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    Predefinito 5 agosto - Dedicazione della basilica di S. Maria Maggiore o di S. Maria ad Nives

    Il 5 agosto la Chiesa ricorda la festa della dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore (o Basilica liberiana o di S. Maria ad Nives o di S. Maria ad praesepe) in Roma, a significare che a Maria la Chiesa, da secoli immemori, dedica un culto particolare di venerazione, superiore a quello di tutti gli altri Santi (iperdulia).
    In ricordo di questa festa posto quanto segue.

    Augustinus

    *****
    Dal sito SANTI E BEATI:

    Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore

    5 agosto - Memoria Facoltativa

    Questa memoria è collegata alla dedicazione della basilica di santa Maria Maggiore sull'esquilino di Roma, che viene considerata il più antico santuario mariano d'Occidente. La eresse, sul precedente edificio liberiano, il papa Sisto III (432-440) dedicandola a Dio e intitolandola alla Vergine, proclamata solennemente dal concilio di Efeso (431) Madre di Dio. (Mess. Rom.)

    Martirologio Romano: Dedicazione della basilica di Santa Maria Maggiore, innalzata a Roma sul colle Esquilino, che il papa Sisto III offrì al popolo di Dio in memoria del Concilio di Efeso, in cui Maria Vergine fu proclamata Madre di Dio.

    Martirologio tradizionale (5 agosto): A Roma, sull'Esquilino, la Dedicazione della Basilica di santa Maria della Neve.

    Monumenti di pietà mariana, a Roma, sono quelle stupende chiese, erette in gran parte sul medesimo luogo dove sorgeva qualche tempio pagano. Bastano pochi nomi, tra i cento titoli dedicati alla Vergine, per avere le dimensioni di questo mistico omaggio alla Madre di Dio: S. Maria Antiqua, ricavata dall'Atrium Minervae nel Foro romano; S. Maria dell'Aracoeli, sulla cima più alta del Campidoglio; S. Maria dei Martiri, il Pantheon; S. Maria degli Angeli, ricavata da Michelangelo dal "tepidarium" delle Terme di Diocleziano; S. Maria sopra Minerva, costruita sopra le fondamenta del tempio di Minerva Calcidica; e, più grande di tutte, come dice lo stesso nome, S. Maria Maggiore, la quarta delle basiliche patriarcali di Roma, detta inizialmente Liberiana, perché identificata con un antico tempio pagano, sulla sommità dell'Esquilino, che papa Liberio (352-366) adattò a basilica cristiana. Narra una tardiva leggenda che la Madonna, apparendo nella stessa notte del 5 agosto del 352 a papa Liberio e ad un patrizio romano, li avrebbe invitati a costruire una chiesa là dove al mattino avrebbero trovato la neve. Il mattino del 6 agosto una prodigiosa nevicata, ricoprendo l'area esatta dell'edificio, avrebbe confermato la visione, inducendo il papa e il ricco patrizio a metter mano alla costruzione del primo grande santuario mariano, che prese il nome di S. Maria "ad nives", della neve. Poco meno di un secolo dopo, papa Sisto III, per ricordare la celebrazione del concilio di Efeso (431) nel quale era stata proclamata la maternità divina di Maria, ricostruì la chiesa nelle dimensioni attuali. Di quest'opera rimangono le navate con le colonne e i trentasei mosaici che adornano la navata superiore. All'assetto attuale della basilica contribuirono diversi pontefici, da Sisto III che poté offrire "al popolo di Dio" il monumento "maggiore" al culto della beata Vergine (alla quale rendiamo appunto un culto di iperdulia cioè di venerazione maggiore a quello che attribuiamo agli altri santi), fino ai papi della nostra epoca. La basilica venne anche denominata S. Maria "ad praesepe", già prima del secolo VI, quando vi furono portate le tavole di un'antica mangiatoia, che la devozione popolare identificò con quella che accolse il Bambino Gesù nella grotta di Betlem. La celebrazione liturgica della dedicazione della basilica è entrata nel calendario romano soltanto nell'anno 1568.

