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    Il 13 ottobre del 1917 ci fu in Fatima il celebre miracolo della "danza" del sole.
    Per ricordare questo evento, che segnava l'ultima apparizione della Madonna ai tre pastorelli, riporto in rilievo questo thread.

    Aug.




  2. #12
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    2005-12-12
    “Il Messaggio di Fatima, profetico ponte di speranza”

    Intervista con don Massimo Consolaro autore di un libro sull’argomento

    ROMA, lunedì, 12 dicembre 2005 (ZENIT.org).- E’ arrivato il libreria un nuovo volume intitolato “Il Messaggio di Fatima, profetico ponte di speranza” (Edizioni Segno, pp. 275, Euro 20) e scritto da don Massimo Consolaro, il quale fa una rilettura inedita della profezia di Fatima.

    I sottotitoli recitano “Contro i muri dell’odio ancora resistenti del nuovo millennio – dal muro di Berlino del comunismo al muro di Gerusalemme per l’islamismo”.

    Il libro, che risponde ai dubbi relativi alla parti infauste del Messaggio di Fatima, spiega che il contenuto centrale della profezia è costituito da un invito alla conversione, alla preghiera ed alla speranza.

    L’opera di don Massimo Consolaro verrà presentata martedì 13 dicembre, alle ore 18:00 presso la libreria AVE di Roma (Via della Conciliazione, 12), da monsignor Diego Bona Presidente dell’Apostolato Mondiale di Fatima e da don Giovanni D’Ercole - Giornalista religioso dell’Opera Don Orione. ZENIT ha intervistato l’autore.

    Perchè un libro sul Messaggio di Fatima?
    Consolaro: Considerata l’importanza che la Chiesa ha dato al Messaggio, al punto da meritare un “commento teologico” dell’allora Cardinal Joseph Ratzinger, mi è sembrato opportuno approfondirlo. Molti sono rimasti delusi dal contenuto del Messaggio e da alcune interpretazioni del “commento teologico”; in me invece sono prevalsi sentimenti di stupore e apprezzamento, visto e considerato che la Santa Sede non si era mai pronunciata così esplicitamente a favore di una profezia originata da una “rivelazione privata” e per lo più essendo la veggente ancora in vita.

    Il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (Il Messaggio di Fatima), rende ancor più chiaro l’insegnamento sui “carismi straordinari” offerto dal Concilio Vaticano II.

    Lei analizza il segreto del Messaggio in tre parti. Può illustrarci i tratti salienti di ogni singola parte?
    Consolaro: La prima parte del Messaggio riguarda la visione dell’Inferno che Suor Lucia ha descritto come un “mare di fuoco” sotterraneo, in cui vi erano immersi i demoni e le anime dannate. Ella disse che i demoni si distinguevano per le loro orribili forme, paragonabili a spaventosi animali sconosciuti.

    Nella seconda parte la Vergine mostra il suo Cuore Immacolato, come immagine del più tenero amore di Dio, che viene in soccorso di tutti coloro che sono in pericolo di precipitare nell’eterno mare di fuoco preservando l’umanità dalle sofferenze – conseguenza del peccato – provocate dalle guerre mondiali. La Madre di Dio preannuncia il pericolo di una seconda guerra ancor più grave della prima, se l’uomo non smette di offendere Dio.

    Per evitare questa triste conseguenza viene a chiedere la Consacrazione al suo Cuore Immacolato della “Russia” – vista come simbolo di rifiuto di Dio e della sua Chiesa –. Chiede inoltre la Comunione riparatrice nei primi sabati del mese. Se tutto ciò fosse stato esaudito la Vergine avrebbe assicurato la conversione della Russia e la pace nel mondo; diversamente il Papa avrebbe dovuto soffrire, molti buoni sarebbero stati martirizzati e gli errori della Russia – conseguenza dell’ateismo – si sarebbero diffusi nel mondo.

    Nella terza parte Suor Lucia presenta una visione che simbolicamente riassume quanto era descritto nella seconda, cioè il tentativo della Vergine di proteggere il mondo dai flagelli del peccato: le sofferenze della guerra, le persecuzioni alla Chiesa, ai suoi fedeli e al Vicario di Cristo come avvenne per il Papa colpito a morte.

    In che modo l'attentato a Giovanni Paolo II si interseca con la terza parte del Messaggio di Fatima?Consolaro: Immediatamente dopo l’attentato del 13 maggio 1981 Giovanni Paolo II ha capito di essere proprio lui quel “Vescovo vestito di bianco” descritto nella visione della terza parte del Messaggio, il quale preannunciava che il Papa sarebbe stato “ucciso da un gruppo di soldati che gli sparavano vari colpi di arma da fuoco”. Il Pontefice quindi comprese che l’intercessione materna di Maria lo aveva preservato dalla morte proprio perché a Lei si era affidato, come ben riassume il suo motto: Totus Tuus ego sum, Maria. Dio nella sua infinita bontà ci ha voluto dare un ulteriore segno di quanto sia importante ed efficace affidarsi al Cuore della Madre di Gesù, ristabilendo il Pontefice in salute ed efficienza per molti anni.

    Il Regime comunista sovietico è crollato. Che significato assume oggi il Messaggio di Fatima?
    Consolaro: Il Messaggio oggi assume lo stesso significato di sempre, innanzitutto per quelle popolazioni che nel Regime sovietico vengono ancor oggi schiacciate dall’ideologia del Comunismo. Infatti, per i cattolici che vivono in questi paesi sentendo parlare di compimento della profezia di Fatima da parte della Chiesa Occidentale, avvertono un senso di smarrimento aggravato ulteriormente dal dolore di sentirsi dimenticati.

    D’altro canto, se il principale monito del Messaggio riguarda il problema dell’ateismo, possiamo ritenere che questo sia ancora di grande attualità anche per il Continente europeo. In questi ultimi anni, infatti, il Magistero del Papa e dei Vescovi denuncia una diffusa “apostasia silenziosa” e una dilagante “cultura di morte”.

    Nel 1917, quando la Vergine apparve ai tre pastorelli, era infatti impensabile la legalizzazione del peccato contro la legge naturale: aborto, eutanasia, divorzio, sposi omosessuali, bambini adottati da omosessuali, manipolazioni biotecnologiche. La “Russia” di allora sembra sempre più rispecchiarsi nell’odierna Unione Europea, che in modo sempre più evidente sembra stia perseguendo una nuova forma di “rivoluzione” culturale, brandendo orgogliosamente una concezione laicista degli Stati Nazionali, misconoscendo la tradizione religiosa e quei valori che da essa ha ereditato.

    La Vergine del Messaggio ancora ci ricorda che, solo con l’aiuto di Dio, potranno finire le guerre e le persecuzioni alla Chiesa e sarà allora che il suo Cuore Immacolato trionferà. Quale futuro quindi ci aspetta? Giovanni Paolo II, nel Giubileo dei Vescovi dell’anno 2000, rinnovò ancora una volta l’atto di Consacrazione alla Madonna di Fatima, ribadendo che «oggi come mai nel passato l’umanità è a un bivio» e le sue sorti dipenderanno da quale strada imboccherà, ovvero «potrà fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie.

    Nel sottotitolo al libro lei ha scritto: “Dal muro di Berlino del comunismo al muro di Gerusalemme per l’islamismo”. Che cosa intende dire?
    Consolaro: Intendo dire che, se nel passato il Muro di Berlino è stato il simbolo della Guerra Fredda che teneva in costante apprensione il mondo intero per il pericolo di una guerra nucleare, oggi il Muro di Gerusalemme diviene il segno di una nuova minaccia, che pone ancora una volta “sotto scacco” prevalentemente l’Occidente cristiano.

