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  1. #11
    vetera sed semper nova
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  2. #12
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  3. #13
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  4. #14
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    Il sogno delle due colonne
    Tra i sogni di Don Bosco, uno dei più noti è quello conosciuto con il titolo di "Sogno delle due colonne".
    Lo raccontò la sera del 30 maggio 1862.


    "Figuratevi - disse - di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio sopra uno scoglio isolato, e di non vedere attorno a voi altro che mare. In tutta quella vasta superficie di acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, con le prore terminate a rostro di ferro acuto a mo' di strale. Queste navi sono armate di cannoni e cariche di fucili, di armi di ogni genere, di materie incendiarie e anche di libri. Esse si avanzano contro una nave molto più grande e alta di tutte, tentando di urtarla con il rostro, di incendiarla e di farle ogni guasto possibile.

    A quella maestosa nave, arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle che da lei ricevono ordini ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalla flotta avversaria. Ma il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.

    In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sopra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: "AUXILIUM CHRISTIANORUM; sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'OSTIA di grandezza proporzionata alla colonna, e sotto un altro cartello con le parole: "SALUS CREDENTIUM".

    Il comandante supremo della grande nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, convoca intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tenere consiglio [Concilio Vatic.I?] e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando sempre più la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.

    Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna intorno a sé i piloti per la seconda volta [Concilio Vatic.II?], mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.

    Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portare la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene.

    Le navi nemiche tentano di assalirla e farla sommergere: le une con gli scritti, con i libri, con materie incendiarie, che cercano di gettare a bordo; le altre con i cannoni, con i fucili, con i rostri. Il combattimento si fa sempre più accanito; ma inutili riescono i loro sforzi: la grande nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta nei suoi fianchi larga e profonda fessura, ma subito spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.

    Frattanto i cannoni degli assalitori scoppiano, i fucili e ogni altra arma si spezzano, molte navi si sconquassano e si sprofondano nel mare. Allora i nemici, furibondi, prendono a combattere ad armi corte: con le mani, con i pugni e con le bestemmie.

    A un tratto il Papa, colpito gravemente, cade. Subito è soccorso, ma cade una seconda volta e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio.

    Senonché, appena morto il Papa, un altro Papa sottentra al suo posto. I piloti radunati lo hanno eletto così rapidamente che la notizia della morte del Papa giunge con la notizia della elezione del suo successore. Gli avversari cominciano a perdersi di coraggio.

    Il nuovo Papa, superando ogni ostacolo, guida la nave in mezzo alle due colonne, quindi con una catenella che pende dalla prora la lega a un'ancora della colonna su cui sta l'Ostia, e con un'altra catenella che pende a poppa la lega dalla parte opposta a un'altra ancora che pende dalla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.

    Allora succede un gran rivolgimento: tutte le navi nemiche fuggono, si disperdono, si urtano, si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre, mentre le navi che hanno combattuto valorosamente con il Papa, vengono anch'esse a legarsi alle due colonne. Nel mare ora regna una grande calma ".

    A questo punto Don Bosco interroga Don Rua:

    - Che cosa pensi di questo sogno?

    Don Rua risponde:
    -Mi pare che la nave del Papa sia la Chiesa, le navi gli uomini, il mare il mondo. Quelli che difendono la grande nave sono i buoni, affezionati alla Chiesa; gli altri, i suoi nemici che la combattono con ogni sorta di armi. Le due colonne di salvezza mi sembra che siano la devozione a Maria SS. e al SS. Sacramento dell'Eucaristia.

    - Hai detto bene - commenta Don Bosco -; bisogna soltanto correggere una espressione. Le navi dei nemici sono le persecuzioni. Si preparano gravissimi travagli per la Chiesa. Quello che finora fu, è quasi nulla rispetto a quello che deve accadere. Due soli mezzi restano per salvarsi fra tanto scompiglio: Devozione a Maria SS., frequente Comunione (M.B. V11,169).

