di Silvio Berlusconi

La conservazione dell’ambiente e lo sviluppo economico non sono più formule in contraddizione tra loro. Infatti, nei diversi settori produttivi, grazie alle nuove tecnologie, è ormai possibile coniugare la ricerca del profitto con la tutela degli ecosistemi.
D’altronde, da tutte le crisi economiche (e quella in corso è la più violenta da ottanta anni) il mondo occidentale è sempre uscito con la sperimentazione di nuove strade e con l’innovazione.

Lo stesso sta avvenendo nella difficile congiuntura economica in atto, in cui va registrato l’importante sviluppo delle tecnologie ambientali (che sono alla base della green economy).
Tutto ciò è un progresso tecnico che si accompagna a un altro fattore di novità: la maggiore responsabilità per le condizioni del pianeta.
Si tratta di due elementi – l’uno scientifico e l’altro culturale – che per la prima volta fanno dell’ambiente non un elemento di ostacolo all’attività economica ma al contrario un veicolo in grado di favorire la ripresa.

La green economy è infatti senza dubbio la nuova frontiera della crescita economica del XXI secolo.
Si apre, dunque, una fase in cui la conservazione delle bellezze del nostro pianeta e il pieno rispetto dell’ambiente non saranno un freno allo sviluppo della società umana.
Nella nuova epoca della green economy, infatti, la tutela degli ecosistemi avverrà lungo un cammino lastricato di realismo e concretezza.
Si tratta di una nuova impostazione che sarà possibile grazie alle tecnologie a disposizione e a un approccio più pragmatico.
D’altro canto, il fondamentalismo ambientalista ha fallito: non ha dato risultati concreti e in Italia ha condotto alla mancata realizzazione di infrastrutture fondamentali, a cominciare dalle centrali nucleari e dai termovalorizzatori.
La stagione del dogmatismo verde ha danneggiato la società senza preservare l’ambiente.
Sul tema, il nostro governo userà tutti gli strumenti per favorire lo sviluppo della green economy evitando qualunque pericolosa distorsione ideologica.

Posso dunque garantire che, così com’è avvenuto nel G8 a L’Aquila, l’Italia saprà essere in prima fila anche nelle politiche internazionali per l’ecologia e contro i cambiamenti climatici.
E questo avverrà senza che le future decisioni ci danneggino.

Nelle recenti trattative in ambito europeo, il governo, pur senza pregiudicare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, ha evitato che si verificasse un impatto pesantissimo sull’economia nazionale con la penalizzazione dei nostri distretti manifatturieri.
È perciò evidente che la via da seguire non è quella di colpire e deprimere le attività imprenditoriali con astratti obiettivi di contenimento dei consumi. È decisamente più efficace favorire la riconversione dei processi produttivi, sostenere la ricerca tecnologica e incentivare gli investimenti.
Senza un pieno e convinto coinvolgimento del tessuto produttivo non può essere attuata alcuna politica di salvaguardia ambientale.
E infatti il nostro governo si muoverà sulla strada del realismo e della concretezza e sarà al fianco di quelle imprese che faranno investimenti virtuosi sul piano economico e ambientale.

Ho sempre ritenuto che la negativa congiuntura economica in atto possa comunque offrire importanti occasioni per gli imprenditori capaci di gestire la situazione e fare in anticipo le scelte giuste.
Ebbene, il comparto della green economy è di gran lunga quello che offre le migliori opportunità di investimento.
E, cosa ancor più importante, è il settore che, in concreto, garantirà nel futuro la salvaguardia dell’ambiente.
Nel mondo e anche in Italia.

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saluti