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  1. #1
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    Predefinito Una immane catastrofe che si poteva evitare.

    Una immane catastrofe che si poteva evitare. Almeno in parte

    Sale di giorno in giorno la macabra conta dei morti dell'immane catostrofe che ha colpito il 26 dicembre il sud-est asiatico. L'Onu al 3 gennaio parlava di almeno 150mila morti accertati, un terzo di essi bambini, oltre 5 milioni di sfollati e quasi altrettanti ancora considerati dispersi. Una conta destinata inesorabilmente ad aumentare. L'ambasciatore indonesiano in Malaysia ad esempio ipotizza un bilancio ancora più drammatico: 400 mila morti. "Perché - dice - non sono stati rinvenuti segnali di vita in città come Meulaboh che hanno 150mila abitanti e poi ci sono numerose isole addirittura scomparse dalle mappe". Alle vittime dirette del maremoto si sommerà l'impressionante numero di morti causati dalle malattie scatenate dalle spaventose condizioni igieniche, ambientali e sociali in cui versano quelle popolazioni.
    Alle disgraziate vittime e ai loro familiari va il cordoglio del PMLI e de "Il Bolscevico". Così come forte è la nostra solidarietà ai popoli del sud-est asiatico, Somalia, Kenia, Tanzania, Madagascar, che seppur colpiti da quest'immane catastrofe hanno dato prova eroica di aiuto umanitario anche verso i turisti internazionali.
    Il più forte terremoto degli ultimi 40 anni, 9 gradi Richter, verificatosi dieci secondi prima delle 6,59 di domenica 26 dicembre (l'1,59 in Italia) ha avuto come epicentro dieci chilometri sotto la crosta terrestre al largo dell'isola indonesiana di Sumatra. Il maremoto che ne è conseguito ha prodotto delle onde gigantesche che hanno portato morte e distruzione: migliaia di chilometri di coste sono state distrutte, isole millenarie sommerse e cancellate, economie di paesi già poveri devastate e messe in ginocchio.
    Trascorse le prime ore di comprensibile sgomento il mondo intero si è chiesto se quest'immane catostrofe poteva essere evitata, prevista o in parte limitata. E ne sono venute fuori delle belle. Insieme alle responsabilità che ancora una volta ricadono come macigni sulle spalle dell'imperialismo occidentale nonché di paesi come Giappone e Australia, che avevano e hanno tutti i mezzi tecnologici, economici e finanziari per impedire che un simile evento geologico possa trasformarsi nella tragedia che di lì a poco si è manifestata. Grazie alla loro potente tecnologia satellitare gli Usa sapevano tutto, eppure nessuno è stato allertato né da loro né dai governi locali.
    Sono l'imperialismo attraverso le multinazionali del turismo internazionale e i governi locali i responsabili della devastazione ambientale di quest'area del mondo, con la costruzione di villaggi e mega hotel su zone a rischio, la distruzione di boschi e vegetazione necessari a mantenere in equilibrio l'ecosistema. E sempre loro sono i responsabili per la mancanza assoluta di misure preventive e piani di evacuazione.
    Partendo dal fatto che la zona dell'isola di Sumatra è altamente sismica, devastanti furono i terremoti del 1797 e del 1833, piuttosto forti gli altri registrati negli anni '30 e '40, e che quindi tutta questa area andrebbe garantita dal punto di vista delle rilevazioni periodiche, delle costruzioni, dell'educazione delle popolazioni alle vie di fuga contro questi eventi terribili, che i regimi antidemocratici e antipopolari della zona sostenuti finora dall'imperialismo americano si sono ben guardati dal fare, un terremoto di potenza devastante come quello avvenuto nell'Oceano Indiano si consuma in pochi secondi ed è inevitabile che porti morte e distruzione. Ma le onde anomale del maremoto, il cosiddetto tsunami, impiegano del tempo prima che si abbattano su coste lontane centinaia e persino migliaia di chilometri dall'epicentro. Di fatto con un buon sistema di sorveglianza molte vittime del maremoto potevano e possono essere salvate.
    E' quanto hanno affermato a caldo e nei giorni seguenti molti esperti del settore. Quasi tutti operanti nei paesi occidentali. Per l'ingegnere Luigi Cavalieri dell'Istituto di Scienze Marine del Cnr di Venezia l'occidente ha la capacità tecnologica, con una rete piuttosto fitta di sismografi, non solo di rilevare in tempo reale un terremoto e la sua esatta collocazione. Ma anche la possibilità, con la sua rete di satelliti, di individuare l'onda anomala provocata dal sisma e di prevedere in anticipo dove, quando e come arriverà. E un sistema di allarme collegato con il sistema di rilevazione può, con largo anticipo, avvisare le popolazioni costiere interessate e consigliarne la rapida evacuazione. Insomma se l'India, lo Sri Lanka, l'Indonesia, il Bangladesh, la Somalia e le altre nazioni che si affacciano sull'Oceano Indiano avessero avuto il sistema di allarme tsunami in dotazione al Giappone, decine di migliaia di vite umane si sarebbero salvate.
