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Una certa marcia indietro sull’ingresso della Turchia in Europa la Lega l’ha fatta, proprio con Maroni, che ha specificato come sulla questione "non esiste alcun vincolo di maggioranza, perché la questione non fa parte del programma di Governo: quindi se la posizione della Lega non coincide con quella del Governo questo non mette in pericolo la sua tenuta".
"Noi non diciamo un semplice no all’ingresso della Turchia - ha osservato Maroni - ma proponiamo che si usi lo strumento del referendum. Spero che anche chi è favorevole non si sottragga a questo esercizio di democrazia. La nuova commissione europea potrebbe decidere di svolgere una consultazione popolare in tutta Europa".
Maroni risponde quindi ad An, secondo cui sulla questione della Turchia la Lega fa campagna elettorale: "Chiunque fa politica e sa come funzionano queste cose non direbbe così. Qualunque cosa si dica ora non incide sulle elezioni del 3 aprile. È una critica infondata".
Una replica anche al vice premier e leader dell’Udc, Marco Follini, che aveva invitato la Lega a sottoscrivere un patto sulla politica estera: "Noi i patti li abbiamo sottoscritti e siamo stati l’alleato più fedele di Berlusconi e del Governo".
Sulla Turchia quindi la Lega manterrà la sua posizione, diversa dal Governo, ma questo non inciderà sull’iter del Ddl di ratifica del Trattato Ue. "Sono due cose diverse", ribadisce il ministro. E se qualcuno ci sperava...