    Nel libro argomento che di fatto nel linguaggio simbolico adottato dalla Vergine a Fatima è implicitamente preannunziato anche l’odierno “scontro” religioso-culturale tra l’Occidente cristiano e il mondo islamico. Il “muro” eretto dal Comunismo, che prima simboleggiava l’ateismo in contrapposizione all’Occidente religioso, oggi viene eretto per difendersi da un’ideologia contraria alla precedente perché di matrice religiosa. Nel bel mezzo di queste due terribili collisioni vi è la Chiesa che, col suo grande esempio, è chiamata a controbilanciare coloro che, per mancanza di contenuti ed equilibrio, si vogliono imporre con violenza fondamentalista.

    Perchè lei indica come “profetico ponte di speranza” il Messaggio di Fatima?
    Consolaro: Gli ammonimenti del Messaggio di Fatima riguardanti i pericoli delle guerre e della dannazione eterna – conseguenza delle offese recate a Dio –, non sono mai stati una divina minaccia di sventura, come spesso interpretati, ma contrariamente un premuroso aiuto divino. Tali ammonizioni sono la certezza che Dio è attento all’uomo come una madre ha cura del figlio, per cui sono un invito alla docilità, nella certezza che con l’aiuto divino possono essere scongiurati. La profezia del Messaggio diviene così speranza certa che l’ostacolo può essere superato.

    Il metodo pedagogico usato dalla Vergine è inoltre un insegnamento per la Chiesa, di come si può infondere nel cuore dei credenti la vera speranza cristiana: virtù che spesso viene superstiziosamente equivocata con la “dea-fortuna”.

    Il Messaggio è quindi anche un invito agli uomini di Chiesa ad essere forti nel denunziare i pericoli a cui l’umanità va incontro, come fece appunto Maria nel mostrare ai tre bambini la terrificante visione dell’Inferno e, a loro volta, essere coerentemente pronti ad accogliere i figli dispersi mostrando generosamente quella tenerezza materna che la Vergine ha saputo dare accogliendo tutti nel suo Cuore Immacolato.

    tratto da agenzia Zenit

  3. #13

  4. #14
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    Predefinito I Papi e Fatima

    PIO XII

    Radiomessaggio al Portogallo.

    Consacrazione della Chiesa e del genere umano al Cuore Immacolato di Maria *


    31 ottobre 1942

    Venerabili Fratelli e diletti Figli,

    "Benedicite Deum coeli, et coram omnibus viventibus confitemini ei, quia fecit vobiscum misericordiam suam" (Tob. 12, 6).

    "Benedite il Dio del cielo e glorificatelo al cospetto di tutti i viventi, perchè Egli ha usato con voi le sue misericordie".

    Più volte in questo anno di grazia voi siete saliti in devoto pellegrinaggio alla montagna santa di Fatima, e con voi avete recato i cuori di tutto il Portogallo credente per deporre, in quella oasi balsamica di fede e di pietà, ai piedi della Vergine patrona, il tributo filiale del vostro più puro amore, l’omaggio della vostra riconoscenza per gli immensi benefici di recente ricevuti, la preghiera fiduciosa perchè Ella si degni di continuare il suo patrocinio sulla vostra Patria, di qua e di là dal mare, e di estenderlo alla grande tribolazione che affligge il mondo.

    Noi, che, come Padre comune dei fedeli, facciamo Nostre le tristezze e le gioie dei Nostri figli, con tutto l’affetto della Nostra anima Ci uniamo a voi per lodare e magnificare il Signore, datore di ogni bene; per benedire e ringraziare Colei, per le cui mani la munificenza divina ci comunica torrenti di grazie.

    E tanto più di buon grado lo facciamo in quanto voi, con filiale delicatezza, avete voluto associare nelle medesime solennità eucaristiche e impetratorie il giubileo della Madonna di Fatima e il venticinquesimo anniversario della Nostra Consacrazione Episcopale: la SS.ma Vergine Maria e il Vicario di Cristo in terra, due devozioni così care ai portoghesi e sempre unite nell’affetto del fedelissimo Portogallo, fin dagli albori della sua vita nazionale, fin da quando le prime terre riconquistate, nucleo della futura nazione, vennero consacrate alla Madre di Dio come Terra di Santa Maria, e il regno, appena costituito, fu posto sotto l’egida di S. Pietro.

    "Il primo e più grande dovere dell’uomo è quello della gratitudine" (S. Ambrosii De excessu fratris sui Sat. l. I, n. 44, Migne PL, t. 16, col. 1361). "Nulla è così accetto a Dio, come l’anima riconoscente, che rende grazie per i benefici ricevuti" (cfr. S. Ioannis Chrys. Hom. 52 in Gen., Migne PG, t. 54, col. 460).

    E voi avete un gran debito verso la Vergine, Signora e Patrona della vostra Patria.

    In un’ora tragica di tenebre e di disorientamento allorchè la nave dello Stato portoghese, smarrita la rotta delle sue più gloriose tradizioni, sperduta nella tormenta anticristiana e antinazionale, sembrava correre verso inevitabile naufragio, inconscia dei pericoli presenti e più ancora inconsapevole di quelli futuri — la cui gravità del resto nessuna prudenza umana, per quanto accorta, poteva allora prevedere — il Cielo, che vedeva gli uni e prevedeva gli altri, intervenne pietoso, e dalle tenebre scaturì la luce, dal caos emerse l’ordine, la tempesta si mutò in bonaccia, e il Portogallo potè trovare e riannodare il perduto filo delle sue più belle tradizioni di Nazione fedelissima, per proseguire — come nei giorni in cui "nella piccola casa Lusitana non mancavano cristiani ardimenti" per "dilatare la legge della vita eterna" (Camões, Lusíadas, canto VII, ottave 3 e 14) — nel suo cammino glorioso di popolo crociato e missionario.

    Onore ai benemeriti, che furono strumento della Provvidenza per così grande impresa!

    Ma la prima gloria, benedizione, e azione di grazie è dovuta alla Vergine Nostra Signora, Regina e Madre della Terra di S. Maria, che Ella mille volte salvò, che sempre sorresse nelle ore tragiche, — e in quest’ora, forse la più tragica, così manifestamente ha fatto — sicchè già nel 1934 il Nostro Predecessore Pio XI di immortale memoria, nella Lettera Apostolica Ex officiosis litteris, attestava "gli straordinari benefici con cui la Vergine Madre di Dio si era degnata anche recentemente di favorire la vostra Patria" (Acta Ap. Sedis, a. XXVI, 1934, p. 628). E in quel momento non ancora si pensava al Voto del Maggio del 1936 contro il pericolo rosso, tanto paurosamente vicino e tanto insperatamente scongiurato.

    Non era peranco attuata la meravigliosa pace di cui, nonostante tutto, il Portogallo al presente gode, e la quale, nonostante i sacrifici che esige, è sempre immensamente meno rovinosa della guerra di sterminio che va devastando il mondo.

    Oggi in cui ai tanti benefici si sono aggiunti anche questi, e l’atmosfera di miracolo che aleggia sul Portogallo si espande in prodigi materiali e in più grandi e più numerosi prodigi di grazie e di conversioni, e fiorisce in una primavera splendente di vita cattolica che promette i migliori frutti, oggi con ben più ragione dobbiamo confessare che la Madre di Dio vi ha ricolmati di favori veramente straordinari; a voi perciò incombe il sacro dovere di renderle incessante riconoscenza.

    E voi avete ringraziato durante tutto questo anno, ben lo sappiamo.

    Al Cielo devono essere stati accetti gli omaggi ufficiali; ma lo avranno ancor più commosso i sacrifici dei pargoletti, la preghiera e la penitenza sincera degli umili.

