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    GIOVANNI PAOLO II
    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì 23 luglio 1997


    1. La devozione popolare invoca Maria come Regina. Il Concilio, dopo aver ricordato l'assunzione della Vergine "alla celeste gloria in anima e corpo", spiega che Ella fu "dal Signore esaltata quale Regina dell'universo, perché fosse più pienamente conformata col Figlio suo, Signore dei dominanti (cfr Ap 19,16), e vincitore del peccato e della morte" (LG, 59).

    In effetti, a partire dal secolo V, quasi nello stesso periodo in cui il Concilio di Efeso la proclama "Madre di Dio", si inizia ad attribuire a Maria il titolo di Regina. Il popolo cristiano, con tale ulteriore riconoscimento della sua eccelsa dignità, vuole porla al di sopra di tutte le creature, esaltandone il ruolo e l'importanza nella vita di ogni singola persona e del mondo intero.

    Ma già in un frammento di omelia, attribuito a Origene, compare questo commento alle parole pronunciate da Elisabetta nella Visitazione: "Sono io che avrei dovuto venire a te, perché sei benedetta al di sopra di tutte le donne, tu la madre del mio Signore, tu mia Signora" (Fragmenta, PG 13,1902 D). In questo testo, spontaneamente si passa dall'espressione "la madre del mio Signore", all'appellativo "mia Signora", anticipando quanto dichiarerà più tardi san Giovanni Damasceno, che attribuisce a Maria il titolo di "Sovrana": "Quando è diventata madre del Creatore, è diventata veramente la sovrana di tutte le creature" (De fide orthodoxa, 4,14, PG 94,1157).

    2. Il mio Venerato Predecessore Pio XII, nell'Enciclica Ad coeli Reginam, cui fa riferimento il testo della Costituzione Lumen gentium, indica quale fondamento della regalità di Maria, oltre alla maternità, la cooperazione all'opera della redenzione. L'Enciclica ricorda il testo liturgico: "Stava Santa Maria, Regina del cielo e Sovrana del mondo, nel dolore, presso la Croce del Signore nostro Gesù Cristo" (AAS 46 [1954] 634). Essa stabilisce poi un'analogia tra Maria e Cristo, che ci aiuta a comprendere il significato della regalità della Vergine. Cristo è re non solo perché Figlio di Dio, ma anche perché Redentore; Maria è regina non solo perché Madre di Dio, ma anche perché, associata come nuova Eva al nuovo Adamo, cooperò all'opera della redenzione del genere umano (AAS 46 [1954] 635).

    Nel Vangelo di Marco leggiamo che nel giorno dell'Ascensione il Signore Gesù "fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio" (16,19). Nel linguaggio biblico "sedere alla destra di Dio" significa condividerne il potere sovrano. Sedendo "alla destra del Padre", Egli instaura il suo regno, il Regno di Dio. Assunta in Cielo, Maria viene associata al potere di suo Figlio e si dedica all'estensione del Regno, partecipando alla diffusione della grazia divina nel mondo.

    Guardando all'analogia fra l'Ascensione di Cristo e l'Assunzione di Maria, possiamo concludere che, in dipendenza da Cristo, Maria è la regina che possiede ed esercita sull'universo una sovranità donatale dallo stesso suo Figlio.

    3. Il titolo di Regina non sostituisce certo quello di Madre: la sua regalità rimane un corollario della sua peculiare missione materna, ed esprime semplicemente il potere che le è stato conferito per svolgere tale missione.

    Citando la Bolla Ineffabilis Deus di Pio IX, il Sommo Pontefice Pio XII pone in evidenza questa dimensione materna della regalità della Vergine: "Avendo per noi un affetto materno e assumendo gli interessi della nostra salvezza, Ella estende a tutto il genere umano la sua sollecitudine. Stabilita dal Signore Regina del cielo e della terra, elevata al di sopra di tutti i cori degli Angeli e di tutta la gerarchia celeste dei Santi, sedendo alla destra del suo unico Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, Ella ottiene con grande certezza quello che chiede con le sue materne preghiere; quello che cerca lo trova e non le può mancare" (AAS 46 [1954] 636-637).

    4. I cristiani guardano dunque con fiducia a Maria Regina e questo non soltanto non diminuisce, bensì esalta il loro abbandono filiale in colei che è madre nell'ordine della grazia.

    Anzi, la sollecitudine di Maria Regina per gli uomini può essere pienamente efficace proprio in virtù dello stato glorioso conseguente all'Assunzione. Ben lo mette in luce san Germano di Costantinopoli, il quale pensa che tale stato assicura l'intima relazione di Maria con suo Figlio e rende possibile la sua intercessione a nostro favore. Egli aggiunge, rivolgendosi a Maria: Cristo ha voluto, "avere, per così dire, la prossimità delle tua labbra e del tuo cuore; così egli acconsente a tutti i desideri che gli esprimi, quando soffri per i tuoi figli, ed egli esegue, con la sua potenza divina, tutto quello che gli chiedi" (Hom. 1, PG 98,348).

    5. Si può concludere che l'Assunzione favorisce la piena comunione di Maria non solo con Cristo, ma con ciascuno di noi: Ella è accanto a noi, perché il suo stato glorioso le permette di seguirci nel nostro quotidiano itinerario terreno. Come leggiamo ancora in san Germano: "Tu abiti spiritualmente con noi e la grandezza della tua vigilanza su di noi fa risaltare la tua comunità di vita con noi" (Hom. 1, PG 98,344).

    Lungi pertanto dal creare distanza tra noi e Lei, lo stato glorioso di Maria suscita una vicinanza continua e premurosa. Ella conosce tutto ciò che accade nella nostra esistenza e ci sostiene con amore materno nelle prove della vita.

    Assunta alla gloria celeste, Maria si dedica totalmente all'opera della salvezza per comunicare ad ogni vivente la felicità che le è stata concessa. E' una Regina che dà tutto ciò che possiede, partecipando soprattutto la vita e l'amore di Cristo.

  2. #12
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    Augustinus

  3. #13
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    Un tempo si celebrava in tale data la festa del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria.
    Oggi, invece, nel calendario neomodernista del 1969, il 22 agosto è la festa di Maria Regina, un tempo posta a coronamento del mese di Maggio (31 maggio). La ricorrenza attuale, in effetti, è stata stabilita inserendola nell'ottava dopo l'Assunzione della Beata Vergine Maria, ritenendosi i due misteri (assunzione e Maria Regina) intimamente (e logicamente) connessi, giacché la Vergine Maria, in virtù della sua Divina Maternità, è stata preservata imune da ogni macchia di peccato originale, come del resto già annunciatole dall'Angelo.
    In questo forum, tuttavia, si segue la Tradizionale data del 31 maggio.

  4. #14
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    Predefinito Da "La Mistica Città di Dio" della Ven. Suor Maria di Gesù Agreda

    Libro VIII, Cap. 22, §§ 775-785

    CAPITOLO 22

    Maria santissima è incoronata Regina del cielo e di tutte le creature, e le sono confermati grandi privilegi a vantaggio degli uomini.