    Da "I Sogni di Don Bosco", a cura di Pietro Zerbino, LDC Leumann, 1987

  5. #15
    vetera sed semper nova
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    SANTA MARIA AUSILIATRICE DEI FEDELI -maggio 1905

    Al giorno d'oggi il bisogno di cercar rifugio dalla Santissima Maria Vergine non si limita alle singole persone, ma è universale: le benedizioni e le grazie ricevute per merito Suo sono innumerevoli. I più anziani della città di Betulia dissero così a Giuditta: "Prega per noi perché sei una donna santa e pia", in quanto speravano di sconfiggere il terribile Oloferne grazie alla sua intercessione. La santa Chiesa ed i fedeli recitando la litania, dopo aver invocato la misericordia della Santissima Trinità si rivolgono a Maria, pregando: "Santa Maria prega per noi" e dimostrando così che da Lei aspettano l'aiuto, la salvezza e la consolazione. Lei stessa con la sua maestà supera il cielo e la terra. Ella stessa è la serva di Dio e madre dello stesso Signore, genitrice e vergine. Ella è la madre di Colui che prima di tutti i secoli è stato generato dal Padre celeste e che gli angeli e gli uomini onorano come signore di tutto il creato. Ella è superiore a tutte le forze celesti in quanto esse con timore e trepidazione, nascondendo i propri volti, circondano il trono di Dio mentre ella offre il Suo figlio unigenito in sacrificio a Dio Padre.
    Maria allora è onnipotente, non servendosi del comando e della volontà, ma lo è intercedendo e pregando. Ciò che la Santissima Maria Vergine poteva in terra, lo può anche in cielo. La Sua protezione una volta era potente ed oggi lei stessa lo è. A tale Madre il figlio non può negare nulla, e quel figlio è onnipotente, è Dio. In Sua presenza al sacerdote Zaccaria ritorna la parola: il vecchio Simeone profetizza: a Cana Galilea grazie alla Sua richiesta l'acqua si tramuta in vino: con il Suo aiuto i santi Dottori abbattevano gli errori degli eretici: con Lei gli eserciti cristiani annientavano i nemici della Santa Chiesa.
    Per Lei possiamo applicare le parole di San Giovanni: "signum magnum apparuit in coelo" e giustamente La paragoniamo a quel possente vessillo celeste. Maria è un enorme vessillo che Dio ha steso sul cielo per far vedere la propria potenza e misericordia. E'il vessillo della bellezza in quanto Dio L'ha vestita con tali gemme della natura e della grazia che Ella è il più beli'ornamanto del paradiso: è il vessillo della fede poiché quando le eresie attaccano violentemente due più santi misteri della nostra fede, cioè la Santissima Trinità e l'Incarnazione della Parola, possiamo annientare facilmente questi eretici guardando la Vergine con il santo vessillo della fede... La Vergine Santissima infine è il vessillo al quale tutti facciamo ricorso quando ci affliggono le avversità, quando ci stancano i lavori oppure quando siamo indotti in tentazione o ci opprimono le persecuzioni, oppure su di noi si è posata l'ira del Signore. Allora ognuno si rivolge a Lei invocandola con vari nomi: Salute degli Infermi, Rifugio dei peccatori, Consolatrice degli afflitti, prega per noi.
    Quando sulla Polonia incombeva la rovina per mano degli svedesi e dei nemici limitrofi, allora dal cuore del re e del popolo si sprigionò questa breve supplica: Regina della Corona Polacca prega per noi.
    A Lepanto i cristiani distruggono la flotta turca invocando la Madonna con un bel nome: Maria Ausiliatrice dei Cristiani, prega per noi. Con la stessa parola d'ordine a Vienna il grande Sobieski vince i turchi... Efettivamente in quel bel nome Auxilium Christianorum /Ausilio dei Cristiani/ è nascosto il significato che cerchiamo negli altri nomi non meno toccanti e commoventi. Quando durante i solenni riti religiosi, dal profondo del cuore gridiamo alla Santissima Vergine Maria: Salvezza degli Infermi, Rifugio dei Peccatori, Consolatrice degli Afflitti, prega per noi, sentiamo la grandezza e la bontà della Madonna in generale solo per una parte dei cristiani. o verso gli sfortunati che soffrono sul letto di dolore, o verso i peccatori e i sottomessi a satana oppure verso le anime tormentate dalla disperazione e dalla tristezza. Anche se estendiamo quel significato su tutto il popolo cristiano, perché tutti siamo peccatori e nessun uomo è felice in quella valle di lacrime, tuttavia queste invocazioni si riferiscono a tutto il popolo cristiano con imprecisione e neanche indicano le grazie delle quali abbiamo bisogno personalmente e collettivamente in quanto cristiani; Invece quando pronunciamo queste graziose parole: Auxilium Christianorum ora pro nobis /Ausilio dei Cristiani prega per noi/, vediamo ai Suoi piedi tutto il mondo cattolico con il suo capo Pontefice, con i suoi pastori, vediamo tutte le nazioni cristiane, ricordiamo tutti i bisogni attuali e le innumerevoli grazie ricevute nel corso dei venti secoli.
