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    Predefinito 1° giugno (27 gennaio) - S. Angela Merici

    Il 27 gennaio la Chiesa celebra la memoria di S. Angela Merici, la fondatrice delle "Orsoline". In suo onore apro questo thread.

    Augustinus

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    dal sito SANTI E BEATI:

    Sant'Angela Merici, Vergine

    27 gennaio - Memoria Facoltativa

    Desenzano sul Garda (Brescia), 21 marzo 1474 – Brescia, 27 gennaio 1540

    Angela Merici fondò nel 1535 la Compagnia di Sant'Orsola, congregazione le cui suore sono ovunque note come Orsoline. Le sua idea di aprire scuole per le ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione era privilegio quasi solo maschile. Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia contadina, entrò giovanissima tra le Terziarie francescane. Rimasta orfana di entrambi i genitori a 15 anni, partì per la Terra Santa. Qui avvenne un fatto insolito. Giunta per vedere i luoghi di Gesù, rimase colpita da cecità temporanea. Dentro di sé, però, vide una luce e una scala che saliva in cielo, dove la attendevano schiere di fanciulle. Capì allora la sua missione. Tornata in patria, diede vita alla nuova congregazione, le cui prime aderenti vestivano come le altre ragazze di campagna. La regola venne stampata dopo la morte, avvenuta a Brescia il 27 gennaio del 1540. E' santa dal 1807. (Avvenire)

    Etimologia: Angela = messaggero, nunzio, dal greco

    Emblema: Giglio

    Martirologio Romano: Sant’Angela Merici, vergine, che dapprima prese l’abito del Terz’Ordine di San Francesco e radunò delle giovani da formare alle opere di carità; quindi, istituì sotto il nome di sant’Orsola un Ordine femminile, cui affidò il compito di cercare la perfezione di vita nel mondo e di educare le adolescenti nelle vie del Signore; infine, a Brescia rese l’anima a Dio.

    Martirologio tradizionale (1° giugno): Sant'Angela Merici Vergine, del Terz'Ordine di san Francesco, Fondatrice della Congregazione delle Vergini di sant'Orsola: fu chiamata dallo Sposo celeste a ricevere la corona incorruttibile il ventisette Gennaio.

    (27 gennaio): A Brescia il natale di sant'Angela Merici Vergine, del terz'Ordine di san Francesco, la quale istituì la Società delle Vergini di sant'Orsola, il cui ufficio principale è di dirigere le giovanette nelle vie del Signore. La sua festa tuttavia, per decreto del Papa Pio dodicesimo, si celebra il primo Giugno.

    Nata a Desenzano sul Garda, Angela Merici ebbe della vita religiosa un'idea del tutto rivoluzionaria per i tempi in cui visse. In quel periodo di fasto civile, di prosperità economica ed effervescenza artistica che prende il nome di Rinascimento, la voce severa e minacciosa di fra Girolamo Savonarola, impiccato e poi arso in Piazza della Signoria a Firenze nel 1498, scagliava fulmini contro il dilagante materialismo; vent'anni dopo un frate agostiniano, Martin Lutero, volle dare alla Chiesa quella "riforma" che si tradusse in dolorosa lacerazione dell'unità dei cristiani. Dal coro robusto di queste voci che reclamavano la riforma dei costumi, ecco levarsi la voce sommessa di una donna illetterata che offriva il suo contributo pratico e illuminato all'attuazione dei consigli evangelici. Angela aveva trascorso la sua gioventù offrendo un esempio di pacifica contestazione della mondanità, aggregandosi al Terz'ordine francescano per obbligarsi a una vita religiosa più intensa e fattiva.
    Cresciuta in una sana famiglia di contadini, dopo la perdita dei genitori, a quindici anni, volle avventurarsi in lunghi pellegrinaggi e raggiunse infatti la Terrasanta, che però poté ammirare solo con gli occhi della fede per una misteriosa cecità temporanea, che la privò della vista giusto il tempo che trascorse in Palestina. Dio volle farle intravedere in compenso in quell'occasione una immagine folgorante di luce che le rivelava l'alto compito al quale era chiamata: ella vide una lunga scala che poggiava sulla terra e spariva su nel cielo, percorsa da una fitta schiera di fanciulle. Comprese che la sua vocazione era quella dell'assistenza spirituale e materiale delle giovani. La scuola in quell'epoca era ancora appannaggio delle famiglie facoltose ed era riservata ai maschi, avviati alla carriera religiosa, politica, diplomatica o militare.
    Angela Merici ebbe quindi un compito assai vasto e rivoluzionario, e per dare continuità alla sua iniziativa fondò a Brescia nel 1535 la compagnia di S. Orsola, una congregazione di religiose dimesse (cioè umili, senza una particolare divisa che le contraddistinguesse), conosciute ormai in tutto il mondo col nome di Orsoline, col compito appunto di aprire convitti e scuole femminili, precorrendo così gli stessi Istituti secolari, e la cui regola venne stampata dopo la morte della Merici. Angela Merici morì a Brescia il 27 gennaio 1540 e venne canonizzata nel 1807. Festeggiata dapprima al 31 maggio, poi, dal 1955, il 10 giugno per lasciare il posto alla festività di Maria Regina, ora è ricordata nel giorno della morte.

    Autore: Piero Bargellini

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    Sempre dallo stesso SITO altro profilo biografico:

    Il suo tempo

    Sant’Angela Merici visse in quel sofferto e nel contempo magnifico periodo storico, conosciuto come “Rinascimento”; periodo che va dalla fine del XIV a tutto il XVI secolo, e che fu l’inizio della civiltà moderna.
    E se da un lato vi erano agitazioni e guerre, come quelle dell’imperatore Carlo V (1500-1568), che squassavano l’Europa e che portarono al tristemente famoso ‘Sacco di Roma’ del 6-17 maggio 1527, ad opera dei Lanzichenecchi, soldataglia agli ordini di Carlo V; dall’altro vi era tutto un fiorire di arte, con i più grandi artisti delle varie specialità, come Michelangelo, Raffaello Sanzio, Masaccio, Donatello, Brunelleschi, ecc.
    Ma in quel felice periodo, in cui si manifestava l’umanesimo con la necessità della scoperta del mondo e dell’uomo, in seno alla cristianità ci fu un desiderio di riforma interiore e di rinascita, con il sorgere di numerose congregazioni religiose.
    Come i Gesuiti nel 1534 ad opera di s. Ignazio di Loyola; i Fatebenefratelli fondati nel 1540 da s. Giovanni di Dio; i Somaschi nel 1528 fondati da s. Girolamo Emiliani; i Filippini o Preti dell’Oratorio di s. Filippo Neri (1515-1595), ecc. e sfociando, dopo lo sconquasso creato dalla Riforma Protestante di Martin Lutero († 1545), nel grande e basilare Concilio Ecumenico di Trento (1545-1563).
    In questo quadro di grande movimento educativo e spirituale, per lo più rivolto però alla formazione della parte maschile della società del tempo, s’inserì l’opera di Angela Merici, che si prefiggeva un impegno particolare per la formazione sistematica delle ragazze; nel campo morale, integrando l’educazione ricevuta nelle famiglie, nel campo spirituale, alimentando quella già ricevuta nei monasteri, ma specialmente in campo intellettuale.