    775. Quando Gesù si accomiatò dai discepoli per andare verso la sua passione, li invitò a non permettere che i loro cuori si turbassero per le cose delle quali li aveva avvertiti, perché nella casa di suo Padre, che è il paradiso, c'erano molti posti. Li rassicurò così che vi erano premi per tutti, nonostante la diversità delle opere buone e dei meriti, e che non dovevano rattristarsi perdendo la pace e la speranza nel vedere altri arricchiti di più grazie e più avanzati nella virtù, perché c'erano molte stanze e ognuno sarebbe stato contento di quella che gli sarebbe spettata, senza invidia alcuna, essendo questa una delle grandi fortune della felicità perenne. Ho dichiarato che la Vergine fu collocata nel posto più alto, cioè sul trono della Trinità, e sovente ho usato questo termine per parlare di misteri tanto sublimi, come fanno pure i santi e la stessa Scrittura. Benché non siano necessari ulteriori chiarimenti, per chi capisce meno spiego che l'Onnipotente, essendo purissimo spirito senza corpo ed insieme incommensurabile, immenso e incomprensibile, non ha bisogno di un seggio materiale, poiché riempie l'universo, è presente in ogni creatura e nessuna di esse lo racchiude, cinge o circonda, ma anzi è lui che le abbraccia tutte in se stesso. Gli eletti, inoltre, non lo contemplano con gli occhi corporali, bensì con quelli dell'anima; però, siccome lo fissano in qualche punto preciso - secondo il nostro modo di intendere -, diciamo che sta sul suo trono regale, anche se contiene in sé la propria gloria e in sé la partecipa loro. Non nego comunque che l'umanità di Cristo e sua Madre abbiano una sede più eminente rispetto agli altri, né che tra coloro che sono lassù in corpo e anima ci sia un ordine di maggiore o minore prossimità ad essi, ma non è qui opportuno esporre in che maniera questo avvenga.

    776. Chiamiamo trono del sommo sovrano quello dal quale egli si manifesta ai beati come principale causa della gloria, come Signore eterno, infinito, che non dipende da alcuno e dal cui volere tutti dipendono, e come re, giudice e dominatore di tutto ciò che esiste. Il Salvatore in quanto Dio ha tale dignità per essenza e in quanto uomo per l'unione ipostatica, per mezzo della quale essa fu comunicata alla sua umanità, e così sta nell'empireo come re, giudice e dominatore, e i santi, pur sorpassando in eccellenza ogni nostra immaginazione, sono come servi della sua inaccessibile maestà. Dopo di lui in grado inferiore ne gode colei che lo ha generato, in un altro modo ineffabile e proporzionato a una semplice creatura che gli è vicinissima, stando incessantemente alla sua destra come regina e padrona di tutto ed estendendo il suo dominio fin dove arriva quello del suo medesimo Unigenito, sebbene differentemente.

    777. Posta Maria nel luogo per lei preparato, le tre Persone palesarono alla loro corte i suoi privilegi. Il Padre, come primo principio, affermò: «Ella fu prescelta come prima delle nostre delizie tra tutti. Non si è mai resa indegna del nome di figlia, che le demmo nella nostra mente divina, e quindi ha diritto al nostro regno, del quale deve essere riconosciuta legittima e singolare regina». Il Verbo incarnato continuò: «Alla mia vera Madre appartiene tutto quello che per me fu creato e redento, e deve essere suprema regina di tutto quello su cui io sono re». Lo Spirito aggiunse: «Per il titolo di mia sposa unica e diletta, al quale ha corrisposto con fedeltà, deve essere incoronata regina per sempre».

    778. Dunque, posarono sul suo capo una corona di gloria di così nuovo splendore e valore che non se ne è mai vista né mai se ne vedrà una simile in una semplice creatura. Contemporaneamente, uscì una voce dal trono, che proclamava: «Carissima, il nostro regno è vostro. Voi siete superiora, Regina e signora dei serafini, degli angeli e di tutti gli esseri; procedete e regnate prosperamente su di essi, perché nel nostro concistoro vi investiamo di completa autorità. Voi, piena di grazia al di sopra di ogni altro, vi siete umiliata nella vostra opinione di voi stessa sino al posto più basso: ricevete ora quello più alto, che vi è dovuto, e abbiate parte alla nostra potestà su quanto ha fabbricato il nostro braccio onnipotente. Comanderete fino al centro della terra, terrete soggetto l'inferno, e tutti i suoi demoni ed abitanti vi temeranno come imperatrice assoluta delle loro caverne. Governerete su tutti gli elementi, saranno in vostro potere le virtù e gli effetti di tutte le cause, con la loro azione e conservazione, affinché voi disponiate degli influssi dei cieli, delle piogge, delle nubi e dei frutti del suolo: distribuite pure tutto secondo la vostra determinazione, poiché a questa starà attenta la nostra volontà per compiere la vostra. Sarete Regina e signora di tutti i mortali per reggere e trattenere la morte e per preservare la loro vita. Sarete Regina e signora della Chiesa militante, sua protettrice, sua avvocata, sua madre e sua maestra. Sarete patrona speciale dei regni cattolici e, se essi, gli altri credenti e tutti i discendenti di Adamo vi invocheranno di cuore, vi ossequieranno e vi legheranno a sé, voi porgerete loro il rimedio e li soccorrerete nei travagli e nelle necessità. Sarete amica, difesa e guida di tutti i retti, nostri amici: li consolerete, conforterete e colmerete di beni, nella misura in cui vi vincoleranno con la loro devozione. Per tutto questo, vi designiamo depositaria delle nostre ricchezze e dispensatrice dei nostri tesori, mettendo nelle vostre mani gli aiuti e i favori della nostra bontà perché voi li ripartiate: niente vogliamo concedere al mondo se non per mano vostra, e niente negargli di quello che voi gli concederete. Sulle vostre labbra sarà diffusa la grazia per ciò che stabilirete nel cielo e sulla terra, ovunque vi obbediranno gli angeli e gli uomini, giacché tutte le nostre cose sono vostre come voi siete stata ininterrottamente nostra, e regnerete con noi in eterno».

    779. Per eseguire tale decreto, l'Altissimo chiese a tutti coloro che dimoravano in paradiso di darle omaggio e di confessarla regina e signora. Questo racchiuse un altro mistero, poiché ebbe anche lo scopo di offrirle il compenso del culto che ella aveva prestato ai santi quando le erano apparsi nel tempo in cui era viatrice, benché fosse la donna che aveva concepito lo stesso Dio, e perfetta ed eccelsa più di tutti loro. Allora era conveniente che, dal momento che erano comprensori, per suo più grande merito manifestasse umiltà innanzi ad essi, avendo sua Maestà fissato così; però, adesso che era entrata in possesso di quanto le spettava, era giusto che la onorassero e si dichiarassero inferiori e suoi vassalli, come difatti fecero in quel felicissimo stato, nel quale tutto torna al proprio ordine e alla debita proporzione. La venerarono nel modo in cui avevano adorato il Salvatore, con profonda trepidazione, e chi era lì nel corpo le si prostrò dinanzi. Queste dimostrazioni e l'incoronazione furono motivo di sublime gloria per lei, di nuovo giubilo per gli eletti e di compiacenza per la Trinità, e fu un giorno del tutto festivo, di eccezionale gaudio accidentale; lo percepirono in particolare Giuseppe, Gioacchino, Anna e gli altri congiunti di Maria, nonché i suoi mille custodi.