    Proprio con questo nome, Auxilium Christianorum, a Torino è stato eretto un magnifico tempio. L'opera dell'immortale don Bosco, che più di tutti ha ricevuto il Suo aiuto. Nei bisogni e nei momenti difficili si rivolgeva a Lei ed è stato sempre ascoltato, come testimonia la sua biografia. Si può dire che Maria personalmente si sia costruita questo tempio dove arrivano i pellegrini in grande numero invocando le grazie e le benedizioni: dove gli innumerevoli ricordi delle miracolose guarigioni manifestano chiaramente a tutti l'enorme potenza della Madonna: Fecit mini magna qui potens est.
    Già nel 1868, quando questo tempio di S. Maria Ausiliatrice è stato consacrato. Pio IX ha scritto questo al nostro don Bosco: "Siamo del parere che la volontà di Dio sia che la nostra Patrona celeste venga venerata con il dolce nome dell'Ausilio dei Cristiani, nei tempi in cui gli infedeli rinnovano una terribile lotta contro la nostra santa Chiesa." /Breve del 23.9.1868/
    Leone XIII nel breve con il quale aveva ordinato l'encomiabile incoronazione della Sua immagine miracolosa, scrive: "La venerazione di questa santa immagine della Madre di Dio, oggi con il particolare volere Divino è diffusa miracolosamente fra tutti i popoli del mondocristiano". /Breve del 13.2.1903/
    Maria mostra il suo enorme potere a Lourdes, in Francia, dove per le più importanti celebrazioni della Santissima Maria Vergine si recano da 15.000 a 300.000 infelici, e quasi tutti là trovano consolazione, e molti di loro anche la guarigione dalle malattie incurabili. Il Santo Padre Pio X in questi giorni è stato presente nei giardini vaticani alla solenne apertura della cappella, che è una copia fedele della grotta miracolosa di Lourdes. Con questo voleva farci vedere la fiducia che ripone nella Santissima Vergine Maria e spingere tutti i fedeli al Suo culto. Nella nostra Polonia ci sono molte immagini miracolose sopra le quali emerge l'immagine di Jasna Gora a Czestochowa accanto alla quale Maria Santissima ha compiuto innumerevoli miracoli. Ad Auschwitz si eleva il tempio consacrato a S. Maria Ausiliatrice dei Fedeli. Chi non conosce le grazie dispensate da Maria Ausiliatrice pubblicate sul Bollettino Salesiano? Ella stessa ha scelto questo posto e con la sua apparizione ha fatto vedere che desidera che esso sia consacrato alla Sua gloria. Non mancano le persone che sono state testimoni di quel fatto. Basta citare il conte Romer, il quale vedendo a Cracovia la statua di Santissima Maria Ausiliatrice aveva detto allo scultore: "è la stessa che avevo visto ad Auschwitz sulle rovine Dominicane". "La facciamo proprio per Auschwitz su ordinazione dei padri salesiani" è stata la risposta dell'artista. Grande è stato lo stupore del conte quando ha appreso, che la statua era stata eseguita su modello di quella di Maria Santissima, che viene venerata a Torino nell'Oratorio di don Bosco. Anche da Auschwitz Santissima Maria Ausiliatrice benedice generosamente i suoi fedeli, concedendo le grazie: anche qui La venerano molti pellegrini e gli afflitti cercano consolazione. Il tempio non è ancora finito, ma Maria opera grazie ai sacrifici dei suoi fedeli ed Ella stessa condurrà questa fonte di grazie sino al compimento. Con il Suo ausilio, all'ombra di questo tempio, cresce nelle virtù e nello studio la gioventù polacca. Le grazie ricevute, l'esistenza del noviziato salesiano a Daszawa e il fatto che nella festività di San Giuseppe i tre novizi di quel luogo, pronunciando i voti monastici si siano consacrati al servizio della S. Maria Ausiliatrice, ripagando la Madonna per molte grazie ricevute, tanto materiali quanto spirituali, fanno vedere in quale modo Maria Ausiliatrice benedica quest'istituto.
    Maria ci aspetta, vuole benedirci, desidera aiutarci, perciò rivolgiamoci a Lei con fede, invochiamola con fiducia nelle nostre afflizioni e nei nostri dolori: Santa Maria Ausiliatrice, prega per noi e, Lei sarà il nostro sollievo, l'aiuto, la consolazione.

