New York. Il 3 gennaio ho incontrato Ann Coulter in un ristorante italiano dell’Upper East Side. Aveva un aspetto splendido, radioso. Più bella che mai.
Indossava una camicia azzurro chiaro e stivali neri; al collo portava una croce fatta di diamanti. Non l’avevo più vista dai giorni della convention repubblicana.
Nel frattempo, il presidente Bush è stato rieletto, il suo nuovo libro “Come parlare a un liberal (se proprio devi )” è entrato nella lista dei bestseller del New York Times e, durante un discorso che stava tenendo alla University of Arizona, alcuni idioti hanno cercato di tirarle una torta in faccia, ma l’hanno mancata. “I liberal ora quasi mi piacciono”, ha esordito, sorseggiando un bicchiere di vino bianco.
“Sono proprio carini quando tremano impauriti. Sono così patetici e tristi. Non sono in grado di sostenere alcuna battaglia. Insomma, se tutto quello che sanno mettere in tavola è la firma prestampata di Rumsfeld sulle lettere di condoglianze per le famiglie dei soldati caduti in Iraq…”.
Perché il 2004 è stato un ottimo anno?
“Ho intenzione di offrire un premio al primo liberal che parlerà dell’Afghanistan o dei curdi. Voglio dire, l’85 per cento dell’Iraq oggi è libero - fatto davvero meraviglioso - ci sono circa trecento soldati che pattugliano l’intera regione curda. Questi poveri e tormentati curdi sono finalmente liberi, felici, danzano nelle strade: ma i liberal semplicemente non ne parlano.
Senza dubbio avevo temuto che l’Afghanistan potesse rivelarsi un osso più duro dell’Iraq (…) invece l’abbiamo conquistato in un mese. Ora gli afgani, comprese le donne, hanno avuto le elezioni e non hanno certo votato per qualche folle e fanatico mullah. Insomma, è stato un ottimo anno”.
Il popolo iracheno non sembra aver passato davvero un bel Natale.
“E’ vero. Ma presto potranno aprire anche loro i regali di Natale. E saranno felici. Vedremo. Comunque le cose stanno andando abbastanza bene, persino meglio di quanto si prevedesse. Prima che Bush termini il suo nuovo mandato avremo trasformato il medio oriente, o ci saremo molto vicini. Penso che la possibilità che un arabo scaraventi un altro aereo contro un nostro grattacielo sia concreta quanto quella che ci provi un kamikaze giapponese”.
Che cosa ti avrebbe convinta ad ammettere che l’invasione sia stata una cattiva idea?
“E’ una buona domanda. Sarebbe un errore se ci mettessimo a bighellonare permettendo che l’intero paese si trasformi in una grande Fallujah. A mio giudizio si è perso già troppo tempo su questo punto. Insomma, si tratta di una guerra: vinciamola e basta. Conquistiamo quella città una volta per tutte! Penso che lo ammetterei se si dovesse arrivare al punto di dover rimanere per sei, sette anni, con gli americani che controllano la zona senza uccidere nessuno – inizio a essere stufa di sentire tutte queste lamentele sulle perdite civili. Penso che dovremmo tirare una bomba atomica sulla Corea del nord semplicemente per dare un avvertimento al resto del mondo”.
Tirare una bomba atomica sulla Corea del nord?
“Esattamente. Questo è legato alla mia tesi che, in Iraq, bisogna lasciar fare ai marine il loro lavoro. Ci potranno essere delle vittime civili: ebbene, la guerra è proprio questo. Gli americani possono convivere con questo. E quando mai siamo diventati guardiani del mondo per impedire ogni perdita civile? E che dire dei nostri civili?”.
Dopo che avremo bombardato la Corea del nord, quale paese dovremo invadere?
“L’Iran. Anche se è proprio questa la cosa fantastica dell’Iraq: potrebbe anche non essere necessario. Proprio per quello che ho detto a proposito di un bombardamento contro la Corea del nord – nonostante la bellissima pace che Madeleine Albright aveva negoziato con i nordcoreani, sei secondi prima che questi ultimi avviassero un programma di armamento atomico. I nordcoreani sono una grave minaccia. Penso che sarebbe divertente sganciargli una bomba atomica lanciando allo stesso tempo un avvertimento al resto del mondo”.