    780. Nel petto del suo corpo glorioso osservarono la forma di una piccola sfera di singolare bellezza e fulgore, che procurò e procura loro mirabile stupore e gioia. Essa è un premio e una testimonianza del fatto che come in un degno tabernacolo vi ha tenuto sotto le specie sacramentali il Verbo incarnato, e l'ha accolto con estrema purezza, senza difetti o mancanze, ma anzi con la massima pietà e con sommo amore, in un grado mai raggiunto da nessuno. Circa gli altri riconoscimenti corrispondenti alle sue ineguagliabili virtù e opere, non posso esprimermi in maniera adeguata e capace di illustrarli, per cui rimetto ciò alla visione beatifica, nella quale ciascuno ne avrà notizia per quanto si sarà guadagnato per mezzo dei suoi atti e della sua religiosità. Ho spiegato che il transito della Vergine avvenne il tredici agosto, mentre la sua risurrezione, assunzione e incoronazione ebbe luogo la domenica successiva, il quindici dello stesso mese, data in cui viene celebrata; le sue spoglie rimasero dunque nella tomba per trentasei ore, come quelle del Maestro. Gli anni sono stati già calcolati do- ve ho affermato che questi eventi si verificarono nell'anno cinquantacinquesimo del Signore, considerando il periodo che separa il natale dell'Unigenito dal quindici agosto.

    781. Lasciamola alla destra del Redentore e continuiamo a parlare degli apostoli e dei discepoli, che, perseverando nel pianto, restavano nella valle di Giosafat. Pietro e Giovanni, i più costanti e assidui, al terzo giorno si accorsero che la musica era cessata e, illuminati dallo Spirito, ne dedussero che l'innocentissima Madre dovesse essere risorta e salita all'empireo in corpo e anima, come suo Figlio. Ne dialogarono insieme rafforzandosi in tale giudizio e il capo della Chiesa decise che di un simile prodigio occorresse avere la prova maggiore, che fosse palese a quanti avevano assistito alla sua morte e sepoltura. Riunì quindi i fedeli ed espose le ragioni che aveva per pensare quello che tutti sapevano e per svelare quella meraviglia, che nei secoli avrebbe suscitato devozione e sarebbe stata causa di esaltazione per Gesù e per colei che lo aveva generato. Approvarono il suo parere e a un suo comando tolsero il masso che chiudeva il sepolcro. Avvicinatisi, lo trovarono vuoto, e scorsero la tunica della loro sovrana stesa come quando copriva le sacre membra, così che si capiva che ella era passata attraverso la veste e la lapide senza muoverle o scomporle. Il vicario di Cristo sollevò l'abito e il telo e sia lui sia gli altri, ormai tutti rassicurati, li riverirono; poi, tra la contentezza e il dolore, con dolci lacrime innalzarono lodi e cantarono salmi e inni.

    782. Intanto, erano attoniti per l'ammirazione e la tenerezza, e non riuscirono a distaccarsi da lì finché non discese un angelo a dire: «Uomini di Galilea, perché siete sorpresi e perché vi trattenete qui? La vostra e nostra Signora è in anima e corpo in cielo, ove regna per sempre con sua Maestà. Mi invia a confermarvi nella verità e a comunicarvi da parte sua che vi raccomanda ancora una volta la comunità ecclesiale, la conversione del mondo e la diffusione della lieta novella, pregandovi di riprendere subito il ministero che vi è stato affidato, giacché avrà cura di voi». Tale annuncio li confortò e in seguito sperimentarono la sua difesa nelle loro peregrinazioni e molto più al momento del martirio, poiché allora ella apparve a tutti e dopo li presentò al Salvatore. Si raccontano anche altre cose, ma a me non sono state manifestate e perciò non le riferisco, non avendo avuto in questa Storia altra libertà che quella di scrivere quanto mi è stato insegnato e ordinato.

    Insegnamento della Regina del cielo

    783. Carissima, se qualcosa potesse ridurre il godimento della suprema felicità che possiedo, e se con essa potessi ricevere qualche pena, indubbiamente me ne arrecherebbe il vedere i credenti e l'intera umanità nel pericoloso stato in cui sono, quantunque a tutti sia noto che sto quassù come loro avvocata e protettrice, per custodirli, soccorrerli e indirizzarli verso la beatitudine. Inoltre, dato che applico a loro con clemenza i tanti privilegi che mi sono stati concessi per i titoli dei quali hai trattato altrove, sarebbe motivo di profonda sofferenza per le mie viscere di misericordia constatare che non solo mi tengono oziosa senza giovarsi di me, ma non invocandomi si perdono in gran numero. Tuttavia, pur non provando afflizione, mi lamento a buon diritto di coloro che si procurano la dannazione e non mi permettono di avere questa gloria.

    784. Nella Chiesa non si è mai ignorato il valore della mia intercessione né il potere che ho di porgere rimedio a tutti, avendone io attestata la certezza con le migliaia di miracoli che ho realizzato a vantaggio di chi mi ha mostrato ossequio, e quando sono stata supplicata nella necessità sono stata generosa, e per me si è rivelato tale l'Eterno; eppure, benché le persone che ho aiutato siano parecchie, sono poche rispetto alle mie possibilità e ai miei aneliti. Il tempo corre veloce e frattanto i mortali tardano a volgersi al Signore ed a conoscerlo, i cristiani si lasciano avviluppare dai lacci del demonio, i peccatori si moltiplicano e le colpe aumentano. Ciò accade perché l'ardore si raffredda, e questo dopo che il Verbo si è incarnato e li ha educati con le parole e con l'esempio; li ha redenti con la sua passione; ha donato loro la legge evangelica, che è efficace se c'è il concorso della creatura; li ha rischiarati con una considerevole abbondanza di prodigi e illuminazioni da sé e per mezzo dei suoi eletti; ha spalancato le porte dei suoi tesori per sua benevolenza e per mio intervento, stabilendomi come loro rifugio e patrocinio. Adempio puntualmente e con larghezza i miei compiti, ma nemmeno questo basta. Dunque, come stupirsi se la giustizia superna è irritata, se i figli di Adamo hanno il castigo dei loro misfatti, che li sovrasta e già cominciano a sentire? In simili condizioni, la malizia giunge al culmine.