    W: WS R. 9 /1905/ nr 5 p.117 nn

  6. #16
    vetera sed semper nova
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    SUPREMI APOSTOLATUS
    LETTERA ENCICLICA

    DI SUA SANTITÀ
    LEONE PP. XIII

    A tutti i Venerabili Fratelli Patriarchi, Primati, Arcivescovi e
    Vescovi del mondo cattolico che hanno grazia e
    comunione con la Sede Apostolica.
    Venerabili Fratelli, salute e Apostolica Benedizione.
    Dall’ufficio del Supremo Apostolato che esercitiamo, e dalla condizione durissima di questi tempi siamo ogni giorno più stimolati e quasi sospinti a provvedere con tanta maggiore sollecitudine alla tutela e all’incolumità della Chiesa quanto più essa è travagliata da gravi calamità. Perciò, mentre Ci sforziamo, per quanto Ci è possibile, di difendere in tutti i modi i diritti della Chiesa, e di prevenire e respingere i pericoli che sovrastano o ci circondano, non desistiamo dall’implorare i celesti soccorsi, dai quali unicamente Ci possiamo attendere che le Nostre cure e le Nostre fatiche raggiungano il desiderato scopo.
    Per ottenere questo, nulla stimiamo più valido ed efficace che di renderci degni, con devozione e pietà, del favore della Gran Madre di Dio Maria Vergine, la quale, come mediatrice della nostra pace presso Dio e dispensatrice delle grazie celesti, è collocata in cielo nel più eccelso trono di potere e di gloria, perché conceda il suo patrocinio agli uomini, che fra tante pene e pericoli si sforzano di giungere alla patria sempiterna.
    Per la qual cosa, essendo ormai prossima la solennità annuale in cui si celebrano i moltissimi e sommi benefici concessi al popolo cristiano attraverso le preghiere del Santissimo Rosario di Maria, vogliamo che, quest’anno, tutto il mondo cattolico, con particolare devozione, rivolga la stessa pia preghiera alla Grande Vergine, affinché, per la sua intercessione, possiamo avere la gioia di vedere il suo Figlio placato e mosso a compassione dalle nostre miserie.
    Per tale motivo abbiamo creduto bene, Venerabili Fratelli, indirizzarVi questa Lettera, perché, conosciute le Nostre intenzioni, Voi possiate, con la Vostra autorità e con il Vostro zelo, spronare la pietà dei fedeli a corrispondere pienamente ad esse.
    Fu in ogni tempo lodevolissimo ed inviolabile costume del popolo cattolico ricorrere nei trepidi e dubbiosi eventi a Maria e rifugiarsi nella sua materna bontà. Ciò dimostra la fermissima speranza, anzi la piena fiducia, che la Chiesa cattolica ha sempre a buon diritto riposto nella Madre di Dio. Infatti la Vergine Immacolata, prescelta ad essere Madre di Dio, e per ciò stesso fatta corredentrice del genere umano, gode presso il Figlio di una potenza e di una grazia così grande che nessuna creatura né umana né angelica ha mai potuto né mai potrà raggiungerne una maggiore. E poiché la gioia per Lei più gradita è quella di aiutare e consolare ogni singolo fedele che invochi il suo soccorso, non vi può essere dubbio che Ella voglia molto più volentieri accogliere, anzi esulti nel soddisfare i voti di tutta la Chiesa.
    Ma questa così ardente e fiduciosa devozione verso l’augusta Regina del cielo più chiaramente apparve quando la violenza degli errori largamente diffusi, o la corruzione strabocchevole dei costumi, o l’impeto di potenti nemici, parve mettere in pericolo la Chiesa militante di Dio.
    Le memorie antiche e moderne, e i sacri fasti della Chiesa ricordano le pubbliche e private preghiere e i voti innalzati alla Gran Madre di Dio, nonché i soccorsi, la pace e la tranquillità concessi da Dio per sua intercessione. Da qui ebbero origine quei titoli insigni con i quali i popoli cattolici la salutarono Ausiliatrice dei cristiani, Soccorritrice, Consolatrice, Arbitra delle guerre, Trionfatrice, Apportatrice di pace. Fra tali titoli si vuole in primo luogo ricordare quello così solenne del Rosario, con cui furono consacrati all’immortalità i sommi suoi benefici verso l’intera cristianità.