    Autore: Piero Bargellini



    Giovanni Paolo Pannini, Veduta di Piazza di S. Maria Maggiore, 1744, Palazzo Quirinale, Roma

    Giovanni Paolo Pannini, Interno di S. Maria Maggiore, 1730 circa, Hermitage, San Pietroburgo



    Antica icona di Maria Salus Populi Romani, venerata nella Basilica di S. Maria Maggiore in Roma

    Pietro Bernini, Assunzione, 1607-10, Basilica di Santa Maria Maggiore, Roma

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    Sempre dallo stesso SITO:

    Madonna della Neve

    5 agosto

    La Vergine Maria, oggetto di iperdulia, è stata invocata in tutti i secoli cristiani, con tante denominazioni legate alle sue virtù, al suo ruolo di corredentrice del genere umano e come Madre di Gesù il Salvatore; inoltre alle sue innumerevoli apparizioni, per i prodigi che si sono avverati con le sue immagini, per il culto locale tributatole in tante comunità.
    E per ogni denominazione ella è stata raffigurata con opere d’arte dei più grandi come dei più umili artisti, inoltre con il sorgere di tantissime chiese, santuari, basiliche, cappelle, ecc. a lei dedicate, si può senz’altro dire, che non c’è nel mondo cristiano un paese, una città, un villaggio, che non abbia un tempio o una cappella dedicata a Maria, nelle sue innumerevoli denominazioni.
    Il titolo di Madonna della Neve, contrariamente a titoli più recenti come Madonna degli abissi marini, Madonna delle cime dei monti, Madonna delle grotte, ecc. quello di Madonna della Neve affonda le sue origini nei primi secoli della Chiesa ed è strettamente legato al sorgere della Basilica di S. Maria Maggiore in Roma.
    Nel IV secolo, sotto il pontificato di papa Liberio (352-366), un nobile e ricco patrizio romano di nome Giovanni, insieme alla sua altrettanto ricca e nobile moglie, non avendo figli decisero di offrire i loro beni alla Santa Vergine, per la costruzione di una chiesa a lei dedicata.
    La Madonna gradì il loro desiderio e apparve in sogno ai coniugi la notte fra il 4 e il 5 agosto, tempo di gran caldo a Roma, indicando con un miracolo il luogo dove doveva sorgere la chiesa.
    Infatti la mattina dopo, i coniugi romani si recarono da papa Liberio a raccontare il sogno fatto da entrambi, anche il papa aveva fatto lo stesso sogno e quindi si recò sul luogo indicato, il colle Esquilino e lo trovò coperto di neve, in piena estate romana.
    Il pontefice tracciò il perimetro della nuova chiesa, seguendo la superficie del terreno innevato e fece costruire il tempio a spese dei nobili coniugi.
    Questa la tradizione, anche se essa non è comprovata da nessun documento; la chiesa fu detta ‘Liberiana’ dal nome del pontefice, ma dal popolo fu chiamata anche “ad Nives”, della Neve.
    L’antica chiesa fu poi abbattuta al tempo di Sisto III (432-440) il quale in ricordo del Concilio di Efeso (431) dove si era solennemente decretata la Maternità Divina di Maria, volle edificare a Roma una basilica più grande in onore della Vergine, utilizzando anche il materiale di recupero della precedente chiesa.
    In quel periodo a Roma nessuna chiesa o basilica raggiungeva la sontuosità del nuovo tempio, né l’imponenza e maestosità; qualche decennio dopo, le fu dato il titolo di Basilica di S. Maria Maggiore, per indicare la sua preminenza su tutte le chiese dedicate alla Madonna.
    Nei secoli successivi la basilica ebbe vari interventi di restauro strutturali e artistici, fino a giungere, dal 1750 nelle forme architettoniche che oggi ammiriamo.
    Dal 1568 la denominazione ufficiale della festa liturgica della Madonna della Neve, è stata modificata nel termine “Dedicazione di Santa Maria Maggiore” con celebrazione rimasta al 5 agosto; il miracolo della neve in agosto non è più citato in quanto leggendario e non comprovato.
    Ma il culto per la Madonna della Neve, andò comunque sempre più affermandosi, tanto è vero che tra i secoli XV e XVIII ci fu la massima diffusione delle chiese dedicate alla Madonna della Neve, con l’instaurarsi di tante celebrazioni locali, che ancora oggi coinvolgono interi paesi e quartieri di città.
    A Roma il 5 agosto, nella patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore, il miracolo veniva ricordato, non so se ancora oggi si fa, con una pioggia di petali di rose bianche, cadenti dall’interno della cupola durante la solenne celebrazione liturgica.
    Il culto come si è detto, ebbe grande diffusione e ancora oggi in Italia si contano ben 152 fra chiese, santuari, basiliche minori, cappelle, parrocchie, confraternite, intitolate alla Madonna della Neve.
    Ogni regione ne possiede un buon numero, per lo più concentrate in zone dove la neve non manca, fra le regioni primeggiano il Piemonte con 31, la Lombardia con 19, la Campania con 17. Non conoscendo usi, costumi e tradizioni dei tanti paesi italiani che portano viva devozione alla Madonna della Neve, mi soffermo solo a segnalare tre località dalla mia provincia di Napoli, il cui culto e celebrazione è molto solenne, coinvolgendo la comunità dei fedeli anche in grandi manifestazioni esterne e folcloristiche.

