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Discussione: L'Isola dei Morti

  1. #1
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    Predefinito L'Isola dei Morti



    Vi piace il quadro preferito da Hitler? Cosa vi ispira?
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
    ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.
    Racconti senza fine di gente che ha pagato
    non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.
    La rivoluzione è come il vento, la rivoluzione è come il vento.

  2. #2
    forti e degni!
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    Non m'ispira niente in particolare,ma mi piace molto....HH

  3. #3
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    In origine postato da w lèon
    Non m'ispira niente in particolare,ma mi piace molto....HH
    A me sì invece, mi dà proprio la sensazione dell'immobilità e del silenzio della morte.
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
    ritorna il vecchio sogno per la rivoluzione.
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    non puoi mollare adesso la lotta a questo stato.
    La rivoluzione è come il vento, la rivoluzione è come il vento.

  4. #4
    forti e degni!
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    In origine postato da Fenris
    A me sì invece, mi dà proprio la sensazione dell'immobilità e del silenzio della morte.
    si forse hai ragione....immobile ma non tetra...

  5. #5
    Forza Nuova Caltanissetta
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    Traspare l'angoscia della morte e non la paura per essa.
    Da notare "l'isola" illuminata dal sole che in essa crea buio al centro e giochi di ombre sulle rocce. Da notare... perchè il cielo è grigio, tipico di tempesta.
    Questo dettaglio credo sia fondamentale.

    Poi è chiara la "metafora" che vede le due "ali" dell'isola abbracciare la barca perchè, se notate, l'acqua entra fin dentro l'isola... e la barca si addentra in essa.
    La terra comincia solo dove gli alberi si alzano verso il cielo... quasi come un ponte verso esso.

    Infine sulla barca c'è un chiaro richiamo all'anima... un corpo fasciato come in uso antico per i riti funebri.
    Però il corpo è dritto e guarda verso l'isola, come il traghettatore.

    L'unica cosa che mi lascia un pò perplesso è l'impressione, forse solo mia, che la barca stia "uscendo" dall'isola... se così fosse sta puntando perfettamente verso il sole e si può capirlo dall'inclinazione perfetta dell'ombra del copro fasciato sulla barca.

  6. #6
    Paul Atreides
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    "Il bosco sacro" di Arnold Böcklin

  7. #7
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    In origine postato da Camerata Max
    Traspare l'angoscia della morte e non la paura per essa.
    Da notare "l'isola" illuminata dal sole che in essa crea buio al centro e giochi di ombre sulle rocce. Da notare... perchè il cielo è grigio, tipico di tempesta.
    Questo dettaglio credo sia fondamentale.

    Poi è chiara la "metafora" che vede le due "ali" dell'isola abbracciare la barca perchè, se notate, l'acqua entra fin dentro l'isola... e la barca si addentra in essa.
    La terra comincia solo dove gli alberi si alzano verso il cielo... quasi come un ponte verso esso.

    Infine sulla barca c'è un chiaro richiamo all'anima... un corpo fasciato come in uso antico per i riti funebri.
    Però il corpo è dritto e guarda verso l'isola, come il traghettatore.