    Origini, adolescenza

    Angela Merici nacque il 21 marzo 1474 a Desenzano sul Garda (Brescia), allora territorio della Repubblica di Venezia, suo padre Giovanni Merici e la madre, appartenente alla distinta famiglia dei Biancosi di Salò, ricavavano il necessario per il sostentamento della famiglia, che comprendeva oltre Angela, una sorella più grande e sembra uno o più fratelli, dall’allevamento del bestiame e dalla coltivazione di qualche terreno.
    Il padre Giovanni, “cittadino bresciano”, alquanto istruito, amava leggere alla moglie ed ai figli i primi libri di devozione stampati a Venezia; probabilmente la “Legenda aurea”, celebre raccolta di vite di santi e martiri, scritta dal domenicano Jacopo da Varazze (1220-1298).
    E fu in quelle serate, trascorse ad ascoltare la detta lettura, che Angela conobbe e cominciò ad amare due sante martiri, che divennero i suoi punti di riferimento, santa Caterina d’Alessandria e sant’Orsola con le compagne.
    Verso i 15 anni, dopo aver perso prematuramente la sorella, le morirono entrambi i genitori, pertanto Angela si trasferì nella vicina Salò, accolta nella casa di uno zio materno, uomo di un certo prestigio.
    Gli anni trascorsi a Salò furono preziosi per Angela, perse quell’aria di contadinella ritrosa incantata dalla visione del lago di Garda, ma frequentando le giovani della città, acquistò la naturalezza nell’agire, che le consentirà in futuro di stare alla pari con le dame della borghesia e della nobiltà.
    Disapprovava la rilassatezza dei costumi esistente anche a Salò e fu forse in questo periodo che divenne Terziaria Francescana, per avere una vita più austera e penitenziale, secondo i suoi desideri.
    A 20 anni, dopo una permanenza di circa cinque anni a Salò, le morì lo zio e quindi ritornò a Desenzano sul Garda, alla cascina delle “Grezze”, impegnata nelle faccende domestiche, dedicandosi alle opere di misericordia spirituali e corporali secondo le necessità e circostanze e vivendo la sua spiritualità evangelica.

    La giovinezza – Le visioni della “scala celeste”

    Nella cascina partecipò anche ai lavori dei campi, e fu in questa occupazione solitaria, che Angela ebbe la consolazione di una visione celestiale.
    Il primo a raccontarla, fu padre Francesco Landini in una sua lettera del 1566; era il primo pomeriggio di un caldo giorno d’estate, ed Angela, che come al solito durante l’intervallo che si faceva in attesa di una calura più sopportabile, si ritirava in disparte a pregare; si sentì improvvisamente rapita in Dio e vide il cielo aprirsi con una processione di angeli e vergini a coppie alternate, gli angeli suonavano, le vergini cantavano; nella sfilata vide la sorella defunta, che le preannunciava che sarebbe stata la fondatrice di una Compagnia di vergini.
    L’iconografia della santa, ha rappresentato la visione come una scala fra terra e cielo, simile a quella di Giacobbe, con la processione delle vergini e degli angeli che la percorreva.
    Nel 1516 i superiori francescani da cui Angela dipendeva come Terziaria, le proposero di trasferirsi a Brescia, per assistere la vedova Caterina Patendola, rimasta anche senza figli. Angela Merici obbedì docilmente, certa che il Signore in qualche modo le avrebbe indicato la sua futura strada.
    Intanto la tradizione popolare indica, che una seconda visione avvenne in località Brudazzo, sulle colline fra Desenzano e Padenghe, e anche qui vi fu una lunga teoria di angeli e vergini, fra le quali Angela riconobbe una sua amica da poco morta in giovane età. La voce misteriosa questa volta precisava che la Compagnia sarebbe dovuta sorgere a Brescia, ordinandole di farlo “prima di morire”; infatti Angela Merici indugerà fino ai sessant’anni prima di fondare la Compagnia, impresa di cui avvertiva tutte le difficoltà.
    Nella casa ospitale di Caterina Patendola, in cui portò la sua parola calda, vibrante, confortevole, riuscì a placare l’immenso dolore della vedova che aveva perso anche i due figli; qui conobbe anche Girolamo, nipote dei Patendola, che sarà il futuro fondatore dell’Ospedale degli Incurabili di Brescia, inoltre Giacomo Chizzola e Agostino Gallo, anch’essi impegnati nell’organizzazione dello stesso ospedale.
    Angela instaurò con loro un’amicizia che durerà tutta la vita; diventando l’animatrice spirituale di un laicato impegnato in opere e iniziative di carità, a cui lei apporterà il contributo della sensibilità femminile.

    I primi gruppi femminili - I suoi viaggi e pellegrinaggi

    Suor Angela, come si faceva chiamare indossando l’abito del Terz’Ordine francescano, dopo qualche mese lasciò la casa dei Patendola e man mano fu ospitata in altre case private di Brescia, fra cui quella di Antonio Romano in via S. Agata.
    Si guadagnava da vivere con il proprio lavoro di cucito e di filatura e con i servizi domestici; lavori umili tali da non essere stati annotati da testimoni diretti, perché usuali per le donne di modesta condizione del tempo.
    A Brescia poteva frequentare più assiduamente le chiese, accostarsi di più ai Sacramenti, coltivare il numero sempre crescente di amicizie femminili; intorno a lei ormai si radunavano gentildonne e popolane, attratte dalla sua saggezza e disposte a collaborare alle opere di bene, specie a favore della gioventù femminile.
    È di questo periodo, la parentesi dei suoi viaggi e dei pellegrinaggi fatti a piedi o con i mezzi precari del tempo, l’iconografia più diffusa la ritrae infatti con l’abito e il bastone da pellegrina.
    Il primo fu quello compiuto a Mantova nel 1522, per venerare la tomba della beata Osanna Andreasi da lei molto ammirata; poi salì una prima volta al Sacro Monte di Varallo; nel 1524 in compagnia del signor Romano che l’ospitava e di un cugino, raggiunse Venezia e qui s’imbarcò per la Terra Santa, meta indispensabile per quanti, desiderosi d’intraprendere una strada di perfezione e carità, volevano attingere forza ed emozioni, alle sorgenti del Cristianesimo.
    Ma in quell’occasione si verificò un fatto straordinario, Angela Merici mentre la nave si approssimava alla meta, fu colpita da una malattia agli occhi che le fece perdere improvvisamente la vista.
    Poté vedere il Paese di Gesù solo con gli occhi dell’anima, infatti riacquisterà la vista soltanto nel viaggio di ritorno, davanti ad un crocifisso a Creta; Angela prese questa malattia che l’aveva impedita di vedere i Luoghi Santi, per i quali aveva intrapreso il lungo e disagevole viaggio, come un segno della Provvidenza che conduce le anime per vie imperscrutabili.
    Sbarcata a Venezia preceduta dalla sua fama, si voleva trattenerla per il bene degli ospedali e orfanotrofi della Serenissima, ma lei intenzionata più che mai a realizzare a Brescia il comando celeste ricevuto nelle visioni, quasi se ne scappò per ritornare nella città d’origine.
    Anche nel 1525, quando si recò a Roma per il Giubileo e fu ricevuta da papa Clemente VII che voleva trattenerla a Roma, suor Angela dovette ritornarsene in tutta fretta per evitare l’ordine del pontefice.
    Nel 1529 si trasferì momentaneamente a Cremona, ospite della famiglia Gallo, che l’aveva invitata per sfuggire all’eventuale assedio delle truppe di Carlo V, che due anni prima avevano devastato Roma; nel 1533, ritornata a Brescia, trovò ospitalità in una casetta di proprietà dei Canonici Lateranensi, presso la Chiesa di Sant’Afra; nello stesso 1533 compì un secondo pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo, concludendo la serie dei suoi viaggi.