    Per Weaverly Person, portavoce del sistema di monitoraggio sismografico degli Stati Uniti, lo spazio di un'ora intercorso tra il terremoto al largo dell'isola di Sumatra e l'arrivo sulle coste delle montagne d'acqua da esso generate "sarebbe stato sufficiente per portare la gente verso l'interno". E uno spostamento anche di solo mezzo chilometro "avrebbe potuto salvare migliaia di vite". "Abbiamo fatto il possibile - ha raccontato Charles Mc Creery, direttore del Centro di allerta maremoti delle Hawai, i cui sismografi avevano captato tutto quanto stava accadendo, - ma non avevamo riferimenti e non siamo riusciti ad avvertire nessuno. Avremmo potuto salvare molte vite". Un altro americano, il professor Tad Murty, esperto di maremoti dell'Università di Winnipeg ha dichiarato al "New York Times": "Non c'è alcun motivo perché ci sia anche una sola vittima degli tsunami. Le onde sono assolutamente prevedibili. Abbiamo messo a punto tabelle che ci dicono la velocità di propagazione dell'onda nell'Oceano Indiano. E per arrivare in India lo tsunami doveva metterci quattro ore. Un tempo ampiamente sufficiente per dare l'allarme". Anche per Gianluca Valensise , geologo oltre che funzionario dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia italiano, "Certamente il viaggio dell'onda anomala si può calcolare. A causa dello tsunami asiatico ci sono state vittime anche in Africa. Ma, se in questi paesi ci fosse stato un efficiente sistema di prevenzione si sarebbero potuti salvare in molti".
    Per José Borrero, membro del Gruppo di ricerca sugli tsunami dell'Università del Sud California, il problema è politico. Perché "Il sistema di prevenzione e di allarme si basa su un complesso di boe nell'Oceano e su personale specializzato nel monitoraggio e nella trasmissione di informazioni che operi 24 ore al giorno. Non è troppo costoso, anche perché la ricerca tecnologica è stata già fatta da noi. Il problema è l'attenzione a queste cose". Tesi ripresa anche da Carlo Jaeger, direttore del dipartimento di cambiamenti globali e sistemi sociali all'Istituto per le ricerche sul clima di Postdam, in Germania: "Il problema è che non c'è la volontà politica per far fronte a queste situazioni. In questo ambito, negli ultimi venti anni si è fatto ben poco. Con molti meno fondi di quelli dispensati in questa 'guerra al terrorismo', si sarebbero potute tranquillamente creare strutture solide per gestire disastri naturali". Brad Smith, responsabile inquinamento di Greenpeace Nordic, ha puntato il dito sulla devastazione ambientale perpetuata dall'imperialismo e dai governi locali: "Il turismo di massa sconsiderato, che sta distruggendo le barriere coralline, rende ancor più vulnerabile un eco-sistema di per sé assai fragile come è quello del sud-est asiatico". Di fatto, secondo un rapporto internazionale pubblicato all'inizio di dicembre, il 70% delle barriere coralline mondiali sono state rovinate da attività che vanno dalla pesca a strascico all'inquinamento delle coste, fino al riscaldamento globale.
    Come avviene di solito in queste occasioni quelle dell'imperialismo sono lacrime di coccodrillo. E i fondi stanziati dai governi occidentali, nonché da Giappone e Cina, sono una goccia nel mare di responsabilità che essi hanno per l'immane catastrofe. Il "New York Times" ha rilevato che per aiutare le popolazioni colpite dal maremoto l'amministrazione Usa ha stanziato più o meno quanto il partito repubblicano spenderà per l'insediamento il 20 gennaio a Washington del rieletto Bush. Mentre è stata imponente e commovente la solidarietà internazionale dei popoli del mondo, la cui stragrande maggioranza vive in condizioni economiche e sociali disastrate fino all'assoluta povertà, che in pochi giorni hanno raccolto una quantità tale di denaro, indumenti e medicinali da far sprofondare nella vergogna i rispettivi governi.
    L'Onu, i capi di Stato e di governo, le superpotenze, si sono dati appuntamento nei prossimi giorni in Indonesia per un piano comune di "aiuti e ricostruzione" dell'area. Noi marxisti-leninisti italiani riteniamo che 4 debbano essere le richieste più importanti a cui l'imperialismo occidentale deve dare pronta risposta:
    1) Cancellazione totale del debito estero dei paesi vittime dell'immane catastrofe; 2) Ricostruzione delle zone distrutte da parte dei paesi appartenenti al G8 e dei 17 paesi creditori, nonché delle multinazionali che fino ad oggi hanno sfruttato questi paradisi turistici traendone enormi profitti; 3) Apertura immediata delle frontiere dell'Unione europea ai sopravvissuti del maremoto, dando loro un'assistenza che gli permetta una vita dignitosa; 4) Congruo risarcimento dei danni alle popolazioni locali che hanno perso tutto e ai turisti e loro famiglie in caso di decesso, da parte dei governi, multinazionali turistiche e assicurazioni degli Stati interessati.