    L'unica cosa che mi lascia un pò perplesso è l'impressione, forse solo mia, che la barca stia "uscendo" dall'isola... se così fosse sta puntando perfettamente verso il sole e si può capirlo dall'inclinazione perfetta dell'ombra del copro fasciato sulla barca.
    Ho avuto anch'io la tua stessa perplessità. L'impressione è che la barca stia entrando nell'isola (anche perchè credo sia fondamentale per la simbologia del quadro), ma la posizione della stessa e dell'uomo che rema suggeriscono che se ne stia invece allontanando.
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  8. #8
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    Senz'altro, come da intenzione dell'autore, un onirico senso del mistero.
    Comunque, alla versione da te postata, preferisco quella del 1886, cioè l'ultima. Meno tenebrosa e statica.
    La "tua" versione, la prima, è caratterizzata da un'atmosfera particolarmente plumbea ed opprimente. Inoltre gli elementi che compongono l'immagine sono pressochè immobili: i cipressi sono ritti, non vi è un alito di vento che possa scomporne o piegarne le chiome, come ritta e immobile è la figura fantasmatica in bianco. I remi dell'imbarcazione sono sospesi sull'acqua (unico elemento che presenti una, seppur minima, parvenza di mobilità). Lo sfondo scuro e compatto è anch'esso statico. Le costruzioni, solenni e massicce, nella loro struttura classicheggiante, nonostante rimandino all'antichità, non mostrano i segni del tempo tanto che la luce solare che, quasi sospinge l'imbarcazione, ne mette in risalto gli spigoli aguzzi e ben delineati.
    Al contrario, a mio parere, l'ultima versione, quella da me preferita, possiede una luce, un dinamismo che non penalizzandone per nulla la suggestività la rende, nel contempo, meno tetra.In essa, difatti, tutto è pervaso da un senso del movimento che prima era, quasi, completamente assente: una spuma vistosa segnala l'infrangersi dei flutti sulle sponde. Le nuvole, hanno acquistato plasticità donando un effetto di grande dinamismo. I cipressi (simbolo d'eternità) piegano dolcemente le cime verso destra (che è, oltretutto, la direzione prospettica, verso la quale tende l'intera opera. E qui mi fermo, che l'analisi strutturale/prospettica del quadro richiederebbe un trattato apposito) probabilmente a causa d'una leggera brezza. I remi della barca, ormai prossima alla meta, affondano nell'acqua, mentre la fantasmatica figura in bianco, reclina leggermente il capo, accennando un gesto di rispettoso ossequio. Anche gli elementi architettonici, ormai completamente fusi nella roccia dell'isola,con questa condividono il senso d'antichità che traspare dai segni di corrosione (sinonimo dello scorrere del tempo).Infine, come già accennato, la luce solare è aumentata (è cresciuta), pervadendo ormai l'intero paesaggio dove l'unico elemento destinato a rimanere immerso in un'ombra impenetrabile, misteriosa ed eterna, è il boschetto di cipressi, il cui mistero non può e non deve, essere svelato.
    In ultimo, mi piace sottolineare lo spostamento che la figura fantasmatica subisce nelle varie versioni dell'opera e che, nell'ultima, la vede assolutamente coincidente col punto di fuga principale sul quale si incardina la costruzione prospettica del quadro.
    Prima di concludere queste mie osservazioni, che purtroppo, mi accorgo, essere più lunghe e meno scorrevoli del previsto. Vorrei proporre una piccola riflessione (questa volta, giuro, sarà tale ) circa l'ulteriore trasformazione che quest'opera, in epoca post-moderna, ha subito grazie ad un altro artista(?) d'origini nordiche:H.R.Giger. Egli, a mio parere, ne ha prodotto una reinterpretazione geniale e di un'attualità sconcertante. L'isola che ci propone non è più quel luogo misterioso, pregno di significati reconditi, che tanto affascinavano gli estimatori dell'originale, bensì un luogo orrendo e pauroso, costituito da un materiale "altro", alieno, biomeccanico, che segna una cesura senza ritorno tra la contemporaneità e il mondo classico al quale l'opera originale faceva riferimento.Inoltre il paesaggio è deserto, plumbeo, senza luce e, soprattutto, senza alcuno che sia in cerca d'approdo.
    Il ponte che il genio visionario di Boclin aveva gettato verso luoghi misteriosi colmi di spiritualità, oggi è divenuto un ponte verso il nulla.


  9. #9
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  10. #10
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    E' questa quella di Giger di cui parlavi?



    O forse questa?



    O quest'altra ancora?



    Molto bella la tua analisi comunque, e condivido anch'io la preferenza per l'ultima versione (che poi se non sbaglio era quella materialmente ammirata da Hitler).
    Riaffiorano i ricordi degli anni di passione
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