    785. È tutto vero, ma la mia pietà e la mia indulgenza sono al di sopra, e mantengono ben incline l'infinita bontà e sospeso il rigore; per di più, l'Onnipotente intende essere munifico ed è determinato a favorirli comunque, se sapranno guadagnarsi la mia mediazione e vincolarmi a interpormi presso di lui. Ecco la strada sicura perché la comunità ecclesiale migliori, i regni cattolici si riedifichino, la fede si dilati, le famiglie e gli stati abbiano saldezza, le anime tornino alla grazia e all'amicizia di sua Maestà. Affaticati e collabora con me, sostenuta dalla forza divina. Il tuo impegno non deve consistere soltanto nell'avere narrato la mia Vita, bensì anche nell'imitarla con l'osservanza dei miei consigli e ammonimenti, che hai avuto assai copiosamente sia in quanto hai annotato sia in molti altri benefici corrispondenti. Rifletti attentamente sul tuo stretto obbligo di essermi sottoposta come a tua unica Madre e legittima maestra e superiora, giacché ti offro queste ed altre elargizioni di singolare benignità e tu hai ripetutamente rinnovato e ratificato i voti della tua professione nelle mie mani, garantendomi speciale obbedienza. Ricordati della promessa che hai confermato più volte a Gesù e agli angeli, e tutti noi ti abbiamo palesato che ci attendiamo che tu ti comporti come una di loro, partecipando mentre sei nel mondo delle qualità e operazioni che li caratterizzano e intrattenendoti con essi. Nello stesso modo in cui comunicano tra sé, con quelli di grado più alto che informano gli inferiori, istruiscano pure te sulle perfezioni del tuo diletto e ti trasmettano la luce della quale hai bisogno per l'esercizio delle virtù, e in particolare la carità, che ne è la signora, affinché ti infiammi di amore verso il tuo dolce sovrano e verso il tuo prossimo. Aspira a questo con tutte le energie, perché Dio ti trovi degna per compiere in te la sua santissima volontà e per servirsi di te in tutto ciò che desidera. Egli ti benedica con la sua destra, faccia splendere il suo volto su di te e ti dia pace, e tu cerca di non esserne immeritevole.

  5. #15
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    Libro VIII, Cap. 23, §§ 786-791

    CAPITOLO 23

    Confessione di lode e rendimento di grazie che io, suor Maria di Gesù, la più misera tra i mortali, ho rivolto al Signore e alla sua santissima Madre per avere scritto questa divina Storia sotto il magistero della medesima Signora e regina del cielo.


    786. Io vi confesso, eterno dominatore dell'intero universo, Padre, Figlio e Spirito Santo, un unico e vero Dio, una stessa sostanza in tre Persone, perché, senza che vi sia alcuno che vi dia qualcosa per primo sì da riceverne il contraccambio, soltanto per vostra benignità rivelate i vostri arcani misteri ai piccoli e, dal momento che lo fate con immensa bontà e infinita prudenza e ve ne compiacete, ciò è conveniente. Nelle vostre opere magnificate il vostro nome, mostrate il vostro potere, manifestate la vostra grandezza, dilatate le vostre misericordie e vi assicurate l'onore che vi è dovuto in quanto siete perfetto, saggio, potente, benevolo, generoso e solo autore di ogni bene. Nessuno è santo come voi, nessuno è forte come voi, nessuno è come voi, che sollevate il mendico dalla polvere, rialzate dal niente e donate con abbondanza all'indigente. Vostre sono le estremità della terra e vostre sono le sfere celesti. Voi siete colui che sa tutto, che fa morire e fa vivere, che abbassa i superbi ed esalta gli umili, che rende povero e arricchisce, affinché nessun uomo possa vantarsi davanti a voi e né il più vigoroso presuma delle proprie energie né il più debole si scoraggi per la propria fragilità.

    787. Confesso voi, autentico re e salvatore del mondo, Gesù Cristo, lodandovi e riverendo chi conferisce la sapienza. E confesso voi, sovrana delle altezze, meritevole genitrice del Redentore, tempio vivo della sua divinità, principio del nostro rimedio, riparatrice della comune rovina del genere umano, nuovo gaudio degli eletti, gloria del creato, mirabile strumento di sua Maestà. Vi proclamo madre dolcissima di compassione, rifugio dei miserabili, patrocinio dei poveri e consolazione degli afflitti. Tutto quello che in voi, per voi e di voi credono gli angeli e i beati, tutto io credo; e quanto essi in voi e per voi celebrano ed acclamano la Trinità, tanto la celebro ed acclamo anch'io, e per tutto vi benedico. O Signora, fu esclusivamente per la vostra efficacissima intercessione e perché i vostri occhi di pietà si posarono su di me che il vostro Unigenito mi guardò con quelli della sua clemenza, e per voi non disdegnò di scegliere questo ignobile verme e l'ultima tra tutti per palesare i suoi venerabili segreti. Non riuscirono a spegnere la sua sconfinata carità le molte acque delle mie colpe e meschinità, e le mie infingarde ed esecrabili villanìe non inaridirono la corrente della luce che mi ha comunicato.

    788. O tenerissima Vergine, dichiaro alla presenza del cielo e della terra che ho lottato con me stessa e con i miei nemici e che il mio intimo si è turbato, diviso tra la mia indegnità e il desiderio che avevo della sapienza. Ho steso le mani verso l'alto deplorando la mia insipienza, ho rivolto ad essa il mio cuore e l'ho trovata. Con essa ho avuto la quiete e, quando l'ho amata e ricercata, l'ho scoperta un buon possesso e non sono rimasta confusa. Ha agito in me con la sua forza e soavità, e mi ha dischiuso quello che è più incerto e nascosto alla nostra scienza. Mi sono posta dinanzi a voi, o riflesso bellissimo di Dio e città mistica dove egli abita, affinché nella notte e nelle tenebre del cammino di quaggiù mi orientaste come stella e mi illuminaste come luna, ed io vi seguissi come capo, vi obbedissi come padrona, vi ascoltassi come maestra e in voi, come in uno specchio puro e senza macchia, mi mirassi e ravviassi con l'esempio delle vostre ineffabili azioni, nonché della vostra eccellenza.

    789. Chi poté piegare l'Onnipotente a chinarsi sino a una vile schiava se non voi, che siete la larghezza della bontà, l'ampiezza dell'indulgenza, l'impulso della misericordia, il portento della grazia e colei che riempì i vuoti dei peccati di tutti i discendenti di Adamo? Vostro è l'onore e vostro è il testo che ho redatto, non soltanto perché contiene la vostra ammirevole storia, ma pure perché voi gli avete dato l'inizio, il mezzo e la fine, e se voi medesima non ne foste stata l'autrice e la guida esso non sarebbe mai stato pensato. Sia dunque vostro il ringraziamento, poiché unicamente voi siete in grado di renderlo al Signore per un beneficio a tal punto raro e singolare. Io posso solo supplicarvene in nome della Chiesa e in nome mio; così intendo fare e, umiliata al vostro cospetto più della polvere, ammetto che non avrei guadagnato questo favore e numerosi altri che ho ricevuto. Non ho riferito che quanto mi avete esposto e ordinato, sono stata uno strumento muto della vostra lingua, mosso e governato da voi. Perfezionate l'opera delle vostre mani, con la lode e l'esaltazione dell'Eterno e inoltre con l'esecuzione di ciò che manca, procurando che io metta in pratica la vostra dottrina, ricalchi le vostre orme, osservi i vostri precetti, corra dietro al profumo dei vostri unguenti, che è la fragranza delle vostre virtù`, da voi diffusa con inesprimibile benignità nel racconto.