    La fondazione della ‘Compagnia’

    Dopo tante riflessioni, ormai era giunto per lei il tempo di operare, già nel 1532 Angela di Salò, come si firmava, chiedeva alla Santa Sede di essere esonerata dalla sepoltura in una chiesa francescana come tutte le Terziarie, optando per quella di Sant’Afra martire.
    Non era un rinnegare l’appartenenza al Terz’Ordine francescano, tanto che ne porterà l’abito fino alla morte e con esso verrà sepolta, ma volle prendere per sé e soprattutto per le sue figlie spirituali che l’affiancavano, una certa distanza, in prospettiva di una futura vita consacrata organizzata autonomamente, che sentiva ormai di costituire per il gruppo.
    Angela aveva colto nei suoi tanti incontri, un’esigenza particolare delle giovani, che aspiravano ad una totale consacrazione, ma fuori dello schema del tradizionale chiostro, e il Terz’Ordine Francescano, non contemplava l’impegno della verginità a vita, né poteva tutelarle dalle pressioni dei parenti che volevano maritarle, né dei padroni presso i quali molte di loro lavoravano.
    Occorreva allora una “Compagnia”, nome in uso a quel tempo, indicante qualsiasi associazione religiosa di laici o laiche e anche di sacerdoti, che senza entrare in un Ordine religioso, si univano tra loro, impegnandosi a vivere integralmente il Vangelo e a servire il prossimo in particolari opere di carità.
    Così nello stesso anno 1533, Angela Merici a quasi 60 anni, costituì la “Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”; si dicevano “dimesse” perché non vestivano l’antico e nobile abito delle monache; e “di Sant’Orsola”, perché, non avendo esse la protezione delle mura di un convento, dovevano vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo, proprio come la giovane principessa della Britannia, uccisa dai pagani insieme alle numerose compagne e il cui culto era molto vivo anche a Brescia.
    Così Angela e le prime dodici collaboratrici, Simona, Laura, Peregrina, Barbara, Chiara, ecc. presero a riunirsi nell’oratorio fatto restaurare e messo a disposizione da Elisabetta Prato, nella sua casa vicino al Duomo di Brescia.
    Angela dal canto suo continuò a condurre una vita di penitenza, dormiva per terra su una stuoia, che di giorno conservava arrotolata in un angolo, usando un pezzo di legno per guanciale; si nutriva di legumi e frutta, mangiava il pane due volte la settimana, mai la carne, beveva un po’ di vino solo a Natale e Pasqua.
    La sua fama di santità cresceva enormemente e a lei per consigli e spiegazioni sul Vecchio e Nuovo Testamento, si rivolgevano sacerdoti, religiosi, predicatori e teologi.
    Il 25 novembre 1535, festa di un’altra santa da lei amata fin dall’infanzia, s. Caterina d’Alessandria, le prime 28 giovani, furono ammesse nella “Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola”, la cui Regola scritta da Angela Merici, fu approvata dal vicario generale del vescovo di Verona l’8 agosto 1536.
    Successivamente il 9 giugno 1544 il papa Paolo III approvò la nuova istituzione e la Regola con la Bolla "Reginari Universalia Ecclesia", elevando la Compagnia a Istituto di diritto pontificio, permettendola così di uscire dai confini diocesani.
    Nel 1537, la Compagnia aveva eletto, prima superiora a vita, maestra e tesoriera, la fondatrice Angela Merici, la quale oltre la Regola, aveva dettato al fedele Gabriele Cozzano, cancelliere della Compagnia, altre due brevi opere, i “Ricordi” per le ‘colonnelle’ cioè per le superiore di quartiere e il “Testamento” per le nobili matrone, dette anche ‘governatrici’, che avevano la funzione di amministrare e proteggere l’Istituto.

    La sua morte – L’eredità spirituale

    Nel 1539 Angela fu colpita da una malattia, che fra alti e bassi la condusse alla morte il 27 gennaio 1540; per trenta giorni, i canonici di Sant’Afra e quelli del Duomo, si contesero l’onore di seppellire nella propria chiesa, l’ex contadinella di Desenzano; la spuntarono quelli di sant’Afra e oggi la chiesa, dove riposano le sue spoglie, si chiama Santuario di Sant’Angela, meta di continui pellegrinaggi provenienti specialmente dal mondo orsolinico; la chiesa, distrutta in gran parte dai bombardamenti del 1945, è stata ricostruita nel 1953.
    Nel testamento spirituale, Angela tratteggiò le linee essenziali del suo metodo educativo, basato tutto nel rapporto di sincero amore tra educatore ed educando e sul pieno rispetto delle libertà altrui.
    Così lasciò scritto alle sue Orsoline: “Vi supplico di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore, tutte le vostre figliole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato e ogni cosa loro. Il che non vi sarà difficile, se le abbracciate con viva carità… Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, è non imperiosamente e con asprezza, ma in tutto vogliate essere piacevoli.
    Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza; perché Dio ha dato a ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia…”.

    Sugli altari

    Nel 1568 furono raccolte le deposizioni di quattro testimoni che avevano conosciuto Angela, ma dovettero trascorrere altri due secoli, prima che un’orsolina claustrale di Roma, si facesse postulatrice della causa di beatificazione, ottenendo il decreto di conferma del culto come Beata, il 30 aprile 1768, da parte di papa Clemente XIII.
    Il 24 maggio 1807, Angela Merici fu proclamata Santa da papa Pio VII e papa Pio IX nel 1861, ne estese il culto a tutta la Chiesa universale.
    Una statua scolpita nel 1866 dallo scultore Pietro Galli, la ricorda nella Basilica di S. Pietro in Vaticano. Nella liturgia ebbe varie date di celebrazione, prima il 31 maggio, poi dal 1955 il 1° giugno e infine il 27 gennaio, giorno della sua morte.

    La Congregazione delle Orsoline

    La “Compagnia delle dimesse di sant’Orsola”, prima congregazione secolare femminile sorta nella Chiesa, con la sua Regola fu l’origine di varie congregazioni religiose.
    Già in vita, Angela vedendo aumentare attorno a sé una famiglia così numerosa e avendo un desiderio grande di servire Cristo in ogni bisognoso, fondò ben 24 rami di Orsoline, dette poi anche ‘Angeline’, che dopo la sua morte furono raggruppate in tre soli settori: le “Orsoline secolari” che vivono nelle famiglie proprie e si dedicano ad ogni opera di misericordia nelle parrocchie in cui vivono; le “Orsoline collegiali” che conducono vita comune e si dedicano all’istruzione della gioventù, gestendo appunto dei collegi; le “Orsoline claustrali” che sono di vita contemplativa.
    Tra le Congregazioni sorte sull’esempio della Compagnia di Sant’Orsola, ma con abiti e costumi diversi, ne ricordiamo alcune: Orsoline di San Carlo, sorte a Milano nel 1566; Orsoline di Sant’Orsola, più rami fondati in Francia tra il 1612 e 1632; Orsoline di Maria Immacolata, fondate a Piacenza nel 1649; Orsoline di Gesù o Figlie dell’Incarnazione, fondate in Vandea nel 1802; Orsoline Gerosolimitane di Maria Immacolata, sorte a Bergamo nel 1818; Orsoline Figlie di Maria Immacolata, sorte presso Acqui nel 1854; Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante fondate nel 1920; Orsoline del Sacro Cuore fondate a Parma nel 1575; Orsoline dell’Unione Romana sorte nel 1878; e tante altre anche di più recente fondazione.