    Al vostro attivo sono scritte nel libro di Dio:

    l’apoteosi della Vergine Nostra Signora nel suo viaggio dal Santuario di Fatima alla Capitale dell’Impero, durante le memorande giornate dall’8 al 12 dell’aprile scorso, forse la più grande dimostrazione di fede nella storia otto volte secolare della vostra Patria;

    il pellegrinaggio nazionale del 13 maggio "giornata eroica del sacrificio" che, nonostante il freddo, le pioggie e le distanze enormi percorse a piedi, raccolse in Fatima, per pregare, ringraziare, riparare, centinaia di migliaia di devoti, tra i quali eccelle, rigogliosa di bellezza, l’esempio della balda Gioventù Portoghese;

    le adunanze infantili della Crociata Eucaristica, nelle quali i fanciulli, così prediletti da Gesù, con la fiducia filiale dell’innocenza, attestarono alla Madre di Dio di "aver completamente ottemperato a quanto Ella aveva chiesto: preghiere, comunioni, sacrifici... a migliaia!" e perciò supplicavano: "Nostra Signora di Fatima, adesso e solo con Voi; dite al vostro divino Figlio una parola e il mondo sarà salvo e il Portogallo preservato completamente dal flagello della guerra"; la preziosa corona, di oro e di gemme preziose, e, più ancora, di purissimo amore e di generosi sacrifici, che il 13 del corrente mese avete offerto nel Santuario di Fatima alla vostra augusta Patrona, come simbolo e monumento perenne di eterna gratitudine.

    Queste e altre bellissime dimostrazioni di pietà, di cui, sotto le zelanti direttive dell’Episcopato, vi è stata tanta ricchezza in tutte le diocesi e parrocchie nel presente anno giubilare, dimostrano bene quanto il fedele popolo portoghese, grato riconosca l’immenso debito verso la celeste Regina e Madre, e come ad esso intenda di soddisfare.

    La gratitudine per il passato è pegno di fiducia per il futuro. "Dio esige da noi che lo ringraziamo dei benefici ricevuti", non perchè abbia bisogno dei nostri ringraziamenti, ma "affinchè questi lo inducano a concederne altresì dei maggiori" (cfr. S. Ioannis Chrys. Hom. 52 in Gen., Migne PG, t. 54, col. 460). Pertanto è giusto sperare che anche la Madre di Dio, accettando il vostro ringraziamento, non lascerà incompleta la sua opera e proseguirà ad accordarvi quell’indefettibile patrocinio sino ad ora elargitovi, liberandovi da più gravi calamità.

    Ma affinchè la speranza non sia presunzione, è necessario che tutti, consci delle proprie responsabilità, procurino di non rendersi indegni del singolare favore della Vergine Madre, anzi da buoni figlioli, riconoscenti e affettuosi, meritino sempre più la sua squisita tenerezza. Bisogna che, accogliendo il consiglio materno che Ella dava alle nozze di Cana, noi facciamo tutto ciò che Gesù ci dice (cfr. Io. 2, 5): ed Egli dice a tutti di far penitenza, poenitentiam agite (Matth. 4, 17); di mutare vita e fuggire il peccato, causa principale dei grandi castighi con cui la Giustizia dell’Eterno affligge il mondo; di essere, in mezzo a questo mondo materialista e paganizzante, nel quale tutta la carne corruppe le sue vie (Gen. 6, 12), il sale che preserva e la luce che illumina; di onorare con impegno la purezza; di rispecchiare nei costumi l’austerità santa del Vangelo, e coraggiosamente e ad ogni costo, come proclamava la Gioventù cattolica a Fatima, "di vivere come cattolici sinceri e convinti al cento per cento!". E inoltre: pieni di Cristo, occorre diffondere intorno a sè, vicino e lontano, l’odore di Cristo, e colla preghiera assidua, particolarmente con il Rosario quotidiano, e con i sacrifizi che lo zelo generoso ispira, procurare alle anime peccatrici la vita della grazia e la vita eterna.

    Invocherete quindi fiduciosamente il Signore ed Egli vi ascolterà; farete appello alla Madre di Dio ed Ella vi risponderà: eccomi! (cfr. Is. 58, 9). Non vigilerà perciò invano colui che difende la città, perchè il Signore vigila con lui e la difenderà; e non sarà mal sicura la casa ricostruita sulle fondamenta di un ordine nuovo, perchè il Signore la consoliderà (cfr. Ps. 126, 1-2). Beato il popolo il cui Signore è Iddio, e la cui Regina è la Madre di Dio. Essa intercederà e Dio benedirà il suo popolo colla pace, compendio di tutti i beni: Dominus benedicet populo suo in pace (Ps. 28, 11).

    Ma voi non vi disinteressate (chi può estraniarsene?) dell’immensa tragedia che travaglia il mondo. Anzi quanto più segnalati sono i vantaggi di cui oggi rendete grazie alla Madonna di Fatima, quanto più sicura è la fiducia che in Lei riponete per l’avvenire, quanto più vicina a voi la sentite mentre Ella vi protegge col suo manto di luce, tanto più tragica appare, nel confronto, la sorte di tante nazioni sconvolte dalla più grande calamità che la storia ricordi. Grandiosa manifestazione della divina Giustizia! Adoriamola tremando; ma non dubitiamo però della divina Misericordia, poichè il Padre, che sta nei cieli, non la dimentica neppure nei giorni della sua ira: Cum iratus fueris, misericordiae recordaberis (Hab. 3, 2).

    Oggi, al quarto anno di guerra sorto più tetro col sinistro estendersi del conflitto, oggi più che mai ci resta soltanto la fiducia in Dio e, come Mediatrice innanzi al trono divino, Colei che un Nostro Predecessore, nel primo conflitto mondiale, ordinò di invocare quale Regina della Pace.

    Invochiamola ancora una volta, chè solamente Ella può aiutarci! Maria, il cui Cuore materno si commosse dinnanzi alle rovine che si accumulavano nella vostra Patria e sì meravigliosamente la soccorse; Maria, che, mossa a pietà nella previsione dell’attuale immensa sventura, con la quale la Giustizia di Dio castiga il mondo, già anticipatamente indicava nell’orazione e nella penitenza la strada della salvezza, Maria non ci negherà il suo materno affetto e l’efficacia della sua protezione.

    Regina del Santissimo Rosario, ausilio dei cristiani, rifugio del genere umano, vincitrice di tutte le battaglie di Dio! supplici ci prostriamo al vostro trono, sicuri di impetrare misericordia e di ricevere grazie e opportuno ausilio nelle presenti calamità, non per i nostri meriti, dei quali non presumiamo, ma unicamente per l’immensa bontà del vostro materno Cuore.

    A Voi, al vostro Cuore Immacolato, Noi, quale Padre comune della grande famiglia cristiana, come Vicario di Colui al quale fu concesso ogni potere in cielo e in terra (Matth. 28, 18), e dal quale ricevemmo la cura di quante anime redente col suo sangue popolano l’universo mondo, — a Voi, al vostro Immacolato Cuore, in quest’ora tragica della storia umana, affidiamo, rimettiamo, consacriamo non solo la Santa Chiesa, corpo mistico del vostro Gesù, che soffre e sanguina in tante parti e in tanti modi tribolata, ma anche tutto il mondo straziato da feroci discordie, riarso in un incendio di odio, vittima delle proprie iniquità.

    Vi commuovano tante rovine materiali e morali; tanti dolori, tante angosce di padri e di madri, di sposi, di fratelli, di bimbi innocenti; tante vite in fiore stroncate; tanti corpi lacerati nell’orrenda carneficina; tante anime torturate e agonizzanti, tante in pericolo di perdersi eternamente!

    Voi, o Madre di misericordia, impetrateci da Dio la pace! e anzitutto quelle grazie che possono in un istante convertire i cuori umani, quelle grazie che preparano, conciliano, assicurano la pace! Regina della pace, pregate per noi e date al mondo in guerra la pace che i popoli sospirano, la pace nella verità, nella giustizia, nella carità di Cristo. Dategli la pace delle armi e la pace delle anime, affinchè nella tranquillità dell’ordine si dilati il Regno di Dio.

    Accordate la vostra protezione agli infedeli e a quanti giacciono ancora nelle ombre della morte; concedete loro la pace e fate che sorga per essi il Sole della verità, e possano, insieme a noi, innanzi all’unico Salvatore del mondo ripetere: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà! (Luc. 2, 14).