    Basilica parrocchia di S. Maria della Neve, patrona del quartiere orientale di Napoli chiamato Ponticelli, la cui devozione iniziò con la bolla di papa Leone X del 22 maggio 1520.
    L’antico santuario è stato proclamato Basilica Minore il 27 luglio 1988. Da più di cento anni la solenne processione esterna è effettuata con un alto carro (nel contesto della radicata tradizione napoletana delle macchine da festa), alla cui sommità è posta la statua della Madonna.

    Basilica Santuario Maria SS. della Neve in Torre Annunziata (Napoli). L’immagine in terracotta bruna di tipo greco della veneratissima Madonna della Neve, è custodita nella omonima Basilica Minore; essa ha origine con il rinvenimento a mare, presso lo ‘scoglio di Rovigliano’, dell’immagine da parte di pescatori, tra il XIV e XV secolo; le fu dato il nome di Santa Maria ad Nives, perché il ritrovamento era avvenuto un 5 agosto.
    La grande processione, che coinvolge tutta la popolosa città, inizia dal porto, dopo che la sacra immagine arriva dal mare con una barca, simulando l’originario rinvenimento.
    I torresi, noti nel mondo per la lavorazione della pasta e per il lavoro degli uomini nell’ambito marinaro, sono devotissimi della Madonna, che li liberò da una delle violente eruzioni del Vesuvio, alle cui falde è adagiata Torre Annunziata, il 22 ottobre 1822.

    Collegiata di S. Maria Maggiore o della Neve di Somma Vesuviana (Napoli). La Collegiata fu istituita con il titolo di S. Maria Maggiore verso l’anno 1600, al posto di precedenti denominazioni della chiesa, risalenti al Medioevo.
    Nella stessa Collegiata è attiva la Confraternita della Madonna della Neve, con confratelli e consorelle, lo Statuto è del 1° settembre 1762; ai confratelli spetta il compito di portare in processione la statua della Madonna.
    Nel contesto delle manifestazioni esterne, c’è la “festa delle lucerne”, che si svolge ogni quattro anni nei giorni 3-4-5 agosto; le strade dell’antico borgo medioevale Casamale vengono invase da tanti telai di forme geometriche varie, su ciascuno dei quali sono poggiate circa 50 lucerne, così da dare l’impressione di un fiume sfavillante che percorre il borgo.
    Ad accrescere l’effetto visivo, in fondo alla serie di figure geometriche, si colloca un grande specchio, che prolunga con il suo riflesso la suggestiva scia luminosa.
    A questo si aggiungono delle zucche vuote illuminate internamente, delle vasche con oche vive, apparati di fiori con l’immagine della Madonna; al passaggio della statua della Vergine in processione, da terrazzi non visibili dalla strada, giungono dall’alto i canti-nenia di gruppi di donne.
    Alla processione annuale prendono parte in costumi tipici, i cosiddetti “mesi dell’anno” con l’ausilio di animali da trasporto, componendo con più persone, le figurazioni che rappresentano lo scorrere dell’anno e le varie attività del mondo contadino.