    Nessuno di Voi ignora, Venerabili Fratelli, quanto travaglio e lutto apportassero alla santa Chiesa di Dio, sullo scorcio del secolo XII, gli eretici Albigesi, i quali, generati dalla setta degli ultimi Manichei, riempirono di perniciosi errori le contrade meridionali della Francia ed altre regioni del mondo latino. Spargendo in tutti i luoghi il terrore delle armi, contavano di poter dominare incontrastati con stragi e rovine. Contro siffatti nemici crudelissimi, il misericordioso Iddio, come è noto, suscitò un santissimo uomo, l’inclito padre e fondatore dell’Ordine Domenicano. Egli, grande per la purezza della dottrina, per la santità della vita, per le fatiche dell’Apostolato, prese a combattere intrepidamente per la Chiesa cattolica, confidando non nella forza né nelle armi, ma più di tutto in quella preghiera che egli per primo introdusse col nome del santo Rosario e che, o direttamente o per mezzo dei suoi discepoli, diffuse ovunque. Per ispirazione e per impulso divino, egli ben sapeva che con l’aiuto di questa preghiera, potente strumento di guerra, i fedeli avrebbero potuto vincere e sconfiggere i nemici, e costringerli a cessare la loro empia e stolta audacia. Ed è noto che gli avvenimenti diedero ragione alla previsione. Infatti, da quando tale forma di preghiera insegnata da San Domenico fu abbracciata e debitamente praticata dal popolo cristiano, cominciarono a rinvigorire la pietà, la fede e la concordia, e furono dappertutto infrante le manovre e le insidie degli eretici. Inoltre moltissimi erranti furono ricondotti sulla via della salvezza, e la follia degli empi fu schiacciata da quelle armi che i cattolici avevano impugnate per rintuzzare la violenza.
    L’efficacia e la potenza della stessa preghiera furono poi mirabilmente sperimentate anche nel secolo XVI, allorché le imponenti forze dei Turchi minacciavano di imporre a quasi tutta l’Europa il giogo della superstizione e della barbarie. In quella circostanza il Pontefice San Pio V, dopo aver esortato i Principi cristiani alla difesa di una causa che era la causa di tutti, rivolse innanzi tutto ogni suo zelo ad ottenere che la potentissima Madre di Dio, invocata con le preghiere del Rosario, venisse in aiuto del popolo cristiano. E la risposta fu il meraviglioso spettacolo, allora offerto al cielo e alla terra, spettacolo che incatenò le menti e i cuori di tutti. Da una parte, infatti, i fedeli pronti a dare la vita e a versare il sangue per la salvezza della religione e della patria, aspettavano intrepidi il nemico non lontano dal golfo di Corinto; dall’altra, uomini inermi in pia e supplichevole schiera invocavano Maria, e con la formula del Rosario ripetutamente salutavano Maria, affinché assistesse i combattenti fino alla vittoria. E la Madonna, mossa da quelle preghiere, li assistette. Infatti, avendo la flotta dei cristiani attaccato battaglia presso le isole Curzolari, senza gravi perdite sbaragliò ed uccise i nemici [a Lepanto] e riportò una splendida vittoria. Per questo motivo il santissimo Pontefice, ad eternare il ricordo della grazia ottenuta, decretò che il giorno anniversario di quella grande battaglia fosse considerato festivo in onore di Maria Vincitrice, e tale festa Gregorio XIII consacrò poi col titolo del Rosario.
    Parimenti sono note le vittorie riportate sulle forze dei Turchi, durante il secolo scorso, una volta presso Timisoara in Romania, e l’altra presso l’isola di Corfù, in due giorni dedicati alla grande Vergine e dopo molte preghiere a Lei offerte secondo il pio rito del Rosario. Questa fu la ragione che mosse il Nostro Predecessore Clemente XI a stabilire che, in attestato di riconoscenza, tutta la Chiesa celebrasse ogni anno la solennità del Rosario.
