Fiducia nel futuro: prima la Cina, Italia ultima
Il sondaggio al Forum di Davos: bene anche India e Gran Bretagna. I dilemmi del debito per Bush
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DAVOS ( Svizzera) — Nessuno oggi rimanda più ottimismo dei cinesi. Per gli abitanti delle metropoli dell'Impero Celeste l'orizzonte del 2005 regala ancora forte crescita economica, aumenti del reddito e del tenore di vita. Al capo opposto, gli italiani sembrano naufragare nel pessimismo: sfiducia generalizzata, ristagno economico che limita i consumi, incertezza sui posti di lavoro.
Chi vive nella penisola vede davanti a sé un quadro nero, più di quanto lo considerino gli abitanti di altri Paesi, anch'essi campioni di pessimismo, come Giappone, Sud Corea e Francia.
Così racconta un sondaggio realizzato intervistando un campione della popolazione di 22 diverse nazioni e diffuso all'apertura del World Economic Forum di Davos, dove da ieri sono riuniti oltre duemila fra capi di Stato e ministri, leader dell'economia, della finanza, della cultura. Subito dopo la Cina, India e Gran Bretagna. Ma la stessa immagine, del resto, trova conferma nelle parole degli economisti che hanno aperto la giornata di lavori del Forum, tutti concordi nell'indicare per il 2005 un ulteriore spostamento del motore della crescita mondiale verso l'asse Usa- Asia, con Cina e India come grandi performer. Complessivamente — è opinione diffusa — l'economia planetaria è destinata quest'anno ad aumentare del 4%. Per l'America viene stimato un ritmo attorno al 3%, mentre Pechino correrà ancora a tassi del 9,5%, come nel 2004. Per l'Europa, poche illusioni: Laura Tyson, ex super- consigliere dell'amministrazione Clinton e ora rettore della London Business School, parla di rallentamento nel primo semestre, all' 1- 1,5%, con ripresa fra il 2 e il 2,5% nel secondo. E con prospettive di lungo termine fra il 2 e il 2,5%. Sempre che un nuovo rialzo dell'euro sul dollaro o un'ennesima impennata del petrolio non rovinino tutto. Unica concessione: Tyson vede finalmente « i primi segni di flessibilità » nel mercato del lavoro in Germania e, in misura minore, in Francia. Persino ovvia, dunque, la sollecitazione ai governi europei, Italia compresa: spingere sulle riforme per aumentare la produttività e stimolare i consumi.
Ma sullo scenario mondiale del 2005 nessuno si nasconde che pesa una grande incognita: il doppio deficit americano, di bilancio ( il 3,5% del reddito nazionale) e nei conti con l'estero ( circa il 6%). Un macigno che rischia di precipitare, portando recessione negli Usa e in altri Paesi. « L'amministrazione Bush non ha fatto niente per affrontare il problema — sottolinea Jacob Frenkel, ex governatore della banca centrale israeliana e ora vicepresidente del gruppo assicurativo Aig — . Si è solo affidata al deprezzamento del dollaro » .
« Ma per correggere gli squilibri, servirebbe un ribasso della moneta di entità inaccettabile » , gli fa eco Stephen Roach, capo economista di Morgan Stanley. Il problema è in buona parte nell'enorme propensione alla spesa dei consumatori Usa.
Gli americani, insomma vivono facendo debiti finanziati da Cina e Giappone con l'acquisto di titoli del Tesoro Usa. Una spirale destinata a interrompersi. Cosa rischia di succedere, lo racconta Roach: « Gli americani hanno fatto debiti per acquistare casa e ora usano gli immobili come fossero un bancomat da cui prelevare dollari per acquistare dvd o macchine fotografiche prodotte in Cina. In cambio la Cina finanzia i consumi americani acquistando titoli Usa » . « Ma il gioco è destinato a finire presto — spiega — . La Fed sarà costretta a rialzare i tassi, con il risultato che i prezzi immobiliari crolleranno e i consumi si fermeranno » .
Corriere della Sera - NAZIONALE
sezione: Primo Piano data: 2005-01-27
IL RESPONSABILE DELLA SFIGA HA UN NOME E UN COGNOME PRECISO