    In molte zone d’Italia, in omaggio alla Madonna della Neve, si usa mettere alle neonate i nomi di Bianca, Biancamaria, o più raro il nome Nives.

    Autore: Antonio Borrelli

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    Secondo la leggenda, narrata dal frate Bartolomeo da Trento nella prima metà del XIII secolo nel Liber epilogorum in gesta sanctorum , «la mattina del 5 agosto 352 gli abitanti del colle Esquilino ebbero una strana sorpresa: durante la notte era caduta la neve ed un soffice manto ne ricopriva un tratto. Con tale prodigio la Vergine Maria aveva indicato, ad un patrizio di nome Giovanni ed a sua moglie, che in quel luogo desiderava fosse eretto un tempio in suo onore. Da gran tempo i due anziani coniugi, che non avevano avuto figli, desideravano impiegare le loro ricchezze in un’opera che onorasse la Madre di Dio e, a tal fine, la pregavano con fervore affinché mostrasse loro in qual modo potessero esaudire il desiderio. La Vergine, commossa dalla pietà dei due, sarebbe apparsa loro in sogno dicendo che nel luogo ove la mattina seguente avessero trovato la neve caduta miracolosamente durante la notte, dovevano edificare, a loro spese, una chiesa dedicata al nome di Maria. Emozionato dal prodigio, il mattino seguente Giovanni si recò da papa Liberio, a narrargli l’accaduto: il pontefice aveva, durante la notte, sognato la medesima cosa! Liberio, seguito dal patrizio Giovanni e da un grande corteo di popolo e prelati, si recò sull’Esquilino e, sulla neve ancora intatta, segnò il tracciato della nuova chiesa, che fu edificata a spese del patrizio e di sua moglie.» (da Andrea Lonardo (a cura di), I luoghi giubilari a Roma. Storia, spiritualità, arte, Ediz. San Paolo, Cinisello Balsamo, 2000).
    Nella realtà storica le cose sembrerebbe siano andate diversamente. La fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore sul colle Esquilino, risale agli anni del pontefice Sisto III, intorno alla metà del V secolo, e fu la prima chiesa dedicata alla Madonna, ufficialmente definita "Madre di Dio" dal Concilio di Efeso del 431. Forse venne scelto l'Esquilino come luogo per edificare una chiesa dedicata a Maria per eliminare il culto pagano di Giunone Lucina, alla quale erano dedicate le feste definite "matronalia", che si celebravano in un piccolo tempio sullo stesso colle.
    La basilica prese il nome di "ad Nives" non prima del X secolo perchè non vi è traccia della leggenda della neve prima di quell'epoca. Nel XII secolo venne istituita la "Festa Dedicationis Sanctae Mariae ad Nives" e ancora oggi il 5 agosto nella basilica, durante la celebrazione della messa, si fanno cadere sull'altare petali di fiori bianchi. La basilica di Santa Maria Maggiore viene chiamata "ad Nives" nella bolla di papa Niccolo IV del 1288, ed a quell'epoca risalgono i mosaici di Filippo Rusuti che raffigurano la storia del miracolo, visibili ancor oggi sotto la loggia settecentesca che copre la facciata originale. In epoche più recenti la chiesa venne più volte rimaneggiata, fino alla forma attuale che è in massima parte frutto degli interventi e ristrutturazioni commissionati da Gregorio XIII nel 1572, Clemente X nel 1670 e Benedetto XIV nel 1740.
    L'arte cristiana si è impadronita dell'episodio leggendario, facendolo proprio in insigni opere.

