare l'italica fantasia, il design e il tirarsi su le maniche. Già fatto signori presidenti, già fatto e anche bene. In questi anni abbiamo dimostrato a tutto il mondo che sappiamo fare ed esportare mobili, lampadari, occhiali, elettrodomestici, ceramiche, componentistica meccanica, calzature, buoni vini, olio, spaghetti, ecc. E in questo c'abbiamo sempre messo fantasia, design e tanta buona volontà. E' ragionevole e onesto dedurre che non sappiamo far di meglio, essendo da sempre assenti nei settori più avanzati quali la chimica, l'informatica, l'elettronica civile, e da anni anche l'industria automobilistica. Importiamo anche l'energia elettrica. Le vostre sollecitazioni dalla Cina (come ben scriveva Mario Carraro domenica) assomigliano molto al tentativo di curare un carcinoma con un bicchiere d'acqua fresca e un'aspirina. A me non è sfuggito, sui maggiori quotidiani, il proclama dell' Anci (Associazione nazionale calzaturieri italiani). Scrive quest'associazione che il primo gennaio 2005 cadranno in Europa le ultime barriere sul contingentamento all'importazione delle scarpe made in China. Il continente verrà invaso dalle calzature provenienti da quel Paese a prezzi per noi insostenibili. Abbiamo distretti produttivi della calzatura (Veneto, Lombardia, Marche, Abruzzo, Puglia), alcuni di questi appena usciti dal sottosviluppo economico grazie alla fantasia, al design e alla buona volontà. L'associazione prevede, nel giro di pochi mesi, migliaia e migliaia di licenziamenti. Presidente Ciampi, a questi futuri disoccupati, ci provi lei nel messaggio di fine anno, ad augurare maggior creatività, design e buona volontà. Non voglio immaginare le reazioni. Giuseppe Covre