    790. O Imperatrice dell'universo, sono consapevole di essere sia la più misera sia la più debitrice tra i cristiani e, affinché nella comunità ecclesiale e davanti all'Altissimo e a voi non appaia l'orrore della mia ingratitudine, formulo questo proposito e questa promessa, che devono essere noti a tutti: rinuncio a ciò che c'è di visibile e materiale e mi consegno nuovamente alla volontà divina e alla vostra, per non usare il mio arbitrio se non in quello che sarà a maggior gloria del supremo sovrano. O benedetta fra le creature, per la clemenza del Redentore e vostra ho senza meriti il titolo di sua sposa e di vostra figlia e discepola, ed egli ripetutamente si è degnato di confermarmelo: vi prego di non permettere che io degeneri da esso. La vostra protezione e la vostra benevolenza mi hanno assistito nella narrazione; aiutatemi adesso ad attuare i vostri ammonimenti, nei quali consiste la beatitudine. Voi bramate e comandate che io vi imiti: stampate, allora, ed imprimete in me la vostra immagine. Voi avete sparso la santa semenza nel terreno del mio cuore: custoditela e risvegliatela, perché frutti cento volte tanto e non la portino via gli uccelli rapaci, il drago e i suoi demoni, che ho compreso furenti in tutte le cose che ho scritto su di voi. Conducetemi sino in fondo, reggetemi come regina, istruitemi come insegnante e correggetemi come madre. Accettate in segno di riconoscenza la vostra stessa esistenza e il sommo compiacimento che con essa deste alla Trinità, come termine delle sue meraviglie. Vi celebrino gli angeli e gli eletti, vi acclamino tutte le nazioni e le generazioni, tutti in voi e per voi magnifichino perennemente il loro Artefice e voi, e a loro si uniscano anche l'anima mia e tutte le mie facoltà.

    791. Questa divina Storia, come nel corso di essa ho continuamente ripetuto, lascio scritta per obbedienza ai miei superiori e confessori che dirigono la mia anima, assicurandomi per questo mezzo essere volontà di Dio che la scrivessi e obbedissi alla sua beatissima Madre, che da molti anni me lo ha comandato; e sebbene l'ho sottoposta tutta alla censura e giudizio dei miei confessori, senza che ci sia parola che non abbiano visto e conferito con me, con tutto ciò la sottopongo di nuovo al loro miglior giudizio, e soprattutto all'emenda e correzione della santa Chiesa cattolica romana, protestando di restare soggetta alla sua censura e insegnamento, come sua figlia, per credere e tenere solo quello che la medesima santa Chiesa, nostra madre, approverà e crederà, e per riprovare quello che riproverà, perché in questa obbedienza voglio vivere e morire. Amen.

  6. #16
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    Libro VIII, §§ 792-810

    EPILOGO

    LETTERA DELLA VENERABILE SCRITTRICE ALLE RELIGIOSE DEL SUO MONASTERO, PER DEDICARE LORO LA SUA OPERA.


    Alle religiose del Monastero dell'Immacolata Concezione della città di Agreda, della provincia di Burgos, dell'Ordine del nostro Padre san Francesco, suor Maria di Gesù, loro indegna serva e abbadessa, in nome della sovrana regina Maria santissima concepita senza macchia di peccato originale.

    792. Carissime figlie e sorelle mie, presenti e future in questo convento dell'Immacolata Concezione della nostra Regina, dal momento in cui la provvidenza del Signore mi pose nell'ufficio di abbadessa, che indegnamente esercito, mi sentii trafiggere da due dardi di dolore, che sino ad oggi mi angustiano. L'uno fu la paura di vedere messo nelle mie mani e sotto la mia responsabilità lo stato delle vostre anime, che contengono la parte più preziosa del sangue di Cristo, poiché siete state chiamate ed elette in virtù della sua crocifissione al più sublime grado di santità e purezza; un simile tesoro depositato in vasi fragili e affidato a un altro vaso ancora più debole, cioè alla più piccola, più tiepida e più negligente di tutte, mi provocò enorme stupore e infinita pena. L'altro, conseguente, fu questa preoccupazione: chi non sa custodire la propria vigna, come custodirà quella altrui? Chi trova il proprio conforto e il proprio rimedio nell'obbedire, come potrà perdere questo bene che conosce e iniziare a comandare ciò che non conosce? Spesso avete udito che il primo, più profumato e gustoso frutto della redenzione è la castità, e che con tali titoli onorifici la celebrava il nostro serafico Padre san Francesco. Quindi, se sua Maestà sparse per tutti e a vantaggio di tutti il sangue delle sue sacre vene, dobbiamo pensare che lo applicò in maniera particolare a noi religiose, e specialmente quello del suo cuore, poiché questo fu ferito dalla sua diletta come misteriosamente le disse, e sembra che colui che se lo lascia ferire offra il suo sangue con amore più grande. Per lo meno, reverendissime, apprendiamo tutte dalla dottrina cattolica, della quale ci nutre la Chiesa, che Gesù ci tratta da spose, con familiarità e tenerezza e concedendoci straordinari doni e favori, in quanto ha in noi le sue delizie e in noi trae il profitto della sua vita e dei suoi ammaestramenti nonché della sua passione e morte straziante. Di questa verità è piena la Scrittura e soprattutto il Cantico, come quotidianamente ascoltate.

    793. Non vi parranno strane la mia afflizione e la mia sollecitudine se, giacché non volete esaminare la mia debolezza, esaminerete ciascuna la propria. Riconosciamo che siamo tutte plasmate allo stesso modo, donne vulnerabili, imperfette e ignoranti, e nessuna lo è più di chi dovrebbe esserlo meno, affinché ne temiamo il pericolo; però, quanto quello della superiora sia più grave di quello delle suddite, lo pondererete collocando su un piatto della bilancia la vostra tranquillità e sull'altro la mia tribolazione. Sono già trent'anni che ingiustamente e facendomi violenza rivesto tale incarico. Che sollievo posso avere sapendo che se riposo o sono assopita metto a repentaglio la ricchezza che mi è stata consegnata, mentre l'Altissimo, per dimostrare che è il custode d'Israele, ci assicura che non prende sonno?

    794. È molto che Dio domandi a una creatura terrena di non dormire, ma chi tollererebbe che ci imponesse anche di non essere colte da torpore, se egli stesso non fosse la sentinella che ci protegge con vigilanza, la forza che ci dà vigore, la luce che ci guida, lo scudo che ci ripara e l'autore di tutte le nostre opere? Tante volte mi avete visto mesta, altre impaziente e sempre malcontenta in questo servizio, e vi confesso che con l'esperienza dei miei limiti sarei venuta meno se il Padre delle misericordie e della consolazione non mi avesse sostenuto. Al momento opportuno mi ha immancabilmente intimato di accettare il vostro governo e di essere docile ai miei superiori, promettendomi l'assistenza della sua grazia onnipotente, e per mia maggiore quiete e soddisfazione, senza che io avessi manifestato il suo ordine, li ha mossi ad obbligarmi con la loro autorità perché l'obbedienza mi garantisse il buon esito; così, ho sottomesso il mio giudizio al giogo impostomi, che siete tutte voi.