    Guido Reni, Madonna della Neve tra le SS. Lucia e Maria Maddalena, 1623-24, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Gaetano Lapis, Madonna della Neve, 1730 circa, Chiesa di S. Francesco, Cagli. La Vergine indica il prodigio ai Santi Bonaventura e Matteo

    Hector Garrido, Madonna della neve, XX secolo

    Bartolomé Esteban Murillo, Sogno del patrizio Giovanni, 1665, Museo del Prado, Madrid

    Bartolomé Esteban Murillo, Il patrizio Giovanni rivela il suo sogno a Papa Liberio, 1663 circa, Museo del Prado, Madrid

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    Da dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, 938-941

    5 AGOSTO

    MADONNA DELLA NEVE

    La liturgia del 5 Agosto.


    Per quanto siano semplicemente di rito doppio maggiore e passino inavvertite a molti, le due feste del 16 luglio e del 5 agosto non sono tuttavia meno care alla pietà cristiana. Esse sono un preludio al trionfo dell'Assunzione e vi preparano le nostre anime invitandole al raccoglimento e a una tenera devozione verso la Madre di Dio. I mesi estivi attraggono i fedeli ai luoghi di pellegrinaggio e ai santuari dedicati alla Vergine dove sentono maggiormente la sua presenza e ottengono più abbondanti benefici dalla Mediatrice di tutte le grazie. È a un pellegrinaggio da compiere con il pensiero e il desiderio che ci invita oggi la Liturgia festeggiando da tanti secoli la Dedicazione della chiesa che fu la prima a portare a Roma il santo nome di Maria e che è non soltanto una delle più belle e delle più ricche della Città eterna, ma anche l'antenata delle innumerevoli chiese dedicate alla Vergine che la pietà cristiana doveva erigere su tutta la terra, dalle modeste cappelle di campagna fino alle splendide cattedrali di Chartres, di Reims o di Parigi.

    La morte preziosa.

    Non abbiamo a credere che questa morte, sopraggiunta prima dell'anno 44, abbia potuto sconcertare il piano dell'Altissimo sull'apostolato al quale era destinato san Giacomo. La vita dei santi non è mai incompleta; la loro morte, sempre preziosa (Sal 115,15), lo è ancor più quando per Dio sembra giungere prima del tempo. Allora appunto si può dire veramente che le loro opere li seguono (Ap 14,13), essendo Dio stesso tenuto sulla parola a far sì che nulla manchi alla loro pienezza: "Essi giudicheranno le genti, soggiogheranno i popoli, e il Signore regnerà per essi eternamente", diceva già il Libro della Sapienza (Sap 3,8). L'oracolo doveva realizzarsi per l'Apostolo che fu scelto per essere capo della crociata e protettore d'una grande nazione.

    Storia e leggenda.

    Verso la metà del secolo IV il Papa Liberio aggiunse un'abside a una vasta sala chiamata il "Sicininum" e la consacrò al culto. Appunto per questo si dà ancora talvolta a quell'edificio il nome di basilica liberiana. Sisto III la ricostruì quasi interamente e la dedicò quindi, verso il 435, alla Vergine di cui il Concilio di Efeso aveva, nel 431, definito la divina Maternità e consacrato il nome di "Theotókos", cioè Madre di Dio. La basilica ricevette allora e conservò in seguito il nome di S. Maria Maggiore.

