MAURIZIO FUGATTI
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- Chi aveva detto che i leghisti con i nomadi e con i loro campi abusivi sono sempre razzisti e intolleranti, e che invece gli zingari vanno tutelati, aiutati, seguiti nel processo di integrazione nella nostra società, perchè sono brave persone che rispettano il prossimo? Bella domanda, e anche imbarazzante, se si guarda a quanto accaduto in questi giorni a Bolzano, dove nella gestione di un campo nomadi, questi ultimi si sono rifiutati di avere personale extracomunitario di colore. «Non vogliamo custodi negri», hanno infatti affermato i nomadi, accampati nel campo Sinti di Bolzano.
Un fatto che qualche esponente di sinistra definirebbe senza tanti dubbi «di chiara discriminazione razziale», che potrebbe anche interessare qualche sostituto procuratore della Repubblica, magari di Verona. Quest'ultimo potrebbe infatti attivarsi nei confronti dei propri colleghi bolzanini e verificare se in quanto affermato dagli zingari si ravvisa la violazione della famosa legge Mancino, la stessa applicata contro i leghisti veronesi, ?rei? di avere raccolto firme proprio contro un campo nomadi abusivo. Ma, come ben sappiamo, difficilmente qualche magistrato sarebbe interessato a mettersi dalla parte opposta di coloro che, quando si parla di razzismo, dai benpensanti sono considerati sempre ?dall'altra parte?, cioè da quella dei cosiddetti discriminati.
I fatti comunque dicono che in questo campo nomadi vivono circa quaranta famiglie, poco più di cento persone, e negli ultimi anni la gestione del campo, cioè l'organizzazione dei servizi, la custodia, la pulizia e la amministrazione, è sempre stata affidata alla fondazione Odar, emanazione della Caritas locale. Tale gestione però scadrà al 31 dicembre prossimo, e nel frattempo a nessun ente è stato dato un nuovo incarico ufficiale. Per il momento infatti l?azienda dei servizi sociali di Bolzano ha proceduto ad una trattativa privata con società nelle quali non è esclusa la presenza di personale extracomunitario di colore.
Ma la risposta dei rappresentanti del campo nomadi è stata lapidaria: «Non capisco - ha spiegato un portavoce - perchè nessuno ci ha chiesto niente. In ogni caso pretendiamo che i custodi del nostro campo siano italiani, chiediamo che restino i ragazzi dell'Odar. I negri - ha continuato - noi non li vogliamo. Non ci fidiamo di loro, come potremmo affidare a loro i nostri bimbi?». Appunto, come si possono affidare i figli degli zingari ai cosiddetti «negri», come li chiamano i rom bolzanini, ai quali il comune mette a disposizione anche un'area pubblica?
La questione è stata subito presa di mira dalla locale sezione della Lega Nord Südtirol. «Eravamo abituati a considerare gli zingari - afferma il segretario Kurt Pancheri - dei semplici habituè della cronaca nera in quanto artefici di scippi, furti e borseggi, ma questo fatto ci lascia sbigottiti. Dobbiamo infatti renderci conto che gli zingari sono anche razzisti, visto che non vogliono extracomunitari di colore a gestire il loro campo nomadi. Di sicuro - continua Pancheri - se una simile affermazione fosse stata fatta da altre persone si sarebbe gridato allo scandalo, al razzismo, alla discriminazione e si sarebbe invocata la legge Mancino che tutela le minoranze razziali. Questo fatto ci fa tornare alla memoria - conclude Pancheri - le parole illuminate dei protettori degli zingari che anni fa affermavano che trattandoli con amore e mantenendoli per impedire che rubassero si sarebbero potuti trasformare in perfetti cittadini. Evidentemente si sbagliavano».
[Data pubblicazione: 24/12/2004]
LA PADANIA