    Autore: Antonio Borrelli




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    Giuseppe Fali, S. Angela Merici pellegrina, XVIII sec., Museo mericiano, Brescia

    Pietro Calzavacca, S. Angela Merici madre e maestra, Museo mericiano, Brescia

    Moretto, S. Angela Merici, XVI sec., Museo mericiano, Brescia



    Urna di S. Angela Merici

    Domenico Caretti, S. Angela Merici, Museo mericiano, Brescia

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    Predefinito Dal «Testamento spirituale» di sant'Angela Merici, vergine

    Trattiamo con soavità come Dio
    Mie carissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi, coll'aiuto della grazia, di acquistare e conservare in voi tale intenzione e sentimento buono, da essere mosse alla cura e al governo della Compagnia solo per amore di Dio e per lo zelo della salute delle anime. Se tutte le vostre opere saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno portare se non buoni e salutieri frutti. Perciò dice il Salvator nostro: «Un albero buono non può produrre frutti cattivi» (Mt 7, 18) come volesse dire che il cuore, quando é informato alla carità, non può produrre se non buone e sante opere. Onde ancora diceva sant'Agostino: Ama e fà quel che vuoi, come se dicesse chiaramente: La carità non può peccare.
    Vi supplico ancora di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliuole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato ed ogni cosa loro. Il che non vi sarà cosa difficile, se le abbraccerete con viva carità. Anche le madri secondo la carne, se avessero mille figliuoli, tutti se li terrebbero nell'animo totalmente fissi ad uno ad uno, perché così opera il vero amore. Anzi pare che, quanti più ne hanno, tanto più cresca l'amore e la cura particolare per ciascuno. Maggiormente le madri secondo lo spirito possono e devono far questo, perché l'amore secondo lo spirito é, senza confronto, molto più potente dell'amore secondo la carne. Dunque, mie carissime madri, se amerete queste nostre figliuole con viva e sviscerata carità, sarà impossibile che non le abbiate tutte particolarmente impresse nella memoria e nel cuore.
    Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente né con asprezza; ma in tutto vogliate esser piacevoli. Ascoltate Gesù Cristo che raccomanda: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 29); e di Dio si legge che «governa con bontà eccellente ogni cosa» (Sap 8, 1). E ancora Gesù Cristo dice: il mio giogo é dolce e il mio carico leggero» (Mt 11, 30). Ecco perché dovete sforzarvi di usare ogni piacevolezza possibile. Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l'importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime.

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    Angela Merici, una "scala" per il Paradiso

    Nelle disposizioni della "Regola" e nei "Ricordi" lasciati alle sue Figlie la prova della devozione mariana della Santa Fondatrice.


    La memoria liturgica di Sant’Angela Merici Vergine, fondatrice nel 1533 della "Compagnia di Sant’Orsola" [detta "delle Orsoline"] si celebra il 27 Gennaio, giorno della sua morte, avvenuta a Brescia nel 1540.

    Nata nel 1474 a Desenzano del Garda (Brescia) in una povera famiglia contadina, entra giovanissima fra le Terziarie francescane.

    Durante un Pellegrinaggio in Terra Santa rimane colpita da cecità temporanea.; e riacquisterà la vista soltanto nel viaggio di ritorno, davanti ad un Crocifisso a Creta.

    Dentro di sé, però, non ha mai perduto la grande luce della famosa "visione di Brudazzo": una scala percorsa da Angeli e da Vergini, che sale in Cielo dove la attendono schiere di fanciulle. Capisce allora la sua missione; e, tornata in patria, dà vita ad una Istituzione assolutamente nuova, dove le prime aderenti vestono come le altre ragazze di campagna. Del resto, già la sua idea di aprire Scuole per ragazze era rivoluzionaria per un'epoca in cui l'educazione era privilegio pressoché esclusivo dei maschi.

    Così Angela Merici, a quasi 60 anni, fonda la "Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola". [Si dicevano "dimesse" perché non vestivano l’antico e nobile abito delle Monache; e "di Sant’Orsola", perché, non avendo esse la protezione delle mura di un Convento, dovevano vivere nel mondo e restare fedeli a Cristo, proprio come la giovane Principessa della Britannia, uccisa dai pagani insieme alle numerose compagne e il cui culto era molto vivo anche a Brescia].

    La "Compagnia delle dimesse di Sant’Orsola", prima Congregazione secolare femminile sorta nella Chiesa, con la sua "Regola" fu all’origine di varie Congregazioni religiose, tra le quali appunto le "Orsoline Secolari" che vivono nelle proprie famiglie e si dedicano ad ogni opera di misericordia nelle Parrocchie in cui vivono.

    Pietro Rizieri Calcinardi, Visione di Brudazzo, Parrocchiale di Desenzano del Garda [BS].

    La devozione mariana di Sant’Angela Merici

    Non ci sono particolari documenti sulla devozione mariana di Sant’Angela Merici; ma possiamo ugualmente dedurla con assoluta certezza da alcune disposizioni della "Regola" e nei "Ricordi" da lei lasciati alle sue Figlie.

    Scrive: "Ognuna [di Voi] voglia ogni giorno recitare l’Ufficio della Madonna, con devozione e attenzione, perché recitando l’Ufficio si parla con Dio" [Reg. V, 9-10].

    "Vi prego tutte, per amore della Passione di Gesù Cristo e per amore della Madonna, che vi sforziate di attuare questi ‘Ricordi’ " [Proemio ai Ric., 20].

    "Io annunzio loro [= alle sue Figlie, n.d.r.], da parte di Gesù Cristo e della Madonna, che hanno da rallegrarsi e far festa, perché in Cielo è preparata una corona di gloria e di allegrezza per ciascuna, una per una" [Ric. V, 24-25].

    "Se vi sforzerete di essere unite insieme, tutte d’un cuore e d’un volere, senza dubbio Dio sarà in mezzo a Voi, e avrete in vostro favore la Madonna, gli Apostoli e tutti i Santi" [Ric. IX, 3-6].

    I biografi di Sant’Angela ricordano che essa si recò almeno due volte in pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo; e ciò è indice di devozione mariana. Come lo è, ovviamente, aver disposto nella sua "Regola" la recita quotidiana dell’Ufficio della Madonna.

    Da uno studio su tale disposizione Teresa Hòlfe deduce il pensiero di Sant’Angela in merito: "Sant’Angela dice: ‘Dio ci ha chiamate insieme a servire la Sua Divina Maestà. Maria Santissima è stata la prima Serva del Signore nella sequela Christi: noi dobbiamo perciò orientarci alla Madonna, perché non esiste unione più intima tra Creatore e creatura, fra Sposo e Sposa, dell’unione tra Dio e Maria […]. Ecco il compimento più bello nella nostra Compagnia: stare concordi e unite insieme, tutte d’un cuore e d’un volere, come Dio e la sua Santa Madre’ " [cfr. "Studio pregato di Teresa Hòlfe"].