    Una graziosa leggenda, fiorita nel Medioevo, narra che la Santa Vergine apparve in sogno a Liberio, ordinandogli di costruirle una basilica sull'Esquilino, nel luogo che egli avrebbe trovato, l'indomani, tutto coperto di neve. E il giorno dopo, infatti, per quanto si fosse in piena estate, una neve miracolosa indicava il punto in cui costruire la basilica desiderata dalla Vergine. Per questo si sarebbe chiamata quella chiesa la Madonna della Neve. La leggenda non è senza relazione con l'usanza di far cadere in quel giorno una pioggia di fiori bianchi nella basilica. Tale usanza, che esprime la purezza di Maria, fu forse all'origine della leggenda, oppure per la leggenda a dar luogo al profumato rito [1]? Non lo sappiamo. Certo è, invece, che S. Maria Maggiore merita giustamente il suo nome: è infatti la basilica mariana per eccellenza. E se, "tante volte la spirituale purezza di Nostra Signora di Chartres o di Amiens ha fatto sprigionare dal cuore dei pellegrini un grido di gioia e di lode, l'armonia della Madonna di Roma invita alla tranquilla fiducia nell'indulgenza infinita della Madre" [2].

    Presenza mariana.

    La Madonna: è lei che troviamo in questo luogo ammirando sul frontone dell'abside i mosaici che ricordano i misteri dell'Incarnazione e della divina Maternità. È lei che veneriamo davanti alla bella icone di stile bizantino, chiamata "Madonna di san Luca", per lungo tempo attribuita all'Evangelista e che, pur essendo d'un'epoca più recente, è certo la riproduzione di un'opera antica. Roma che conserva con pietà tante meravigliose immagini della Vergine, ama quest'ultima come la più veneranda fra tutte; questo dipinto è il suo palladio, e lo considera come "la salvezza del popolo romano". È la Madonna infine che ritroviamo ancora nei ricordi della mangiatoia del Salvatore: cinque pezzi di legno tarlato racchiusi in un reliquiario che vengono posti sull'altare maggiore, a Natale, durante la messa di mezzanotte.

    Innumerevoli sono i pellegrini venuti ad implorare in questa basilica la materna protezione della Vergine o a presentarle i loro omaggi di filiale tenerezza. E quanti santi vi ricevettero grazie particolari! Appunto qui, in una notte di Natale, la Santa Vergine depose il Bambino Gesù fra le braccia di san Gaetano da Thiene; qui, durante un'altra notte di Natale, sant'Ignazio di Loyola celebrò la sua prima messa; qui i rosari sgranati da san Pio V ottennero ai Crociati la vittoria di Lepanto; davanti alla Madonna di san Luca amava pregare san Carlo Borromeo quando era arciprete della basilica e fu appunto lui che, per testimoniare la sua gratitudine verso la Madre di Dio, riformò il coro dei canonici, gli diede un regolamento del tutto monastico e assicurò una esemplare celebrazione dell'Ufficio divino.

    Ricordi liturgici.

    E quali ricordi, o Maria, ridesta in noi questa festa della tua basilica Maggiore! E quale più degna lode, quale migliore preghiera potremmo offrirti oggi se non ricordare, supplicandoti di rinnovarle e di confermarle per sempre, le grazie ricevute da noi in questo benedetto recinto? Non è forse alla sua ombra che, uniti alla nostra madre, la Chiesa, a dispetto delle distanze, abbiamo gustato le più dolci e più elevate emozioni della Liturgia?

    È qui che nella prima Domenica di Avvento ha avuto inizio l'anno, come nel "luogo più conveniente per salutare l'avvicinarsi della divina Nascita che doveva allietare il cielo e la terra, e mostrare il sublime prodigio della fecondità d'una Vergine" [3]. Traboccanti di desiderio erano le anime nostre nella santa Vigilia che, fin dal mattino, ci radunava nella radiosa basilica "dove la Rosa mistica si sarebbe alfine schiusa e avrebbe effuso il suo divino profumo. Regina di tutte le numerose chiese che la devozione romana ha dedicate alla Madre di Dio, essa si ergeva dinanzi a noi risplendente di marmi e di oro, ma soprattutto beata di possedere nel suo seno, insieme con il ritratto della Vergine Madre, l'umile e gloriosa Mangiatoia. Durante la notte, un popolo immenso faceva ressa dentro le sue mura, aspettando il beato istante in cui quello stupendo monumento dell'amore e delle umiliazioni d'un Dio sarebbe apparso portato a spalle dai ministri sacri, come un'arca della nuova alleanza, la cui vista rassicura il peccatore e fa palpitare il cuore del giusto" [4].

