Il ritorno di Girolamo. Il proibizionismo formato Sirchia.

di Marco de Filippi, Judge Dredd.


Stiamo assistendo in Italia alla rinascita dello "Stato Etico".
Ovvero: io, Stato, ti dico cosa tu puoi o non puoi fare anche in materie che riguardano esclusivamente la persona. Ti obbligo ad adeguarti al mio volere e, se non ti dimostri disponibile a modificare le tue abitudini, ti perseguiterò.

A pochi giorni dall'entrata in vigore della legge anti-fumo che porta il suo nome, ieri il Ministro della Salute, Girolamo Sirchia, ci ha spiegato che vorrebbe fornire gratuitamente agli italiani fumatori i kit per aiutarli a smettere di fumare.

Dopo anni di ticket e di assalti alla sanità pubblica, insomma, il governo, attraverso il suo zelante Savonarola, ha deciso di fare un'eccezione non a fronte di una grave malattia o di un allarme sociale ma di un'abitudine che, per discutibile o insalubre che sia, è condivisa da circa un italiano su quattro. Lo stesso giorno a Roma e a Milano è scattato l'ennesimo allarme provocato dallo smog e dai livelli killer raggiunti dall'aria che siamo obbligati a respirare tutti i giorni nelle città d'Italia. Ma, a differenza del "fumo passivo", oggetto di una crociata culturale di lungo corso, questo allarme rientrerà invece tra pochi giorni, dopo l'ennesima domenica "ecologica" e l'immancabile polemica sugli inutili palliativi. Eppure per avvelenarsi, a Milano, non è necessario chiudersi in una stanza con un collega tabagista: è sufficente respirare.

Intendiamoci: nessun dubbio che fumare sigari, sigarette, tabacco, danneggi la salute dell'organismo, come del resto è scritto a chiare lettere su tutti i pacchetti di sigarette. Ma chi ha il diritto di imporre la "salute" - cioè quello che lui intende come tale - alla stregua di un bene capitale supremo e indiscutibile ?

È entrata in vigore una legge sul divieto di fumo che ha dell'inconcepibile. Si è stabilito che una consistente e radicata minoranza non deve più esistere, o meglio deve essere privata di qualsiasi diritto. Ora, che esistesse l'esigenza di una migliore regolamentazione e di una maggiore tutela dei non fumatori, è assulutamente innegabile.

Ma quello che Sirchia ha voluto è la totale negazione dei diritti degli altri.

La legge (andatevela a leggere) pone tante e tali condizioni per mettere a norma i locali pubblici, che, nei fatti, rende l'adeguamento quasi sempre impossibile, non solo per l'enormità dei costi, ma anche per la palese impraticabilità fisica, stante la metratura limitata di molti locali.
Inoltre, a fronte di circa 15 miliardi di euro che l'erario incassa ogni anno in tasse e gabelle sui tabacchi, nessuno ha pensato di usarne una parte per incentivare gli esercenti. Tutt'altro: la legge attuale impone loro, che ovviamente non ci stanno, di trasformarsi in altrettanti sceriffi e delatori, correndo a denunciare i loro clienti a fronte della minima infrazione.

Attenzione: non conta se, da anni, molti bar e ristoranti hanno volontariamente inteso vietare il fumo nei loro locali, adeguando in molti casi gli spazi pubblici alla sensibilità e alla domanda dei non fumatori più esigenti.

No, nella logica di Girolamo "Savonarola" Sirchia, l'importante è proibire. Perché l'integralismo salutista del nostro ministro ha un'unica premessa: il proibizionismo.
Fini e la sua allucinante, casereccia "guerra alla droga" - che proprio in questi giorni rischia di diventare legge se passerà in Senato - insegnano. Da par suo Girolamo ci ha già annunciato la prossima campagna contro l'alcol, e speriamo che non gli venga in mente di importare il divieto inglese (vigente ancora per pochi mesi) di non somministrare alcol nei pub dopo le 23.

Non basta: il nostro Girolamo (Sirchia) aveva annunciato un annetto fa la guerra al colesterolo attraverso l'introduzione delle mezze porzioni nelle mense degli enti pubblici, per combattere l'obesità.

Sempre lui, con i nuovi adepti, è stato uno dei protagonisti di una legge sulla fecondazione assistita che grida vendetta al cospetto del cielo, e dietro i legittimi tormenti etici sulle nuove biotecnologie, si nasconde una più banale verità: loro posseggono l'idea perfetta della famiglia e dell'etica, per cui gli altri, che non sono d'accordo, non solo hanno torto, ma sono pregati di astenersi, di non accedere alle nuove tecnologie riproduttive e di non avere un figlio al di fuori della famiglia come è stata concepita negli ultimi due secoli, ovvero padre, madre e prole. E chi se ne frega del passato, figuriamoci del futuro.

L'ultima perla (in fatto di stato etico) ce l'ha fornita la Corte Costituzionale, levando agli italiani la possibilità di votare per l'abrogazione totale della legge, sperando che nei prossimi due mesi il parlamento trovi un accordo interno (in modo che si eviti il fastidio del referendum) sugli altri quattro quesiti, insomma una roba fra specialisti, dove il popolino, che si sa, non capisce, non possa metterci il becco.

Ora toccherà alla legge Fini sull'uso delle droghe e lì siamo in piena farneticazione: se dovesse passare, con meno di 0,25 di sostanza attiva, pari a circa 1-5 grammi di "fumo", ci si becca fino a 6 anni di galera e fino a 26.000 euro di multa. Superato questo limite si arriva fino a 20 anni e 260.000 euro.

Chi crede che il corpo, la famiglia e la salute siano beni soggettivi, cioè soggetti ai valori e alla diversità delle culture, sa che lo Stato non ha titoli per imporre nulla a chicchessia, e semmai dovrebbe sviluppare gli strumenti per tutelare e armonizzare le differenze presenti nella società. Girolamo non la pensa così. E con lui non lo pensano in tanti, dentro e fuori a questo governo e alla sua classe politica.

Per questo ci auguriamo che, per una volta, la storia si ripeta davvero, e che tornino in campo contro "i Piagnoni", i suporter di Girolamo, i "Bigi" gli"Arrabbiati" e i "Compagnacci", per cacciare questa banda di fondamentalisti e di proibizionisti intolleranti, dentro e fuori quella che appare ogni giorno di più come una "Casa" non certo delle libertà ma delle galere.

domenica 16 gennaio 2005.

Fonte: Socialpress