Che dire della Mecca?
“Seriamente, penso che tutti i paesi del medio oriente, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, sono praticamente diventati il cagnolino di George W. Bush. Credo che si rendano perfettamente conto che noi facciamo sul serio: abbiamo un presidente che può fare ciò che ritiene giusto, infischiandosene delle lamentose proteste di un manipolo di liberal e delle lettere inviate al New York Times da cittadini che provano vergogna per ciò che sta facendo il loro paese”.
Che cosa diranno i liberal quando George W. Bush lascerà la Casa Bianca?
“Ecco che cosa diranno: ‘Molta gente vorrebbe attribuire a George Bush il merito di avere trasformato l’intero medio oriente. Ma era inevitabile, sarebbe accaduto comunque. Sarebbe accaduto anche con John Kerry’”.
Che cosa dovremmo ricordare di Bill Clinton?
“Beh, era un ottimo stupratore. Penso che questo non dovrebbe essere dimenticato, anche se non mi sembra che stia avvenendo. Quando l’ho visto in televisione con Bush sono sobbalzata: che cosa sta pensando Bush? Che cosa significa questo? Mi ricorda uno degli episodi peggiori della storia americana: Clinton che parla al telefono con qualche membro del Congresso della possibilità di inviare truppe americane nei Balcani mentre Monica Lewinsky gli fa un servizietto sotto il tavolo. Ai liberal questo non importava, in compenso li turba moltissimo il fatto che Bush abbia aspettato 48 ore prima di lasciare il ranch di Crawford in Texas. Avrebbero potuto almeno mostrare metà dell’indignazione che hanno espresso contro Bush per non avere immediatamente consegnato l’intero tesoro americano all’Indonesia – dove, detto per inciso, tutti gli indonesiani indossano le magliette di Osama bin Laden. Hai visto che lo Sri Lanka non accetta squadre di medici provenienti da Israele? ‘E’ un disatro naturale, stiamo morendo, mandateci aiuti! Ma niente ebrei’. Oh, sì. Che popolo adorbile”.
Qual è il più grave difetto del partito repubblicano?
“Non si fida abbastanza di se stesso e lo innervosisce la possibilità di candidare un vero repubblicano. Il nostro problema è esattamente l’opposto di quello dei democratici, i quali devono fare in modo che il popolo americano non comprenda ciò in cui veramente credono. Invece, più il popolo americano sa in cosa crediamo, più ci apprezza”. (…)
Rudolph Giuliani diventerà mai presidente?
“Adoro Giuliani, ma penso che debba cambiare la sua posizione sull’aborto. Noi siamo un partito pro-vita. E non credo che la metà del paese si renda conto che lui si dichiara a favore dell’aborto. E’ un ragazzo cattolico del Queens, faceva parte dell’opera club – andiamo! Questi repubblicani newyorkesi non sanno comprendere i Red States (gli stati conservatori, ndt) così come li comprendo io. Io ho fatto tutti i miei discorsi in questi posti, e so che l’America non è soltanto New York. E loro dicono: ‘Oh, ora possiamo avere un candidato pro aborto che ci farà ottenere i voti dei moderati nel nordest; tanto la destra cristiana voterà comunque per noi’. No, non lo farà!”.
Ann Coulter ha detto di non essere una grande sostenitrice dell’attuale sindaco di New York.
“Penso che chiunque altro sarebbe meglio. Michael Bloomberg è esattamente come Maria Antonietta. Non deve rispondere a nessuna base elettorale, sta alzando vertiginosamente le tasse, non ha alcuna intenzione di ridurre i programmi sociali, e con il divieto sul fumo… insomma, non ha fatto altro che danneggiare bar e ristoranti. E’ in tutto e per tutto come Maria Antonietta.