    Bianca Maria Veneziani

    Fonte: Madre di Dio, 2007, fasc. n. 1

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    S. ANGELA MERICI, Fondatrice delle Orsoline
    CON AMORE E CON MANO SOAVE E DOLCE


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    Un filosofo del secolo scorso (non di matrice cristiana) ha scritto: “Agisci per l’eliminazione dei mali concreti, piuttosto che per realizzare dei beni astratti. Non mirare a realizzare la felicità con mezzi politici. Tendi piuttosto ad eliminare la miseria alla tua diretta portata. Non cercare di realizzare questi obiettivi concependo e cercando di attuare un ideale remoto di società perfetta. Non permettere che i sogni di questo mondo perfetto ti distolgano dai bisogni degli uomini che vivono qui e ora. I nostri simili di adesso hanno diritto a essere aiutati adesso: nessuna generazione presente deve essere sacrificata per il bene di quella futura, in vista di un’utopia di felicità”. Queste illuminanti parole possiamo applicarle a moltissimi santi del calendario cristiano (ricordiamo solo la nutrita pattuglia dei “santi sociali” della Torino del 1800 con Don Bosco, il Cottolengo e gli altri) perché essi, mossi dall’amore di Dio e del prossimo per amore di Dio seppero guardare la realtà circostante, leggerla in profondità, interpretarla alla luce della Parola di Dio. Ma non si fermarono qui. Mossi dallo Spirito, che, anche se non lo vediamo, aleggia sempre sulla storia degli uomini, si impegnarono a cambiarla fattivamente e creativamente, rispondendo così alle urgenze dell’ambiente umano circostante. Interessante notare che prima di impegnarsi non fecero grandi studi e grandi proclami teorici (come alcuni personaggi dello stesso secolo, vedi Marx), ma si rimboccarono subito le maniche per alleviare “la miseria alla loro diretta portata” come dice appunto Karl Popper.

    Questo possiamo dirlo a ragione anche di Sant’Angela Merici “donna sapiente e coraggiosa”. Questa sua sapienza, lungimiranza, creatività e coraggio ella li adoperò per alleviare la condizione della donna nel Nord Italia del 1500. E mentre la maggior parte delle Congregazioni sorte in quel secolo, sulla spinta del riforma della Chiesa e segnatamente del Concilio di Trento, erano indirizzate al settore maschile, Angela si dedicò a quello femminile, attraverso la fondazione delle Orsoline, una Congregazione dedicata alla formazione sistematica delle ragazze non solo nel campo morale, come si era fatto precedentemente, ma anche nel campo intellettuale e professionale. Diede così una risposta concreta a quella che era la condizione della donna del 1500. Infatti una delle pressanti urgenze di allora e che attirarono lo sguardo materno di Angela, era quella della grande schiera di donne che non potevano essere, per vari motivi, né monache né spose, e che quando lavoravano erano non solo sotto stimate ma anche sfruttate nei salari, ed estromesse dalle corporazioni. Molte di loro venivano ridotte in condizione servile e sfruttate, in tutti i sensi, finché erano giovani, per poi scomparire in quel sottobosco sociale costituito dagli emarginanti cronicari o nella mendicità abituale. Ebbene Angela ebbe la felice intuizione di creare e proporre al mondo una nuova classe sociale quella delle “vergini”. Si trattava quindi di donne che si consacravano a Cristo, anima e corpo non in un monastero ma restando nel mondo. E proprio per questa loro consacrazione a Cristo erano riconosciute, accettate e onorate socialmente.



    Un “sogno vocazionale”

    Angela nacque a Desenzano del Garda il 21 marzo del 1474, in una famiglia né ricca né povera, e dove il padre Giovanni amava leggere a tutta la famiglia i primi libri devozionali di allora, quali la Leggenda Aurea, con la sua Vite di Santi e l’Imitazione di Cristo. Letture che segneranno Angela nella sua vita seguente: nel suo totale amore a Cristo, e nella grande devozione a due sante quali Sant’Orsola e Santa Caterina di Alessandria.
    A soli 15 anni la ragazza rimase orfana di ambedue i genitori, e dovette andare insieme ad una sorella a vivere a Salò a casa di uno zio.
    In questi anni la prima grande decisione: diventata terziaria francescana, Angela si consacrò personalmente a Cristo nella verginità. Arrivata a 20 anni, morto lo zio, ritornò a Desenzano.
    E adesso che fare della propria vita? Forse in monastero, come altre ragazze? No, capì che quella non era la “sua” strada. Ma quale allora? Ecco un’idea originale: per aiutarsi nel proprio discernimento intraprese una serie di “pellegrinaggi vocazionali”, recandosi perfino in Terra Santa (1524). Qui addirittura fu colpita da una strana malattia agli occhi che la rese cieca. Ma “vide” il paese di Gesù lo stesso e molto in profondità... con gli occhi della fede, riuscendo persino a dire a chi l’accompagnava: “Non capite che questa cecità mi è stata mandata proprio per il bene della mia anima?”. Nel 1525 si recò a Roma per il Giubileo, ottenendo anche un’udienza da Clemente VII, che, affascinato dal suo carisma, le propose di rimanere a Roma per lavorare nella Città Eterna. Ma anche se lui era il Papa, e lei, Angela, una donna, declinò l’invito: lo Spirito la voleva altrove. Il pontefice capì e lei partì.
    E le arrivò proprio un “input” dall’alto, sotto forma di sogno o “visione vocazionale” che le avrebbe segnato il resto della vita (ricordate il sogno dei 9 anni del piccolo Giovannino Bosco?).
    Vide una lunga scala che congiungeva la terra al cielo, come quella di Giacobbe nella Bibbia, sulla quale saliva una lunga schiera di ragazze, ciascuna con il proprio Angelo Custode. Riconobbe in una di esse una sua amica, morta precedentemente: questa le disse di fondare una “compagnia” proprio per la formazione della ragazze. Il messaggio era chiaro: Angela aveva capito che era quella la strada che avrebbe dovuto percorrere. E così fece.
    Trasferitasi a Brescia nel 1529, ella confidò ad un gruppo di sue amiche il suo voto segreto di verginità a Cristo, ed il proposito di servirlo nel prossimo, ma specialmente nelle ragazze più bisognose di aiuto, di assistenza e di amore. Il carisma di Angela fece subito effetto su quelle amiche e ben dodici di esse, appartenenti ad ogni ceto sociale, vollero seguirla, consacrandosi a Cristo, ma, e qui sta l’idea rivoluzionaria, senza vestire alcun abito religioso e senza le quattro mura di un convento, ma ognuna nella propria casa e nella propria professione abituale, ed essere così sempre disponibili ad aiutare il prossimo: ammalati, vedove, ragazze orfane da aiutare, a fare catechismo ai bambini... fino alla pulizia della chiesa, se necessario e volentieri.



    Una grande innovazione: le Orsoline

    Era l’anno 1533 e nasceva così la “Compagnia delle Dimesse di Sant’Orsola”. Si chiamavano “dimesse” perché non vestivano, come le monache, il nobile abito delle religiose. Solo dieci anni dopo (1544) la nuova Congregazione vedrà la propria Regola approvata dal Papa Paolo III. E sarà lo stesso Pontefice ad elevarla a Istituto di diritto pontificio: in altre parole il luogo dell’apostolato diventava il mondo intero, non più una diocesi. “La grande innovazione della Merici fu di proiettare le sue figlie per il mondo, fuori della clausura, senza un abito distintivo e senza prescrizioni fisse – anche se il voto di verginità era privato – aprendo la strada a quegli Istituti Secolari cui soltanto Pio XII, nel 1947, darà forma canonica” (A. Cattabiani).

    Qualcuno si chiederà: perché Sant’Orsola? Perché Angela ne era molto devota fin da ragazza. Orsola, nobile principessa inglese, durante un lungo viaggio aveva confidato alle sue undici compagne di essersi consacrata a Cristo e di voler essere fedele solo a Lui, (rifiutando un matrimonio combinato con un re barbaro e pagano). Le ragazze, per lo più pagane, istruite da Orsola ne seguirono l’esempio... fino ad affrontare il martirio a Colonia tra il secolo III e il IV. Il culto di questo stuolo di vergini, fedeli a Cristo fino al martirio, si mantenne vivo nonostante le incursioni barbariche (e gli elementi leggendari aggiunti). Angela era affascinata dalla storia di Orsola e compagne, e voleva che il coraggio nell’affrontare il viaggio e poi, in seguito il martirio, fosse anche delle ragazze del suo incipiente Istituto.
    Un’altra santa di cui Angela era devota era Caterina di Alessandria, quella che, secondo la tradizione, aveva ricevuto l’anello nuziale da Cristo stesso. Fu proprio per questa sua devozione che il 25 novembre 1535, festa della Santa, che Angela ammise nella Compagnia le prime 28 Orsoline.

