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    Predefinito 13 maggio - Nostra Signora di Fatima

    In onore della Vergine di Fatima apro questo thread.

    Augustinus

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    Dal sito SANTI E BEATI:

    Beata Vergine Maria di Fatima

    13 maggio - Memoria Facoltativa

    Oggi si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che messaggio di Fatima "racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana...".

    Martirologio Romano: Beata Maria Vergine di Fatima in Portogallo, la cui contemplazione nella località di Aljustrel come Madre clementissima secondo la grazia, sempre sollecita per le difficoltà degli uomini, richiama folle di fedeli alla preghiera per i peccatori e all’intima conversione dei cuori.

    Il 5 maggio 1917, nel perdurare della prima guerra mondiale, il papa Benedetto XV invitò i cattolici di tutto il mondo a unirsi in una crociata di preghiera per ottenere la pace con la intercessione della Madonna. Otto giorni dopo la B. Vergine recapitava agli uomini la sua risposta, apparendo il 13 maggio a tre pastorelli portoghesi, Lucia di 10 anni, Francesco di 9 e Giacinta di 7. La Madonna diede loro l'appuntamento in quello stesso luogo, una località in aperta campagna, denominata Conca di Iria, per il 13 di ogni mese. Lucia, la più grandicella, raccomandò ai due cuginetti di non dir nulla a casa. Ma Giacinta si lasciò sfuggire il segreto e il 13 giugno successivo i tre. pastorelli non erano più soli all'appuntamento.
    Il 13 luglio Lucia esitò ad andare all'appuntamento, perché i genitori l'avevano bistrattata; poi si lasciò convincere da Giacinta e fu proprio durante la terza apparizione che la Madonna promise un miracolo perché la gente credesse al racconto dei tre fanciulli. Il 13 agosto i tre veggenti, rinchiusi in carcere, non poterono recarsi alla Conca di Iria. Il 13 ottobre, ultimo appuntamento, settantamila persone gremivano il luogo delle apparizioni e furono testimoni del miracolo annunciato: il sole, roteando paurosamente, sembrò staccarsi dal cielo, ingigantendo tra fiamme multicolori. La Madonna, in momenti successivi e in un crescendo di prodigi per dare credibilità al suo messaggio, aveva voluto dare la sua risposta che impegna tutti i cristiani: "Recitate il rosario tutti i giorni; pregate molto e fate dei sacrifici per i poveri peccatori, molti dei quali vanno all'inferno perché non c'è nessuno che si curi di pregare e di fare sacrifici per loro... La guerra sta per finire, ma se non si smette di offendere il Signore, non passerà molto tempo prima che ne cominci un'altra peggiore... Eliminate il peccato dalla vostra vita personale e lavorate ad eliminarlo dalla vita degli altri, collaborando alla redenzione del Salvatore". L'avverarsi della minaccia, con la seconda guerra mondiale, ha fatto ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima. Nel 1946, in presenza del cardinale legato, tra una folla di ottocentomila persone, avvenne l'incoronazione della statua della Vergine di Fatima. Nel 1951 Pio XII stabili che la chiusura dell'Anno santo si celebrasse al santuario di Fatima.
    Il 13 maggio 1967, per il 500 anniversario delle apparizioni della Madonna, il papa Paolo VI giunse a Fatima, dov'era ad attenderlo, con un milione di pellegrini, che avevano trascorso la notte all'addiaccio, Lucia, la veggente sopravvissuta.

    Autore: Piero Bargellini

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    ALTRA SCHEDA DALLO STESSO SITO:

    Beata Vergine Maria di Fatima

    13 maggio - Memoria Facoltativa

    Oggi si celebrano le apparizioni della Vergine Maria a Fatima, in Portogallo nel 1917. A tre pastorelli, Lucia di Gesù, Francesco e Giacinta, apparve per sei volte la Madonna che lasciò loro un messaggio per tutta l’umanità. Il vescovo di Leiria, nella sua lettera pastorale a chiusura del cinquantenario, ha affermato che messaggio di Fatima "racchiude un contenuto dottrinale tanto vasto da poter certamente affermare che non gli sfugge alcuno dei temi fondamentali della nostra fede cristiana...".

    Dopo tre apparizioni di rilievo della Vergine Maria, verificatesi durante il XIX secolo, a La Salette nel 1846, a Lourdes nel 1858, a Castelpetroso nel 1888, la Madonna apparve nel 1917, la prima nel XX secolo, a Fatima in Portogallo.
    In tutte queste apparizioni, come pure nel 1432 a Caravaggio e nel 1531 a Guadalupe in Messico, la Vergine si rivolse a ragazzi o giovani di umili condizioni sociali, per lo più dediti alla pastorizia; indicando così la sua predilezione per le anime semplici e innocenti, a cui affidare i suoi messaggi all’umanità peccatrice, invocandone il pentimento, esortandola alla preghiera, chiedendone la consacrazione al suo Cuore e la riparazione alle offese fatte al divin Figlio.

    I luoghi – I veggenti

    Fatima era allora un villaggio della zona centrale del Portogallo (Distretto di Santarém) sugli altipiani calcarei dell’Estremadura a 20 km a SE di Leìria, (il nome Fatima, prima degli avvenimenti delle apparizioni, era conosciuto esclusivamente come quello della figlia di Maometto, morta nel 633).
    Ad un km e mezzo da Fatima, vi era una frazione chiamata Aljustrel e qui nacquero e vissero i tre protagonisti della storia di Fatima; Lucia Dos Santos nata nel 1907 e i suoi due cugini Francesco Marto nato nel 1908 e Giacinta Marto nata nel 1910; le due famiglie erano numerose, i Dos Santos avevano 5 figli ed i Marto 10 figli.
    Come molti ragazzi del luogo, i tre cuginetti-amici, portavano a pascolare i piccoli greggi delle rispettive famiglie, verso i luoghi di pascolo dei dintorni ogni volta a loro scelta e con le pecore trascorrevano l’intera giornata; a mezzogiorno consumavano la colazione preparata dalle loro mamme e dopo recitavano il rosario.
    Nel 1916 fra aprile ed ottobre, i tre ragazzi stupiti, furono testimoni di un fenomeno prodigioso; apparve loro un angelo sfavillante di luce, che si qualificò come l’Angelo della Pace e che li invitò alla preghiera; le apparizioni furono in tutto tre, due volte alla “Loca do Cabeço” e una volta al pozzo nell’orto della casa paterna. Queste apparizioni, narrate da Lucia, vengono classificate come ‘Il ciclo angelico’.

    La prima apparizione, 13 maggio 1917

    Era la domenica 13 maggio 1917; i tre cuginetti dopo aver assistito alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Fatima, tornarono ad Aljustrel per prepararsi a condurre al pascolo le loro pecore.
    Il tempo primaverile era splendido e quindi decisero di andare questa volta fino alla Cova da Iria, una grande radura a forma di anfiteatro, delimitata verso nord da una piccola altura.
    Mentre allegri giocavano, nel cielo apparve un bagliore come lampi di fulmini, per cui preoccupati per un possibile temporale in arrivo, decisero di ridiscendere la collina per portare il gregge al riparo.
    A metà strada dal pendio, vicino ad un leccio, la luce sfolgorò ancora e pochi passi più avanti videro una bella Signora vestita di bianco ritta sopra il leccio, era tutta luminosa, emanante una luce sfolgorante; si trovavano a poco più di un metro e i tre ragazzi rimasero stupiti a contemplarla; mentre per la prima volta la dolce Signora parlò rassicurandoli: “Non abbiate paura, non vi farò del male”.
    Il suo vestito fatto di luce e bianco come la neve, aveva per cintura un cordone d’oro; un velo merlettato d’oro le copriva il capo e le spalle, scendendo fino ai piedi come un vestito; dalle sue dita portate sul petto in un atteggiamento di preghiera, penzolava il Rosario luccicante con una croce d’argento, sui piedi erano poggiate due rose.
    A questo punto la più grande di loro, Lucia, chiese alla Signora “Da dove venite?” “Vengo dal Cielo” e Lucia “Dal cielo! E perché è venuta Lei fin qui?”, “Per chiedervi che veniate qui durante i prossimi sei mesi ogni giorno 13 a questa stessa ora; in seguito vi dirò chi sono e cosa desidero, ritornerò poi ancora qui una settima volta”.
    E Lucia, “E anch’io andrò in cielo?”, “Si”, e “Giacinta?”, “anche lei”, “e Francesco?”, “anche lui, ma dovrà dire il suo rosario”.
    La Vergine poi chiese: “Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi, in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?”. “Si lo vogliamo” rispose Lucia, “Allora dovrete soffrire molto, ma la Grazia di Dio sarà il vostro conforto”.
    E dopo avere raccomandato ai bambini di recitare il rosario tutti i giorni, per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra, la Signora cominciò ad elevarsi e sparì nel cielo.
    Lucia durante tutte le apparizioni, sarà quella che converserà con la Signora, Giacinta la vedrà e udirà le sue parole ma senza parlarle, Francesco non l’udirà, ma la vedrà solamente, accettando di sapere dalle due bambine, quello che la Signora diceva.

    La seconda e terza apparizione e le vicende dei tre veggenti

    Al ritorno da Conca da Iria, Lucia raccomandò ai due piccoli cugini di non dire nulla a casa, ma Giacinta si lasciò sfuggire il segreto e da allora la loro vita quotidiana cambiò.
    Si era in un tempo di affermazione di un diffuso materialismo, sia ideologico, sia politico, il cui maggior filone era il bolscevismo sovietico; inoltre il 5 maggio 1917, quindi otto giorni prima, papa Benedetto XV, visto il perdurare della sanguinosa Prima Guerra Mondiale, scoppiata nel 1914 in Europa, aveva invitato i cattolici di tutto il mondo ad unirsi in una crociata di preghiera, per ottenere la pace per intercessione della Madonna e l’apparizione di Fatima sembrò la risposta della Vergine a tale iniziativa.
    Nell’alternarsi delle notizie e delle relative valutazioni, i tre ragazzi subirono sgridate, opposizioni, incredulità e prese in giro, prima dagli spaventati genitori, poi dalle autorità ecclesiastiche e politiche.
    Comunque all’appuntamento del 13 giugno i tre veggenti non erano soli, già una sessantina di persone curiose l’avevano accompagnati.
    Dopo aver recitato il rosario, la Signora apparve di nuovo, e fra l’altro raccomandò di recitare il rosario tutti i giorni, chiese a Lucia d’imparare a leggere e scrivere, per essere così in grado di trasmettere i suoi messaggi.
    Rivelò le sofferenze del suo Cuore Immacolato per gli oltraggi subiti dai peccati dell’umanità; disse che Giacinta e Francesco sarebbero andati in cielo a breve, mentre Lucia sarebbe restata nel mondo per far conoscere e amare il suo Cuore Immacolato.
    Il 13 luglio 1917, dopo avere affrontato ogni tipo di disprezzo e scherno da parte dei loro concittadini, Lucia, Francesco e Giacinta ritornarono alla Cova da Iria per il terzo incontro con la Signora, e questa volta erano in compagnia di più di duemila persone, desiderose di vedere i veggenti che dicevano di vedere la Signora.
    Dopo la recita del rosario, ella apparve di nuovo e questa volta Lucia le chiese di dire chi era e di fare un miracolo affinché tutti potessero credere. La Signora assicurò: “Continuate a venir qui tutti i mesi: Ad ottobre dirò chi sono, quel che voglio, e farò un miracolo che tutti potranno vedere bene per credere”.
    E in quest’occasione la Celeste Visione aprì le mani come le altre volte, da dove uscì un raggio di luce, che penetrò nella profondità della terra e per un attimo i tre veggenti ebbero la visione spaventosa dell’inferno o meglio dire della condanna delle anime peccatrici.
    In questa terza importante apparizione, vi furono anche messaggi basilari, che la Signora trasmise ai veggenti con la consegna del silenzio e che Lucia svelerà per obbedienza nel 1941 le prime due parti, che riguardano “La salvezza delle anime” e “La devozione al Cuore Immacolato di Maria”, mentre la terza parte rimase avvolta nel mistero per 83 anni, solo ai Sommi Pontefici fu svelata, finché il ‘Terzo Segreto di Fatima’ non è stato rivelato dalla Chiesa nel 2000.
    Ancora la Bianca Signora disse, che era necessario la consacrazione della Russia al suo Cuore Immacolato e la comunione riparatrice dei primi sabati di cinque mesi, se si voleva la pace nel mondo; la guerra stava per finire ma un’altra peggiore poteva cominciare con fame, miseria e persecuzioni contro la Chiesa e il Papa.
    Concluse dicendo: “Quando recitate il rosario, dite alla fine di ogni diecina: O Gesù mio, perdonate le nostre colpe; preservateci dal fuoco dell’inferno; portate in cielo tutte le anime e soccorrete specialmente le più bisognose della Vostra misericordia”.

