Nasa: l'ha vista il telescopio orbitale Chandra: buco nero ingoia
l'equivalente di 300 miloni di soli. A 2,6 miliardi di anni luce
La più potente esplosione
mai osservata nello spazio


Il telescopio a raggi x Chandra

ROMA - La più potente esplosione cosmica mai osservata nello spazio dall'uomo. E' stata provocata dall'assorbimento dell'equivalente di 300 milioni di soli da un gigantesco buco nero e a studiarla - riferisce un comunicato della Nasa - sono alcuni astronomi statuntensi. Il buco nero, digerendo questa gigantesca massa di materia, continua a provocare grandi quantità di gas, sotto la pressione di una massa pari a mille milioni di soli che forma gigantesche bolle al centro di un gruppo di galassie chiamato Ms 0735. L'osservazione è stata resa possibile dall'impiego di telescopi a raggi X. Queste eruzioni di gas dai buchi neri, che possono durare oltre cento milioni di anni, secondo le stime degli altrinomi che le hanno scoperte, sono stati osservati a una distanza di 2,5 miliardi di anni luce dal telescopio orbitale Chandra X-ray e dall'osservatorio nazionale di radioastronomia statunitense.

Al confronto alle altre galassie conosciute che si trovano a 12 miliardi di anni luce (un anno luce corrisponde alla distanza percorsa dalla luce in un anno, circa 10.000 miliardi di chilometri) questo buco nero è relativamente recente, fanno notare gli scienziati. L'enorme grandezza di queste due bolle o cavità cosmiche rivela che il buco nero ha ingoiato una quantita fenomenale di materia in pochissimo tempo, ha spiegato Brian McNamara, astrofisico dell'Università dell'Ohio in Pennsylvania che dirige le ricerche. "Sono totalmente sorpreso di constatare che una massa di 300 milioni di soli possa essere assorbita in questo modo", ha detto lo scienziato. "Non avevano alcun indizio sul fatto che il buco nero al centro della galassia MS O735 emettesse tali quantità di gas a una così grande forza", ha sottolienato Michael Wise, ricercatore del Massachusetts Institute of Technology (Massachussetts), il numero due dell'equipe di ricerca.


(6 gennaio 2005)