    Pertanto, poiché risulta che questa preghiera è tanto cara alla Vergine, e tanto efficace per la difesa della Chiesa e del popolo cristiano, nonché per impetrare da Dio pubblici e privati benefici, non stupisce che anche altri Pontefici Nostri Predecessori si siano adoperati con parole di altissimo encomio per diffonderla. Così Urbano IV affermò che "per mezzo del Rosario pervengono nuove grazie al popolo cristiano". Sisto IV proclamò che questa forma di preghiera "torna opportuna, non solo a promuovere l’onore di Dio e della Vergine, ma anche ad allontanare i pericoli del mondo"; Leone X la disse "istituita contro gli eresiarchi e contro il serpeggiare delle eresie"; e Giulio III la chiamò "ornamento della Chiesa di Roma". Parimenti Pio V, parlando di questa preghiera, disse che "al suo diffondersi, i fedeli, infiammati da quelle meditazioni e infervorati da quelle preghiere, cominciarono d’un tratto a trasformarsi in altri uomini; le tenebre delle eresie cominciarono a dileguarsi, ed a manifestarsi più chiara la luce della fede cattolica". Infine, Gregorio XIII dichiarò che il "Rosario fu istituito da San Domenico per placare l’ira di Dio e per ottenere l’intercessione della Beata Vergine".
    Mossi da queste considerazioni e dagli esempi dei Nostri Predecessori, riteniamo assai opportuno, nelle presenti circostanze, ordinare solenni preghiere affinché la Vergine augusta, invocata col santo Rosario, ci impetri da Gesù Cristo, Suo Figlio, aiuti pari ai bisogni.
    Voi vedete, Venerabili Fratelli, le incessanti e gravi lotte che travagliano la Chiesa. La pietà cristiana, la pubblica moralità e la stessa fede – il più grande dei beni, e fondamento di tutte le altre virtù – sono esposte a pericoli sempre più gravi. Così pure Voi non solo conoscete la Nostra difficile situazione e le Vostre molteplici angustie, ma per la carità che a Noi sì strettamente Vi unisce, Voi le soffrite insieme con Noi. Ma il fatto più doloroso e più triste di tutti è che tante anime, redente dal sangue di Gesù Cristo, come afferrate dal turbine di questa età aberrante, vanno precipitando in un comportamento sempre peggiore, e piombano nell’eterna rovina.
    Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società. Egli, illuminato dall’alto, vide chiaramente che contro i mali del suo tempo non esisteva rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che è "via, verità e vita", mediante la frequente meditazione della Redenzione, ed interporre presso Dio l’intercessione di quella Vergine a cui fu concesso di "annientare tutte le eresie". Per questo motivo egli compose la formula del sacro Rosario in modo che fossero successivamente ricordati i misteri della nostra salvezza, e a questo dovere della meditazione s’intrecciasse un mistico serto di salutazioni angeliche, intercalate dalla preghiera a Dio, Padre del Nostro Signore Gesù Cristo. Noi dunque, che andiamo ricercando un uguale rimedio a simili mali, non dubitiamo che la stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con così notevole vantaggio per il mondo cattolico, tornerà efficacissima nell’alleviare anche le calamità dei nostri tempi.
    Per la qual cosa non solo esortiamo caldamente tutti i fedeli affinché, o in pubblico o in privato, ciascuno nella propria casa e famiglia, si studino di praticare la devozione del Rosario, senza mai tralasciarne l’uso, ma vogliamo altresì che l’intero mese d’ottobre del corrente anno sia dedicato e consacrato alla celeste Regina del Rosario.
    Decretiamo pertanto e comandiamo che in questo stesso anno la solennità della Madonna del Rosario sia celebrata con speciale devozione e splendore di culto in tutto il mondo cattolico, e che dal primo giorno del prossimo ottobre sino al due del successivo novembre in tutte le Chiese parrocchiali del mondo e, se gli Ordinari dei luoghi lo riterranno utile ed opportuno, anche in altre Chiese ed Oratori dedicati alla Madre di Dio, si recitino devotamente almeno cinque decine del Rosario, con l’aggiunta delle Litanie Lauretane. Desideriamo poi che quando il popolo si raccoglie per tali preghiere, o si offra il santo Sacrificio della Messa, oppure si esponga solennemente il Santissimo Sacramento, e alla fine s’impartisca ai presenti la Benedizione con l’Ostia sacrosanta.