    È per questo che nel famoso quadro del Romanino, Lo Sposalizio di Santa Caterina, accanto a San Lorenzo, a Sant’Orsola in piedi, c’è rappresentata in ginocchio anche lei, Angela.
    Un altro particolare interessante. Secondo un biografo del Seicento, poiché ella era ancora incerta nel dare inizio alla Congregazione, nonostante i segni avuti, “una notte fu flagellata dall’Angelo e aspramente ripresa da Christo, perché indugiava a dare principio a questa benedetta compagnia” e inoltre che “Jesu Christo... gli ha gridato nel core” per cominciare la fondazione. Comunque sia stato, Angela fu ispirata dall’alto per l’inizio della sua famiglia religiosa.
    Come per tutti i santi e sante, e non può essere altrimenti, anche per lei era Gesù Cristo il centro della propria fede. Il suo “essere cristiana” (cioè di Cristo) nella vita quotidiana non era ancorato ad una dottrina o ad un insieme di leggi morali, ma aveva il suo fondamento e il centro propulsivo e determinante nella persona di Cristo. A Lui si era consacrata con amore esclusivo fin da giovane, era Lui che amava con amore totale, perché Lui “era il dolce e benigno Sposo Gesù Christo”, perché è Lui che “sceglie e chiama” le sue creature, desiderando essere per loro “il Tutto”.

    Angela partì per il Paradiso il 27 gennaio 1540, lasciando nel Testamento Spirituale non solo alle sue Figlie ma a tutti gli educatori le linee essenziali del suo metodo educativo, fatto di sincero amore all’educando e di rispetto massimo per la libertà altrui. Ha lasciato inoltre a tutta la Chiesa il suo luminoso esempio di donna attivamente coraggiosa e creativamente operosa a favore delle ragazze bisognose del suo tempo, spinta sempre dal suo amore esclusivo e totale per Cristo, il Tutto per il quale aveva lasciato tutto.

    MARIO SCUDU

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    Con amore e con mano soave

    Mie carissime madri e sorelle in Gesù Cristo, sforzatevi con l’aiuto della grazia, di acquistare e conservare in voi tale intenzione e sentimento buono, da essere mosse alla cura e al governo della Compagnia solo per amore di Dio e per lo zelo della salute delle anime.
    Se tutte le vostre opere saranno così radicate in questa duplice carità, non potranno portare se non buoni e salutiferi frutti. Perciò dice il Salvatore nostro: “Un albero buono non può produrre frutti cattivi “ (Mt 7,18) come volesse dire che il cuore, quando è informato alla carità, non può produrre se non buone e sante opere. Onde ancora diceva Sant’Agostino: “Ama e fa’ quello che vuoi”, come se dicesse chiaramente: “La carità non può peccare”.

    Vi supplico ancora di voler ricordare e tenere scolpite nella mente e nel cuore tutte le vostre figliuole ad una ad una; e non solo i loro nomi, ma ancora la condizione e indole e stato ed ogni cosa loro. Il che non vi sarà cosa difficile, se le abbraccerete con viva carità (...).
    Impegnatevi a tirarle su con amore e con mano soave e dolce, e non imperiosamente né con asprezza, ma in tutto vogliate esser piacevoli. Ascoltate Gesù Cristo che comanda: “Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore” (Mt 11,30) (...).

    Ecco perché dovete sforzarvi di usare ogni piacevolezza possibile. Soprattutto guardatevi dal voler ottenere alcuna cosa per forza: poiché Dio ha dato ad ognuno il libero arbitrio e non vuole costringere nessuno, ma solamente propone, invita e consiglia. Non dico però che alle volte non si debba usare qualche riprensione ed asprezza a tempo e luogo secondo l’importanza, la condizione e il bisogno delle persone, ma solamente dobbiamo essere mosse a questo dalla carità e dallo zelo delle anime (dal Testamento Spirituale).

    --------------------------------------------------------------------------
    IMMAGINI:
    1. La visione delle vergini e degli angeli sulla scala del Paradiso ispirerà ad Angela Merici la fondazione e la regola dell’Ordine delle Orsoline, incentrate su un ideale di purezza evangelica (Pietro Rizieri Calcinardi, La visione di Sant’Angela, chiesa di Santa Maria Maddalena, Desenzano del Garda).

    2. Angela Merici / Fondatrice della Compagnia di Sant’Orsola di Brescia da cui avrà origine l’ordine delle Orsoline.
    Nata a Desenzano del Garda tra il 1470 e il 1475 (secondo la tradizione nel 1474) e morta a Brescia il 27 gennaio 1540. Dichiarata Beata da Clemente XIII il 30 aprile 1768; canonizzata da Pio VII il 24 maggio 1807; festeggiata il 24 gennaio.

    FONTE: Rivista Maria Ausiliatrice, 2005, fasc. n. 1

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    St. Angela Merici

    Foundress of the Ursulines, born 21 March, 1474, at Desenzano, a small town on the southwestern shore of Lake Garda in Lombardy; died 27 January, 1540, at Brescia.

    She was left an orphan at the age of ten and together with her elder sister came to the home of her uncle at the neighbouring town of Salo where they led an angelic life. When her sister met with a sudden death, without being able to receive the last sacraments, young Angela was much distressed. She became a tertiary of St. Francis and greatly increased her prayers and mortifications for the repose of her sister's soul. In her anguish and pious simplicity she prayed God to reveal to her the condition of her deceased sister. It is said that by a vision she was satisfied her sister was in the company of the saints in heaven.

    When she was twenty years old, her uncle died, and she returned to her paternal home at Desenzano. Convinced that the great need of her times was a better instruction of young girls in the rudiments of the Christian religion, she converted her home into a school where at stated intervals she daily gathered all the little girls of Desenzano and taught them the elements of Christianity. It is related that one day, while in an ecstasy, she had a vision in which it was revealed to her that she was to found an association of virgins who were to devote their lives to the religious training of young girls. The school she had established at Desenzano soon bore abundant fruit, and she was invited to the neighbouring city, Brescia, to establish a similar school at that place. Angela gladly accepted the invitation.

    In 1524, while making a pilgrimage to the Holy Land, she became suddenly blind when she was on the island of Crete, but continued her journey to the Holy Places and was cured on her return while praying before a crucifix at the same place where she was struck with blindness a few weeks before. When, in the jubilee year 1525, she had come to Rome to gain the indulgences, Pope Clement VII, who had heard of her great holiness and her extraordinary success as a religious teacher of young girls, invited her to remain in Rome; but Angela, who shunned publicity, returned to Brescia. Finally, on the 25th of November, 1535, Angela chose twelve virgins and laid the foundation of the order of the Ursulines in a small house near the Church of St. Afra in Brescia. Having been five years superior of the newly-founded order, she died.

    Her body lies buried in the Church of St. Afra at Brescia. She was beatified in 1768, by Clement XIII, and canonized in 1807, by Pius VII. Her feast is celebrated 31 May. [Note: After this article was written, her feast was moved to 27 January].