    La quarta e quinta apparizione

    Il 13 di agosto 1917 non ci fu l’apparizione, nonostante che un gran numero di fedeli si fossero radunati alla Cova da Iria, perché i tre ragazzi furono impediti di andarci dal sindaco del paese, fortemente anticlericale, il quale con un inganno le aveva trasferiti da Aljustrel alla Casa Comunale di Fatima e poi visto che non volevano ritrattare nulla sulle apparizioni, né svelare eventuali trucchi, li fece mettere in prigione per intimorirli.
    La domenica successiva 19 agosto, i tre ebbero la bella sorpresa di vedere la Madonna nel luogo chiamato Valinhos, Ella volle placare la loro angoscia per aver saltato l’appuntamento del 13 alla Cova.
    In quest’occasione, la Vergine fra l’altro, chiese che fosse eretta una cappella sul luogo delle apparizioni con le offerte lasciate dai pellegrini.
    Il 13 settembre la Signora apparve di nuovo ai tre pastorelli, che erano circondati da una folla di circa 30.000 persone; anche questa volta la Celeste Signora promise che il 13 ottobre avrebbe fatto un miracolo per tutti, poi sparì in un globo luminoso che partendo dal leccio si elevò verso il cielo.

    Il giorno più importante, l’apparizione del 13 ottobre 1917

    La notizia di un miracolo visibile a tutti, fece il giro del Portogallo; all’appuntamento di ottobre ci fu così una folla valutata sulle 70.000 persone provenienti da tutto il Paese, con giornalisti e fotografi della stampa nazionale ed internazionale inviati per registrare l’avvenimento.
    Non mancavano fra loro gli scettici ed i beffardi, pronti ad assaporare la cocente delusione di quanti erano in preghiera, se non fosse avvenuto nulla. Il tempo da parte sua, non prometteva niente di buono, quel giorno era scuro e freddo, la pioggia cadde copiosamente, mentre la gran folla di pellegrini cercava di ripararsi alla meglio.
    Anche questa volta, appena apparsa la Signora, Lucia domandò “Signora chi siete e cosa volete da me?”; e Lei subito rispose: “Io sono la Signora del Rosario; voglio una cappella costruita qui in mio omaggio; che continuino a recitare il rosario tutti i giorni. La guerra finirà e i soldati torneranno presto alle loro case; gli uomini non devono offendere il Signore che è già troppo offeso”.
    La Vergine a questo punto aprì di nuovo le mani e lanciò un raggio di luce in direzione del sole e mentre Lei si elevava verso il cielo, i tre veggenti poterono così vedere accanto al sole i tre membri della Sacra Famiglia, Gesù Bambino, S. Giuseppe e la Madonna; in pochi attimi ebbero anche la visione di un uomo adulto che benediceva il mondo e la Madonna che a Lucia parve essere la Madonna Addolorata, e infine una terza scena in cui vi era la Madonna del Carmelo con lo scapolare in mano.
    Alla fine avvenne lo strepitoso prodigio del sole; riportiamo qui la descrizione fatta dal giornalista, libero pensatore Avelino d’Almeida, direttore del giornale di Lisbona “O Seculo”, presente al fenomeno e che pubblicò nell’edizione del mattino di lunedì 15 ottobre 1917.
    “Abbiamo assistito ad uno spettacolo unico ed incredibile, per chi non era presente… il sole sembrava un disco d’argento opaco… non riscaldava, non offuscava. Si poteva dire che fosse un’eclissi. Si sentì allora un grido:
    ‘Miracolo, Miracolo!’. Di fronte agli occhi sbalorditi della gente, il cui atteggiamento ci riportava ai tempi Biblici, e che, pallidi di paura e con le teste scoperte, guardavano il cielo azzurro, il sole che tremava, che faceva movimenti rapidi, mai visti prima, estranei alle leggi cosmiche, il sole ‘cominciò a ballare’ come dicono i contadini…
    C’era solo una cosa da fare, cioè che gli scienziati spiegassero con tutta la loro sapienz,a il fantastico ballo del sole che oggi, a Fatima, ha levato un ‘Osanna’ dal cuore dei fedeli e che, secondo testimoni affidabili, ha impressionato perfino i liberi pensatori ed altri senza convinzioni religiose, che sono venuti a questo luogo d’ora in poi celebre”.
    Quando tutto ciò finì, gli abiti di tutti prima bagnati dall’insistente pioggia, erano perfettamente asciutti; alla Cova da Iria la Madonna era veramente apparsa e si era manifestata con un miracolo visto dai presenti stupiti e terrorizzati.

    Il messaggio della Vergine – La conferma della Chiesa

    I tre veggenti con la loro semplicità e tenacia, raccontarono la sollecitudine di questa tenera Mamma per le sorti dell’umanità, minacciata da diversi flagelli e che per impedirli occorreva: Penitenza – Recita del Rosario – Consacrazione al suo Cuore Immacolato, specie da parte di una Nazione europea potente ma travagliata dal materialismo – La costruzione di una Cappella in suo onore per trasformarla in meta di pellegrinaggi di poveri, sofferenti e penitenti
    Naturalmente, per un lungo periodo la vicenda e il messaggio restarono nell’oblio e nel ristretto orizzonte di un semisconosciuto ambiente di poveri pastori e contadini.
    Il 28 aprile 1919 si diede inizio alla costruzione della Cappellina delle Apparizioni; il 13 ottobre 1930 il vescovo di Leira dichiarò “degne di fede le visioni dei bambini alla Cova da Iria”, autorizzando il culto alla Madonna di Fatima; il 13 maggio 1931 l’episcopato portoghese, secondo il messaggio di Fatima, fece la prima consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.
    Il 31 ottobre 1942 papa Pio XII, in un radiomessaggio consacrò il mondo al Cuore Immacolato di Maria e il 7 luglio 1952 consacrò a Maria i popoli della Russia, come aveva chiesto la Celeste Signora a Fatima.
    L’avverarsi della minaccia con la Seconda Guerra Mondiale, fece ricordare ai cristiani il messaggio di Fatima; il 13 maggio 1946 con la presenza del legato pontificio, cardinale Benedetto Aloisi Masella, davanti ad una folla di ottocentomila pellegrini, ci fu l’incoronazione della statua della Vergine di Fatima.
    I papi attraverso loro delegati, come fece Pio XII, o recandosi personalmente in pellegrinaggio, come fece Paolo VI il 13 maggio 1967, in occasione del 50° anniversario delle Apparizioni e Giovanni Paolo II il 13 maggio 1982, un anno esatto dopo l’attentato subito in Piazza S. Pietro, il cui proiettile è incastonato nella corona della statua in segno di riconoscenza, hanno additato Fatima come un faro che ancora oggi continua a gettare la sua luce, per richiamare il mondo disorientato verso l’unico porto di salvezza; Fatima dunque non vuole essere uno spauracchio per l’umanità, né un’occasione forte per gente morbosamente curiosa e assetata di catastrofi, vuole essere invece un invito alla speranza che nasce dalla certezza che Dio vuole il nostro bene ad ogni costo.
    Il santuario mariano di Fatima è uno dei luoghi più venerati dal Cattolicesimo e in questo luogo, sacro per l’apparizione di Maria, papa Giovanni Paolo II volle recarsi di nuovo il 13 maggio 2000, per procedere alla beatificazione dei fratelli Marto, al termine della celebrazione il cardinale Segretario di Stato, Angelo Sodano diede lettura della comunicazione in lingua portoghese, sul terzo segreto di Fatima; ed appena un mese dopo, il 26 giugno 2000, il papa ne autorizzò la divulgazione pubblica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede, accompagnata da opportuno commento teologico del Prefetto, cardinale Joseph Ratzinger.

    Il “Terzo segreto di Fatima”

    Questa terza parte del messaggio ricevuto, fu messo per iscritto da suor Lucia, allora ancora suora di Santa Dorotea, il 3 gennaio 1944, il documento inviato in Vaticano, è stato letto da tutti i pontefici succedutisi e da pochissimi altri stretti collaboratori e conservato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
    L’intero messaggio della Vergine è stato a lungo oggetto di congetture ed esegesi da parte di teologi e studiosi, cattolici e non. Ma la terza parte, tenuta segreta dalla Chiesa, è stata quella che ha fatto credere a catastrofi, che avrebbero sconvolto la vita della Chiesa stessa, cosicché i pontefici preferirono non divulgarla, rimandando dopo la lettura, la busta sigillata alla suddetta Congregazione, dove è stata custodita sin dal 1957.

    Riportiamo il testo di suor Lucia: “Dopo le due parti che ho già esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto, un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui; l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza!
    E vedemmo una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un vescovo vestito di bianco ”abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”.
    Vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni.
    Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio”. Tuy, 3-1-1944.

    Si riporta uno stralcio della comunicazione letta il 13 maggio 2000 a Fatima, presente il papa:
    “Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico.
    La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile Via Crucis guidata dai Papi del ventesimo secolo.
    Secondo l’interpretazione dei pastorelli, interpretazione confermata anche recentemente da suor Lucia, il “Vescovo vestito di bianco” che prega per tutti i fedeli è il Papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la Croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco.
    Dopo l’attentato del 13 maggio 1981, a Sua Santità apparve chiaro che era stata “una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola”, permettendo al “papa agonizzante” di fermarsi “sulla soglia della morte”. In occasione di un passaggio da Roma dell’allora vescovo di Leiria - Fatima, il papa decise di consegnargli la pallottola, che era rimasta nella jeep dopo l’attentato, perché fosse custodita nel Santuario.
    Per iniziativa del vescovo essa fu poi incastonata nella corona della statua della Madonna di Fatima.
    I successivi avvenimenti del 1989 hanno portato, sia in Unione Sovietica che in numerosi Paesi dell’Est, alla caduta del regime comunista che propugnava l’ateismo. Anche per questo il Sommo Pontefice ringrazia dal profondo del cuore la Vergine Santissima. Tuttavia, in altre parti del mondo gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani, con il peso di sofferenza che portano con sé, non sono purtroppo cessati. Anche se le vicende a cui fa riferimento la terza parte del ‘segreto’ di Fatima sembrano ormai appartenenti al passato, la chiamata della Madonna alla conversione e alla penitenza, pronunciata all’inizio del ventesimo secolo, conserva ancora oggi una sua stimolante attualità…”

    A conclusione si riportano alcuni stralci del commento teologico dell’allora Prefetto della Congregazione della Fede, card. Joseph Ratzinger: Nella relazione del Card. Ratzinger, si ribadisce che il Terzo Segreto non aggiunge nulla a quella che è la Rivelazione di Cristo.
    “Si chiama ‘Rivelazione’, perché in essa Dio si è dato a conoscere progressivamente agli uomini, fino al punto di divenire egli stesso uomo, per attirare a sé e a sé riunire tutto quanto il mondo per mezzo del Figlio incarnato Gesù Cristo”
    “In Cristo, Dio, ha detto tutto, cioè sé stesso, e pertanto la rivelazione si è conclusa con la realizzazione del mistero di Cristo, che ha trovato espressione nel Nuovo Testamento… La rivelazione privata (come i messaggi trasmessi dalla Madonna ai tre pastorelli di Fatima) è un aiuto per questa fede in Cristo”.
    “La parola chiave di questo ‘Segreto’, è il triplice grido: ‘Penitenza, Penitenza, Penitenza!… A suor Lucia appariva sempre più chiaramente come lo scopo di tutte quante le apparizioni sia stato quello di far crescere sempre più nella fede, nella speranza e nella carità – tutto il resto intendeva portare solo a questo….”.

    I tre veggenti dopo le apparizioni

    Purtroppo, prima Francesco Marto, poi la sorellina Giacinta Marto, morirono prestissimo come aveva predetto la Vergine; ambedue vittime della terribile epidemia di febbri influenzali detta “la spagnola”, che desolò l’Europa negli anni 1917-20, con numerosissimi morti di tutte le età, in prosieguo alla catastrofe appena terminata della Prima Guerra Mondiale.
    Francesco morì il 4 aprile 1919 nella sua casa di Aljustrel (Fatima) a quasi 11 anni, mentre Giacinta morì il 20 febbraio 1920 in un ospedale di Lisbona a quasi 10 anni.
    Ambedue riposano nella grande Basilica della Vergine di Fatima e sono stati proclamati Beati il 13 maggio 2000 da papa Giovanni Paolo II.
    Lucia Dos Santos invece proseguì la sua missione di veggente-confidente della Vergine e custode del suo messaggio al mondo; fu per anni Suora di Santa Dorotea e poi passò a 41 anni, come carmelitana scalza nel Carmelo di Coimbra; ritornò varie volte per brevi visite a Fatima sul luogo delle Apparizioni.
    La sua vita fu lunghissima, è morta il 13 febbraio 2005 a 98 anni nel convento di Coimbra e dal 19 febbraio 2006, riposa accanto ai cuginetti i Beati Francesco e Giacinta Marto nella Basilica di Fatima (per notizie più approfondite su di loro, vedere le singole schede presenti nel sito).