    Vivamente approviamo che le Confraternite del Rosario, seguendo un’antica tradizione, facciano solenni processioni per le vie delle città, a pubblica dimostrazione della loro fede. Ma dove, per l’avversità dei tempi, ciò non sia possibile, Noi non dubitiamo che quanto sarà tolto da questa parte al culto pubblico sarà compensato con una più numerosa frequenza ai sacri templi, e che il fervore della pietà si manifesterà con una più diligente pratica delle cristiane virtù.
    A favore poi di coloro che faranno quanto sopra abbiamo ordinato, apriamo volentieri i celesti tesori della Chiesa, nei quali essi possano trovare al tempo stesso stimoli e premi alla loro pietà. Pertanto a coloro che, entro il tempo stabilito, parteciperanno alla pubblica recita del Rosario con le Litanie, e pregheranno secondo la Nostra intenzione, concediamo per ogni volta l’Indulgenza di sette anni e di sette quarantene. Vogliamo parimenti che di tale beneficio possano godere coloro che, impediti per legittima causa dal compiere il pio esercizio in pubblico, lo praticheranno in privato, e pregheranno anch’essi Iddio secondo la Nostra intenzione.
    A coloro poi che, entro il suddetto tempo, per almeno dieci volte, compiranno la medesima pratica o in pubblico nelle Chiese, o, per giusti motivi, nelle loro case, concediamo l’Indulgenza plenaria, purché alla pia pratica congiungano la Confessione e la Comunione.
    Questa Indulgenza plenaria delle loro colpe concediamo anche a quanti, nella stessa solennità della Beata Vergine del Rosario o in uno degli otto giorni successivi, si saranno parimenti accostati al tribunale della Penitenza ed alla mensa del Signore, ed in qualche Chiesa avranno pregato Dio e la Madonna seco la Nostra intenzione, per le necessità della santa Chiesa.
    Orsù dunque, Venerabili Fratelli, per quanto avete a cuore l’onore di Maria e il benessere della società, studiatevi di alimentare la devozione e di accrescere la fiducia dei popoli verso la Grande Vergine. Noi pensiamo che sia da attribuire a divino favore il fatto che, anche in momenti tanto burrascosi per la Chiesa come questi, si siano mantenute salde e fiorenti nella maggior parte del popolo cristiano l’antica venerazione e la pietà verso la Vergine augusta. Ma ora Noi speriamo che, incitati da queste Nostre esortazioni ed infiammati dalle Vostre parole, i fedeli si metteranno con sempre più ardente entusiasmo sotto la protezione e l’assistenza di Maria, e continueranno ad amare con crescente fervore la pratica del Rosario, che i nostri padri solevano considerare non solo come un potente aiuto nelle calamità, ma anche come un nobile distintivo della cristiana pietà. La celeste Patrona del genere umano accoglierà benigna le umili e concordi preghiere, e agevolmente otterrà che i buoni si rinvigoriscano nella pratica della virtù; che gli erranti ritornino in sé e si ravvedano; e che Dio, vindice delle colpe, piegato a misericordiosa clemenza, allontani i pericoli e restituisca al popolo cristiano e alla società la tanto desiderata tranquillità.
    Confortati da questa speranza, con i più accesi voti del Nostro cuore preghiamo vivamente Iddio, per l’intercessione di Colei in cui ha riposto la pienezza di ogni bene, affinché elargisca a Voi, Venerabili Fratelli, le più abbondanti grazie celesti, delle quali è auspicio e pegno l’Apostolica Benedizione che impartiamo di cuore a Voi, al Vostro Clero ed ai popoli affidati alle Vostre cure.
    Dato a Roma, presso San Pietro, l’1 settembre 1883, anno sesto del Nostro Pontificato.
    LEONE PP. XIII

