IRAQ LIBERO – COMITATI PER LA RESISTENZA DEL POPOLO IRACHENO

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Questo bollettino contiene:

1. Comunicato dei Comitati Iraq Libero del 4 gennaio
2. 19 marzo 2005 – Un anniversario che non deve passare sotto silenzio
3. Interrogazione parlamentare di Mauro Bulgarelli sui “desaparecidos” iracheni

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1. Comunicato dei Comitati Iraq Libero del 4 gennaio 2005

COMITATI IRAQ LIBERO

Comunicato del 4 gennaio 2005

Il Consiglio di presidenza dei Comitati Iraq Libero, riunitosi il 4 gennaio 2005, ribadisce la necessità di sviluppare una forte campagna, in Italia ed a livello internazionale, contro i metodi di sterminio ed annientamento usati dalle forze di occupazione in Iraq.
E’ questo il terreno di iniziativa che mette meglio in evidenza la totale inconciliabilità tra la propaganda americana sulla presunta “democratizzazione” del paese (un compito che non spetta a forze esterne di indicare, né definire, né tantomeno imporre), e la brutale realtà di una feroce occupazione che viola ogni diritto umano.
Infatti, nel momento in cui gli eserciti occupanti bombardano, rastrellano, violentano ogni giorno il territorio e le popolazioni che affermano di controllare, il loro apparato repressivo incarcera decine di migliaia di civili, ne tortura molti di essi, mentre altri (circa 10.000) risultano semplicemente “scomparsi”, desaparecidos che ricordano i peggiori crimini delle dittature latino-americane.
Nel momento in cui si avverte, anche nel nostro paese, una crescita di consensi all’eroica lotta di Resistenza del popolo iracheno, è necessario che tutti i soggetti disponibili si attivino per costruire iniziative di denuncia, di controinformazione e di lotta su questo tema che fa luce sulla natura criminale oltre che imperialista della “guerra infinita” proclamata da Bush.

I Comitati Iraq Libero denunciano inoltre come inaccettabile la pretesa americana di processare – sia pure attraverso i loro fantocci di Bagdad – i dirigenti dello Stato iracheno, a partire da Saddam Hussein, che rimane (indipendentemente dal giudizio sul suo operato politico che non spetta certo alle potenze occupanti ma solo al popolo iracheno in condizione di assoluta indipendenza) il capo di Stato di un paese aggredito e la cui detenzione è solo un’ulteriore esempio delle tante violazioni del diritto internazionale compiute in Iraq.

Sull’insieme di queste questioni i Comitati Iraq Libero sono già attivi per promuovere la costruzione di una rete internazionale di giuristi ed esperti in grado di denunciare nel modo più puntuale tutte le nefandezze degli occupanti.
Nell’immediato, preso atto che all’appello lanciato nello scorso mese di dicembre sulla questione dei desaparecidos, sono già seguite alcune iniziative parlamentari, confermiamo per le prossime settimane alcuni momenti di mobilitazione e di denuncia.
In particolare è prevista una conferenza stampa a Roma con la presenza della moglie di Abdul Jabbar al-Kubaysi, leader dell’Alleanza Patriottica Irachena ed uno dei simboli più significativi dell’Iraq che resiste. Al-Kubaysi è stato rapito dalle forze di occupazione il 3 settembre scorso e da allora nessuno sa che fine abbia fatto.
Ma l’iniziativa su questi temi, e più in generale l’esigenza del sostegno alla Resistenza, verrà portata da una delegazione di cui fanno parte i Comitati Iraq Libero di diversi paesi europei, anche al Forum Sociale Mondiale che si terrà a fine mese a Porto Alegre.

Alla vigilia dell’importante scadenza delle elezioni-farsa indette per il prossimo 30 gennaio, in questo momento decisivo per le sorti della Resistenza, facciamo appello a tutte le organizzazioni e correnti politiche, nazionali e locali, che si sono espresse a favore della lotta di liberazione del popolo iracheno affinché si passi ad una fase fortemente operativa, il che significa costituire ed organizzare comitati e strutture di sostegno alla Resistenza ovunque possibile.
Vogliamo essere più chiari. Se un anno fa eravamo fortemente isolati nella nostra posizione di sostegno esplicito ai partigiani iracheni, da mesi registriamo prese di posizione e pronunciamenti assai significativi che dimostrano quantomeno che le ragioni e gli obiettivi della Resistenza sono ormai condivisi da un fronte ben più ampio, come del resto evidenziato da tutte le manifestazioni nazionali del 2004.
Il problema è che a questo passo in avanti sul piano degli intenti non ha ancora corrisposto un uguale avanzamento sul piano concreto dell’iniziativa politica.
Come tutti sanno, i Comitati Iraq Libero sono aperti a tutti coloro che sono intenzionati a lavorare in maniera unitaria. Ma quello che qui chiediamo non è l’adesione ad Iraq Libero. Non è una sigla che vogliamo rafforzare. Quello che diciamo è che è il momento di costruire organizzazione ed iniziative ovunque. E’ da questo passaggio che potrà poi svilupparsi una rete di tutte le realtà che riconoscono la centralità della battaglia in corso in Iraq per le sorti dell’umanità intera.