    Autore: Antonio Borrelli







    Un fotogramma del film Nostra Signora di Fatima (tit. originale The Miracle of Our Lady of Fatima)

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    Predefinito Fatima e la Contro-Rivoluzione del secolo XXI di Giovanni Cantoni

    Articolo apparso sul n. 301-302 di Cristianità (2000).

    1. L’uomo "in Dio"

    La condizione umana nella sua relazione maggiore, quella con Dio, è descritta, inquadrata quasi, in modo straordinariamente felice in un tratto degli Atti degli Apostoli, in un certo senso il primo testo di storia della Chiesa, un documento insieme storico e veicolo della Rivelazione. In esso san Paolo, nel discorso davanti all’Areopago, afferma che noi uomini "in lui [...] viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At. 17, 28): "in lui", cioè in Dio.

    2. La "rivelazione naturale" di Dio e la Rivelazione soprannaturale e pubblica

    A partire da questa condizione d’"interiorità", d’"inclusione" rispetto a Dio, gli uomini lo cercano, "andando come a tentoni" (At. 17, 27). E il loro cammino è illuminato dalla "luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Gv. 1, 9) e dalla Rivelazione, fonte d’informazioni su Dio e sul destino eterno dell’uomo, nella prospettiva di questo destino: salus animarum, suprema lex. Tali informazioni integrano il dato conseguibile sì "a tentoni" ma, nel suo genere, un dato tutt’altro che incerto, cioè quello relativo all’esistenza di Dio creatore e provvidente. Si tratta di un dato, fra l’altro, certificato dal carattere strutturale, naturale, del "senso" spirituale, il "senso comune", che suggerisce la ricerca e che nella pratica di essa cresce e si sviluppa. Si tratta — ancora — della Rivelazione soprannaturale, che integra la "rivelazione naturale", colta dall’esperienza dell’uomo e organizzata dalla ragione nei due linguaggi della metafora e del concetto, che trovano espressioni polari nella mitologia e nella filosofia; e nella filosofia la narrazione diventa, da tipica che era, formale, e l’astrazione universalizza nel concetto la metafora, nella quale vive ancora, in modo almeno implicito — nell’etimo dei vocaboli ma anche nella fraseologia —, la concretezza dell’esperienza originaria che ha sollecitato la riflessione.

    Dunque, "per mezzo della ragione naturale, l’uomo può conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine di conoscenza a cui l’uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze, quello della Rivelazione divina" (1). La conoscenza certa dell’esistenza di qualcosa non equivale assolutamente alla conoscenza della sua essenza, tantomeno alla conoscenza completa della sua essenza. Tutto, quindi, conserva in qualche modo un mistero, o almeno è circondato da un alone di mistero. A maggior ragione questo si verifica nel caso di Dio, in cui l’uomo vive. Ma, "per una decisione del tutto libera, Dio si rivela e si dona all’uomo svelando il suo Mistero, il suo disegno di benevolenza prestabilito da tutta l’eternità in Cristo a favore di tutti gli uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo" (2). È la Rivelazione soprannaturale vero nomine, detta "pubblica", conclusa con la morte dell’apostolo san Giovanni e dal cui deposito, racchiuso nella Tradizione e nella Scrittura, la fede della Chiesa ricava, sotto la guida e il controllo del Magistero, "cose nuove e cose antiche" (Mt. 13, 51), come lo scriba evangelico dal proprio tesoro.

    3. Le rivelazioni private

    Ma, "lungo i secoli ci sono state delle rivelazioni dette "private", alcune delle quali sono state riconosciute dall’autorità della Chiesa. Esse non appartengono tuttavia al deposito della fede. Il loro ruolo non è quello di "migliorare" o di "completare" la Rivelazione definitiva di Cristo, ma di aiutare a viverla più pienamente in una determinata epoca storica. Guidato dal Magistero della Chiesa, il senso dei fedeli sa discernere e accogliere ciò che in queste rivelazioni costituisce un appello autentico di Cristo o dei suoi santi alla Chiesa" (3).

    Papa beato Giovanni XXIII (1958-1963), con relazione alle apparizioni della Vergine Immacolata a Lourdes, afferma: "Seguendo i Pontefici che, da un secolo, raccomandano ai cattolici di essere attenti al messaggio di Lourdes, Noi vi esortiamo ad ascoltare con semplicità di cuore e con rettitudine di spirito gli avvertimenti salutari — e sempre attuali — della Madre di Dio. Nessuno si meravigli, inoltre, di sentire i Pontefici Romani insistere su questa grande lezione spirituale trasmessa mediante la fanciulla di Massabielle" (4). Quindi lo stesso Sommo Pontefice spiega: "Se sono costituiti custodi e interpreti della Rivelazione divina, contenuta nella Sacra Scrittura e nella Tradizione, si assumono anche il dovere di raccomandare all’attenzione dei fedeli — quando, dopo maturo esame, lo ritengono opportuno per il bene generale — i lumi soprannaturali che a Dio piace dispensare liberamente a talune anime privilegiate, non per proporre nuove dottrine, ma per guidare la nostra condotta" (5), così citando e traducendo san Tommaso d’Aquino (1225 ca.-1274): "Et singulis temporibus non defuerunt aliqui prophetiae spiritum habentes, non quidem ad novam doctrinam fidei depromendam, sed ad humanorum actuum directiones", "E in ogni tempo non sono mancate persone dotate di spirito profetico, non per sviluppare una nuova dottrina di fede, ma per dirigere le azioni degli uomini" (6).

    Dunque, si danno due tipi di profezia, afferma sempre san Tommaso commentando il Vangelo di san Matteo: "Ma di che cosa si tratta? Forse non vi sono stati profeti dopo Giovanni? Non leggiamo forse al capitolo 23, 34: "Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi?" e così via?

    "Va detto che un profeta viene inviato per due ragioni: per confermare la fede e per correggere i costumi; nel libro dei Proverbi, 29, 18, si legge: "Quando manca il profeta, il popolo degrada". Per confermare la fede, come si trova in 1 Petr. 1, 10: "Su questa salvezza indagarono e scrutarono i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata, cercando d’indagare a quale momento o a quali circostanze accennasse lo Spirito di Cristo". Perciò la profezia serviva a questi due fini; ma ormai la fede è fondata, perché le promesse si sono compiute per mezzo di Cristo. Ma non è mai mancata, né mancherà mai, la profezia per correggere i costumi" (7).

    Perciò il contenuto delle rivelazioni private, non costituendo deposito della fede, non è oggetto dell’atto di fede: in altri termini, non deve essere creduto di fede cattolica, ma può essere creduto di fede umana, soprattutto, ma non anzitutto, quando certificato e raccomandato dal Magistero. "Soprattutto" ma non "anzitutto" perché vi è un primato cronologico del sensus fidelium, analogo a quello che opera nell’"identificazione" del santo: l’esistenza di fedeli che ne chiedono l’intercessione induce la Chiesa gerarchica a interessarsi della "qualità" del fedele defunto, "qualità" proclamata solo dopo esser stata soprannaturalmente certificata dal miracolo, cioè dalla manifestazione verificata dell’eterogenesi dei mezzi.

    Quindi, la rivelazione privata sta alla rivelazione pubblica nel rapporto in cui stanno, per esempio, la direzione spirituale e il sacramento della penitenza: quest’ultimo è celebrazione della giustizia e della misericordia divina; la prima costituisce orientamento, quindi esprime un giudizio morale sub condicione, in vista di tale celebrazione non solo nel sacramento, ma pure nei giudizi post mortem individuale e universale.

    4. Gli avvenimenti di Fatima

    Quanto accaduto a Fatima, in Portogallo, a tre pastorelli prima nel 1916, e poi, soprattutto, nel 1917, e quanto a esso ha fatto seguito nella vita dei veggenti ha natura di rivelazione privata.

    Tale "accaduto" inizia nel 1916, quando per tre volte — in primavera, in estate e in autunno — a Lúcia de Jesus, alla beata Jacinta (1910-1920) e al beato Francisco Marto (1908-1919) compare l’Angelo della Pace o del Portogallo.

    Ma il culmine di tale accaduto si ha nel 1917, nel corso del quale, con cadenza mensile, dal 13 maggio al 13 ottobre, una Signora, che appunto il 13 ottobre si qualificherà come la Madonna del Rosario, appare ai tre e trasmette loro un "segreto". E sempre il 13 ottobre l’apparizione è accompagnata da un fenomeno straordinario: la danza del sole, che intende certificare le apparizioni stesse, quindi l’autenticità del messaggio in esse trasmesso.

    Altre indicazioni soprannaturali accompagnano la vita dei veggenti, con tratti, talora, di rivelazione "privata privata", cioè strettamente relativa alla loro santificazione personale (8).

    5. Il "segreto" e le sue tre parti

    "Il segreto — scrive suor Lucia nel 1941 — consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare".

    a. La prima parte

    "La prima dunque, fu la visione dell’inferno.

    "La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell’incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore".

    La traumatica visione trova la sua spiegazione nella seconda parte, nella quale viene illustrata. Merita comunque di essere notato come essa abbia svolto una felice funzione pedagogica almeno sui due veggenti più piccoli, Francesco e Giacinta, che, alla "scuola" di tanta Maestra, sono cresciuti in santità e riconosciuti dalla Chiesa come beati (9). Ma non mi posso esimere dal far notare che sono stati beatificati non perché hanno incontrato la Madonna, ma perché, avendola incontrata, si sono messi alla sua scuola, hanno accolto le sue indicazioni di direzione spirituale — "Fate quello che vi dirà" (Gv. 2, 5) —, hanno rispettato eroicamente i comandamenti del Figlio così provando di amarlo — "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti" (ibid. 14, 15) — e così meritando di rimanere in Dio Uno e Trino — "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (ibid. 14, 23) —; e tale esito è stato certificato dal miracolo.

    b. La seconda parte

    La seconda parte del segreto è costituita da una previsione, relativa alla storia del "mondo cristiano" e della Chiesa, che annuncia guerre e persecuzioni come castighi per un comportamento collettivo di offesa a Dio. E del castigo viene indicato lo strumento storico, la Russia, non in quanto terra o popolo, ma in quanto luogo dell’inculturazione di errori e veicolo di essi in tutto il mondo.

    "In seguito alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:

    "— Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace".

    c. La terza parte

    Ed ecco, infine, la terza parte del segreto, la cui esistenza era nota contestualmente a quella delle altre due, ma che è stata "pubblicata" nel 2000 benché, a giudizio di suor Lucia, potesse esserla dal 1960.

    "J.M.J.

    "La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima.

    "Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Rev.ma il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre.

    "Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

    "Tuy-3-1-1944".

    Le immagini e le figure del quadro possono essere lette sia tipicamente che specificamente, oppure in modo per così dire misto, a partire dalla dottrina del Magistero circa quanto rappresentano.

    Cominciando dalla montagna ripida sulla quale sale quasi processionalmente una folla gerarchizzata, dal "Vescovo vestito di Bianco" ai fedeli, essa suggerisce tipicamente tutta la storia della Chiesa, che è salita a un Calvario, a un monte sulla cui vetta sta una croce. Si tratta di una storia il cui esito è drammatico (10), sì che i periodi di pace e di trionfo storico hanno le caratteristiche delle consolazioni nella vita spirituale, dell’eccezione piuttosto che della regola; infatti la regola è persecuzione indiretta ma anche diretta, implicita ma anche esplicita, amministrativa, ma che può pure giungere a esser cruenta. E la salita al Calvario prevede l’attraversamento della Città degli Uomini, cui è negata la perfezione come a ogni realtà di questo mondo e in quanto con un destino interno a questo mondo, intramondano, quindi una città strutturalmente "mezza in rovina"; anch’essa quindi — come la Chiesa e a maggior ragione rispetto a essa — caratterizzata da una pace precaria, con connotazione di eccezione e non di regola.

    Si tratta di una Città che, nelle sue individuazioni storiche — entità morali fluide, dal centro certo ma dalla periferia incerta, definite da determinate comunità umane viventi in determinate epoche storiche e caratterizzate da determinate culture — vive fra la realizzazione del "nolumus hunc regnare super nos", "non vogliamo che costui venga a regnare su di noi" (Lc. 19, 14) e di quella della formula alternativa "volumus hunc regnare super nos", "vogliamo che costui venga a regnare su di noi", ben rappresentate dall’accoglienza trionfale del Messia in Gerusalemme e dalla sua incoronazione di spine; ed è Città esposta alla fine, alla "morte".

    La scena della terza parte si svolge pure nell’imminenza di castighi operati dall’Angelo in un dialogo con la Madonna: lui pronto a punire, lei che chiede non sospensione di giudizio, implicito ex ipsa natura rei in ogni pensiero e in ogni fatto dal momento della loro concezione e realizzazione, ma di esecuzione della pena, quasi a rappresentare la convivenza e il dialogo in Dio fra la giustizia e la misericordia, convivenza e dialogo misteriosi per la riflessione degli uomini.