    Ai popoli separati per l’errore o per la discordia, e segnatamente a coloro che professano per Voi singolare devozione, e presso i quali non c’era casa ove non si tenesse in onore la vostra veneranda icone (oggi forse occultata e riposta per giorni migliori), date la pace e riconduceteli all’unico ovile di Cristo, sotto l’unico e vero Pastore.

    Ottenete pace e libertà completa alla Chiesa santa di Dio; arrestate il diluvio dilagante di neopaganesimo, tutto materia; fomentate nei fedeli l’amore alla purezza, la pratica della vita cristiana e lo zelo apostolico, affinchè il popolo di quelli che servono Dio aumenti in meriti e in numero.

    Finalmente, siccome al Cuore del vostro Gesù furono consacrati la Chiesa e tutto il genere umano, perchè, riponendo in Lui ogni speranza, Egli fosse per loro segno e pegno di vittoria e salvezza (cfr. Litt. Enc. Annum Sacrum: Acta Leonis XIII, vol. 19, p. 79), così parimenti da oggi siano essi in perpetuo consacrati anche a Voi e al vostro Cuore Immacolato, o Madre nostra e Regina del mondo: affinchè il vostro amore e patrocinio affrettino il trionfo del Regno di Dio, e tutte le genti, pacificate tra loro e con Dio, Vi proclamino beata, e con Voi intonino, da un’estremità all’altra della terra, l’eterno Magnificat di gloria, amore, riconoscenza al Cuore di Gesù, nel quale solo possono trovare la Verità, la Vita e la Pace.



    --------------------------------------------------------
    * In Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. IV, pp. 253- 262; trad. it., in Atti e discorsi di Pio XII, vol. IV, Gennaio-Dicembre 1942, Istituto Missionario Pia Società San Paolo, Roma 1943, pp. 263-272.

    FONTE

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    PIO XII

    Lettera Apostolica

    SACRO VERGENTE ANNO

    Sulla consacrazione della Russia al Cuore immacolato di Maria*


    7 luglio 1952

    Mentre l’Anno Santo volgeva felicemente verso il suo termine, dopo che per divina disposizione a Noi fu dato di definire solennemente il dogma dell’Assunzione in anima e corpo al Cielo della Gran Madre di Dio Maria Vergine, moltissimi da ogni parte del mondo Ci espressero la loro vivissima esultanza; fra questi non mancò chi, nell’inviarCi lettere di ringraziamento, supplicò istantemente affinché Noi consacrassimo l’intero popolo della Russia, nelle angustie del momento presente, al Cuore Immacolato della medesima Vergine Maria.

    Tale supplica tornò a Noi oltremodo gradita, poiché se il Nostro affetto paterno abbraccia tutti i popoli, in modo particolare si rivolge a coloro che, sebbene nella massima parte separati per vicende storiche da questa Sede Apostolica, conservano tuttavia ancora il nome cristiano, e si trovano in condizioni tali che non solo è loro difficilissimo ascoltare la Nostra voce e conoscere gli insegnamenti della dottrina cattolica, ma sono spinti con arti ingannevoli e perniciose a rigettare perfino la fede e il nome di Dio.

    Non appena fummo elevati al Supremo Pontificato, il Nostro pensiero si rivolse a voi, che costituite un immenso popolo, insigne nella storia per gloriose imprese, per amore patrio, per laboriosità e parsimonia, per pietà verso Dio e la Vergine Maria.

    Non abbiamo mai cessato di elevare le Nostre suppliche a Dio, affinché sempre vi assista con la sua luce e con il suo divino aiuto, e conceda a voi tutti di poter raggiungere, insieme ad una giusta prosperità materiale, anche quella libertà, per cui ognuno di voi sia in grado di tutelare la propria dignità umana, conoscere gli insegnamenti della vera religione, e prestare il debito culto a Dio non solo nell’intimo della propria coscienza, ma anche apertamente, nell’esercizio della vita pubblica e privata.

    Del resto ben sapete che i Nostri Predecessori, ogniqualvolta se ne presentò loro la possibilità, niente altro ebbero più a cuore che manifestarvi la loro benevolenza e porgervi il loro aiuto. Sapete che gli apostoli degli Slavi Occidentali, i santi Cirillo e Metodio, i quali insieme con la religione cristiana portarono agli antenati di quelli anche la civiltà, si diressero verso quest’alma città, perché la loro attività apostolica fosse avvalorata dall’autorità dei Romani Pontefici. E mentre essi fanno il loro ingresso in Roma, il Nostro Predecessore Adriano II di felice memoria "va loro incontro con grande testimonianza di onori, accompagnato dal clero e dal popolo" (Leone XIII, Ep. Enc. Grande munus, Acta Leonis XIII, vol. II, p. 129) e, dopo aver approvato e lodato il loro operato, non solo li eleva all’Episcopato, ma vuole egli stesso consacrarli Vescovi con la solenne maestà dei sacri riti.

    Per quanto riguarda i vostri antenati, i Romani Pontefici, ogni volta che le circostanze lo permisero, cercarono di stringere o consolidare con essi vincoli di amicizia. Così nell’anno 977 il Nostro Predecessore Benedetto VII di felice memoria inviò suoi legati al Principe Jaropolk, fratello del celebre Vladimiro; e allo stesso Gran Principe Vladimiro, sotto i cui auspici rifulsero per la prima volta fra la vostra gente il nome e la civiltà cristiana, furono inviate legazioni da parte dei Nostri Predecessori Giovanni XV nel 991 e Silvestro II nel 999; il che fu cortesemente contraccambiato dallo stesso Vladimiro, il quale a sua volta mandò ambasciatori ai medesimi Romani Pontefici. Ed è degno di nota che, nel tempo in cui questo Principe portò questi popoli alla religione di Gesù Cristo, la cristianità orientale e quella occidentale erano unite sotto l’autorità del Romano Pontefice, quale supremo capo di tutta la Chiesa.

    Anzi, non pochi anni dopo, cioè nel 1075, il vostro Principe Isjaslav inviò il proprio figlio Jaropolk al Sommo Pontefice Gregorio VII; e questo Nostro Predecessore di immortale memoria così scrisse a questo Principe e alla sua augusta consorte: "Il vostro figlio, mentre visitava le sacre soglie degli Apostoli, venne da Noi, e poiché voleva ottenere quel regno per mano nostra come un dono di san Pietro, avendo fatto professione di fedeltà allo stesso principe degli Apostoli, lo richiese con devote suppliche, assicurando senza alcun dubbio che la sua richiesta sarebbe stata da voi ratificata e confermata, qualora avesse avuto il favore e la protezione dell’Autorità apostolica. Siccome questi voti e queste richieste sembravano legittime, sia per il vostro consenso e sia per la devozione del richiedente, noi infine le abbiamo accolte, e gli abbiamo consegnato da parte di san Pietro il governo del vostro regno, con questa intenzione e con questo ardente desiderio, che il beato Pietro con la sua intercessione presso Dio custodisca voi, il vostro regno e tutte le vostre cose, e vi faccia possedere quel medesimo regno in tutta pace e anche con onore e gloria fino al termine della vostra vita. ..." (Gregorii VII Registrum, l, 2, n. 74: MGH Epist. select. II, 1, p. 236).

    Così pure è da notare e da tenere in somma considerazione che Isidoro, metropolita di Kiev, nel Concilio Ecumenico di Firenze, sottoscrisse il Decreto con cui veniva solennemente sancita l’unione della Chiesa Orientale e Occidentale sotto l’autorità del Romano Pontefice, e questo per tutta la sua Provincia Ecclesiastica, cioè per l’intero regno della Russia; e a tale sanzione di unità egli, per quanto lo riguardò, rimase fedele fino al termine della sua vita terrena.

    E se nel frattempo e in seguito, a motivo di un cumulo di circostanze avverse, da una parte e dall’altra le comunicazioni divennero più difficili, e per conseguenza più difficile l’unione degli animi — quantunque fino al 1448 non si abbia alcun documento pubblico che dichiari la vostra Chiesa separata dalla Sede Apostolica — ciò tuttavia in linea generale non è da attribuirsi al popolo slavo, né certamente ai Nostri Predecessori, i quali sempre circondarono di un amore paterno codeste popolazioni, e quando fu loro possibile ebbero cura di sostenerle e di aiutarle in ogni maniera.