    Appena trascorso qualche mese, eccoci nuovamente nell'insigne santuario, "per partecipare questa volta ai dolori della nostra Madre nell'attesa del sacrificio che si preparava" [5]. Ma tosto, quali nuovi gaudi nell'augusta basilica! "Roma faceva omaggio della solennità pasquale a colei che, più di ogni altra creatura, ebbe il diritto di provarne la gioia, sia per le angosce che il suo cuore materno aveva sopportate, sia per la fedeltà nel custodire la fede nella Risurrezione durante le ore crudeli che il suo divin Figliolo dovette trascorrere nell'umiliazione del sepolcro" [6]. Splendente come la neve, o Maria, una candida schiera di neonati usciti dalle acque formava la tua corte e rinnovava il trionfo di quel giorno.

    Preghiera.

    Fa' che in essi come in tutti noi, o Maria, gli affetti siano sempre puri come il marmo bianco delle colonne della tua chiesa prediletta, la carità risplendente come l'oro che brilla nella sua volta, e le opere luminose come il cero pasquale, simbolo di Cristo vincitore della morte e che ti fa omaggio dei suoi primi fuochi.

    ------------------------------------------------------------------------------
    NOTE

    [1] N. Maurice-Denis et Boulet, Romée, 1948, p. 351.

    [2] Ibidem.

    [3] L'Avvento, p. 36.

    [4] Il Tempo di Natale, p. 123.

    [5] La Passione, p. 692; Stazione del Mercoledì Santo.

    [6] Il Tempo Pasquale, p. 37.

  5. #5
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    Predefinito Dall'«Omelia tenuta nel concilio di Efeso» da san Cirillo d'Alessandria, vescovo

    Om. 4, in PG 77, 991.995-996

    Vedo qui la lieta e alacre assemblea dei santi, che, invitati dalla borsa e sempre Vergine Madre di Dio, sono accorsi con prontezza. Perciò, quantunque oppresso da grave tristezza, tuttavia il vedere qui questi santi padri mi ha recato grande letizia. Ora si é adempiuta presso di noi quella dolce parola del salmista Davide: «Ecco quanto é buono e quanto é soave che i fratelli vivano insieme!» (Sal 132, 1). Ti salutiamo, perciò o santa mistica Trinità, che ci hai riuniti tutti in questa chiesa della santa Madre di Dio, Maria.
    Ti salutiamo, o Maria, Madre di Dio, venerabile tesoro di tutta la terra, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della retta dottrina, tempio indistruttibile, abitacolo di colui che non può essere circoscritto da nessun luogo, madre e vergine insieme per la quale nei santi vangeli é chiamato «Benedetto colui che viene nel nome de Signore!» (Mt 21, 9).
    Salve, o tu che hai accolto nel tuo grembo vergine colui che é immenso e infinito. Per te la santa Trinità é glorificata e adorata. Per te la croce preziosa é celebrata e adorata in ogni angolo della terra. Per te i cieli esultano. Per te gli angeli e gli arcangeli si allietano. Per te i demoni sono messi in fuga. Per te il diavolo tentarore é precipitato dal cielo. Per te tutto il genere umano, schiavo dell'idolatria, é giunto alla conoscenza della verità. Per te i credenti arrivano alla grazia del santo battesimo. Per te viene l'olio della letizia. Per te sono state fondate le chiese in tutto l'universo. Per te le genti sono condotte alla penitenza.
    E che dire di più? Per te l'unigenito Figlio di Dio risplende quale luce «a coloro che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Lc 1, 79). Per te i profeti hanno vaticinato. Per te gli apostoli hanno predicato al mondo la salvezza. Per te i morti sono risuscitati. Per te i re regnano nel nome della santa Trinità. E qual uomo potrebbe celebrare in modo adeguato Maria, degna di ogni lode? Ella é madre e vergine. O meraviglia! Questo miracolo mi porta allo stupore. Chi ha mai sentito che al costruttore sia stato proibito di abitare nel tempio, che egli stesso ha edificato? Chi può essere biasimato per il fatto che chiama la propria serva ad essergli madre?
    Ecco dunque che ogni cosa é nella gioia. Possa toccare a noi di venerare e adorare la divina Unità, di tenere e servire l'individuale Trinità, celebrando con lodi la sempre Vergine Maria che é il santo tempio di Dio, e il suo Filgio e sposo senza macchia, poiché a lui va la gloria nei secoli dei secoli. Amen.