    E la richiesta perenne di sospensione dell’esecuzione della pena conta sulla compensazione, sulla riparazione sociale operata dai martiri, il conferimento del cui sangue può soddisfare per le colpe dei morti, dei "morti alla grazia" solo che si "avvicinino", abbiano un moto di resipiscenza, di ritorno a Dio, individuale ma anche sociale (11).

    Il quadro di fondo non pare congiunturale, anche se tollera una lettura congiunturale: la condizione della Chiesa e del mondo nel secolo XX, mentre riesce più agevole leggere in modo congiunturale la morte annunciata del "Vescovo vestito di Bianco", la parte non realizzata dell’immagine perché, evidentemente, deve aver trovato compensazione sufficiente per la divina giustizia nei martiri del secolo XX.

    Ma, accanto all’estremo compenso in sangue, l’Angelo pronto a colpire, cioè pronto a eseguire la sentenza imposta dal comportamento offensivo nei confronti di Dio e della sua legge, suggerisce una forma ordinaria di martirio, che richiama reiteratamente e con voce forte: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!". Accanto al martirio è quindi indicata nella mortificazione; e nella mortificazione completa — e almeno in questo senso "perfetta" —, sottintesa nella triplice reiterazione del termine "penitenza". Ancora: la penitenza — insegna da parte sua il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 — non riguarda anzitutto opere esteriori, che per altro ne costituiscono quasi la prova, ma la conversione del cuore; è penitenza interiore, che può avere espressioni molto varie. "La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. Accanto alla purificazione radicale operata dal Battesimo o dal martirio, essi indicano il mezzo per ottenere il perdono dei peccati, gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, l’intercessione dei santi e la pratica della carità che "copre una moltitudine di peccati" (1 Pt. 4, 8)" (12).

    Quanto allo stile di vita spirituale, cioè alla devozione, e di dialogo con Dio, cioè alla preghiera, il messaggio suggerisce e raccomanda rispettivamente la devozione al Cuore Immacolato di Maria, da imitare con la pratica della "purezza del cuore" (13), e la recita del rosario, sempre, ma soprattutto il primo sabato di cinque mesi consecutivi, accompagnata dalla confessione, dalla comunione e dalla meditazione protratta per un quarto d’ora.

    6. La "filosofia della storia" di sant’Agostino e il "segreto" di Fatima

    La Rivelazione pubblica non si limita a integrare quanto acquisito dall’esperienza dell’uomo, organizzato dalla ragione, ma lo certifica anche in qualche suo aspetto particolarmente significativo. Esempio maggiore di questa certificazione è costituito dalla rivelazione pubblica del Decalogo, sintesi del diritto naturale inscritto nel cuore di ogni uomo, quindi identificabile con l’esperienza e descrivibile con la ragione (14).

    Analogamente, la rivelazione privata sollecita attenzione ad aspetti della Rivelazione, poi riflessione su di essi, fino a portare alla messa in evidenza di "novità" contenute nel deposito della fede. Esempio maggiore dell’effetto di questa attenzione si può considerare la storia della devozione al Sacro Cuore e la teologia che con essa s’è intrecciata. Ma la rivelazione privata certifica anche comportamenti sociali, quale lo sforzo degli uomini per assimilare, cioè per render simile la città umana alla Città di Dio; nonché la riflessione sulla pendolarità non fatale, analoga alla peccabilità del singolo — che lo rende peccatore possibile, ma non certo —, della stessa Città degli Uomini fra la Città di Dio e la Città del Demonio (15).

    "Proprio Agostino [354-430], grande dottore della Chiesa, primo fra tutti delineò ed elaborò la filosofia della storia — afferma Papa Leone XIII (1878-1903) nel 1883 —. Fra quanti sono venuti dopo, coloro che hanno fatto riferimento allo stesso Agostino come maestro e guida e si sono formati accuratamente sui suoi scritti e sulle sue meditazioni, hanno ottenuto risultati degni di menzione in questo settore. L’errore ha invece più e più volte distolto dal vero coloro che si sono allontanati dalle orme di un così grande uomo, perché nell’analizzare i percorsi e le vicende degli Stati non compresero le autentiche cause che regolano gli eventi umani" (16).

    Ebbene, sant’Agostino sintetizza la propria "filosofia della storia", la propria riflessione sulla pendolarità non fatale cui facevo riferimento, in questi termini: "Due amori hanno costruito due città: l’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio ha costruito la città terrena, l’amore di Dio spinto fino al disprezzo di sé la città celeste" (17).

    Dunque, gli uomini costruiscono — non solo nel senso di "fondano" ma anche in quello di "trasformano", di "danno una nuova forma" — città più o meno dissimili dalla Città di Dio, e quando la dissimiglianza si fa diametrale, per così dire e nella misura del possibile — infatti l’immagine e la somiglianza di Dio non sono radicalmente cancellabili nell’uomo —, la vita in questa città si fa invivibile, lo stesso vivere in questa città diventa un castigo.

    Proprio in relazione al segreto di Fatima — generalmente in relazione a rivelazioni private — si è talora pensato che si trattasse in esso dell’annuncio di un castigo misterioso e soprannaturale, miracoloso, dimenticando che una città costruita senza Dio quando non contro Dio si sarebbe rivelata necessariamente una città contro l’uomo (18). Perfettamente comprendendo questa modalità per così dire ordinaria di punizione di un’umanità ribelle, Nicolás Gómez Dávila (1912-1994) scrive: "— Il mondo moderno non verrà castigato.

    "È il castigo" (19); e per comprendere l’affermazione si deve distinguere fra "mondo moderno" e "mondo contemporaneo", cioè fra "mondo mondano" e mondo semplicemente attuale.

    Ebbene, quando nella seconda e nella terza parte del segreto di Fatima si legge che gli uomini hanno troppo offeso Dio, cioè non hanno rispettato la sua legge, e che perciò Dio si appresta a punirli, e la punizione viene annunciata attraverso strumenti umani quali guerre e persecuzioni, si può pensare che tale "offender Dio" prepara la punizione, che "offendendo Dio" l’uomo si prepara la punizione; e che tale "offender Dio" allontana la Città degli Uomini dalla Città di Dio, le rende massimamente dissimili, quindi, attraverso la punizione, tale comportamento sociale è violentemente censurato, "la città va in rovina", e la metasociologia di sant’Agostino, la sua cosiddetta "filosofia della storia", è verificata e confermata.

    7. La crisi nella Chiesa

    Poiché ho fatto genericamente cenno a un’inadeguata lettura del segreto di Fatima e, parlandone, ho evocato i passi del messaggio nei quali è questione della persecuzione alla Chiesa, credo utile svolgere anche qualche considerazione relativa al mancato ritrovamento, nel testo della terza parte reso pubblico nel 2000, di riferimenti alla cosiddetta "crisi nella Chiesa", talora — inavvertitamente — indicata anche come "crisi della Chiesa". Di essa è stata questione soprattutto a partire dai primi anni postconciliari, quando la terza parte del segreto era ignota ed erano assolutamente lecite ipotesi al suo proposito (20). La denuncia della crisi nella Chiesa da parte della massima autorità ecclesiastica contribuiva a rendere verosimile l’ipotesi e misteriosa la non pubblicazione del testo di tale terza parte. Ma ora, evidentemente, tale ipotesi non può più aver corso.

    Questo non significa assolutamente né che la terza parte del segreto sia stata manipolata — come qualcuno ha perfino ipotizzato, mostrandosi più affezionato appunto alle proprie ipotesi che alla verità dei fatti —, né che non vi sia stata e non vi sia crisi nella Chiesa. Le pubbliche dichiarazioni pontificie al riguardo, così come i corrispondenti giudizi e richiami, sono "fatti", non ipotesi interpretative della situazione intraecclesiale rese però ormai infondate dall’assenza di riferimenti nella terza parte del messaggio di Fatima. Purtroppo, un’inadeguata teologia della Chiesa impedisce di mettere a fuoco il fatto che l’autorevolezza di tali dichiarazioni del Magistero e di tali giudizi e richiami sulla situazione nella Chiesa è di gran lunga maggiore, qualitativamente incomparabile, sia di pur intelligenti e soffeete analisi di singoli fedeli, q ali — per esempio — quelle svolte da Romano Amerio (1905-1997) (21); sia di eventuali indicazioni contenute in rivelazioni private, che in tal caso verrebbero semplicemente a confermare giudizi del Magistero. In altri termini: Amerio può essere ignoto e il messaggio di una rivelazione privata può non essere accettato senza per questo cessare di essere cattolici, ma il Magistero deve — almeno in tesi — essere ascoltato; ancora, non leggere gli scritti di Amerio o non prestar fede a una rivelazione privata non è una colpa oggettiva, non prestare ascolto al Magistero, anche quello ordinario (22), sì.

    Comunque, per chi ha avanzato l’ipotesi che la terza parte del segreto fosse relativa, o anche relativa, alla crisi nella Chiesa, il testo del messaggio non parla di merito ma di metodo, e parla tacendo: infatti, poiché nel testo del messaggio non si parla di tale crisi e poiché tale crisi esiste ed è attestata dal Magistero stesso, il messaggio "dice" non misteriosamente che, in proposito, il Magistero basta e avanza. E della crisi nella Chiesa parlano a loro modo sia la gran mole di documenti del Magistero — perché parlare tanto se non per tentare di fronteggiare, in conformità con la propria funzione, una grande disattenzione? —; sia il prodursi a pioggia delle stesse rivelazioni private a carattere monotematico, cioè incentrate sulla conversione: il loro proliferare e le loro stesse caratteristiche non indicano, forse, da un lato l’impellente necessità della correzione dei costumi, dall’altro il carente richiamo ordinario a tale conversione? Non intervengono forse sussidiariamente rispetto alla catechesi e alla pastorale ordinarie?

    8. Il "segreto" di Fatima e il terzo millennio cristiano

    Se il quadro di fondo, nei suoi aspetti congiunturali, si è esaurito — o è stato oggetto di un tanto pio quanto grave "atto di vandalismo" — con il crollo dell’impero socialcomunista e con il fallito — straordinariamente — attentato a Papa Giovanni Paolo II nel 1981, lo sfondo rimane, se letto tipicamente, così come rimangono parti della promessa, ugualmente condizionate, e l’indicazione della condizione della loro realizzazione.

    La prima parte della promessa condizionata è indicata esplicitamente con la frase: "[...] la Russia si convertirà", la cui condizione è "la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati".

    La seconda parte della promessa condizionata è quella nota con la formula: "Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà"; la condizione è la già nota alternativa al martirio: "Penitenza, Penitenza, Penitenza!".

    L’esistenza di queste due parti non realizzate e delle rispettive condizioni rende almeno parziale, se non insufficiente, l’osservazione secondo cui il messaggio nella sua globalità sarebbe da leggere al passato, quindi esaurito. Diversa l’opinione di Papa Giovanni Paolo II, che parla di un’attualità sempre maggiore del messaggio stesso (23). È per certo ben coglibile — e ben comprensibile — in chi suggerisce una lettura storica, o comunque sbilanciata verso il passato anche se non solo al passato, l’intenzione di non alimentare "aspettative" circa la morte violenta futura di un Pontefice, in questo modo quasi istituzionalizzando una sorta di "tiro al Papa", e di non dare in qualche modo esca a una considerazione così costruita: poiché ci si trova di fronte a una "profezia non realizzata", essa si può trasformare in un’aspettativa "confortata" — per così dire — dalla mancata realizzazione della previsione condizionata.

    Inoltre, l’ipotesi relativa all’attualità permanente del messaggio o di parte di esso — "permanente" non nel senso di perenne, ma in quello di "ancora perdurante" — trova conforto non solo nella pubblicazione della terza parte del segreto per volontà di Papa Giovanni Paolo II e nel "fatto" costituito dalla celebrazione dell’atto di affidamento del terzo millennio alla Madonna (24), ma dalla presenza nell’occasione, voluta dallo stesso Pontefice, dell’Immagine della Beata Vergine del Rosario di Fatima. Che sta palesemente, "fisicamente" a indicare la permanente vigenza del messaggio, oltre le parti che hanno in qualche modo trovato realizzazione.