    795. A questa sicurezza il Signore si compiacque di accompagnarne un'altra per mano della divina Vergine, la quale mi insegnò che conveniva che mi piegassi a lui e ai suoi ministri attendendo alla sua casa e, affinché non restasse frustrata la mia brama di essere soggetta, affermò che si sarebbe degnata di esercitare su di me l'ufficio di superiora dirigendomi in tutto, in maniera che io avrei obbedito a lei e voi a me. In tale occasione, cioè quando divenni abbadessa, mi comandò di redigere la sua Storia, poiché era volere suo e del suo Unigenito come ho illustrato nella prima introduzione, dove ho dichiarato pure l'insistenza di questa ingiunzione con il mio tardare nel cominciare il lavoro. Fin dall'inizio mi resi conto della grandezza di un simile compito, e ciò non era quello che mi avviliva in misura minore, benché l'impedimento legittimo per esimermi dall'intraprenderlo fossero la mia tiepidezza e le mie colpe. Non ero allora tanto informata degli scopi del Salvatore, perché mi bastava adempiere la sua volontà, senza cercare di capire tutto. Poi, nel corso della narrazione, ho riportato quanto la Regina mi ha consigliato e palesato riguardo al mio bene e al vostro, come vi sarà chiaro allorché leggerete il testo che vi lascio, in cui incontrerete spesso gli ammonimenti che ella mi ha chiesto di comunicarvi.

    796. Adesso che ho concluso il racconto intendo, però, spiegarmi meglio avvertendovi del debito che avete nei suoi confronti, giacché ripetutamente ho conosciuto nel suo cuore materno il particolare amore che ha per il nostro povero convento e ho appreso che per questo, e perché si sente vincolata dai vostri nobili propositi e dalle vostre preghiere, si è inclinata a fare una così singolare elargizione a noi e a quelle che ci succederanno, donandoci la sua vita come modello e specchio nitidissimo e senza macchia. Se anche non avessi avuto altri indizi per comprendere il suo desiderio, sarebbe stata sufficiente l'esortazione a scrivere i presenti libri. La sua benignità moderò i miei timori, confortò la mia tristezza e sollevò la mia afflizione, poiché, sebbene sia debole e senza doti, mi fu noto che ero tenuta a faticare per spingervi, per quanto dipendeva da me, ad essere celestiali nella purezza, scrupolose nella perfezione e infiammate dell'ardore corrispondente al nome e allo stato che professiamo di sue figlie e di spose del nostro Redentore.

    797. Potevo aspirare a questo e ad altro per voi, ma non potevo meritarlo, né ero capace di nutrirvi e alimentarvi con la dottrina e con l'esempio necessari. Ella compensò la mia mancanza dandoci se stessa come dottrina e come esempio e aggiunse un ulteriore favore, del quale pur essendone al corrente non sapete tutto quello che serve per apprezzarlo adeguatamente, e che voi e coloro che vi seguiranno dovete guardarvi dal considerare una formalità e una devozione ordinaria: avete designato con speciale affetto come patrona e superiora della nostra comunità la beatissima Signora, concepita senza peccato originale. Ve lo proposi per i suddetti motivi e per altri che non occorre riferire, e tutte stendemmo il documento del suo patronato, che custodiamo affinché nessuna in futuro lo ignori e le abbadesse si reputino coadiutrici e vicarie di Maria, unica e perpetua superiora, e tutte a lei obbediamo e obbediscano, perché in ciò trova fondamento ogni nostra buona riuscita e fortuna.

    798. A questa condizione ella mi concesse una simile grazia, essendo io la prima e quella che ne aveva più bisogno, come la più misera e indegna tra tutti. Dal momento che l'altro fu una conferma del beneficio di cui sto trattando, voglio svelarvi che accettò la nostra elezione, poi accolta e ratificata da sua Maestà, e tale è la forza che essa ha nelle altezze. Ho quindi posto nelle sue mani il vaso del sangue prezioso di Gesù, che egli medesimo mi ha consegnato consegnandomi voi, perché abbia la massima sicurezza auspicabile. E siccome non per questo resto libera dall'attenzione e dalle responsabilità che mi competono, mi metto ai piedi vostri e di quelle che verranno dopo di voi, supplicandovi per Cristo e per la sua dolcissima Madre di dichiararvi legate da sì robuste è soavi catene di carità più di tutte le altre che sono nella Chiesa e nel nostro sacro Ordine. Licenziatevi da questa terra, obliatela completamente senza che rimanga in voi memoria di creatura alcuna né delle case dei vostri padri, sbarazzate le vostre facoltà e i vostri sensi da immagini e pensieri estranei, giacché per saldare il vostro debito avete molto da fare e non vi è possibile soddisfare la Vergine e il suo Unigenito con una virtù comune, bensì soltanto con una condotta e un'integrità angeliche. Se la gratitudine va proporzionata al dono, come pagherete lo stesso degli altri essendo maggiormente obbligate? Essi avrebbero potuto comportarsi con questo convento come generalmente si comportano con gli altri, ma la clemenza superna si è largamente estesa verso di noi; dunque, secondo quale norma e quale ragione non ci spetta di segnalarci nell'amore, nell'umiltà, nella povertà, nel distacco da tutto e nella santità?

    799. La nostra grande Regina e abbadessa adempie il suo ufficio con premura e diligenza. A testimonianza di ciò, mentre avevo ancora da terminare la terza parte e meditavo di dedicarle la sua Vita, mi rispose dando la sua approvazione perché tutto la concerneva; subito, però, mi comandò di dedicarla a voi per insegnarvi in essa e per essa il cammino della salvezza e l'eccellenza per la quale siamo chiamate e prescelte. Benché questo sia quanto ho inteso palesarvi, mi è parso bene riportare il discorso in cui mi ordinò che ve lo intimassi a nome suo, e poiché in tal modo parlerà lei tacerò io.

    800. «Carissima, dedica l'Opera alle tue monache, nostre suddite, e comunica loro che l'offro come specchio affinché si adornino interiormente e come tavole della legge divina, che vi è contenuta esplicitamente e con estrema evidenza. Desidero che si governino in base a questa e perciò esortale a stimarla e ad inciderla nei loro cuori senza scordarla mai. Con provvidenza dell'Eterno ho manifestato all'umanità il suo rimedio, e innanzitutto a loro, perché ricalchino le mie orme, che con tanta chiarezza pongo davanti ai loro occhi. Egli chiede che rispettino rigorosamente tre cose: la prima è che dimentichino il mondo, stando lontane e ritirate da ogni rapporto, relazione e intima amicizia con gente di qualsiasi stato, posizione o sesso, e non conversino con nessuno da sole né frequentemente, neppure con fini retti, se non con il confessore per confessarsi; la seconda è che conservino inviolabile pace e carità vicendevole, amandosi sinceramente nel Signore le une le altre, senza parzialità, divisioni o rancori, ma volendo ciascuna per tutte quello che vorrebbe per se stessa; la terza è che si conformino strettamente alla Regola e alle Costituzioni nel molto come nel poco, da fedelissime spose. Per eseguire tutto ciò, abbiano speciale devozione per me, con attaccamento assai profondo, e anche per l'arcangelo Michele e per il mio servo Francesco. Qualora qualcuna abbia l'audacia di alterare in qualche maniera il documento del mio patronato o di disprezzare il singolare favore di avere la mia Storia come è scritta, sappia che incorrerà nell'indignazione dell'Altissimo e mia, e sarà castigata in questa vita e nell'altra con la severità della giustizia celeste. A quelle che con zelo delle loro anime, dell'onore del Redentore e del mio si affaticheranno per mantenere e aumentare l'osservanza e il raccoglimento della comunità, nonché la concordia e l'unità che esigo da esse, do la mia parola come Madre di Dio che sarò loro madre, scudo e superiora, le consolerò e ne avrò cura nell'esistenza mortale, e in seguito le presenterò al mio Figlio beatissimo. Ed allargo la mia promessa pure ai conventi di religiose, sia del mio Ordine della Concezione sia di altri istituti, che accetteranno e metteranno in pratica la mia dottrina».