  6. #6
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    Our Lady of the Snow

    ("Dedicatio Sanctæ Mariæ ad Nives").

    A feast celebrated on 5 August to commemorate the dedication of the church of Santa Maria Maggiore on the Esquiline Hill in Rome. The church was originally built by Pope Liberius (352-366) and was called after him "Basilica Liberii" or "Liberiana". It was restored by Pope Sixtus III (432-440) and dedicated to Our Lady. From that time on it was known as "Basilica S. Mariæ" or "Mariæ Majoris"; since the seventh century it was known also as "Maria ad Præsepe". The appellation "ad Nives" (of the snow) originated a few hundred years later, as did also the legend which gave this name to the church. The legend runs thus: During the pontificate of Liberius, the Roman patrician John and his wife, who were without heirs, made a vow to donate their possessions to Our lady. They prayed to her that she might make known to them in what manner they were to dispose of their property in her honour. On 5 August, during the night, snow fell on the summit of the Esquiline Hill and, in obedience to a vision which they had the same night, they built a) basilica, in honour of Our Lady, on the spot which was covered with snow. From the fact that no mention whatever is made of this alleged miracle until a few hundred years later, not even by Sixtus III in his eight-lined dedicatory inscription [edited by de Rossi, "Inscript. Christ.", II, I (Rome, 1888), 71; Grisar (who has failed to authenticate the alleged miracle), "Analecta Romana", I (Rome, 1900), 77; Duchesne, "Liber Pontificalis", I (Paris, 1886), 235; Marucchi, "Eléments d'archéologie chrétienne", III (Paris and Rome, 1902), 155, etc.] it would seem that the legend has no historical basis. Originally the feast was celebrated only at Sta Maria Maggiore; in the fourteenth century it was extended to all the churches of Rome and finally it was made a universal feast by Pius V. Clement VIII raised it from a feast of double rite to double major. The mass is the common one for feasts of the Blessed Virgin; the office is also the common one of the Bl. Virgin, with the exception of the second Nocturn, which is an account of the alleged miracle. The congregation, which Benedict XIV instituted for the reform of the Breviary in 1741, proposed that the reading of the legend be struck from the Office and that the feast should again receive its original name, "Dedicatio Sanctæ Mariæ".

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XI, 1911, New York

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    Federico Fiori Barocci, Madonna del Popolo, 1575-79, Galleria degli Uffizi, Firenze

    Tommaso di Cristoforo Fini, detto Masolino da Panicale, Miracolo della Neve, 1428 circa, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli. Opera commissionata da Papa Martino V Colonna per la chiesa di Santa Maria Maggiore di Roma

    Matthias Grünewald, Fondazione della Basilica di S. Maria Maggiore, 1517-19, Städtische Museen, Freiburg im Breisgau

    Jacopo Zucchi, Miracolo della Neve con fondazione della Basilica di S. Maria Maggiore da parte di Papa Liberio, 1580, Musei Vaticani, Città del Vaticano, Roma

 

 
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