    Bibliography

    HEIMBUCHER, Orden und Kongregationen (Paderborn, 1896), 1 511 sqq., SEEB`CK, Herrlichkeit der katholischen Kirche (Innsbruck, 1900); GUÉRIN, Les petite Bollandsstes (Paris), III, 326 sqq., Bullarii Romani Continuatio, VII, pt. I; her biography has been written in French by BAUTHORS (Abbeville, 1894) at Notre Dame d'Alet (1885), PASTEL, (Paris, 1878); in German by an Ursuline (Innsbruck, 1893), by an Ursuline (Paderborn, 1892), in Italian by GIRELLI (Brescia, 1871);by SALVATORI (Rome, 1807).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. I, New York, 1907

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    The Ursulines

    A religious order founded by St. Angela de Merici for the sole purpose of educating young girls. It was the first teaching order of women established in the Church, and up to the present date has adhered strictly to the work of its institute. Though convinced of her divinely appointed mission to lay the foundations of an educational order, Angela for seventeen years could do no more than direct a number of young women who were known as "The Company of St. Ursula" but who continued to live in the midst of their own families, meeting at stated times for conferences and devotional exercises. The many difficulties that hindered the formation of the new institute gave way at last, and in 1535, twelve members were gathered together in a community with episcopal approbation, and with St. Angela de Merici as superioress. The movement was taken up with great enthusiasm and spread rapidly throughout Italy, Germany and France. Within a few years the company numbered many houses, each independent. Constitutions suited to the special work of the institute were developed and completed shortly before the death of the foundress in 1540. In 1544 the first approbation was received from Paul III, and the Rule of St. Augustine adopted. Many important details were left unsettled at this time, and, as a result, several congregations developed, all calling themselves Ursulines but differing widely in dress and customs. The largest and most influential of these were the Congregation of Paris and the Congregation of Bordeaux. In 1572 St. Charles Borromeo, Cardinal Archbishop of Milan, obtained for the new congregation the status of a monastic order with enclosure. In some of the older European convents, in Canada and Cuba, strict enclosure is still observed; in other sections, though nowhere entirely abolished, the enclosure has been modified to meet local conditions. A Bull of final approbation was given in 1618 by Paul V.

    In the early part of the seventeenth century an appeal was made from Canada for bands of religious women to undertake the arduous task of training the Indian girls to Christian habits of life. It met with an instant and generous response. In 1639 Madame de la Peltrie, a French widow of comfortable means, offered herself and all that she had to found a mission in Canada. In May of that year she sailed from Dieppe accompanied by three Ursulines and three hospital sisters. At Quebec the latter founded a Hôtel-Dieu, the former, the first Ursuline convent on the western continent. The superioress of the new foundation was mother Marie de l'Incarnation Guyard, whose heroic virtues won from the Holy See the title of venerable in the year 1877, and the process of whose canonization is about to be presented. The earliest establishment of the Ursulines in the United States also owes its origin to French initiative. in 1727 Mother Marie Tranchepain, with then companions, embarked from L Orient to found their convent at New Orleans. After years of struggle a firm foothold was secured, and the Ursulines still flourish in the city of their original foundation. A notable feature of Ursuline labours in the United States may be found in the history of the Rocky Mountain Missions where for years they have laboured for the Indians, and have established ten flourishing centres. From these western foundations have sprung two branches in Alaska. In accordance with the wish of Leo XIII, a congress of Ursulines from all parts of the world convened at Rome during the fall of the year 1900. Representatives were sent from the United States, South America, Java, and all parts of Europe. Under the auspices of the Sacred Congregation of Bishops and Regulars, the Roman Union of Ursulines was then formed, with the most reverend Mother Mary of St. Julien as the first mother-general. Cardinal Satolli was appointed the first cardinal protector. To this union belong over a hundred communities; aggregations are made from year to year. The united communities are divided into eight provinces as follows: Italy; Austro-Hungary; Hungary; the East of France; the West of France; Holland-Belgium-England-German; the North of the United States; the South of the United States; Spain and Portugal. Many large and important communities still retain their independent organization. Of late years the Ursulines have suffered severely in France and Portugal. The members of the expelled communities have become affiliated to other foundations both in Europe and the United States.

    The habit of the order is of black serge, falling in folds, with wide sleeves. On ceremonial occasions a long train is worn. The veil of the professed religious is black, of the novice white. The guimpe and bandeau are of plain white linen. the cincture of black leather. There are two grades in each community; the choir religious, so called from their obligation to recite the office daily in choir; and the lay sisters. The former are occupied in teaching, the latter in domestic duties. Candidates for either grade pass six months probation as postulants in the community in which they desire to become stabilitated. This period is followed by two years of preparation in a central novitiate, at the expiration of which the three vows of religion are pronounced temporarily, for a term of three years. At the end of the third year the profession is made perpetual. In some Ursuline communities solemn vows are taken, and there papal enclosure is in force. The vows of the Ursulines in the United States though perpetual, are simple. From their earliest foundations the Ursulines have been thorough and progressive teachers. Their system might be termed eclectic, utilizing the effective points of all methods. The European houses are fore the most part boarding schools; in the United States combinations of boarding and day-schools. The nuns also conduct many parochial schools, which, like the others, comprise all grades: elementary, academic and college courses. The first Catholic college for women in New York State was founded by the Ursulines at New Rochelle [New York] in 1904. The Ursulines in several other parts of the United States have followed the precedent, and are labouring practically to further the higher education of women. The German Ursulines, who were expelled through the influence of the Kulturkampf and re-admitted after an exile of ten years, are permitted to resume their teaching, but for pupils of high-school grade only. In Europe and America alike the Ursulines make it a point to secure State approval, and avail themselves of every advantage offered by the public institutions.

    Bibliography

    URSULINES OF QUEBEC, Glimpses Of the Monastery (1897); O'REILLY, Life Of St. Angela (1880); Circular Letters of the Mother-General (1904-11); HUBERT, Die heilige Angela Merici (Mainz, 1891).

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XV, New York, 1912

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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps Pascal, Paris-Poitiers, 1902, XII ediz., t. III, p. 596-600

    LE XXXI MAI.

    SAINTE ANGÈLE DE MERICI, VIERGE.


    Le jour rayonne d'une double gloire: marqué par le triomphe virginal d'Aurélia Pétronilla au premier âge de l'Eglise, il est embaumé par le parfum des lis qui ceignent le front d'Angèle de Mérici. Le XVI° siècle, qui naguère offrait au Christ ressuscite la séraphique Madeleine de Pazzi, lui présente aujourd'hui ce nouveau tribut de la sainteté de l'Eglise. Angèle remplit toute la signification du beau nom qu'elle a reçu. Elle possède dans un corps mortel la pureté des esprits bienheureux, et elle imite leur vol agile, leur céleste énergie, par la vigueur de toutes les vertus. On voit cette héroïne de la grâce céleste abattre à ses pieds tout ce qui pourrait arrêter sa course. Elevée de bonne heure à la plus haute contemplation, une ardeur chevaleresque la pousse jusque sur les plages de l'Orient pour y suivre les traces de l'Epoux divin auquel elle s'est donnée. On la voit ensuite visiter la nouvelle Jérusalem, et répandre ses vœux devant la Confession de saint Pierre; après quoi, rentrée dans son repos, elle fonde un Ordre religieux qui est encore et qui sera toujours l'un des ornements et l'un des secours de la sainte Église.

    Le spectacle d'Ursule entourée de sa légion de vierges a séduit le cœur d'Angèle; il lui faut aussi une armée de filles vaillantes. La noble princesse bretonne affronta les barbares; Angèle, nouvelle Ursule, livrera bataille au monde et à ses séductions si redoutables pour des âmes encore neuves, et, comme trophée de ses victoires, elle peut montrer les innombrables générations d'adolescentes que son saint institut a sauvées depuis trois siècles, en les initiant à la pratique et à l'amour des vertus chrétiennes.

