Il ritorno dei quarti di Champions sospeso al 30' della ripresa per lancio di fumogeni dei tifosi interisti. Il Milan, ora in semifinale, conduceva 1-0 (Shevchenko)

MILANO, 12 aprile 2005 –
Il derby Inter-Milan finisce al 26’ della ripresa con i rossoneri in vantaggio 1-0, gol di Shevchenko. Un razzo lanciato dalla curva nerazzurra colpisce Dida dopo un gol annullato a Cambiasso. La decisione scatena il finimondo. Markus Merk dopo una decina di minuti decidere di sospendere momentaneamente la gara che riprende una buona mezzora dopo. Ma dura poco; gli imbecilli tornano alla carica e Merk dice basta. Una vittoria che il Milan stava conducendo a termine con una prestazione superlativa, contro un’Inter che ci ha messo anima e cuore, condannata com’era a rincorrere i rossoneri. La storia dell’incontro dice che il Milan va in semifinale, mentre l’Inter deve attendere il severo verdetto dell’Uefa: sconfitta e tavolino e squalifiche pesanti.

LA SFIDA - Come battere il Milan? Dopo una settimana di tormenti, Roberto Mancini svela l’arcano: Adriano sì, Martins no. C’è Kily invece del nigeriano. Meglio Materazzi di Mihajlovic. Carlo Ancelotti non si scompone. La formazione è quella annunciata, con Ambrosini al posto dello squalificato Gattuso. Formule per vincere e per contenere. Che partenza. Un’Inter aggressiva e affamata, ma anche un Milan sicuro, ben organizzato. Partita subito nervosa, graffiata da tre ammonizioni. Kakà che sfugge, Veron che fa tremare Dida. Si gioca in piccoli spazi, si esaltano i duelli. Per l’Inter l’obiettivo è la spasmodica ricerca del varco, di un angolo scoperto. Ma fare i conti con i raddoppi rossoneri è un’impresa. Il Milan fa filtro a centrocampo chiudendo i varchi alle buone intenzioni di Veron, uomo d’ordine che cerca di illuminare Adriano. Ma, si diceva, quella rossonera è una muraglia. Sembra non esserci soluzione: passi Maldini c’è Nesta, superi l’ex laziale e arriva Stam. La differenza in campo è facile da notare: alla foga dell’Inter corrisponde la tranquillità del Milan, da applausi quando si distende in contropiede taglienti che aprono in due la difesa dell’Inter sempre in affanno. Poi al 30’ tutto quello che il popolo rossonero aveva sognato: il gol. Di Shevchenko ovviamente: spettacolare sinistro, dalla destra, da fuori area, nell’angolo più lontano di Toldo. Roba da spezzare le gambe. La pesantezza più assoluta. Inter tramortita, ma con sette vite; non può essere diversamente davanti al suo pubblico. Ma contro un Milan ancora più cinico e impietoso, che si permette il lusso di mandare avanti Cafu, splendidamente coperto ad Ambrosini. Ancelotti detta regole precise: non perdete l’attenzione. Nesta esagera su Adriano, perché il brasiliano anche al 50 per cento fa sempre paura: giallo e squalifica per il futuro; era diffidato. Ci pensa poi Dida ad arginare i piccoli difetti senza mai concedere nulla su ogni tentativo interista. A sottolineare che tra lui e Sheva non c’è nessuna differenza.

Il gap cerca di correggerlo Mancini all’inizio della ripresa, inserendo Mihajlovic e Cruz per Cristiano Zanetti e Kily. Ma i primi minuti del secondo tempo se li ricorderà per un bel pezzo proprio il tecnico dell’Inter che si ostina a non raccogliere gli appelli Adriano, letteralmente a pezzi. Si decide dopo sei lunghi minuti sostituendolo con Martins. La voglia del folletto è immediata, con un tiro sul primo palo che Dida neutralizza con l'aiuto del legno. Il Milan fa giocare l’Inter, lo attende al varco, esaltando le doti dei suoi interditori e dei portatori di palla. Pirlo giganteggia, spiana la strade innescando ripartente fulminanti. L’Inter si appoggia allo splendido Martins che ci riprova. L’avesse messo prima. Nerazzurri con il cuore, rossoneri assediati, ma sempre concentrati. Perfetti, aiutati anche da rimpalli e, spesso, da erroracci di chi non ce la fa più a sostenere la sfida. Quindi la vergogna: Merk al 26’ annulla un gol a Cambiasso e la curva nerazzurra si scatena, prima colpendo in pieno Dida con un razzo, poi martellando l’area del Milan. Una pagina da dimenticare.