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    Predefinito Gli assolti di Milano

    Milano. Le indagini giudiziarie sul terrorismo islamico in Italia sono argomento controverso. E non solo perché l’interpretazione dell’articolo 270 bis, (terrorismo internazionale) può condurre i magistrati fuori dal seminato giuridico per perdersi nei labirinti della politica, scivolando in ardite differenziazioni fra kamikaze-terroristi e kamikaze-guerriglieri.
    Anche la ricostruzione dei fatti può essere letta in modo diverso, anzi contrapposto. Infatti il giudice Clementina Forleo, che due giorni fa ha assolto tre membri di Ansar al Islam dal reato di terrorismo (limitandosi a confermare brevi condanne per ricettazione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) nel marzo del 2004 scriveva (sugli stessi imputati e riguardo allo stesso processo):
    “Si associavano allo scopo di compiere atti di violenza, attentati a persone e danneggiamenti anche mediante esplosivi alle cose, anche in Stati diversi dall’Italia, particolarmente ma non solo in Iraq, con finalità di terrorismo…”, mentre l’organizzazione fondamentalista Ansar al Islam che, secondo il giudice Forleo, oggi “non risulta avere legami penalmente rilevanti con quelli responsabili di attacchi di natura terroristica”, dieci mesi fa veniva definita “un’organizzazione collegata ad al Tawid, guidata dall’emiro Abu Mussab al Zarqawi, il cui obiettivo era di raccogliere documenti falsi, reclutare persone da inviare nei campi di addestramento ubicati in Iraq…”.
    In sintesi il problema è questo: i fondamentalisti islamici italiani hanno organizzato nel nostro paese una solida retrovia per fornire appoggio logistico e propagandistico ai terroristi attivi in Iraq, ma fino a ora non sono mai state trovate armi né piani concreti di attentati da realizzare in Europa. Perciò l’attività investigativa è soprattutto un’azione di prevenzione e come tale a volte può essere considerata solo indiziaria.
    Le biografie giudiziarie degli imputati, però, ricostruite recentemente nel libro di Roberto Fiorentini sulle cellule islamiche in Lombardia (“Ai cani la carne degli infedeli”, Eurolitho) sono piuttosto significative.
    Mohamed Daki, per esempio. Di origine marocchina, è stato arrestato l’anno scorso, poco prima di fuggire in Francia. Prima di rifugiarsi in Italia, a Reggio Emilia, viveva ad Amburgo, dove aveva avuto contatti con la cellula terroristica di cui faceva parte Mohammed Atta. Secondo gli inquirenti tedeschi aveva uno stretto legame con Ramzi Binalshib, leader di al Qaida e pianificatore degli attentati contro le Torri Gemelle (poi arrestato in Pakistan) a cui aveva prestato la sua casa come recapito postale. In Italia aveva il compito di procacciare documenti falsi per i volontari di Ansar al Islam in partenza per l’Iraq, ma il suo nome è emerso anche successivamente, dopo l’attentato di Madrid.
    Fra gli assolti dal giudice Forleo c’è anche Maher Bouyahia. Figlio di un operaio tunisino, è un immigrato di seconda generazione. E’ stato arrestato in tempo prima che partisse per l’Iraq e realizzasse il suo sogno di diventare shaid, martire. Nel 2002 è stato in Siria e poi in Iraq dove ha raggiunto un campo di addestramento di Ansar al Islam a Kurmal. Poi si è recato a Istanbul, dove ha ricevuto l’ordine di distribuire soldi e appoggio ai mujaheddin in partenza per l’Iraq. Dall’Italia mandava denaro contante al libico Zoghbai Merai, militante di al Qaida, rifugiatosi a Singapore dopo l’intervento americano in Afghanistan.

    Bibliotecario “di collegamento”
    Il giudice Forleo ha anche revocato la custodia cautelare ad altri due militanti di Ansar al Islam, residenti a Cremona, che dovranno essere riprocessati dal tribunale di Brescia, a cui spetta la competenza territoriale:
    Kamel Hamraoui e Drissi Noureddine.
    Anche quest’ultimo ha una biografia indicativa. Tunisino, è stato bibliotecario della moschea di Cremona, per anni un punto di riferimento per fondamentalisti lombardi. In poco tempo è diventato l’uomo di collegamento fra il capo di Ansar al Islam, il mullah Fouad, e i militanti europei. Ha compiuto vari viaggi in Iraq ed è stato lui che, in una conversazione con un “fratello” ha annunciato l’arrivo di “una grande bomba” in Europa, pochi giorni prima dell’attentato a Madrid. E’ stato arrestato nel luglio del 2003, ma un anno dopo si è scoperto che in realtà sarebbe stato un doppiogiochista, confidente del Sismi.
    Nonostante le polemiche e i dubbi del giudice Forleo, gli investigatori dell’Antiterrorismo avanzano un’ipotesi: se Mohammed Atta fosse stato arrestato prima dell’11 settembre, forse sarebbe stato condannato per possesso di documenti falsi.

    Cristina Giudici su Il Foglio del 26 gennaio

    saluti

  2. #22
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    Predefinito

    In origine postato da pcosta
    ok, erano bambini francesi quelli dilaniati dalle bombe di Orsini, Pieri Gomez e Rudio e non italiani o austriaci.
    Sinceramente non ci vedo alcuna differenza.
    Le bombe, tristemente famose come "bombe all'Orsini" erano una ricetta del patriota italiano: polvere pirica, chiodi (meglio quelli a tre punte; fanno più danni), una miccia corta.
    Ma siccome erano patrioti e per di più italiani, non li infameremo definendoli terroristi.
    Diciamo che erano guerriglieri?
    -------------------------
    Sei "tonto" o fai il "tonto?
    I terroristi "eroi" dell'islam volevano uccidere Putin o Berlusconi o il Papa e hanno drammaticamente sbagliato bersaglio, i poveretti?
    E Gomez, Orsini e Rudio intendevano ammazzare i bambini francesi e per sbaglio il bersaglio era un altro.
    Bamboccetto, prima di fare certi nomi, lavati la bocca.

 

 
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