    Tralasciamo non pochi altri documenti storici dai quali appare la benevolenza dei Nostri Predecessori verso la vostra nazione, ma non possiamo non accennare brevemente a ciò che fecero i Sommi Pontefici Benedetto XV e Pio XI, quando, dopo il primo conflitto europeo, specialmente nelle regioni meridionali della vostra Patria, ingenti moltitudini di uomini, di donne, di innocenti fanciulli e fanciulle vennero colpite da una terribile carestia e da un’estrema miseria. Essi infatti, spinti da paterno affetto verso i vostri connazionali, inviarono a queste popolazioni viveri, indumenti e molto denaro raccolto dall’intera famiglia dei cattolici, per venire incontro a tutti quegli affamati e infelici, e poter alleviare in qualche modo le loro calamità. E i Nostri Predecessori provvidero, secondo le proprie possibilità, non solamente alle necessità materiali, ma anche a quelle spirituali; infatti, non paghi d’innalzare suppliche a Dio, padre delle misericordie e fonte di ogni consolazione (cfr. 2 Cor. 1, 3), vollero altresì che fossero indette pubbliche preghiere per la vostra condizione religiosa, così sconvolta e turbata dai negatori e nemici di Dio, decisi a sradicare dagli animi la fede e la nozione stessa della Divinità. Così il Sommo Pontefice Pio XI nel 1930 stabilì che nel giorno della festività di san Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, "fossero innalzate comuni preghiere a Dio... nella Basilica Vaticana, per le infelici condizioni della religione in Russia" (AAS 22, 1930, p. 300), ed egli stesso volle esservi presente, circondato da una foltissima e pia moltitudine di popolo. Inoltre, nella solenne Allocuzione concistoriale esortò tutti con queste parole: "Bisogna pregare Cristo... Redentore del genere umano, affinché venga restituita la pace e la libertà di professare la fede agli infelici figli della Russia ... e vogliamo che secondo questa intenzione, cioè per la Russia, vengano recitate quelle preghiere che il Nostro Predecessore Leone XIII di felice memoria ha imposto ai sacerdoti di dire insieme al popolo dopo la santa Messa; i Vescovi e il clero regolare e secolare con ogni cura cerchino di inculcare quanto sopra ai loro fedeli o a chiunque assista alla santa Messa, e spesso ciò richiamino alla loro memoria" (AAS 22, 1930, p. 301).

    Noi volentieri confermiamo e rinnoviamo questa esortazione e questo comando, dal momento che la situazione religiosa al presente presso di voi non è certamente migliore, e poiché verso queste popolazioni Ci sentiamo animati dal medesimo vivissimo affetto e dalle stesse premure.

    Quando scoppiò l’ultimo tremendo e lungo conflitto, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle Nostre possibilità, con la parola, con le esortazioni e con l’azione, affinché i dissidi fossero sanati mediante un’equa e giusta pace, e affinché i popoli tutti, senza differenza di stirpe, si unissero amichevolmente e fraternamente, e insieme collaborassero per raggiungere una maggiore prosperità.

    Mai, anche in quel tempo, uscì dalla Nostra bocca una parola che potesse sembrare ingiusta o aspra ad una parte dei belligeranti. Certamente abbiamo riprovato, come si doveva, qualsiasi iniquità e qualsiasi violazione di diritto; ma ciò facemmo in maniera da evitare con ogni diligenza tutto ciò che poteva divenire, sebbene ingiustamente, causa di maggiori afflizioni per i popoli oppressi. E quando da qualche parte si faceva pressione perché Noi in qualche modo, a voce o per iscritto, approvassimo la guerra intrapresa contro la Russia nel 1941, mai acconsentimmo di fare ciò, come apertamente ci esprimemmo il 25 febbraio 1946, nel discorso tenuto dinanzi al Sacro Collegio e a tutte le Rappresentanze Diplomatiche presso la Santa Sede (cfr. AAS 38, 1946, p. 154).

    Quando si tratta di difendere la causa della religione, della verità, della giustizia e della civiltà cristiana, certamente non possiamo tacere; a questo però sono sempre rivolti i Nostri pensieri e le Nostre intenzioni, che cioè non con la violenza delle armi, ma con la maestà del diritto, tutti i popoli siano governati; e ciascuno di essi, in possesso della dovuta libertà civile e religiosa entro i confini della propria patria, sia condotto verso la concordia, la pace e quella vita laboriosa, per cui i singoli cittadini possano procurarsi le cose necessarie al vitto, all’abitazione, al sostentamento e al governo della propria famiglia. Le Nostre parole e le Nostre esortazioni riguardarono e riguardano tutte le nazioni, e quindi anche voi, che sempre siete presenti al Nostro cuore, e le cui necessità e calamità desideriamo alleviare secondo le Nostre forze. Coloro che amano non la menzogna ma la verità sanno che durante tutto il corso del recente durissimo conflitto Ci siamo dimostrati imparziali verso tutti i belligeranti, e di ciò abbiamo spesso dato prova con le parole e con le azioni; e abbiamo compreso nella Nostra ardentissima carità tutte le nazioni, anche quelle i cui governanti si professavano nemici di questa Sede Apostolica, e quelle pure in cui i negatori di Dio osteggiano fieramente tutto ciò che sa di cristiano e di divino, e cercano di cancellarlo dagli animi dei cittadini. Infatti, per mandato di Gesù Cristo, che affidò l’intero gregge del popolo cristiano a san Pietro, Principe degli Apostoli (cfr. Gv. 21, 15-17) — di cui siamo indegno Successore — Noi amiamo con intenso amore tutti i popoli e desideriamo procurare la prosperità terrena e la salute eterna di ognuno. Tutti perciò, sia in guerra tra loro con le armi, sia in contesa per gravi dissidi, da Noi sono considerati come altrettanti figli carissimi; e niente altro desideriamo, niente altro chiediamo a Dio per loro con la preghiera, se non la loro mutua concordia, la giusta e vera pace, e una prosperità sempre maggiore. Anzi, se alcuni, perché ingannati dalle menzogne e dalle calunnie, professano aperta ostilità nei Nostri riguardi, Noi siamo animati verso costoro da una maggiore commiserazione e da un più ardente affetto.

    Senza dubbio abbiamo condannato e respinto — come esige il dovere del Nostro ufficio — gli errori che i fautori del comunismo ateo insegnano e si sforzano di propagare con sommo danno e rovina dei cittadini; ma gli erranti, ben lungi dal respingerli, desideriamo che ritornino alla verità e siano ricondotti sul retto sentiero. Abbiamo anzi messe in luce e riprovate queste menzogne, che spesso si presentavano sotto false apparenze di verità, appunto perché nutriamo verso di voi affetto paterno e cerchiamo il vostro bene. Noi, infatti, abbiamo la ferma certezza che a voi da questi errori non possono derivare che ingentissimi danni, poiché non solo tolgono dalle vostre anime quella luce soprannaturale e quei supremi conforti che provengono dalla pietà e dal culto verso Dio, ma vi spogliano anche della dignità umana e della giusta libertà dovuta ai cittadini.

    Sappiamo che molti di voi conservano la fede cristiana nell’intimo santuario della propria coscienza, che in nessuna maniera si lasciano indurre a favorire i nemici della religione, ma anzi desiderano ardentemente professare gli insegnamenti cristiani, unici e sicuri fondamenti del vivere civile, non solo privatamente, ma se fosse possibile, come conviene a persone libere, anche apertamente. E sappiamo ancora con somma Nostra speranza e grandissimo conforto, che voi amate e onorate con ardentissimo affetto la Vergine Maria Madre di Dio, e che venerate le sue sacre immagini. Ci è noto che nello stesso Cremlino venne costruito un tempio — oggi purtroppo sottratto al culto divino — dedicato a Maria Santissima Assunta in Cielo; e questa è una testimonianza chiarissima dell’amore che i vostri antenati e voi portate verso la Gran Madre di Dio.