    9. I problemi della "consacrazione" della Russia e dell’"affidamento"

    Le considerazioni precedenti costituiscono, quindi offrono, occasione per svolgerne altre, anzitutto relative alla conformità della consacrazione della Russia realizzata da Papa Giovanni Paolo II nel 1984 rispetto alla richiesta della Madonna nel 1917; quindi all’ondeggiante uso dei termini "consacrazione" e "affidamento" nella titolazione nelle diverse lingue dell’Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria (25).

    a. La consacrazione della Russia

    Quanto al primo problema, credo che esso cada sotto la considerazione ben espressa da suor Lucia, secondo la quale a lei tocca certificare i fatti di cui è stata testimone e, fra essi, la "lettera" del messaggio, magari aggiungendo — quando richiesta dall’autorità ecclesiastica competente — anche la propria impressione al proposito, mentre alla Chiesa, nella sua articolazione gerarchica, compete interpretarli (26). Anche nell’ipotesi che la "lettera" sia stata in qualche modo disattesa, la sostanziale correttezza della sua interpretazione è stata confermata dall’esito dei gesti compiuti: infatti comunque, in modo esauriente o meno, qualcosa del comportamento richiesto dalla Madonna è certamente stato fatto e qualcosa altrettanto certamente è accaduto. Per completezza rispetto a quanto richiamato, ricordo che, a partire dal 1984, poi formalmente nel 1989 (27), suor Lucia è venuta esprimendo un giudizio di adeguatezza in relazione all’atto di affidamento compiuto in quell’anno. Comunque, se dalla dimensione di quanto è accaduto si può evincere — secondo la logica umana — la dimensione di quanto è stato fatto, e non sembra poco, non va in ogni modo assolutamente dimenticata la natura del messaggio, che intende orientare e non sostituire l’orientando, il diretto spiritualmente: dice cioè relazione alla condizione dell’orientando davanti a Dio e non annuncia una salvezza miracolosa e tanto meno promette una salvezza immeritata. Circa quanto è accaduto, merita di esser notato che, se la Russia non si è convertita, dal 1989 è però possibile fare missione in essa — benché con qualche difficoltà per certo sgradevole, ma assolutamente non paragonabile a quelle del periodo precedente —, cioè collaborare alla sua conversione; relativamente al Pontefice, attaccato con metodi e con mezzi nuovi e vecchi — con "colpi di arma da fuoco e frecce" — l’attentato si è prodotto, ma non è stato mortale.

    b. "Consacrazione" o "affidamento"?

    Quanto al secondo problema, relativo all’uso del termine "affidamento" piuttosto che di "consacrazione", "render sacro", credo si debba anzitutto notare come, sia nei documenti di Papa Pio XII — che non ignora "affidamento" — che in quelli di Papa Giovanni Paolo II, tale uso sia di affiancamento retorico se non di endiadi e non mai alternativo, comunque tale da autorizzare l’ipotesi di una scelta diversa da quella di natura terminologica; quindi mi pare si possa affermare, oltre le specificità lessicali e fraseologiche di ogni lingua, che il problema è venuto acquistando sempre maggior rilievo a causa di un contesto socio-culturale quale quello attuale in cui non mancano, per dire il meno, derive sia panteistiche — "tutto è Dio" — che teopanistiche — "Dio è tutto" —, benché in entrambi i casi si tratti di derive "deboli", consonanti con la temperie culturale del nostro tempo. Ergo, ogni termine che possa lasciar intendere una divinizzazione del reale espone al rischio di fraintendimento, che cancella o almeno trascura l’esito positivo dell’unica secolarizzazione corretta, quella operata non dal secolarismo ma dal cristianesimo, che ha distinto il Creatore dalla creazione, conservando la nozione del carattere divino del creato in quanto opera di Dio, ma negando assolutamente che il creato sia Dio, così in un certo senso "sconsacrandolo", "secolarizzandolo". Attenzione analoga si può riscontrare nella titolazione delle Congregazioni vaticane, dalla quale è stato via via tolto l’aggettivo "sacra", e — soprattutto — nel documento della Congregazione per la Dottrina della Fede su alcuni aspetti della meditazione cristiana Orationis formas (28). Ebbene, lo sforzo ivi profuso per "salvare" dal naufragio semantico e dottrinale la nozione del carattere personale di Dio e dell’uomo e la natura del loro dialogo, cioè della preghiera, è analogo allo sforzo che, servendosi del termine "affidamento", commendatio, anziché del termine "consacrazione", consecratio, sottolinea il carattere interpersonale — sarei tentato di dire "feudale" — delle relazioni fra Dio, la Madre di Dio e l’uomo, non per escludere la divinizzazione, ma per negare che tale divinizzazione possa essere sostanziale e per sottolineare che il "santo" è tale perché Dio, con il suo consenso e con la sua collaborazione, lo ha "santificato". A maggior ragione, il distinguo s’impone quando si tratta di un tempo e di un’umanità, perché di essi è questione nell’atto di affidamento del terzo millennio e dell’umanità nel e del terzo millennio: comunque, la "prudenza terminologica" viene utilizzata non perché non esista un tempo sacro, ma nell’intento di favorire la comprensione della distinzione non solo fra un tempo storico, ma fra il tempo storico tutto, quello della storia sacra e quello liturgico.

    10. La "legge dell’ascesa" e la "legge della discesa"

    Ho evocato la filosofia della storia di sant’Agostino, indicata come modello da Papa Leone XIII. Quindi ho proposto di leggere il messaggio di Fatima anche come applicazione, perciò come certificazione di tale filosofia e del comportamento sociale, cioè di gruppi umani, che essa richiama, un comportamento sociale che può essere offensivo di Dio e della sua legge, quindi qualificabile come "peccato sociale", oppure, in alternativa, a lode di Dio e orientato al rispetto della sua legge.

    "Parlare di peccato sociale vuol dire, anzitutto — insegna Papa Giovanni Paolo II —, riconoscere che, in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È, questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che "ogni anima che si eleva, eleva il mondo". A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione del peccato, per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana. Secondo questa prima accezione, a ciascun peccato si può attribuire indiscutibilmente il carattere di peccato sociale" (29).

    Ma vi è una seconda accezione dell’espressione "peccato sociale".

    "Alcuni peccati, però — prosegue infatti il Sommo Pontefice —, costituiscono, per il loro oggetto stesso, un’aggressione diretta al prossimo e — più esattamente, in base al linguaggio evangelico — al fratello. Essi sono un’offesa a Dio, perché offendono il prossimo. A tali peccati si suole dare la qualifica di sociali, e questa è la seconda accezione del termine. In questo senso è sociale il peccato contro l’amore del prossimo, tanto più grave nella legge di Cristo, perché è in gioco il secondo comandamento, che è "simile al primo". È egualmente sociale ogni peccato commesso contro la giustizia nei rapporti sia da persona a persona, sia dalla persona alla comunità, sia ancora dalla comunità alla persona. È sociale ogni peccato contro i diritti della persona umana, a cominciare dal diritto alla vita, non esclusa quella del nascituro, o contro l’integrità fisica di qualcuno; ogni peccato contro la libertà altrui, specialmente contro la suprema libertà di credere in Dio e di adorarlo; ogni peccato contro la dignità e l’onore del prossimo. Sociale è ogni peccato contro il bene comune e contro le sue esigenze, in tutta l’ampia sfera dei diritti e dei doveri dei cittadini" (30).

    Viene infine una terza accezione.

    "La terza accezione di peccato sociale riguarda i rapporti tra le varie comunità umane. Questi rapporti non sempre sono in sintonia col disegno di Dio, che vuole nel mondo giustizia, libertà e pace tra gli individui, i gruppi, i popoli. Così la lotta di classe, chiunque ne sia il responsabile e, a volte, il codificatore, è un male sociale. Così la contrapposizione ostinata dei blocchi di nazioni e di una nazione contro l’altra, dei gruppi contro altri gruppi in seno alla stessa nazione, è pure un male sociale. In ambedue i casi, ci si può chiedere se si possa attribuire a qualcuno la responsabilità morale di tali mali e, quindi, il peccato. Ora si deve ammettere che realtà e situazioni, come quelle indicate, nel loro generalizzarsi e persino ingigantirsi come fatti sociali, diventano quasi sempre anonime, come complesse e non sempre identificabili sono le loro cause. Perciò, se si parla di peccato sociale, qui l’espressione ha un significato evidentemente analogico. In ogni caso, il parlare di peccati sociali, sia pure in senso analogico, non deve indurre nessuno a sottovalutare la responsabilità dei singoli, ma vuol essere un richiamo alle coscienze di tutti, perché ciascuno si assuma le proprie responsabilità, per cambiare seriamente e coraggiosamente quelle nefaste realtà e quelle intollerabili situazioni" (31).

    11. La Contro-Rivoluzione del secolo XXI

    a. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si legge che "la società è indispensabile alla realizzazione della vocazione umana. Per raggiungere questo fine è indispensabile che sia rispettata la giusta gerarchia dei valori che "subordini le dimensioni materiali e istintive a quelle interiori e spirituali" (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 36)" (32). Infatti, "lo scambio dei mezzi con i fini, porta a dare valore di fine ultimo a ciò che è soltanto un mezzo per concorrervi, oppure a considerare delle persone come puri mezzi in vista di un fine, genera strutture ingiuste che "rendono ardua e praticamente impossibile una condotta cristiana conforme ai comandamenti del Divino Legislatore" (Pio XII, discorso del 1° giugno 1941)" (33). Questa condizione sollecita attenzione all’interagire di persona e società: "Occorre dunque far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull’esigenza della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio. La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l’obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo" (34).

    Papa Giovanni Paolo II insegna pure: "Cristo conferma l’esistenza dello spirito maligno e del suo regno, che si lascia guidare con un proprio programma. Questo programma esige una stretta logica dell’azione, una logica tale che il "regno del male" possa reggere. Anzi che possa svilupparsi negli uomini ai quali è indirizzato. Satana non può agire contro il proprio programma, non può lo spirito maligno cacciare lo spirito maligno. [...]

    "[...]. La lotta tra il regno del male, dello spirito maligno, e il Regno di Dio [...] non è cessata, non è finita. È entrata soltanto in una tappa nuova, anzi nella tappa definitiva. In questa tappa la lotta perdura nelle generazioni sempre nuove della storia umana.

    "[...] questa lotta perdura anche ai nostri tempi? Sì. Perdura certamente. Anzi si sviluppa a misura della storia dell’umanità nei singoli popoli e nazioni. Essa perdura anche in ognuno di noi. E seguendo questa storia, compresa la nostra contemporaneità, possiamo anche definire in che modo il regno dello spirito maligno non è diviso, ma per diverse vie cerca un’unità d’azione nel mondo, cerca di produrre i suoi effetti sull’uomo, sugli ambienti, sulle famiglie, sulle società" (35).

    b. La descrizione dello scontro, che permane, fra il Regno di Dio e quello dello spirito maligno, e — in questo quadro — della "legge della discesa", che coinvolge tutti a partire dai singoli — legge "teorizzata", cioè "contemplata" da sant’Agostino nel materiale storico a sua disposizione e verificata a Fatima per la civiltà occidentale e cristiana nel secolo XX, cioè per la Cristianità romano-germanica — suggerisce non solo l’esistenza di una corrispondente "legge dell’ascesa", ma la sua relazione — fra l’altro — con un’ascetica sociale (36).

    Si tratta di quell’ascetica sociale che la scuola cattolica contro-rivoluzionaria — sia nella sua patristica ottocentesca che nella sua scolastica novecentesca — chiama appunto Contro-Rivoluzione in quanto processo inteso a contrastare la Rivoluzione, il motore e il processo in cui si realizza la "legge della discesa". Il dramma storico comporta lo scontro fra il mysterium iniquitatis e il mysterium pietatis, la cui vittoria implica a sua volta il mysterium crucis, che si celebra sulla cima del Calvario.

    "L’ideale della Contro-Rivoluzione consiste — sintetizza un maestro di questa scuola di pensiero e d’azione culturale, Plinio Corrêa de Oliveira —, dunque, nel restaurare e nel promuovere la cultura e la civiltà cattolica. Queste tesi sarebbero enunciate in modo insufficiente se non comprendessero una definizione di che cosa intendiamo con "cultura cattolica" e con "civiltà cattolica". [...]

    "Un’anima in stato di grazia è, in grado maggiore o minore, in possesso di tutte le virtù. Illuminata dalla fede, dispone degli elementi per formarsi l’unica visione vera del mondo.

    "L’elemento fondamentale della cultura cattolica è la visione del mondo elaborata secondo la dottrina della Chiesa. Questa cultura comprende non solo l’istruzione, che è il possesso dei dati d’informazione necessari a una tale elaborazione, ma un’analisi e un coordinamento di questi dati secondo la dottrina cattolica. Essa non si limita al campo teologico o filosofico o scientifico, ma abbraccia tutto il sapere umano, si riflette nell’arte e implica l’affermazione di valori che impregnano tutti gli aspetti dell’esistenza.

    "Civiltà cattolica è l’ordinamento di tutte le relazioni umane, di tutte le istituzioni umane, e dello stesso Stato, secondo la dottrina della Chiesa" (37).