    801. Ecco quanto mi disse la nostra Maestra, e dopo questo tralascerei di esprimermi io, se non mi forzasse a farlo l'affetto che vi siete meritate avendomi sopportata per numerosi anni non soltanto come sorella, ma anche come abbadessa indegnissima. Non posso quindi negarvi tale riconoscenza né posso ripagarvi più adeguatamente che con il domandarvi ripetutamente di rammentare sempre quello che avete ascoltato, avvertendovi che sono affermazioni di sovrana potentissima e liberalissima nel tener fede ai suoi impegni, e dura nel punire chi la offenderà. Sono determinata a inculcare nelle vostre menti questo avviso e ammonimento, compensando con la mia insistenza la brevità del mio pellegrinaggio terreno, perché, sebbene sia all'oscuro di quando avrà termine, il più lungo spazio di tempo è cortissimo per espletare tanti obblighi, per cui bramo che in tutti i vostri colloqui rinnoviate la memoria dei doni di Gesù e di Maria.

    802. E non ricordatevi solo dei benefici segreti, bensì pure di quelli che sua Maestà ha concesso apertamente al nostro monastero fin dal giorno della sua fondazione, moltiplicandoli di ora in ora con la sua sovrabbondante clemenza. A tutti parve un miracolo che con la povertà dei miei genitori gli venisse dato principio e che allo scopo si accordassero le volontà della famiglia, non essendo poche sei persone per una simile unione in assenza di un intervento superno. Egli edificò la nostra casa con notevole rapidità, senza che avessimo risorse sufficienti per il minimo sostentamento, e la velocità, il modo e la disposizione della costruzione, confacente e non eccessiva, furono motivo di ammirazione generale come opera sua. A questo si aggiungono altre grazie, che, benché non sia necessario riferirle dal momento che ne siete informate, vincolano i cuori umili e grati a contraccambiare mostrandoci buone come si pensa che siamo e migliori di come siamo state sinora.

    803. Per concludere con maggiore efficacia la mia supplica ed esortazione, racconterò alcuni eventi che mi sono capitati quando avevo già redatto parte della narrazione, poiché l'obbedienza mi comanda di accennarne qui qualcosa, affinché comprendiate quanto dobbiate stimare gli insegnamenti che vi sono contenuti. Accadde dunque che nella solennità dell'Immacolata Concezione, mentre ero in coro durante il mattutino, intesi una voce che mi chiamava e chiedeva da me nuova attenzione alle cose spirituali; subito fui innalzata da quello stato a un altro più sublime, nel quale contemplai il trono della Trinità con straordinaria gloria e mi fu detto, in maniera tale che mi sembrava che si potesse sentire nell'intero universo: «Miseri, abbandonati, ignoranti, traviati, grandi, piccoli, infermi, deboli e tutti voi discendenti di Adamo, di ogni condizione e sesso, prelati, principi e inferiori, udite tutti dall'oriente all'occidente e dall'uno all'altro polo. Venite per vostra salvezza alla mia generosa e infinita provvidenza tramite l'intercessione di colei che rivestì della carne umana il Verbo; venite, è tardi e stanno per chiudersi le porte, perché i vostri peccati mettono catenacci alla misericordia; venite presto e affrettatevi, perché ella sola li trattiene e ha la facoltà di sollecitare ed ottenere il vostro rimedio».

    804. Vidi quindi che dal medesimo essere divino uscivano quattro globi di luce fulgente e come comete estremamente splendenti si dirigevano ciascuno verso uno dei quattro punti cardinali. Immediatamente mi fu fatto capire che in questi ultimi secoli Cristo desiderava accrescere e dilatare l'onore della sua beatissima Madre manifestando al mondo i suoi prodigi e i suoi misteri nascosti, riservati per suo decreto per il periodo in cui si sarebbe avuto più bisogno di lei, affinché in esso si ricorresse al suo aiuto, alla sua protezione e alla sua mediazione. Scorsi, però, che dagli abissi saliva un drago deforme e abominevole, con sette teste, seguito da tanti altri: tutti percorsero la terra per individuare e scegliere alcuni uomini dei quali avvalersi al fine di opporsi agli intenti dell'Onnipotente, ostacolando l'esaltazione della Vergine e i favori che attraverso le sue mani sarebbero stati elargiti ovunque. Costoro procuravano di spargere fumo e veleno per offuscare, distrarre e infettare i mortali, così che non cercassero e implorassero il soccorso nelle loro calamità rivolgendosi alla dolce e pietosa Signora né la magnificassero come conveniva per legarla a sé.

    805. Tale spettacolo mi provocò legittimo dolore e all'istante mi accorsi che nelle altezze si preparavano due eserciti ben schierati per combattere contro di essi, uno formato dalla stessa Maria e dai santi e l'altro da san Michele e dai suoi angeli. Conobbi che la battaglia sarebbe stata assai serrata da entrambi i lati, ma siccome l'equità, la ragione e il potere stanno dalla parte della nostra Maestra non c'era da temere nell'impresa. Eppure, là malizia di quanti sono stati raggirati dall'avversario è in grado di impedire molto i mirabili disegni di sua Maestà, che vuole che giungiamo al gaudio eterno, perché, essendo indispensabile che noi usiamo il nostro libero arbitrio, alla nostra perversità è possibile resistere alla sua bontà. Sebbene questa causa sia della Regina di tutti e dunque sia giusto che i fedeli la reputino come propria, a noi religiose di questa casa ciò tocca più da vicino, giacché siamo sue primogenite e militiamo sotto il suo nome e sotto il primo dei suoi privilegi, cioè la sua immacolata concezione, e inoltre ci ritroviamo da lei tanto largamente beneficate.

    806. In un'altra occasione mi successe di essere notevolmente agitata, come era normale in ordine alla mia riuscita nella stesura della presente Storia, poiché la sua eccellenza sorpassava ogni immaginazione e se fossi incorsa in qualche errore questo non sarebbe potuto essere di poco conto, e anche altri motivi mi affliggevano nella mia innata pusillanimità e scarsa virtù. Mentre ero immersa in siffatti pensieri, fui posta in uno stato superiore e osservai il seggio delle tre Persone e la nostra sovrana seduta alla destra di Gesù; ci fu come silenzio in cielo, dato che tutti erano concentrati su quello che avveniva. Il Padre trasse fuori come dal petto del suo essere immenso e immutabile un volume stupendo di incredibile valore, ma sigillato, e consegnandolo al Figlio proclamò: «Questo libro e quanto vi è scritto è mio, e di mio gradimento e beneplacito». Il Redentore lo ricevette con enorme apprezzamento, e come accostandolo al loro petto egli e lo Spirito ribadirono la medesima dichiarazione, affidandolo poi alla Principessa, che lo accolse con incomparabile compiacimento. Io consideravo la sua bellezza, nonché la stima che era mostrata verso di esso, e si destò in me un intenso anelito di apprenderne il contenuto, ma il timore e la riverenza mi trattennero e non ardii domandarlo.

