Processi "eccellenti": quali salteranno?


La capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro
Federica Perri
Altro che tregua. La distinzione tra "reati gravi" (ai quali non si applicherà il processo breve) e "reati meno gravi" (che dovranno arrivare al giudizio finale entro 6 anni pena la decadenza) mette in difficoltà i fautori del dialogo e rianima i falchi. Sì, perchè non appena presentato il disegno di legge, la prima operazione in cui tutti si sono logicamente "tuffati" è stata quella di trasformare le parole dell'enunciato in fatti concreti. Il processo per la strage alla Thyssen, ad esempio, può finire in prescrizione oppure no? Anna Finocchiaro, il presidente dei senatori diesse, pensa di sì: le cronache raccontano che abbia addirittura lanciato il fascicolo col testo contro una porta, in un gesto di rabbia. Ma poco dopo, dagli uffici del Pdl, è arrivata la rassicurazione: leggano bene, non c'è nessuna amnistia mascherata per i responsabili delle morti bianche, che anzi sono nell'elenco dei reati per cui i termini di prescrizione restano quelli di sempre. E il caso del crack Cirio Parmalat? E le scalate Antonveneta e Bnl? È stato Luciano Violante, uno dei più autorevoli (e moderati) esponenti dell'opposizione a sollevare il problema: «Se veramente questa legge portasse all'estinzione di quei processi, allora sarebbe assolutamente inaccettabile». In realtà, la bancarotta è tra i "gravi", mentre i reati societari potrebbero beneficiare del limite massimo di sei anni (e quindi di un'ipotetica prescrizione, se non si facesse in tempo).
Saranno le commissioni Giustizia di Camera e Senato a valutare con maggiore esattezza il perimetro dei reati interessati. Anche il Consiglio superiore della magistratura ha annunciato che si metterà al lavoro per acquisire nelle principali sedi giudiziarie (Roma, Milano, Napoli e Torino) le informazioni relative al numero dei procedimenti pendenti in primo grado cui si applicano le norme proposte: il calcolo si preannuncia tutt'altro che semplice, vista la difficoltà di individuare i processi con imputati incensurati. È evidente che proprio su queto terreno - più che sul principio del "processo breve" - si appunterà il dibattito. E non necessariamente solo quello tra maggioranza e opposizione: non è un mistero per nessuno che l'intesa complessiva tra Berlusconi e Fini comprendeva anche il corollario dei "reati gravi" da escludere dalla prescrizione breve. È ovvio che il futuro del'accordo sia legato al rispetto di quel patto. Fra l'altro, ieri, non si è messa in moto solo la macchina del processo breve ma anche quella di un nuovo "Lodo Alfano", stavolta di rango costituzionale. Fonti parlamentari vicine al premier hanno fatto sapere che Berlusconi non si ritiene sufficientemente tutelato dai nuovi termini di prescrizione anche perché oltre ai procedimenti in corso già noti (caso Mills e diritti televisivi) ci sarebbero «altri fronti» di imminente apertura. E quindi, al di là del pacchetto giustizia che dovrebbe dipanarsi in Parlamento a partire dal provvedimento sul processo breve, sul tavolo degli esperti del premier, promossa da Gaetano Pecorella, c'è l'idea di proporre una modifica della Costituzione come indicato dalla sentenza della Consulta sul lodo Alfano.
Comunque, la possibilità di avviare un confronto di merito con l'opposizione sulla "questione giustizia" sembra tramontata, almeno per il momento. In una conferenza stampa convocata a Palazzo Madama i senatori hanno definito il provvedimento sul processo breve con toni apodittici: «moralmente inaccettabile», «un'amnistia mascherata», «l'ennesima legge ad personam», «la dimostrazione che questo centrodestra non vuole combattere la mafia», «uno scarabocchio». Dimenticando, peraltro, che il principio di base del ddl è lo stesso di una proposta presentata nella legislatura 2001-2006 da Fazzone, Ayala, Brutti, Calvi e Maritati (attuale vicepresidente della Commissione Giustizia) tutti del gruppo dei Ds, come ha ricordato Filippo Berselli.
http://www.secoloditalia.it/Giornale..._articolo=4713