    Orbene, Noi sappiamo che non può venir meno la speranza di salvezza là dove gli animi si volgono con sincerità e ardente pietà verso la Santissima Madre di Dio. Infatti, quantunque gli uomini si sforzino, per quanto empi e potenti, di svellere dai cuori dei cittadini la santa religione e la virtù cristiana, quantunque Satana stesso cerchi di promuovere con ogni mezzo questa sacrilega lotta secondo la sentenza dell’Apostolo delle genti: "... non abbiamo da lottare contro la carne e il sangue, ma contro i principi e le potestà, contro i dominanti di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti maligni..." (Ef. 6, 12); tuttavia, se Maria interpone il suo valido patrocinio, le porte dell’inferno non potranno prevalere. Essa infatti è la Madre benignissima e potentissima di Dio e di tutti noi, e mai si è udito al mondo, che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a Lei e non abbia sperimentato la sua validissima intercessione. Continuate, dunque, come siete soliti, a venerarla con fervente pietà, ad amarla ardentemente e ad invocarla con queste parole, che a voi sono familiari: "A te soltanto è stato concesso, santissima e purissima Madre di Dio, di vederti sempre esaudita" (Acathistus Festi Patrocinii Dei Genitricis: Kondak 3).

    Noi pure insieme con voi solleviamo ad Essa la Nostra supplica, affinché la verità cristiana, decoro e sostegno della convivenza umana, si rafforzi e vigoreggi fra i popoli della Russia, e tutti gli inganni dei nemici della religione, tutti i loro errori e le loro perfide arti siano respinte da voi lontano; affinché i costumi pubblici e privati ritornino a essere conformi alle norme evangeliche; affinché coloro specialmente che presso di voi si professano cattolici, benché privati dei loro Pastori, resistano con fortezza impavida contro gli assalti dell’empietà fino alla morte; affinché quella giusta libertà che spetta alla persona umana, ai cittadini e ai cristiani, sia a tutti restituita, come è loro diritto, e in primo luogo sia restituita alla Chiesa, che ha il divino mandato di ammaestrare tutti gli uomini nelle verità religiose e nelle virtù; e infine affinché la vera pace rifulga alla vostra dilettissima nazione e a tutta l’umanità, e questa pace fondata sulla giustizia e alimentata dalla carità diriga felicemente tutte le genti a quella comune prosperità dei cittadini e dei popoli che deriva dalla mutua concordia degli animi.

    Si compiaccia l’amorevolissima Madre nostra di guardare con occhi benigni anche a coloro che organizzano le schiere degli atei militanti e danno ogni impulso alle loro iniziative. Voglia Essa illuminare con la luce che viene dall’alto le loro menti, e dirigere con la grazia divina i loro cuori alla salvezza.

    Noi, pertanto, affinché più facilmente le Nostre e le vostre preghiere siano esaudite, e per darvi un singolare attestato della Nostra particolare benevolenza, come pochi anni fa abbiamo consacrato tutto il mondo al Cuore Immacolato della Vergine Madre di Dio, così ora, in modo specialissimo, consacriamo tutti i popoli della Russia al medesimo Cuore Immacolato, nella sicura fiducia che col potentissimo patrocinio di Maria Vergine quanto prima si avverino felicemente i voti, che Noi, che voi, che tutti i buoni formano per una vera pace, per una fraterna concordia e per la dovuta libertà a tutti e in primo luogo alla Chiesa; in maniera che, mediante la preghiera che Noi innalziamo con voi e con tutti cristiani, il Regno salvifico di Cristo, che è "Regno di verità e di vita, Regno di santità e di grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace" (Pref. in fest. Iesu Christi Regis), in ogni parte della terra trionfi e si consolidi stabilmente.

    E con supplice invocazione preghiamo la medesima Madre clementissima, perché assista ciascuno di voi nelle presenti calamità e ottenga dal suo Divin Figlio per le vostre menti quella luce che proviene dal Cielo, e impetri per le anime vostre quella virtù e quella fortezza, per cui, sorretti dalla divina grazia, possiate vittoriosamente superare ogni empietà ed errore.

    Roma, presso San Pietro, 7 luglio 1952, festa dei santi Cirillo e Metodio, anno XIV del Nostro pontificato.



    --------------------------------------------------------
    * Trad. it., in Enchridion delle Encicliche, vol. 6, Pio XII (1939-1958), ed. bilingue, EDB. Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna 1995, pp. 1534-1551.

    FONTE

  7. #17
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    PAOLO VI

    PELLEGRINAGGIO AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DI FÁTIMA

    SANTA MESSA NELLA BASILICA DI FÁTIMA

    OMELIA


    Sabato, 13 maggio 1967

    Tanto è il Nostro desiderio di onorare la Ss.ma Vergine Maria, Madre di Cristo, e perciò Madre di Dio e Madre nostra, tanta è la Nostra fiducia nella sua benevolenza verso la santa Chiesa e verso il Nostro apostolico ufficio, tanto è il Nostro bisogno della sua intercessione presso Cristo, suo Figlio divino, che Noi siamo venuti umili e fidenti pellegrini a questo Santuario benedetto, dove si celebra oggi il 50° delle apparizioni di Fatima e dove si commemora il 25° della consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria.

    IL SALUTO E LA LETIZIA DEL PADRE

    E siamo lieti d’incontrarCi con voi, Fratelli e Figli carissimi, e di associarvi tutti alla professione della Nostra devozione a Maria Ss.ma e alla Nostra preghiera, affinché più manifesta e più filiale sia la comune venerazione, e più viva e più accetta sia la Nostra invocazione.

    Noi vi salutiamo, Fratelli e Figli qui presenti, voi specialmente cittadini di questa illustre Nazione, che nella sua lunga storia ha dato alla Chiesa Uomini santi e grandi e un Popolo operoso e credente; voi salutiamo, pellegrini venuti da queste regioni e venuti da lontano; e voi fedeli della santa Chiesa cattolica, che da Roma, dalle vostre terre e dalle vostre case, sparse in tutto il mondo, siete ora spiritualmente rivolti a questo altare, tutti, tutti vi salutiamo. Noi celebriamo ora con voi e per voi la Santa Messa, e insieme ci componiamo come figli d’una stessa famiglia vicino alla Madre celeste per essere ammessi, nella celebrazione del Santo Sacrificio, a più stretta e salutare comunione con Cristo nostro Signore e nostro Salvatore.

    Nessuno Noi vogliamo escludere da questo spirituale ricordo, perché tutti vogliamo partecipi delle grazie, che qui ora impetriamo dal Cielo: vi portiamo nel cuore, voi, Fratelli nell’Episcopato, voi, Sacerdoti, e voi, Religiosi e Religiose, che a Cristo siete consacrati con amore totale; voi, Famiglie cristiane, abbiamo presenti; voi, Laici carissimi, che volete collaborare col Clero per l’incremento del regno di Dio; voi, giovani e fanciulli, che vorremmo avere tutti a Noi d’intorno; e voi tutti che siete tribolati e affaticati, voi malati e piangenti, che certamente ricordate come Cristo a Sé vi chiami per farvi soci della sua Passione redentrice e per consolarvi. Il Nostro sguardo si spinge anche a tutti i Cristiani non cattolici, ma fratelli nostri nel battesimo, per i quali la Nostra memoria è speranza di perfetta comunione nell’unità voluta dal Signore Gesù. E si allarga a tutto il mondo: Noi non vogliamo che la Nostra carità abbia confine, e in questo momento la estendiamo alla intera umanità, a tutti i Governanti e a tutti i Popoli della terra.

    SIA LA CHIESA: VIVA, VERA, UNITA, SANTA

    Voi sapete quali siano le Nostre intenzioni speciali, che vogliono caratterizzare questo pellegrinaggio. Qui le ricordiamo, affinché diano voce alla Nostra preghiera e siano lume a quanti Ci ascoltano.