    "È necessario aggiungere — osserva lo stesso autore alla fine degli anni Cinquanta del secolo XX — che la Contro-Rivoluzione, così concepita, non è e non può essere un movimento che vive fra le nuvole, che combatte fantasmi. Deve essere la Contro-Rivoluzione del secolo XX, diretta contro la Rivoluzione così come oggi in concreto esiste e, quindi, contro le passioni rivoluzionarie come oggi divampano, contro le idee rivoluzionarie come oggi sono formulate, contro gli ambienti rivoluzionari come oggi si presentano, contro l’arte e la cultura rivoluzionarie come oggi sono, contro le correnti e gli uomini che, a qualsiasi livello, sono attualmente i fautori più attivi della Rivoluzione. La Contro-Rivoluzione non è, dunque, una semplice retrospettiva dei danni causati dalla Rivoluzione nel passato, ma uno sforzo per sbarrarle la strada nel presente" (38).

    L’attualizzazione di questo sforzo comporta, per esempio, l’osservazione del fatto per cui, in determinate stagioni storiche, l’opera della Rivoluzione consiste nel ridurre in frantumi le strutture e le istituzioni che in qualche modo esonerano l’uomo da generiche difficoltà della vita, mentre in epoche di frantumazione realizzata tale opera si rivela intesa a impedire la costruzione di rifugi, cioè d’istituzioni e di strutture che aiutino la vita dell’uomo, individuale e sociale.

    Dunque, se la Rivoluzione è il motore e il processo in cui si realizza la "legge della discesa", la Chiesa opera per la conoscenza e la pratica della "legge dell’ascesa", della quale una cultura e una civiltà cristiane costituiscono premessa e condizione soprattutto per i minores. "[...] alla fine dell’Antichità — ricordava Papa Giovanni Paolo II nel 1997 —, i cristiani, che vivevano in una cultura alla quale dovevano molto, la trasformarono dall’interno e la permearono di uno spirito nuovo. Quando questa cultura fu minacciata, la Chiesa, con Atanasio, Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Agostino, Gregorio Magno e molti altri, trasmise l’eredità di Gerusalemme, di Atene e di Roma per dar vita a un’autentica civiltà cristiana. Con le imperfezioni inerenti a ogni opera umana, fu l’occasione di una riuscita sintesi fra la fede e la cultura.

    "Ai nostri giorni, questa sintesi è spesso assente e la rottura fra il Vangelo e la cultura è "senza dubbio il dramma della nostra epoca" (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, n. 20). Si tratta di un dramma per la fede perché, in una società in cui il cristianesimo sembra assente dalla vita sociale e la fede relegata nella sfera del privato, l’accesso ai valori religiosi diviene più difficile, soprattutto per i poveri e per i piccoli, cioè per la grande maggioranza del popolo, che impercettibilmente si secolarizza, sotto la pressione dei modelli di pensiero e di comportamento diffusi dalla cultura dominante. L’assenza di una cultura che li sostenga impedisce a questi piccoli di accedere alla fede e di viverla pienamente.

    "Questa situazione è anche un dramma per la cultura che, a causa della rottura con la fede, attraversa una crisi profonda. [...].

    "[...] In questa fine di secolo è fondamentale riaffermare la fecondità della fede nell’evoluzione di una cultura. Solo una fede fonte di decisioni spirituali radicali è capace di agire sulla cultura di un’epoca. Così, l’atteggiamento di san Benedetto, un patrizio romano che abbandonò una società invecchiata e si ritirò nella solitudine, nell’ascesi e nella preghiera, fu determinante per la crescita della civiltà cristiana" (39).

    "La fede in Cristo — insisteva il Sommo Pontefice — dona alle culture una dimensione nuova, quella della speranza del Regno di Dio. I cristiani hanno la vocazione d’inserire al centro delle culture questa speranza di una terra nuova e di cieli nuovi. Infatti, quando la speranza svanisce, le culture muoiono. Ben lungi dal minacciarle o dall’impoverirle, il Vangelo apporta loro un supplemento di gioia e di bellezza, di libertà e di significato, di verità e di bontà.

    "Siamo tutti chiamati a trasmettere questo messaggio con un discorso che l’annunci, un’esistenza che lo testimoni, una cultura che lo faccia irraggiare. Infatti il Vangelo porta la cultura alla perfezione e la cultura autentica è aperta al Vangelo. Il lavoro consistente nel donarli l’uno all’altro dovrà essere costantemente ripreso" (40).

    Quindi Contro-Rivoluzione implicita è ogni opera orientata alla realizzazione di tali civiltà e cultura attraverso la "ripresa" dell’incontro fra fede e cultura, mentre la stessa azione è esplicita quando esiste consapevolezza dello "scontro di civiltà" (41) e adeguata attenzione anche alle sue dimensioni istituzionali: in entrambi i casi si tratta di possibili, significative espressioni di quell’elemosina cui incita il Catechismo della Chiesa Cattolica e a proposito della quale vale la pena di ricordare che beneficato dall’elemosina non è solo chi la riceve, ma anzitutto chi la fa.

    12. L’"Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria"

    "Dalla Cova da Iria sembra emanare — affermava il Santo Padre nel 1991 — una luce piena di speranza che riguarda i fatti caratterizzanti la fine di questo secondo millennio. [...] Essa [...] spinge ad agire con coraggio per la nuova evangelizzazione del continente europeo, tentato da un vasto movimento ateo teorico e pratico che sembra voler costruire una nuova civiltà materialista" (42).

    Dunque, nel "quadro grande" costituito dallo scontro fra il Regno di Dio e quello dello spirito maligno, dalla lotta fra la Città di Dio — di cui la Chiesa è germe e inizio (43) — e la Città del Demonio, la Città dell’Uomo, in cammino verso la civiltà cristiana nel terzo millennio (44), attende "veri operai della restaurazione sociale" (45), promotori — nel "quadro piccolo" della ""nuova evangelizzazione" o "ri-evangelizzazione"" (46) — d’ascetica sociale, "penitenti", cioè convertiti e convertitori, con l’esempio e attraverso la costruzione di ambienti favorevoli alla conversione. Ma un’ascetica individuale e sociale autentica, quindi non solo volontaristica e perciò naturalistica, è un’ascetica che conosce l’indispensabilità della grazia — "[...] senza di me non potete far nulla" (Gv. 15, 5) — e del ricorso alla Dispensatrice della grazia per divina disposizione, Maria, Mater divinae gratiae.

    L’8 ottobre 2000, in piazza san Pietro, nel corso della concelebrazione per il Giubileo dei Vescovi, Papa Giovanni Paolo II, affidando il millennio venturo a Maria in presenza dell’Immagine della Madonna di Fatima, ha riproposto la prospettiva drammatica della storia degli uomini: "Oggi — ha detto — come mai nel passato,
    "l’umanità è a un bivio" (47). E, di fronte alla permenente alternativa fra decalogo e antidecalogo (48), ha concluso "A Te, aurora della salvezza, consegniamo
    "il nostro cammino nel nuovo Millennio,
    "perché sotto la tua guida
    "tutti gli uomini scoprano Cristo,
    "luce del mondo ed unico Salvatore,
    "che regna col Padre e lo Spirito Santo
    "nei secoli dei secoli. Amen" (49).

    ***
    NOTE

    (1) Catechismo della Chiesa Cattolica, 50; cfr. un’acuta riflessione sulla relazione fra la ragione naturale e la Tradizione o Rivelazione Primordiale, in Rafael Luis Breide Obeid, Política y Sentido de la Historia, capitolo primo, La Tradición Primordial y la Encíclica "Fides et Ratio", Folia Universitaria. Universitad Autónoma de Guadalajara, Guadalajara, Jalisco, México 2000, pp. 19-41; cfr. pure, un testo ormai "classico": Josef Pieper (1904-1997), Perché la tradizione, in Studi Cattolici. Mensile di studi e di attualità, anno XX, n. 181, Milano marzo 1976, pp. 163-169; e Idem, Perché la tradizione (2), ibid., anno XX, n. 182-3, Milano aprile-maggio 1976, pp. 255-259, soprattutto pp. 258-259.

    (2) Catechismo della Chiesa Cattolica, 50.

    (3) Ibid., 67.

    (4) Beato Giovanni XXIII, Radiomessaggio a tutti i fedeli riuniti in Lourdes per la solenne chiusura del primo centenario delle Apparizioni di Maria Immacolata, del 18-2-1959, in Discorsi Messaggi Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, vol. I, II, pp. 154-160 (p. 158).

    (5) Ibidem.

    (6) San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, IIa IIae, q. 174, a. 6, ad 3um.

    (7) Idem, Super Evangelium Sancti Matthaei lectura, c. XI, v. 13, ed. Marietti, n. 924.

    (8) Cfr. un’esposizione sintetica dei fatti, in Antonio Augusto Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza? Con la terza parte del segreto, trad. it., Luci sull’Est, Roma 2000; ed elementi di documentazione, in Memorie di Suor Lucia, vol. I, a cura di Luigi Kondor S.V.D., con introduzione e note di Joaquín María Alonso C.M.F. (1913-1981), trad. it., Segretariado dos Pastorinhos, Fatima 1998; e in Lucia racconta Fatima. Memorie, lettere e documenti di Suor Lucia, con presentazione e note di António Maria Martins S.J. (1918-1997), 4a ed. aggiornata, trad. it., Queriniana, Brescia 1999; cfr. pure l’essenziale documentazione commentata in Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2000, raccolta dalla quale sono tratti tutti i brani del messaggio senza rimando. Del fascicolo curato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, cfr. anche le edizioni pubblicate da Paoline, Milano 2000 e da Marietti 1820, Genova 2000, perché rispettivamente introdotte da mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare di Roma, e dal card. Andrzej Maria Deskur, presidente della Pontificia Accademia dell’Immacolata.

    (9) Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa di beatificazione dei pastorelli Francesco e Giacinta, del 13-5-2000, n. 6, in supplemento a L’Osservatore Romano, del 17-5-2000, e in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 36-38 (p. 38).

    (10) Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 675-677.

    (11) Cfr. la proposta interpretativa in A. A. Borelli Machado, Fatima: Messaggio di Tragedia o di Speranza? Con la terza parte del segreto, cit., pp. 52-53, nota 17; cfr. pure Pio XII (1939-1958), Discorso a un gruppo di pellegrini del Grand Retour, del 22-11-1946, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. VIII, pp. 319-324.

    (12) Ibid., 1434.

    (13) Cfr. ibid., 2517-2519, soprattutto 2518.

    (14) Cfr. ibid., 2070.

    (15) Cfr. card. Charles Journet (1891-1974), Teologia della Chiesa, cap. VII, § IV, La città di Dio e il mondo, trad. it., Marietti, Torino 1965, pp. 293-307, soprattutto pp. 304-307; più ampiamente, Idem, L’Église du Verbe Incarné, vol. III, Essai de théologie de l’histoire du salut, Desclée de Brouwer, Bruges 1969, cap. I, § III, Les trois cités: celle de Dieu, celle de l’homme, celle du diable, pp. 63-93; cfr. pure Roger-Thomas Calmel O.P. (1914-1975), Per una teologia della storia, cap. 1, Le tre città impegnate nella storia, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1967, pp. 17-39.

    (16) Leone XIII, Epistola Saepenumero considerantes, del 18-8-1883, in Tutte le encicliche e i principali documenti pontifici emanati dal 1740, vol. V, Leone XIII (1878-1903). Parte prima: 1878-1891, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1996, pp. 158-165 (p. 163); cfr. mons. Giuseppe Amari, Il concetto di storia in Sant’Agostino, con prefazione di Pedro de Leturia S.J. (1891-1955), Edizioni Paoline, Roma 1950, soprattutto pp. 134-178.

    (17) Sant’Aurelio Agostino, La Città di Dio, libro XIV, paragrafo 28, trad. it., con introduzione, note e appendici di Luigi Alici, Rusconi, Milano 1990, pp. 691-692 (p. 691).

    (18) Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso durante la veglia con i giovani al Parc-des-Princes, del 1°-6-1980, n. 6, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III, 1, pp. 1608-1616 (p. 1616).

    (19) Nicolás Gómez Dávila, Escolios a un texto implícito, vol. II, Instituto Colombiano de Cultura, Santa Fe de Bogotá 1977, p. 344.

    (20) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Fatima in una visione d’insieme, in Cristianità, anno IV, n. 17-18, maggio-agosto 1976, pp. 2-4; Antonio Augusto Borelli Machado, Il messaggio di Fatima e la crisi nella Chiesa, trad. it., in Idem, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, trad. it., Cristianità, Piacenza 1977, pp. 73-79; e il mio "Verità su Fatima", in Cristianità, anno XIX, n. 193-194, maggio-giugno 1991, pp. 3-4; trascritti in questo stesso fascicolo di Cristianità rispettivamente alle pp. 47-51, 52-55 e 56-58. Sulla "crisi nella Chiesa" nel Magistero, cfr. un’antolgia di denunce nel mio Dal Concilio Ecumenico Vaticano II al secondo Sinodo straordinario, ibid., anno XIII, n. 126, ottobre 1985, pp. 3-4.