    807. Subito la Madre mi chiamò e mi chiese: «Brami di sapere che libro sia questo? Sta' quindi attenta e guardalo». Lo aprì e me lo mise davanti affinché lo leggessi, e così mi avvidi che era l'Opera che avevo redatto, con la stessa suddivisione in capitoli. Allora, continuò: «Puoi senz'altro stare tranquilla». Lo fece per acquietare e moderare le mie paure, come difatti accadde, perché simili verità e doni del Signore sono di natura tale che non lasciano nell'intimo per quel momento turbamento né dubbio, ed anzi con una soavissima forza lo riempiono, illuminano, soddisfano e calmano; tuttavia non si dà per vinta l'ira del nemico, che, essendogli ciò permesso per nostro esercizio, torna a molestarci come mosca importuna. Questo è capitato pure a me, e non ho vergato una sola parola che egli non abbia contraddetto con instancabile pertinacia e con tentazioni che non occorre riferire: solitamente provava a persuadermi che mi ero inventata tutto, o a volte che era tutto falso e per trarre in inganno il mondo; ed è tanto il suo odio contro questo testo che per distruggerlo si umiliava ad affermare che al massimo poteva essere una meditazione e l'effetto di consueta orazione.

    808. Dalla sua persecuzione l'Altissimo mi difese con lo scudo e la direzione dell'obbedienza, e con i suoi consigli e insegnamenti, e per confermarmi nel favore di cui ho parlato ne aggiunse un altro analogo. Mentre stavo per completare il racconto, un giorno, durante la preghiera della comunità, fui elevata sempre allo stesso modo dinanzi al trono della Trinità, e dopo gli atti e le operazioni che lì compie l'anima vidi che dall'essere divino, come per mezzo del Padre, si innalzava un albero straordinariamente grande e incantevole, ai due lati del quale vi erano il Salvatore e la Vergine. Sulle sue foglie erano scritti i misteri dell'incarnazione, dell'esistenza mortale e della passione di Cristo nostro bene e tutti quelli concernenti la Signora, nonché le elargizioni a lei concesse. Il suo frutto era come il frutto della vita, e compresi che era la pianta significata dall'altra che il Creatore aveva collocato al centro del paradiso terrestre. I santi la fissavano con interesse e giubilo, e gli angeli dicevano con stupore: «Che albero è questo di così rara maestosità da procurare in noi l'invidia di coloro che godono del suo frutto? Fortunato e felice chi arriverà ad afferrarlo e ad assaggiarlo per ottenere tanta grazia e beatitudine eterna quanta esso racchiude in sé. È ragionevole che gli uomini, avendo la possibilità di nutrirsene, non si affrettino a coglierlo? Venite, venite tutti, poiché è già maturo per essere gustato: il fiore che alimentò gli antichi patriarchi e profeti è già diventato uno squisito e dolcissimo frutto, e i rami che erano irraggiungibili si sono già abbassati verso tutti». E poi rivolgendosi a me proseguirono: «Sposa dell'Onnipotente, prendine tu per prima con abbondanza, giacché hai vicinissimo quest'albero della vita. Sia questo il frutto della tua fatica per averlo scritto e il ringraziamento perché ti è stato manifestato, e invoca il sommo sovrano affinché tutti i figli di Adamo lo conoscano, approfittino dell'occasione nel tempo che è loro accordato e lo lodino per le sue meraviglie».

    809. Non è necessario comunicarvi altri eventi per muovervi ad affezionarvi ad esso e ai suoi frutti. Lo presento di fronte ai vostri occhi perché stendiate le mani e li assaporiate, e vi assicuro, sorelle carissime, che non vi succederà ciò che avvenne alla nostra progenitrice Eva: quell'albero e il suo frutto erano proibiti, mentre a questo vi invita il medesimo Dio che lo piantò; quello aveva in sé la morte, mentre questo ha in sé la vita. Cibiamoci di quanto ci offre la nostra patrona e superiora, e allontaniamoci da quanto ci vieta, poiché bisogna evitare di osservarlo per non toccarlo e di toccarlo per non mangiarlo. Affinché vi disponiate meglio con gli esercizi e con il ritiro che nell'Ordine sono abituali in certi periodi, vi indicherò una forma per farli, traendola da questa narrazione, come in essa ho dichiarato che mi fu comandato dalla Regina. Intanto, avvaletevi di quella della Passione del nostro Redentore e domandategli il suo soccorso per me come per voi stesse, e la sua benedizione discenda su noi tutte. Amen.

    810. Terminai di redigere per la seconda volta questa divina Storia e Vita di Maria santissima il sei maggio dell'anno milleseicentosessanta, nella solennità dell'Ascensione. Supplico le religiose del nostro convento di non consentire che l'originale sia portato via, e di dare una copia qualora si intenda procedere ad un esame e alla censura; e, nel caso in cui sia richiesto per confrontarlo con quella, sia consegnato soltanto libro per libro, recuperando sempre il precedente prima di cedere l'altro, per eludere molti inconvenienti e perché è volontà del Signore e della nostra Madre.

  7. #17
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    Matteo Ragonisi (1660-1734), Incoronazione della Vergine, Acireale

    Giovanni Lanfranco, Incoronazione della Vergine, 1615, Museo dell’Opera del Duomo, Orvieto

    Annibale Carracci, Incoronazione della Vergine, 1598-99, The Metropolitan Museum of Art, New York

    Guido Reni, Madonna della Sedia, 1620 circa, Museo del Prado, Madrid

    Guido Reni, Assunzione ed incoronazione della Vergine, 1607, National Gallery, Londra

    Peter Paul Rubens, Incoronazione della Vergine, 1613 circa, Courtauld Institute of Art Gallery, Londra

    Giulio Cesare Procaccini, Incoronazione della Vergine con i SS. Giuseppe e Francesco d'Assisi, 1604-07, Getty Museum, Los Angeles

    Guido Reni, Incoronazione della Vergine e SS. Giovanni Battista e Giovanni evangelista, Caterina d'Alessandria e Romualdo abate, 1595, Pinacoteca nazionale, Bologna

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    Marco Palmezzano, Madonna degli angeli con Santi, Chiesa dei Minori Osservanti, Brisighella (Ra)

    Peter Paul Rubens, Nostra Signora Regina dei Santi, 1634, Sint-Jacobskerk, Antwerp










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    Sandro Botticelli, Incoronazione della Vergine, Pala di S. Marco, 1490-92, Galleria degli Uffizi, Firenze. In basso, da sinistra a destra, sono i SS. Giovanni evangelista, Agostino, Girolamo ed Eligio

    Giovanni Lanfranco, Incoronazione della Vergine con i SS. Agostino e Guglielmo di Aquitania, Musée du Louvre, Parigi

    Pieter Paul Rubens, Incoronazione della Vergine, 1609-11, Hermitage, San Pietroburgo


    Catarino, Incoronazione della Vergine, 1375, Gallerie dell'Accademia, Venezia

    Carlo Crivelli, Incoronazione della Vergine, 1493, Pinacoteca di Brera, Milano

 

 
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