    La prima intenzione è la Chiesa; la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Vogliamo pregare, abbiamo detto, per la sua pace interiore. Il Concilio Ecumenico ha risvegliato molte energie nel seno della Chiesa, ha aperto più ampie visioni nel campo della sua dottrina, ha chiamato tutti i suoi figli a più chiara coscienza, a più intima collaborazione, a più alacre apostolato. A Noi preme che tanto beneficio e tale rinnovamento si conservino e si accrescano. Quale danno sarebbe se un’interpretazione arbitraria e non autorizzata dal magistero della Chiesa facesse di questo risveglio un’inquietudine dissolvitrice della sua tradizionale e costituzionale compagine, sostituisse alla teologia dei veri e grandi maestri ideologie nuove e particolari, intese a togliere dalla norma della fede quanto il pensiero moderno, privo spesso di luce razionale, non comprende o non gradisce, e mutasse l’ansia apostolica della carità redentrice nell’acquiescenza alle forme negative della mentalità profana e del costume mondano! Quale delusione sarebbe il nostro sforzo di avvicinamento universale se non offrisse ai Fratelli cristiani, tuttora da noi divisi, e all’umanità priva della nostra fede nella sua schietta autenticità e nella sua originale bellezza il patrimonio di verità e di carità, di cui la Chiesa è depositaria e dispensatrice!

    Noi vogliamo chiedere a Maria una Chiesa viva, una Chiesa vera, una Chiesa unita, una Chiesa santa. Noi ora con voi vogliamo pregare, affinché le speranze e le energie, suscitate dal Concilio, abbiano a maturare in larghissima misura i frutti di quello Spirito Santo, di cui domani, Pentecoste, la Chiesa celebra la festa, e da cui proviene la vera vita cristiana; i frutti enumerati dall’Apostolo Paolo: «la carità, il gaudio, la pace, la longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mitezza, la temperanza» (Gal. 5, 22). Noi vogliamo pregare affinché il culto di Dio ancora e sempre primeggi nel mondo, e la sua legge informi la coscienza ed il costume dell’uomo moderno. La fede in Dio è la luce suprema dell’umanità; e questa luce non solo non deve spegnersi nel cuore degli uomini, ma deve piuttosto ravvivarsi per lo stimolo che le viene dalla scienza e dal progresso.

    IL CONFORTO PER QUANTI SOFFRONO A CAUSA DELLA FEDE

    Questo pensiero, che anima e agita la Nostra preghiera, porta in questo momento il Nostro ricordo a quei paesi nei quali la libertà religiosa è praticamente oppressa, e dove la negazione di Dio è promossa quasi essa rappresenti la verità dei tempi nuovi e la liberazione dei popoli, mentre così non è. Noi preghiamo per tali paesi; Noi preghiamo per i fratelli credenti di quelle nazioni, affinché l’intima forza di Dio li sostenga e la vera e civile libertà sia loro concessa.

    E così la seconda intenzione del Nostro pellegrinaggio riempie l’animo Nostro: il mondo, la pace del mondo.

    Voi sapete come la coscienza della missione della Chiesa nel mondo, una missione di amore e di servizio, sia oggi, dopo il Concilio, resa assai vigilante ed operante. Voi sapete come il mondo sia in una fase di grande trasformazione a causa del suo enorme e meraviglioso progresso nella conoscenza e nella conquista delle ricchezze della terra e dell’universo. Ma sapete e vedete come il mondo non è felice, non è tranquillo; e la prima causa di questa sua inquietudine è la difficoltà alla concordia, la difficoltà alla pace. Tutto sembra spingere il mondo alla fratellanza, all’unità; ed invece in seno all’umanità scoppiano ancora, e tremendi, continui conflitti. Due motivi principali rendono perciò grave questa situazione storica dell’umanità: essa è carica di armi terribilmente micidiali; ed essa non è moralmente così progredita come lo è nel campo scientifico e tecnico. Per di più, molta parte dell’umanità è tuttora in stato d’indigenza e di fame, mentre si è svegliata in essa la inquieta consapevolezza dei suoi bisogni e dell’altrui benessere. Perciò, Noi diciamo, il mondo è in pericolo. Perciò Noi siamo venuti ai piedi della Regina della pace a domandarle come dono, che solo Dio può dare, la pace.

    LA PACE ESIGE ACCETTAZIONE E COLLABORAZIONE DELL’UOMO

    È la pace, sì, un dono di Dio, che suppone l’intervento d’una sua azione, estremamente buona, misericordiosa e misteriosa. Ma non è sempre un dono miracoloso; è un dono che compie i suoi prodigi nel segreto dei cuori degli uomini; un dono perciò che ha bisogno d’una libera accettazione e d’una libera collaborazione. E allora la Nostra preghiera, dopo d’essersi rivolta al Cielo, si rivolge agli uomini di tutto il mondo: Uomini, Noi diciamo in questo singolare momento, uomini, procurate d’essere degni del dono divino della pace. Uomini, siate uomini. Uomini, siate buoni, siate saggi, siate aperti alla considerazione del bene totale del mondo. Uomini, siate magnanimi. Uomini, sappiate vedere il vostro prestigio e il vostro interesse, non contrari, ma solidali col prestigio e con l’interesse altrui. Uomini, non pensate a progetti di distruzione e di morte, di rivoluzione e di sopraffazione; pensate a progetti di comune conforto e di solidale collaborazione. Uomini, pensate alla gravità e alla grandezza di quest’ora, che può essere decisiva per la storia della presente e della futura generazione; e ricominciate ad avvicinarvi gli uni agli altri con pensieri di costruire un mondo nuovo; sì, il mondo degli uomini veri, il quale non potrà mai essere tale senza il sole di Dio sul suo orizzonte. Uomini, ascoltate mediante l’umile e tremante voce Nostra, l’eco sonante della Parola di Cristo: «Beati i mansueti, perché possiederanno la terra; beati i pacifici, perché saranno chiamati figli di Dio»!

    LA PREGHIERA E LA PENITENZA

    Vedete, Figli e Fratelli, che qui Ci ascoltate, come il quadro del mondo e dei suoi destini qui si presenta immenso e drammatico. È il quadro che la Madonna ci apre davanti, il quadro che contempliamo con occhi esterrefatti, ma sempre fidenti; il quadro al quale ci appresseremo sempre - e ne facciamo promessa - seguendo il monito che la Madonna stessa ci ha dato; quello della preghiera e della penitenza; e voglia perciò Iddio che questo quadro del mondo non abbia mai più a registrare lotte, tragedie e catastrofi; ma le conquiste dell’amore e le vittorie della pace.

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    PAOLO VI

    RADIOMESSAGGIO IN OCCASIONE DELLA CONCLUSIONE DELL'ANNO GIUBILARE PER LE APPARIZIONI DI NOSTRA SIGNORA IN FATIMA


    13 maggio 1968

    Caríssimos Peregrinos do Santuário da Fátima!

    A nossa voz une-se, nesta hora, às vossas, para honrar Maria Santíssima, Mãe bendita de Nosso Senhor Jesus Cristo; e, convosco, tem intenção de celebrar a singular plenitude de graça que Deus lhe conferiu, para que ela fosse, para toda a humanidade, a criatura eleita e exemplar, a «causa da nossa alegria», a fonte dulcíssima da nossa esperança, a nossa advogada puríssima junto da Misericórdia divina.

    Convosco, também nós a saudamos, a veneramos, a bendizemos; todos juntos, nós queremos oferecer-lhe os nossos corações, com a devoção mais sincera, com a afeição mais filial, com a promessa mais decidida de fidelidade a Cristo e à Santa Igreja, da qual nós professamos que ela é Mãe piedosa e clemente.

