Hermann Löns Il fiume rosso Firenze, 2005, autoprodotto, Introduzione di Stefano Senesi. Formato A5. Costo 5,00 euro
Illustrazioni di Werner Graul (le sue opere nel sito http://www.geocities.com/graulwerner/ ). Richiedere a: wuotan@infinito.it

Nella novella Die Rote Beeke (“Il fiume rosso”), ora tradotta in italiano, lo scrittore e poeta tedesco Hermann Löns descrive l’uccisione di 4.500 guerrieri sassoni che nel 782 furono giustiziati a Verden su ordine di Carlo Magno per non aver abiurato la loro religione pagana e rifiutato il battesimo. Il racconto fu pubblicato in Germania nel 1912 dalla casa editrice Sponholtz Verlag, illustrato da incisioni dell’artista Erich Feyerabend.

Dall'introduzione a cura di Stefano Senesi

Meglio morti che schiavi

Alla morte di Pipino Il Breve, uno dei suoi bastardi, Carlo, che la Chiesa chiamerà Magnus, il futuro Carlo Magno allora ventiseienne, ereditò un territorio dall’estremità orientale della Turingia e del nord della Frisia fino alla Guascogna. Nel 771, alla morte di suo fratello, egli dominò su tutto il regno di suo padre. Nel 778 i Sassoni si ribellarono. Guidati dall’audace capo Witukind (o Witikind: in antico sassone “il bianco fanciullo”), forzano le frontiere del regno franco. Carlo Magno organizzò immediatamente delle spedizioni punitive. Ma nel 782 un’armata franca fu sorpresa dai Sassoni e fatta a pezzi ai piedi del Suntelgebirge, sulla riva est del Weser. Due dei tre generali che la comandavano restarono sul terreno. La risposta di Carlo Magno fu di un’inaudita ferocia. Raggiunto il suo esercito, egli sconfisse i Sassoni a Verden, vicino alla confluenza del Weser e dell’Aller. L’eccidio in questione si consumò presso Externsteine in un solo giorno, dove vennero decapitati 4500 primogeniti delle più nobili famiglie sassoni. Dal 783 al 785 gli scontri ripresero violenti. Carlo Magno si accanì e trionfò sulle ultime resistenze nel 785. All’assemblea generale di Paderborn Witukind fu costretto ad arrendersi. Un capitolare impiantò in Sassonia la civiltà franca e la religione cristiana. Esso dispose che “ogni Sassone non battezzato, che cercherà di nascondersi ai suoi compatrioti e che rifiuterà di farsi amministrare il battesimo, sarà messo a morte”. E’ difficile riproporre oggi questa storia, dopo secoli e secoli di distruzione mentale sistematica da parte del fanatismo monoteista. A testimonianza di questa crociata contro l’Europa rimane il santuario dissacrato delle Externsteine. Il luogo dove si svolgevano antichissimi culti millenari e dove i simboli della religione pagana sono stati occultati, presenta alla base di una delle rocce sacre la Deposizione dalla croce. Risalente al 1220 ca., ad opera di monaci cistercensi, propone la figura dell’Irminsul, l’axis mundi venerato dai pagani piegato, sul quale Nicodemo sale per staccare il corpo di Cristo dalla croce. E’ facile individuare in questa semplice raffigurazione la simbolica rappresentazione del potere del Verbo che ha piegato il paganesimo, soffocandone la sua atavica vitalità. Ma non è il caso di dilungarsi qui su questo argomento, che esigerebbe decisamente troppe parole. Basti dire che ad osservare il sito roccioso di Externsteine con la sua struttura, il pagano con il suo animismo ritorna prorompente, e pare vibrare nelle tradizioni, nelle leggende, nella forma dei grandi massi. E allora l’Irminsul piegato pare risollevarsi…