    (21) Cfr. Romano Amerio, Iota unum. Studio sulle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1985; e Idem, Stat Veritas. Seguito a "Iota unum", Riccardo Ricciardi Editore, Milano-Napoli 1997; cfr. pure la recensione della prima opera, di Giandomenico Mucci S.J., in La Civiltà Cattolica, anno 137, quaderno 3273, del 1°-11-1986, pp. 300-301.

    (22) Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, del 21-11-1964, n. 25.

    (23) Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa a Fatima, del 13-5-1982, n. 11, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. V, 2, pp. 1567-1577 (p. 1575), in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 26-30 (p. 29).

    (24) Cfr. Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice (a cura di), Concelebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre Giovanni Paolo II per il Giubileo dei Vescovi. Piazza San Pietro, 8 ottobre 2000. Domenica XXVII del Tempo "Per Annum". Anno Santo, p. 67.

    (25) Cfr. ibid., pp. 69-94.

    (26) Cfr. Colloquio avuto con Suor Maria Lúcia de Jesus e do Coração Imaculado [da S. E. mons. Tarcisio Bertone S.D.B., Arcivescovo emerito di Vercelli, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 27-4-2000, nel Carmelo di Coimbra], in Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima, cit., pp. 28-29 (p. 29).

    (27) Cfr. T. Bertone S.D.B., Presentazione, ibid., pp. 3-10 (p. 8).

    (28) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera "Orationis formas" ai vescovi della Chiesa Cattolica su alcuni aspetti della meditazione cristiana (15 ottobre 1989), con presentazione di S. E. mons. Alberto Bovone, introduzione di S. E. il cardinale Joseph Ratzinger, commenti di Antonio Sicari, Angelo Scola, Jesús Castellano Cervera, Mariasusai Dhavamony, Cornelio Del Zotto, Tomáš Špidlík e Jos Janssens, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1991.

    (29) Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi, del 2-12-1984, n. 16.

    (30) Ibidem.

    (31) Ibidem.

    (32) Catechismo della Chiesa Cattolica, 1886.

    (33) Ibid., 1887.

    (34) Ibid., 1888.

    (35) Giovanni Paolo II, Omelia nella Messa in preparazione alla Pasqua per gli universitari, del 26-3-1981, n. 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. IV, 1, pp. 784-793 (pp. 788-789).

    (36) Cfr. i miei La "buona battaglia" di Alleanza Cattolica per la maggiore gloria di Dio anche sociale, in Cristianità, anno XI, n. 100, agosto-settembre-ottobre 1983, pp. 3-5, poi ibid., anno XXVIII, n. 300, luglio-agosto 2000, pp. 31-34; e La Contro-Rivoluzione e le libertà, ibid., anno xix, n. 199, novembre 1991, pp. 6-12.

    (37) P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, con lettere di encomio di S. E. mons. Romolo Carboni [1911-1999], arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico, e con un saggio introduttivo su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di Giovanni Cantoni, parte I, capitolo VII, 2, B, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 96-97.

    (38) Ibid., parte II, capitolo I, 3, pp. 123-124.

    (39) Giovanni Paolo II, Discorso ai partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, del 14-3-1997, nn. 1-4, in L’Osservatore Romano, 15-3-1997.

    (40) Ibid., n. 5.

    (41) Cfr. Samuel P. Huntington, Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale, trad. it., Garzanti, Milano 2000.

    (42) Giovanni Paolo II, Discorso ai presuli della Conferenza Episcopale Portoghese, del 12-5-1991, n. 5, in Insegnamenti Giovanni Paolo II, vol. XIV, 1, pp. 1220-1227 (pp. 1224-1225).

    (43) Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Dominus Iesus circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, del 6-8-2000, nn. 18-19.

    (44) Cfr. il mio Alleanza Cattolica "cum Petro", "sub Petro", verso la civiltà cristiana nel terzo millennio, in Cristianità, anno XXVIII, n. 300, luglio-agosto 2000, pp. 3-4 e 29-30.

    (45) San Pio X (1903-1914), La concezione secolarizzata della democrazia. Lettera agli Arcivescovi e ai Vescovi francesi "Notre charge apostolique", del 25-8-1910, n. 44, trad. it. Cristianità, Piacenza 1993, p. 36.

    (46) Giovanni Paolo II, Enciclica circa la permanente validità del mandato missionario Redemptoris missio, del 7-12-1990, n. 33.

    (47) Idem, Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, dell’8-10-2000, n. 3, in L’Osservatore Romano, 9/10-10-2000, in questo stesso fascicolo di Cristianità, pp. 40-41 (p. 41).

    (48) Cfr. beato Giovanni XXIII, Radiomessaggio Natalizio ai fedeli e ai popoli del mondo intero, del 22-12-1960, in Discorsi Messaggi Colloqui del Santo Padre Giovanni XXIII, vol. III, pp. 81-94 (p. 90).

    (49) Giovanni Paolo II, Atto di affidamento alla Beata Vergine Maria, dell’8-10-2000, cit., n. 5, in questo stesso fascicolo di Cristianità, p. 41.

    Fonte: Contro la leggenda nera.


  3. #3
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    Predefinito Le lezioni di Fatima di Gianpaolo Barra

    Riportiamo il testo, opportunamente adattato, della conversazione che Gianpaolo Barra, direttore de "il Timone", ha tenuto a Radio Maria, giovedì 6 maggio, durante la "Serata Sacerdotale" condotta da don Tino Rolfi. Conserviamo lo stile colloquiale e la divisione in paragrafi numerati, utilizzata per i suoi appunti dall'autore

    1. Questa conversazione vuole essere prima di tutto un omaggio - che mi permetto di fare anche a nome degli amici radioascoltatori - a Maria, alla Vergine Madre di Dio, alla nostra Madre che è nel Cielo. Mi pare un omaggio doveroso, anche perché siamo nel mese di maggio, mese che la Chiesa dedica a Maria.
    2. Il titolo di questa conversazione può essere formulato in questo modo: "le lezioni di Fatima".
    3. Intendo offrire in primo luogo una sintesi degli avvenimenti accaduti a Fatima nel 1917, ma anche qualche considerazione, qualche lezione che ci giunge da Fatima, qualche insegnamento utile per andare in Paradiso.
    4. Si tratta di una lezione il cui contenuto è oggi più che mai fuori moda, e quando dico fuori moda non penso solo alla moda del mondo, se per mondo si intende tutto ciò che sta fuori dal sacro, dalla Chiesa; penso anche a un certo tipo di Cristianesimo moderno.
    5. Veniamo subito ai fatti. All'inizio del nostro secolo, Fatima è un piccolo villaggio - oggi conta 6.000 abitanti - del comune di Villa Nuova D'Ourem, circondato da piccoli agglomerati di case.
    6. Uno di questi agglomerati e Aljustrel, dove nascono e vivono i tre protagonisti - oltre alla Vergine Santissima, ovviamente - dei fatti che noi stiamo esaminando:
    * Lucia Di Gesù dos Santos, che all'epoca delle apparizioni, nel 1917, ha dieci anni;
    * Francisco Marto, cugino di Lucia, nove anni;
    * Giacinta Marto, sorella di Francisco, sette anni.
    7. Provengono da famiglie religiose, con molti figli, sono pastori. La vita di questi bambini e tutta vissuta al pascolo, portando le poche pecore delle famiglie nei dintorni a pascolare: si esce al mattino, a mezzogiorno, dopo la preghiera, si fa un po' di colazione portata nel sacchetto e si torna al tramonto. Questa era la giornata tipo dei tre pastorelli
    8. Mi limito solo ad una sintesi estrema delle apparizioni. Cominciamo dall'anno 1916, quando per tre volte, in primavera, in estate e nell'ottobre, ai tre bambini appare una figura che loro descrivono come "un giovane trasparente e più sfavillante del cristallo colpito dai raggi del sole". "Ammutolimmo per lo stupore", ricorderà Lucia nelle sue memorie.
    9. Questo "giovane" si presenta come l'Angelo della pace, come l'Angelo del Portogallo e sarà lui ad insegnare quella preghiera che recitiamo ancora oggi, tra una decina e l'altra del Rosario: "Mio Dio, io credo, adoro, spero in Voi e Vi amo. Chiedo perdono per quelli che non credono, non Vi adorano, non sperano, non Vi amano".
    10. L'Angelo si preoccupa di dire ai bambini che le loro preghiere sono ascoltate in Cielo: "I cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche" e su questo dato farò qualche considerazione.
    11. L'Angelo, nella seconda delle tre apparizioni, riprende i bambini che stavano riposando dopo pranzo, a causa del caldo eccessivo dell'estate: "Che cosa state facendo? Pregate! Pregate tanto! I cuori di Gesù e di Maria hanno progetti di grazia per voi. Offrite preghiere e sacrifici all'Altissimo"; e anche su questa richiesta di sacrifici dovremmo tornare più avanti.
    12. "Fate sacrifici di ogni cosa che fate e offritelo come un atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e per ottenere la conversione dei peccatori. [...J Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che nostro Signore vi manderà".
    13. Nella terza apparizione, dopo aver insegnato ai bambini questa preghiera stupenda: "SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, Vi adoro profondamente, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze da cui Egli è offeso. E per gli infiniti meriti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori", 1'Angelo dà la Comunione ai bambini.
    14. Queste apparizioni dell'Angelo sono una preparazione agli eventi che accadranno l'anno dopo, nel 1917.
    15. Dal mese di maggio al mese di ottobre, mentre si sta svolgendo la terribile prima Guerra Mondiale, per sei volte la Vergine Maria appare a Lucia, a Francesco e a Giacinta.
    16. Domenica 13 maggio avviene la prima apparizione. Dopo aver ascoltato la S. Messa, i bambini conducono il gregge al pascolo. E' una giornata bellissima - ricorderà Lucia - quando improvvisamente, pur non essendovi una sola nuvola in cielo, vedono un lampo e decidono, temendo l'arrivo di un temporale, di ricondurre il gregge a casa.
    17. Giunti alla Cova da Iria, vedono "una bella Signora vestita di bianco, in piedi sopra un leccio, vicino a noi. Era più luminosa del sole, raggiante di una luce sfolgorante... colpiti da stupore ci arrestammo davanti a questa visione. Eravamo cosi vicini da essere immersi nella luce che irradiava dalla sua Persona, alla distanza di circa un metro".
    18. "Vengo dal Cielo" dice questa "bella Signora" e chiede che i bambini vengano per sei volte consecutive, il 13 di ogni mese, all'appuntamento con Lei.
    19. Poi, una richiesta che - siamo sinceri - farebbe tremare le nostre anime delicate: "Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quale Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?".
    20. E se questa richiesta ci fa tremare, che cosa dire dell'immediata risposta dei bambini: "Si, lo vogliamo"? E che cosa dire delle parole di Maria: "Andate dunque: avrete molto da soffrire, ma la Grazia di Dia sarà il vostro conforto"?
    21. "Dite il Rosario ogni giorno per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra", e scomparve salendo in Cielo verso Oriente.
    22. La seconda apparizione avviene un mese dopo: "Gesù vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore lmmacolato. A chi la abbraccia prometto la salvezza, e queste anime saranno amate da Dio come fiori posti da me ad adornare il suo trono".
    23. Nella terza apparizione, abbiamo la promessa di una prova per dimostrare a tutti gli increduli che quelle apparizioni erano concrete, reali, da tenere in considerazione: "continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre vi dirò chi sono, che cosa voglia, e faro un miracolo che tutti vedranno per poter credere".
    24. Sara proprio questa promessa che porterò, in ottobre, circa 70 000 persone alla Cova da Iria, per vedere se quello che dicevano i bambini era veritiero o no.
    25. Ma la terza apparizione è nota soprattutto per il segreto rivelato dalla Regina del Rosario ai pastorelli.
    26. Sentiamo il racconto di Lucia: "Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte e in modo speciale quando fate qualche sacrificio: "0 Gesù, è per amor vostro, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria".
    27. "Dicendo queste ultima parole, aprì di nuovo le mani... un riflesso [di luce] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti - simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso ne' equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di brace".
    28. "Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato."
    29. Questa era la prima delle tre parti di cui consta il segreto.
    30. La seconda parte riguarda l'annuncio del castigo e dei mezzi per evitarlo: "La guerra sta per finire, ma se non smetteranno di offendere Dio nel regno di Pio XI ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segnale che Dio vi da del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre".
    31. Dopo aver annunciato il castigo, ecco il rimedio: "Per impedire tutto questo verrò a chiedere la consacrazione
    della Russia al mio Cuore Immacolato e la comunione riparatrice nei primi sabati. Se si ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e si avrà pace; diversamente, diffonderà i suoi errori nel mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto, diverse nazioni saranno annientate, infine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo qualche tempo di pace".
    32. "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede". Poi, viene rivelata la terza parte del segreto, che non è stata ancora resa nota.
    33. Ora, per ragioni di tempo, vengo alla sesta ed ultima apparizione.
    34. L'attesa era enorme. Anche durante l'apparizione del 13 settembre, la Vergine promise: "in ottobre farò il miracolo".
    35. Tempo bruttissimo, aveva piovuto tutta la notte e, a tratti, anche durante la mattinata.
    36. Il dialogo tra la Madonna e Lucia merita di essere riportato: "Che cosa vuole da me Vostra Signoria?". "Voglio dirti che facciano in questo luogo una cappella in mio onore, che sono la Regina del Rosario, di continuare sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i militari ritorneranno presto alle loro case.
    37. [...] Non offendano più Dio nostro Signore, che è già molto offeso". Qui terminano le parole della Regina del Rosario.
    38. Lucia ricorda, nelle sue memorie, che proprio in quel momento la Madonna aprì le mani e un riflesso di luce si proiettò sul sole, mentre la Madre del Cielo se ne andava.
    39. "Guardate il sole" esclamo Lucia, distintamente sentita dai presenti. E quello che accadde è noto.
    40. Mentre Lucia gridava: "Guardate il sole!", le nuvole si aprirono, lasciando vedere il sole come un immenso disco d'argento. Brillava con una intensità mai vista, ma non accecava.
    41. L'immensa palla cominciò a ballare. Come una gigantesca ruota di fuoco, il sole girava velocemente. Si arrestò per un certo tempo per poi ricominciare a girare su se stesso vertiginosamente.
    42. Animato per tre volte da un movimento folle, il globo di fuoco pareva tremare, scuotersi e precipitare zigzagando sulla folla terrorizzata. Il tutto durò circa dieci minuti. Finalmente il sole tornò zigzagando al punto da cui era precipitato, restando di nuovo tranquillo e splendente.
    43. Molte persone notarono che le loro vesti, inzuppate dalla pioggia, erano improvvisamente asciugate. Il miracolo del sole fu osservato non solo dai presenti, ma anche da numerosi testimoni, addirittura distanti 40 chilometri da Fatima.
    44. Questi i fatti. Fatti che la Chiesa ha riconosciuto come credibili e da attribuirsi ad un intervento della Regina del Rosario.