A New York, la gente vive in appartamenti grandi come questo tavolo. La nostra sala da pranzo sono i ristoranti della città. Non siamo tutti come Michael Bloomberg, che può invitare i suoi amici in un enorme palazzo. E non permettere alla gente di fumare nella propria sala da pranzo è proprio quello che avrebbe fatto Maria Antonietta. Io lo disprezzo”.
Perché i liberal dicono spesso cose molto violente?
“Lascia perdere quello che dicono; sono violenti e basta. Il giorno delle elezioni erano in giro a tagliare pneumatici. Quest’anno sono stata aggredita. Ho sentito che MoveOn.org offre un premio a chi riesce a tirarmi una torta in faccia. Finora non ci è riuscito nessuno. Credo che uno sia ancora dietro le sbarre. E’ divertente che siano finiti in prigione – dove possono godersi i vantaggi del matrimonio gay. Uno ci ha rimediato una spalla fratturata e un altro il naso rotto. E questo mentre stavo viaggiando priva di ogni protezione. Lasciateli provare un’altra volta, e ci lasciano la pelle”.
La nomina di Condoleezza Rice a segretario di Stato è un evento enorme, giusto?
“Sì, i liberal dovranno trovare un modo per escluderla da tutte le fotografie. Sarà un po’ come nella Russia stalinista: ‘Chi è quella donna nera vicino a Bush? No, lascia perdere, probabilmente è qualcuno che Bush sta arrestando! O magari è la cameriera!’. Se ne accorgeranno. E mi sembra curioso l’atteggiamento che i democratici hanno nei confronti dei neri: non si scagliano contro i conservatori ispanici con la stessa violenza con cui attaccano i conservatori neri. Con questi ultimi i democratici tornano immediatamente ai vecchi stereotipi razzisti. Proclamano subito: ‘Sono incompetenti e stupidi’. Guarda gli attacchi che sono stati fatti contro Clarence Thomas e Condoleezza Rice. Fanno di tutto pur di non darle riconoscimenti. Ricorrono ad accuse tipicamente razziste: ‘Oh certo, non è all’altezza del compito. E’ incompetente. E’ un pupazzo”. Bush, ci ripetono continuamente, è cretino, cretino, cretino. E’ soltanto un burattino, e il burattinaio è Dick Cheney o Donald Rumsfeld e viene continuamente rigirato da questi scaltri neocon. Ma quanto a Condoleezza Rice, lei è il burattino di un cretino: ecco fino a che punto è cretina”.
Potrebbe essere lei a dire qualcosa sui conservatori neri?
“Durante il dibattito sul matrimonio gay, questi sacerdoti neri andavano in tv e dicevano cose che nessun conservatore bianco avrebbe mai osato dire: ‘Sodomia? Brucerai all’inferno per questo peccato!’. E mi sono accorta con grande gioia che se riusciremo ad attrarre i neri nello schieramento conservatore avremo a disposizione un’intera razza di Ann Coulter. A loro non importa nulla di essere politicamente corretti. Sarebbe davvero divertentissimo. E oltretutto sono già dei conservatori! Io voglio rivolgermi direttamente a loro. Ho deciso che sarà il solo discorso gratuito che pronuncerò quest’anno. Andrò in una chiesa di neri e parlerò del matrimonio gay. I fratelli neri non sono affatto entusiasti di tutte queste teorie omosessuali. I quattro gruppi più decisamente contrari al matrimonio gay sono i neri, gli ispanici, le persone anziane e i colletti blu, vale a dire i quattro pilastri del partito democratico”.
Com’è stato il suo Natale a New York?
“Oh, quest’anno è stato molto divertente, perché dire ‘Buon Natale’ è come dire ‘Vaffanculo’: io l’ho detto a tutti. Ai tassisti, alla gente che passava per la strada, a chiunque. E loro rispondevano: ‘Buone feste’. ‘Buon Natale’. Questo sì che è un insulto newyorchese”.
George Gurley
© New York Observer - Il Foglio
traduzione di Aldo Piccato
saluti…..ha…..ha….ha