    E, em união convosco, Filhos caríssimos, nós pedimos à santíssima, à beatíssima Virgem Mãe de Cristo, como já o fizemos a ano passado, nesse local, a ela particularmente dedicado, que, mediante a sua intercessão, seja alcançada a paz interna para a Igreja Católica, pela virtude do Espírito Santo, e a paz externa para a mundo, ainda turbado por dolorosos conflitos e por lutas contrárias à fraternidade humana.

    Pedimos-lhe ainda, pela integração na unidade da Igreja, dos Irmãos cristãos, separados de nós; pedimos-lhe também pelas missões católicas, espalhadas sobre a terra; e, finalmente, pedimos-lhe por todos vós, que neste momento vos encontrais reunidos no Santuário de Fátima: que ela vos conforte, vos proteja e vos abençoe.

    Queremos confirmar estes votos, com a nossa Bênção especial, para vós pessoalmente, para os vossos entes queridos, para as vossas terras, ao mesmo tempo que, em confiante união de espírito, saudamos o Senhor Cardeal Patriarca de Lisboa, o Senhor Cardeal, nosso enviado especial, os Senhores Bispos, os sacerdotes, os religiosos e religiosas e todos os fiéis aí reunidos, com as Autoridades civis e os peregrinos provenientes das várias nações: para todos imploramos, com a celeste proteção de Maria, as mais copiosas graças do Senhor.

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    PAOLO VI

    MESSAGGIO AI PELLEGRINI NEL XXV ANNIVERSARIO DELL'INCORONAZIONE DELL'IMMAGINE DI NOSTRA SIGNORA DI FATIMA


    13 maggio 1971

    Amados Peregrinos de Fátima:

    Em espírito voltamos a esse Santuário. Acodem-Nos à mente, com saudade, as imagens que aí Nos foi dado contemplar, quatro anos atrás.

    Hoje como então, peregrino entre peregrinos, Nos integramos nessa assembleia, que reza e canta os louvores da Mãe da Igreja - Mãe da divina graça, causa da nossa alegria e, sempre, refúgio dos cristãos.

    «Vida, doçura e esperança nossa, salve!». Pobres, vimos com humilde oferta que, sob o vosso olhar, colocamos no altar de Deus: o s nossos corações, animados pelo propósito de «fazer tudo o que Cristo Senhor nos disser». E, pelo vosso valimento, confiamos que o Altíssimo nos vai aceitar e ser propício. «Eis, pois, advogada nossa, salve!».

    Comemoram-se hoje, Irmãos e filhos caríssimos, os vinte e cinco anos duma data feliz e dum gesto nobre: quando as mulheres de Portugal quiseram oferecer as suas jóias à Rainha da Paz, para, por ela, fazerem chegar a Deus a agradecimento por ter sido esse dilecto País poupado ao flagelo da guerra, que há pouco terminara. Dessas jóias se entreteceu a coroa, com a qual um Legado Pontifício, em solene cerimónia, exortou a imagem de Nossa Senhora.

    Belo rasgo de fé cristã, com que foi evocada a celebrada a paz, tema sempre actual de apelo aos homens de boa-vontade e de oração instante.

    A paz! Mais do que equilíbrio exterior, de ordem jurídica, ela é principalmente o resultado de serem respeitados e actuados os desígnios de sabedoria e de amor, de Deus, sobre nós e sobre o mundo. Por isso, ela começa nos corações dos homens, como empenho e como graça, a tornar-se depois estilo de vida, que reflecte a sua luz na cidade temporal.

    Hemos pois de construí-la e pedi-la ao Senhor, cada dia: paz nos espíritos, para a paz das armas; paz nas Nações, para a universal fraternidade dos homens todos, na verdade, na justiça e no amor; paz e harmonia entre os cristãos, para eficácia do seu testemunho da Caridade frente ao mundo e para «os pobres serem evangelizados»; paz e harmonia, enfim, no interior da Igreja, para ela ser «o fermento e a alma da sociedade humana, que deve ser renovada em Cristo e transformada em família de Deus» (Gaudium et Spes, 40), pela qual «seja dada ao Pai e Criador do universo, toda a honra e toda a glória» (Lumen gentium, 17).

    Este o apelo, esta a prece que, por Maria, elevamos ao Céu, nesta hora.

    Saudamos todos os presentes, e os que Nos seguís pela rádio e pela televisão; em particular, o Senhor Cardeal Patriarca de Lisboa, o Senhor Cardeal Arcebispo de Lião, os demais Senhores Bispos e os sacerdotes, religiosos e fiéis desse dilecto País, com as Autoridades que tomam parte na cerimónia; e, ainda, com especial afecto, as crianças e os doentes. Na mesma estima envolvemos os peregrinos provenientes de outras Nações.

    Para todos vós imploramos, pela Mãe Santíssima, com a Paz de Cristo, copiosas graças celestiais, ao abençoar-vos:

    Em nome do Pai, e do Filho, e do Espírito Santo, Amén!

  10. #20
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    GIOVANNI PAOLO II

    ATTO DI AFFIDAMENTO E DI CONSACRAZIONE ALLA VERGINE A FATIMA


    13 maggio 1982

    1. "Sotto la Tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, mi trovo oggi in questo luogo da Te scelto e da Te, Madre, particolarmente amato.

    Sono qui, unito con tutti i Pastori della Chiesa in quel particolare vincolo, mediante il quale costituiamo un corpo e un collegio, così come Cristo volle gli Apostoli in unità con Pietro.

    Nel vincolo di tale unità, pronunzio le parole del presente Atto, in cui desidero racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa nel mondo contemporaneo.

    Quaranta anni fa e poi ancora dieci anni dopo il tuo servo, il Papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i Popoli che erano particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

    Questo mondo degli uomini e delle nazioni ho davanti agli occhi anch’io oggi, nel momento in cui desidero rinnovare l’affidamento e la consacrazione compiuta dal mio Predecessore nella Sede di Pietro: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo odierno!

    La Chiesa memore delle parole del Signore: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Matth. 28, 19-20), ha rinnovato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

    E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, Tu che "conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze", Tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al Tuo Cuore e abbraccia, con l’amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che Ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

    In modo speciale Ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

    "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"!
    Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!

    Non disprezzare!

    Accogli la nostra umile fiducia — e il nostro affidamento!

    2. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Io. 3, 16).

    Proprio questo amore ha fatto sì che il Figlio di Dio abbia consacrato sé stesso: "Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità" (ibid. 17, 19).

    In forza di quella consacrazione i discepoli di tutti i tempi sono chiamati a impegnarsi per la salvezza del mondo, ad aggiungere qualcosa ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa (cfr. 2 Cor. 12, 15; Col. 1, 24).

    Davanti a Te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, io desidero oggi, insieme con tutta la Chiesa, unirmi col Redentore nostro in questa sua consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale solo nel suo Cuore divino ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

    La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi e abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell’uomo e nelle sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

    A questa consacrazione del nostro Redentore, mediante il servizio del successore di Pietro, si unisce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

    Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l’umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell’unità con Cristo stesso! L’opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.

    Oh, quanto ci fa male, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l’invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell’accoglienza che doveva!

    Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all’opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col. 1, 24).

    Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell’eterno Amore! Siano benedetti coloro che. giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Io. 2, 5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.

    Sii benedetta sopra ogni cosa Tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla Divina chiamata!

    Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio!

    Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l’intera famiglia umana del mondo contemporaneo.

    3. AffidandoTi, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, Ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel Tuo Cuore materno.

    Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d’oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro!

    Dalla fame e dalla guerra, liberaci!

    Dalla guerra nucleare, da un’autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci!

    Dai peccati contro la vita dell’uomo sin dai suoi albori, liberaci!

    Dall’odio e dall’avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci!

    Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci!

    Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci!

    Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci!

    Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società!

    Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo, l’infinita potenza dell’Amore misericordioso! Che esso fermi il male! Trasformi le coscienze! Nel Tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza!



    --------------------------------------------------------
    * In Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1590-1593; ripetuto il 25 marzo 1984, ibid., vol. VII, 1, pp. 774-777. Testo in italiano.

    FONTE

 

 
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