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  2. #2
    Super Troll
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    che potremo aggiungere
    su questo forum è meglio non rispondere ai fessi!
    voi nazifascisti di oggi e i vostri servi siete solo gli ayatollah E I TALEBANI dell'occidente..

  3. #3
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    ah la sintesi!questa sconosciuta....perchè riportate km di testi? e comunque basta con queste polemiche sterili...c'è sempre bisogno di incolpare qualcuno ma le riflessioni doverose dinnanzi questa immane tragedia sono altre.
    frencis

  4. #4
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    In Origine Postato da frencis
    ah la sintesi!questa sconosciuta....perchè riportate km di testi? e comunque basta con queste polemiche sterili...c'è sempre bisogno di incolpare qualcuno ma le riflessioni doverose dinnanzi questa immane tragedia sono altre.

    quali?

  5. #5
    BENESSERE&OZIOXTUTTI
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    ho letto l'articolo velocemente ma forse per una volta concordo con questi dinosauri !
    TUTTO IL POTERE AI SOVIET!

  6. #6
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    In Origine Postato da soviet999
    ho letto l'articolo velocemente ma forse per una volta concordo con questi dinosauri !
    vedi qui ,i dinosauri leggendo in qua e la forum e post sono perle di saggezza....mi danno un emozione del passato quando negli anni 70 non esistevano ipocriti così infima cultura e conoscenza..dei destri di oggi ...

    un'aspetto positivo esisteed è che se giovani di destra e di sinistra usano il web da la dimensione del bisogno di confrontarsi e dice molto sulla rappresentanza

  7. #7
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    In Origine Postato da massdestruction
    quali?

    non serve dare sempre le colpe agli altri. so che oggi va molto di moda trovare il responsabile negli stati uniti. ma non serve. la mia modesta opinione l'ho già espressa ma la ripeto a te visto che me lo chiedi. quello su cui occorre concentrarsi è più che altro la grande solidarietà che ha coinvolto tutto il mondo perchè lo tsunami, come le calamità naturali in generale, non fa distinzione tra il barista, il calciatore, l'imprenditore,l'operaio,nè tantomeno gli interessa se sei cristiano,mussulmano,ebreo. ci ricorda quello che abbiamo in comune,che siamo uomini, proviamo dolore e moriamo.queste le certezze. e ci ricorda anche che per quanto tecnologici e avanzati possiamo essere c'è sempre un limite che non supereremo mai. pretendiamo di prevedere tutto,di controllare tutto ma non è cosi. e la nostra arroganza e ingenuità sono state ridimensionate. perchè la natura è molto piu forte e sarebbe bene, a volte, ricordarselo anche senza necessariamente dover assistere a certe tragedie.
    forse il discorso di prevenzione,di chi sapeva e nn ha fatto niente, di quello che doveve andar fatto e non è stato fatto è piu applicabile alle nostre ferrovie..
    frencis

  8. #8
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    3) Apertura immediata delle frontiere dell'Unione europea ai sopravvissuti del maremoto, dando loro un'assistenza che gli permetta una vita dignitosa;

  9. #9
    Chef des Sicherheitsdienstes
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    Predefinito Re: Una immane catastrofe che si poteva evitare.

    In Origine Postato da un bolscevico
    Una immane catastrofe che si poteva evitare. Almeno in parte

    Sale di giorno in giorno la macabra conta dei morti dell'immane catostrofe che ha colpito il 26 dicembre il sud-est asiatico. L'Onu al 3 gennaio parlava di almeno 150mila morti accertati, un terzo di essi bambini, oltre 5 milioni di sfollati e quasi altrettanti ancora considerati dispersi.
    .................................................. ...........................................
    Voi comunisti siete sempre stati privi di sense of humor.
    Ma il punto 3, se è una battuta, non è niente male.
    Concordo con gli altri punti e ne aggiungo uno: divieto assoluto ai "turisti" di continuare a impestare quei paradisi naturali.

 

 

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