I Comitati Iraq Libero, con l’avvicinarsi dell’anniversario dell’aggressione (20 marzo 2003), ritengono fondamentale che in tale occasione il movimento contro la guerra torni in piazza per manifestare contro l’occupazione e per il ritiro delle truppe.
Già lo scorso anno la data dell’anniversario portò in piazza a Roma centinaia di migliaia di persone con decine e decine di striscioni inneggianti alla Resistenza.
Il secondo anniversario non sarà meno significativo del primo, perché il secondo anno di guerra e resistenza è stato ricco di avvenimenti politici e militari di straordinaria importanza.
Il Social Forum Europeo, in evidente ripiegamento ed imprigionato nelle proprie contraddizioni oltre che nelle logiche del “politicamente corretto”, ha deciso di manifestare il 19 marzo solo a Bruxelles.
Siamo convinti che questa decisione contrasti con il comune sentire di larga parte dei militanti che hanno dato vita e forza al movimento contro la guerra.
A tutti questi ci rivolgeremo perché il 19 marzo sia anche in Italia una giornata di lotta e di mobilitazione.

4 gennaio 2004 Consiglio di presidenza dei COMITATI IRAQ LIBERO


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2. 19 marzo 2005 – Un anniversario che non deve passare sotto silenzio

19 MARZO 2005
Un anniversario che non deve passare sotto silenzio

Il 20 marzo 2003 è la data di inizio dell’aggressione angloamericana all’Iraq. Quell’attacco era stato preceduto da un’altra guerra criminale nel 1991 e da un embargo genocida che aveva ucciso un milione e 500mila iracheni. Con la nuova guerra, l’esercito più potente del mondo muoveva alla conquista di un paese debilitato che pensava di assoggettare in breve.
Per fortuna le cose sono andate diversamente e, alla presa di Bagdad (9 aprile), non ha fatto seguito un’effettiva normalizzazione, bensì l’avvio della lotta di Resistenza.

Il 20 marzo 2004, in occasione del primo anniversario, hanno manifestato contro l’occupazione milioni di persone in tutto il mondo, ma è stato soprattutto a Roma che le vie si sono riempite di nuovo con gli slogan di centinaia di migliaia di manifestanti e con decine di striscioni a favore della Resistenza.
Dopo pochi giorni, nell’aprile 2004, le insurrezioni di diverse città irachene hanno mostrato a tutti il carattere popolare e di massa della lotta di liberazione in corso.

Il 20 marzo 2005 (o meglio il 19, cioè il sabato più vicino alla ricorrenza), rischia invece di passare sotto silenzio.
Il Social Forum Europeo, in evidente ripiegamento ed imprigionato nelle proprie contraddizioni oltre che nelle logiche del “politicamente corretto”, ha infatti deciso di indire una manifestazione per quel giorno solo a Bruxelles.
Eppure, il secondo anniversario non sarà meno significativo del primo, perché il secondo anno di guerra e resistenza è stato ricco di avvenimenti politici e militari di straordinaria importanza, ricco di insegnamenti ed indicazioni.

Il secondo anno di guerra e resistenza, si pensi alla logica sterminista da “soluzione finale” che ha guidato l’attacco americano di novembre alla città simbolo di Falluja, o si richiami alla mente la pratica sistematica delle torture emersa ad Abu Graib, ha messo in luce le caratteristiche più vere e profonde della “Guerra infinita” proclamata da Bush.
Il secondo anno di guerra e resistenza ha mostrato, però, anche le dimensioni, la forza, il radicamento del movimento di liberazione nazionale che sta di fatto bloccando i progetti politico-militari della superpotenza americana.
E’ possibile che su tutto ciò il movimento non abbia niente da dire? No, non è possibile.
I Comitati Iraq Libero ritengono perciò assolutamente inaccettabile la decisione dei vertici del Social Forum. Una decisione che – ne siamo certi – contrasta con il comune sentire del grosso dei militanti che hanno dato vita e forza al movimento contro la guerra nel nostro paese.

A loro ci rivolgiamo perché il 19 marzo sia una giornata di lotta e di mobilitazione.


Basta guerra, basta occupazione!
Via tutte le truppe a partire da quelle italiane!
Con la lotta di resistenza del popolo iracheno per la libertà e l’autodeterminazione!


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3. Interrogazione parlamentare di Mauro Bulgarelli sui “desaparecidos” iracheni

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12112
presentata da MAURO BULGARELLI venerdì 17 dicembre 2004 nella seduta n.562

BULGARELLI - Al Ministro degli affari esteri. Per sapere - premesso che:
varie organizzazioni umanitarie internazionali, tra le quali Amnesty International e la Croce Rossa Internazionale, denunciano da tempo che in Iraq sono detenuti in condizioni spesso inumane decine di migliaia di prigionieri iracheni; molti di essi sono donne o ragazzi di giovanissima età, accusati di far parte della resistenza; tra le moltissime persone arrestate dalle forze della coalizione ve ne sarebbero circa 10.000 di cui si è persa ogni traccia, veri e propri «desaparecidos»;
tra esse vi è anche Jabbar al-Kubaisi, leader dell'Alleanza Patriottica Irachena, arrestato dalle truppe Usa il 3 settembre scorso, data a partire dalla quale non si hanno più notizie sul suo conto; neppure la Croce Rossa, che si è interessata alla vicenda, è stata in grado di reperire alcuna informazione utile ad appurare se egli sia effettivamente detenuto in qualche luogo o se abbia subìto altra sorte -:
se non ritenga doveroso, essendo il nostro paese aderente alla coalizione di forze occupanti, adoperarsi presso gli alleati per appurare se corrisponda al vero che migliaia di cittadini iracheni risultano di fatto essere «desaparecidos», non essendo noto se e dove sono detenuti;
se risulti alle nostre autorità che Jabbar al-Kubaisi sia effettivamente detenuto dall'esercito Usa e quali siano i motivi che impediscono che sia reso noto il luogo della detenzione.(4-12112)
COMITATI IRAQ LIBERO – 9 GENNAIO 2005