    La sainte Eglise nous donne en ces termes le récit abrégé des vertus et des actions de sainte Angèle.

    Angèle de Mérici naquit de parents pieux à Decenzano, petite ville du diocèse de Vérone, près du lac Benago, dans l'Etat de Venise. Dès son jeune âge, elle veilla avec la plus grande précaution sur le lis de la virginité, qu'elle avait résolu de conserver à jamais intact. Repoussant toutes les parures de son sexe, elle altéra la beauté de son visage et coupa ses cheveux, afin de ne plaire qu'au céleste Epoux des âmes. Etant encore dans la fleur de son adolescence, et ayant perdu ses parents, elle tenta de s'enfuir dans un désert, afin d'y mener une vie plus austère. Ayant été empêchée par un oncle de mettre ce dessein à exécution, elle sut pratiquer à la maison ce qu'il ne lui était pas permis de faire dans la solitude. Elle se revêtit du cilice, et prit fréquemment la discipline; hors les cas de maladie elle s'interdit la viande, et n'usa de vin qu'aux fêtes de la Nativité et de la Résurrection du Seigneur; il lui arrivait même de passer plusieurs jours sans prendre de nourriture. Vouée à une prière continuelle, elle prenait sur la terre nue un court sommeil. Le démon ayant voulu lui faire illusion sous la forme d'un ange de lumière, elle le reconnut aussitôt et le mit en fuite. Ayant enfin renoncé à la succession de son père, et embrassé la règle du tiers-ordre de saint François dont elle prit l'habit, elle joignit la pauvreté évangélique à la gloire de la virginité.

    Fidèle à tous les devoirs de miséricorde envers le prochain, elle donnait aux pauvres tout ce qui lui restait de la nourriture qu'elle avait obtenue par l'aumône, et se livrait avec empressement au soin des malades. File laissa une haute renommée de sainteté dans un grand nombre de lieux qu'elle visitait, soit pour consoler les affligés, soit pour réconcilier des ennemis, soit pour retirer de grands pécheurs du bourbier des vices. Nourrie fréquemment du pain des anges, unique objet de ses désirs, l'ardeur de son transport pour Dieu était si grande, que souvent elle était ravie hors de ses sens. Elle visita avec une piété profonde les saints lieux de la Palestine. Dans le cours de ce voyage, ayant perdu la vue en passant dans l'île de Candie, elle l'y recouvra au retour, après avoir échappe par le secours divin aux mains des barbares et au danger imminent d'un naufrage. Sous le pontificat de Clément Vil, elle se rendit à Rome, afin d'y vénérer la pierre fondamentale de l'Eglise et d'y gagner l'abondant pardon du jubilé. Le pape ayant eu avec elle un entretien, découvrit sa haute sainteté, parla d'elle avec les plus grands éloges, et ne lui permit de sortir de Rome qu'après avoir reconnu que le ciel l'appelait ailleurs.

    De retour à Brescia, elle alla prendre sa demeure près de l'Eglise de Sainte-Afra. Ce fut là qu'elle institua, d'après l'ordre de Dieu qu'elle avait connu par une voix céleste et par une vision, une nouvelle société de vierges sous une discipline particulière, avec des règles qu'elle avait rédigées d'une manière toute sainte. Elle donna à cet institut le nom et le patronage de sainte Ursule, chef invincible de l'armée des vierges, et prédit, peu avant de mourir, qu'il durerait toujours. Enfin, étant presque septuagénaire, comblée de mérites, elle s'envola au ciel le six des calendes de février de l'an mil cinq cent quarante. Son corps, que l'on garda trente jours avant de l'inhumer, demeura flexible et conserva les apparences de la vie. On le déposa dans l'Eglise de Sainte-Afra, parmi les autres reliques des saints qu'elle possède en grand nombre; et plusieurs miracles commencèrent à se manifester à son tombeau. Le bruit s'en répandit non seulement à Brescia et à Decenzano, mais encore au loin, et l'on commença de bonne heure à donner le nom de Bienheureuse à Angèle et à placer son image sur les autels. Saint Charles Borromée lui-même, peu d'années après la mort d'Angèle, affirma en chaire à Brescia qu'elle était digne d'être inscrite par l'autorité du Saint-Siège au catalogue des saintes vierges. Clément XIII ratifia et confirma par un décret ce culte populaire approuvé déjà par plusieurs évêques, et encourage par de nombreux induits des Souverains Pontifes. Enfin, après de nouveaux miracles légitimement prouvés, Pie VII inscrivit Angèle sur la liste des saintes vierges, dans la solennelle canonisation qu'il accomplit dans la basilique vaticane le vingt-quatre mai mil huit cent sept.

    Vous avez combattu les combats du Seigneur, ô Angèle, et votre vie si remplie d'œuvres saintes vous a mérité un repos glorieux dans l'éternel séjour. Un zèle insatiable pour le service de celui que vous aviez choisi pour Epoux, une ardente charité pour tous ceux qu'il a rachetés de son sang divin, forment le caractère de votre existence tout entière. Cet amour du prochain vous a rendue mère d'une famille innombrable; car nul ne pourrait compter les jeunes enfants qui ont sucé à l'école de vos filles le lait de la saine doctrine et de la piété. Vous avez puissamment contribué, ô Angèle, au maintien de la famille chrétienne en préparant tant de mères et tant d'épouses pour leurs sublimes devoirs; et combien d'institutions appelées au même but sont sorties de la vôtre pour la consolation de l'Eglise et l'avantage de la société! Le Pontife suprême a ordonné que votre nom fût désormais fêté dans toute la catholicité. En promulguant ce décret, il a déclaré qu'il voulait placer sous votre maternelle protection toute la jeunesse de votre sexe exposée aujourd'hui à tant de périls de la part des ennemis de Jésus-Christ et de son Eglise. Ils ont formé le dessein d'arracher la foi du cœur des épouses et des mères, afin d'anéantir plus sûrement le christianisme, qu'une forte et douce influence a conservé jusqu'ici dans la famille. Déjouez ces noirs complots, ô Angèle! Protégez votre sexe; nourrissez en lui le sentiment de la dignité de la femme chrétienne, et la société peut encore être sauvée.

    Nous nous adressons aussi à vous, ô épouse du Christ, pour obtenir votre aide dans le parcours de cette année liturgique, où nous retrouvons chaque jour vos traces. Votre ardeur à suivre les divins mystères qui se déroulent successivement à nos yeux vous entraîna au delà des mers. Vous vouliez voir Nazareth et Bethléhem, parcourir la Galilée et la Judée, rendre grâces dans le Cénacle, pleurer sur le Calvaire, adorer le Sépulcre glorieux. Daignez bénir notre marche timide dans ces sentiers que vos pas ont parcourus. Nous voulons vous suivre sur le mont des Oliviers, d'où notre Emmanuel est remonté dans les cieux; il nous faut pénétrer une seconde fois dans le Cénacle, que le divin Esprit illumine de ses feux. Conduisez-nous sur vos pas, ô Angèle, vers ces lieux bénis dont l'attrait vous arracha à votre patrie, et vous lança à travers les hasards dans une lointaine et périlleuse pérégrination; élevez nos âmes à la hauteur des augustes mystères qui couronnent le Temps pascal.

    ------------------------------------------------------------------------
    NOTE

    * Per decreto di Pio XII, dal 1955, la ricorrenza della Santa è spostata al 1° giugno, dopo la proclamazione di Maria Regina, la cui festa fu fissata al 31 maggio.

 

 
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