    Le lezioni di Fatima

    45. Per noi è giunto il momento di trarre qualche lezione.
    46. La prima lezione: "I cuori di Gesù e Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche", annuncia 1'Angelo del Portogallo ai bambini. Questa è una verità annunciata a tutti: i Cuori di Gesù e di Maria sono attenti anche a noi, non ci abbandonano, non sono sordi alle nostre esigenze. Dio ci ama, ci ama sempre, ci ama con il Cuore di Gesù e il Cuore Immacolato di Maria e chiede di essere amato.
    47. La seconda lezione: "Volete offrire a Dio tutte le sofferenze che Egli desidera mandarvi in riparazione dei peccati dai quali Egli è offeso, e per domandare la conversione dei peccatori?".
    48. Siamo sinceri: questo linguaggio ci è totalmente sconosciuto, ci fa tremare, urta la nostra sensibilità delicata. Ma sono parole pronunciate dalla Regina del Rosario.
    49. E' assolutamente necessario, doveroso "riparare", cioè rendere giustizia, alle offese che con il peccato vengono fatte a Dio. Il peccato, vale a dire l'offesa fatta a Dio disobbedendo alla sua legge, è la disgrazia più grande che possa capitare all'uomo.
    50. Non sono le carestie, le malattie, le guerre, i cataclismi, ma è il peccato la tragedia più grande. Questo, ovviamente, nella logica del Cielo. Perché il peccato offende Dio.
    51. Ora, resta un mistero che si ripari al peccato con sacrifici, con offerta di sacrifici. Come resta un mistero che Cristo abbia scelto la Croce, piuttosto che schioccare le dita, per salvare 1'umanità dalle conseguenze del peccato. Ma il mistero non ci impedisce di conoscere che questa è la volontà di Dio.
    52. Chi ci insegna a fare sacrifici e a offrirli? Come possiamo sintonizzarci con questa richiesta se tutto ciò che ci circonda tenta disperatamente di evitare il sacrificio.
    53. Ancora: abbiamo sentito: "Per ottenere la conversione dei peccatori". Ma oggi solo pronunciare la parola conversione scatena 1'accusa di violentare la libertà di coscienza di chi non crede. Guai a convertire, ci dicono i falsi maestri: bisogna rispettare le idee di chiunque. Bene, noi sappiamo che il Cielo non è di questo parere: si possono rispettare le persone, ma non le idee errate, soprattutto in materia religiosa.
    54. Ricordiamo bene questa lezione. E la ricordino soprattutto quei cattolici ingenui che si scandalizzano quando sentono dire che un cattolico è, per sua natura, conquistatore di uomini e di donne alla causa del vangelo e della Chiesa. Noi sosteniamo che ogni cattolico è conquistatore, cioè apostolo.
    55. Terza lezione: "Dite il rosario ogni giorno per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra". Ecco il Rosario. Come dimenticare che dopo il Concilio Vaticano II si è registrato un attacco fortissimo a questa pratica, ritenuta troppo bigotta, poco aggiornata, non in linea con la moderna teologia.
    56. Eppure, stando alle parole della Vergine, il Rosario è un'arma formidabile per ottenere la pace nel mondo e la fine dei conflitti.
    57. Quarta lezione: "Vedemmo un mare di fuoco. immersi in questo fuoco c'erano demoni e anime che sembravano tizzoni trasparenti..... tra grida di dolore e di disperazione, che ci atterrirono fino a tremare di paura".
    58. L'inferno esiste. Ed è tremendo. Ed è una possibilità tragica che ha la nostra libertà di negare Dio, di rifiutarLo. Dovremmo giustamente temere l'inferno, inorridirne, "tremare di paura". Ditemi chi ci insegna queste cose. Nessuno oggi parla più dell'Inferno. E si pecca tranquillamente, senza nemmeno considerare che un giorno saremo chiamati a rendere conto della nostra vita. Il giudizio di Dio.
    59. Quinta lezione:" Se gli uomini non cesseranno di offendere Dio, scoppierà un'altra e più terribile guerra durante il Pontificato di Pio XI. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che e il grande segnale che Dio vi dà del fatto che si appresta a punire il mondo per i suoi delitti, per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al santo Padre".
    60. Dio è offeso per i peccati. Dio punisce per i peccati. Punisce per amore, come un padre punisce i suoi figli per amore, ma punisce. Questa verità ci è totalmente sconosciuta. Abbiamo trasformato Dio da Essere "infinitamente buono" ad Essere "bonaccione", sempre disposto a subire offese, bestemmie e disprezzo senza mai chiederne conto. Stiamo attenti, perché Dio è anche capace di punire.
    61. Sesta lezione: "La Russia diffonderà i suoi errori nel mondo, causando guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre dovrà soffrire molto e molte nazioni saranno annientate".
    62. La Vergine pronuncia queste parole il 13 luglio del 1917. Nessuno poteva capire che cosa intendesse. Poi, nell'ottobre, i Bolscevichi guidati da Lenin prendono il potere proprio in Russia, instaurano il Comunismo e scatenano una terribile persecuzione, la più grande che la Chiesa abbia conosciuto nella sua storia. Ma dobbiamo aspettare la fine della Seconda Guerra Mondiale per vedere diffondersi il Comunismo - e la persecuzione - nel mondo. Decine di paesi cadono sotto il giogo della falce e martello. L'avvertimento della Regina del Rosario si è realizzato.
    63. Persecuzione costata molto cara: 220.000.000 di morti, secondo certe stime. Dunque il Comunismo è stato, ma è ancora in certi Paesi, strumento di persecuzione della Chiesa di Dio. Domandiamoci: quanti cattolici, quanti cattolici anche nella nostra Italia, hanno dimenticato questa lezione, questo avvertimento che viene dal Cielo e hanno sul Comunismo idee completamente scombinate, senza fondamento, totalmente errate. Quanti cattolici sono disposti a patti, alleanze, accordi con chi professa quella dottrina atea e marxista o con chi ne è erede, senza essersi pentito più di tanto?
    64. Settima lezione: "In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede, ecc". Da questo sembra doversi dedurre che il dogma della fede si perderà in una estensione cosi grande del mondo che è degno di speciale menzione il fatto che si conservi in Portogallo.
    65. Oggi esistono segnali evidenti di questa situazione. Sono stati denunciati già da papa Paolo VI, quando, nel 1972, parlava del fumo di Satana penetrato perfino nel tempio di Dio, cioè nella Chiesa.
    66. Ottava e ultima lezione: "Infine il mio Cuore Immacolato trionferà". E' la grande consolazione. La lotta tra la Donna e il serpente, tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente, di cui parla il libro del Genesi, terminerà con la vittoria sicura della Donna, del suo Cuore Immacolato.
    67. Per questa sera credo che possa bastare. Grazie e a risentirci la prossima volta.

    © Il Timone n. 2 Luglio/Agosto 1999

    Fonte: Contro la leggenda nera






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    Altro dossier su FATIMA. V. anche QUI.

    Santuario di Fatima

    MADONNA DI FATIMA

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    Predefinito LETTERA DI SUOR LUCIA DI FATIMA A UN SACERDOTE

    Caro padre: Pax Christi!

    Ho notato nella sua lettera che è molto preoccupato per il disorientamento del tempo presente. È nella verità quanto lei lamenta che tanti si lascino dominare dall’onda diabolica che schiavizza il mondo e si incontrano tanti ciechi che non vedono l’errore.

    Ma il principale errore è che questi abbandonarono la preghiera, allontanandosi da Dio e senza Dio tutto gli viene meno, perché “senza di me non potete fare nulla” Gv 15,5.

    Ora, ciò che soprattutto raccomando è che ci si avvicini al Tabernacolo e si faccia orazione. Li si incontrerà la luce e la forza per nutrirsi e donarsi agli altri. Donarsi con umiltà, con soavità e, nello stesso tempo, con fermezza. Perché coloro che esercitano una responsabilità hanno il dovere di tenere la verità nella dovuta considerazione, con serenità, con giustizia e con carità. Per questo, hanno bisogno ogni giorno di più pregare, di stare vicino a Dio, di trattare con Dio di tutti i problemi, prima di affrontarli con le creature. Continui per questa strada e vedrà che vicino al Tabernacolo troverà più sapienza, più luce, più forza, più grazia e più virtù che giammai potrà incontrare nei libri, negli studi, ne presso creatura alcuna. Non giudichi mai perduto il tempo che passa nell’orazione e vedrà come Dio le comunicherà la luce, la forza e la grazia di cui ha bisogno, e anche quello che Dio le chiede. È questo che importa: fare la volontà di Dio, rimanere dove Egli ci vuole e fare ciò che Egli ci chiede. Ma sempre con spirito di umiltà, convinti che da soli non siamo niente, e che dece essere Dio a lavorare in noi e servirsi di noi per tutto quello che Lui domanda.

    Per questo abbiamo tutti bisogno di intensificare molto la nostra vita di interiore unione con Dio e tutto ciò si consegue per mezzo della preghiera. Che a noi manchi il tempo per tutto, meno che per la preghiera, e vedrà come in meno tempo si farà molto!

    Tutti noi, ma specialmente chi ha una responsabilità, senza la preghiera, o che abitualmente sacrifica la preghiera per le cose materiali è come una penna d'oca di cui ci si serve per sbattere l'albume delle uova, elevando castelli di schiuma che, senza zucchero per sostenerli, in seguito si disgregano e disfanno trasformandosi in acqua putrida. Per questo Gesù Cristo disse: "Voi siete il sale della terra, ma se questo perde la forza, a nient'altro più serve se non per essere gettato via".

    E, siccome questa forza sola da Dio la possiamo ricevere, abbiamo bisogno di avvicinarci a Lui, perché ce la comunichi e questa vicinanza si realizza solo per mezzo della preghiera, che è il luogo in cui l'anima si incontra direttamente con Dio.

    Raccomandi questo a tutti i suoi fratelli e lo sperimenteranno. E poi mi dica se mi sono ingannata. Sono ben certa di quale sia il principale male del mondo attuale e la causa del regresso nelle anime consacrate. Ci allontaniamo da Dio, e senza Dio inciampiamo e cadiamo. II demonio è astuto per sapere qual è il punto debole e attraverso il quale ha da attaccarci. Se non stiamo attenti e non ci premuriamo con la forza di Dio, soccombiamo, perché i tempi sono molto cattivi e noi siamo molto deboli. Solo la forza di Dio ci può sostenere.

    Veda se può portare avanti tutto con calma, confidando sempre in Dio e Lui farà tutto quello che noi non possiamo fare e supplirà alla nostra insufficienza.

    Suor Lucia, s.c.c.

    A Mons Pasquale Mainolfi,

    autore del libro “Fatima - Cronaca e Profezia”

    FONTE

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