  7. #17
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    « La Chiesa secondo la sua tradizione venera i Santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini». (Vaticano II)[/center]
    Alla scuola di Don Bosco.

    «Tu sai come fare a togliere ogni paura... Il solito antidoto: medaglia di Maria Ausiliatrice con la giaculatoria: "Maria aiuto dei cristiani, prega per noi": frequente Comunione; ecco tutto! » ( Don Bosco a Don Cagliero).

    CONTRO IL PECCATO
    4 settembre 1868 - La «Buona notte» di Don Bosco.
    «Pochi giorni fa una donna era all'ospedale in fin di vita... Le proposero di chiamare Don Bosco... Rispose:

    - Venga chi vuole, ma non mi confesso... – Ma D. Bosco ti fa guarire… - Mi faccia guarire e dopo mi confesserò. Le portai una medaglia: se la mise al collo. Le diedi una benedizione: si segnò. Le chiesi da quando non si confessava… In breve, si confessò… La lasciai contenta… Mettiamo dunque tutta la nostra confidenza in Maria e chi non ha ancora la Sua medaglia addosso se la procuri: e di notte nelle tentazioni baciamola e ne proveremo grande vantaggio per l’anima nostra ».
    Contro il peccato della incredulità, scudo di fuoco: la Medaglia di Maria Ausiliatrice.

    CONTRO IL TERREMOTO
    22 febbraio 1887
    – La sera dell’ultimo giorno di carnevale, D. Bosco raduna gli alunni di quarta ginnasiale e fa loro una grande distribuzione di medaglie che ebbe del misterioso per il modo con cui raccomandò che le tenessero care, dicendo che sarebbero stati preservati da qualsiasi disastro. E il disastro accadde subito la mattina seguente: un terremoto spaventoso che colpì fieramente la Liguria e si percosse sul Piemonte. A Valdocco momenti di panico, un gran fuggi fuggi dalle camerate; in cortile tutti avevano gli occhi fissi e le braccia tese alla statua di Maria Ausiliatrice ritta sulla cupola. Nessun danno.

    Contro il terremoto della violenza scatenata dall’odio, scudo di protezione: la Medaglia di M.A. (Maria aiutaci a camminare sulla via del cielo, S.G. Bosco)

    CONTRO IL VULCANO
    Giugno 1886
    - Una spaventosa eruzione dell'Etna. Il paese più minacciato fu Nicolosi. La lava procedeva da 50 a 70 metri l'ora. Pínete, castagneti, terreni coltivati arsi e distrutti. Le Figlie di Maria Ausiliatrice scrissero a D.Bosco che rispose: « Spargete medaglie di Maria Ausiliatrice sul posto: intanto io prego ». Il parroco di Nicolosi avute le medaglie dalle suore eseguì... A quel punto il torrido elemento cessò di avanzare... L'anticlericalissima «Gazzetta di Catania » scriveva: « Ad Altarelli la lava bíforcossi lasciandoli incolumi. Miracolo! ». Oggi quella massa accumulata su se stessa e pietrificata è là a ricordare la memoria del prodigio.

    Scudo sicuro contro i vulcani dell'orgoglio umano: la Medaglia di Maria Ausiliatrice.

    CONTRO IL COLERA
    Giugno 1884
    - Rispondendo agli auguri per il suo onomastico disse: «… il colera fa strage in paesi non lontani da noi; abbiamo a temere che invada anche le nostre province. Vi suggerisco un antidoto contro questo male. Esso consiste in una medaglia che da una parte porta scolpito il S.Cuore di Gesù e dall'altra l'effigie di Maria Ausiliatrice. Questa medaglia portatela al collo, in tasca, nel taccuino: basta che l'abbiate addosso. Ripetete ogni giorno la giaculatoria: “Maria, aiuto dei cristiani, prega per noi”. State tranquilli e certi che la Madonna farà vedere visibilmente il suo potente patrocinio. Avrei piacere che osservaste attentamente se anche uno solo che abbia addosso questa medaglia cadesse colpito dai morbo. Voi andate con coraggio ad assistere agli ammalati nelle case, negli ospedali, nei lazzaretti: non temete... Frequentate i Sacramenti: il colera non vi toccherà... ». E così fu. La Medaglia operò prodigi. Nessuno che la portò al collo morì di colera.

    Contro il colera della impurità e del malcostume scudo di fuoco: la Medaglia di Maria Ausiliatrice.

    CONTRO LE TEMPESTE
    1908
    - Don Rua ritorna dal pellegrinaggio in Terra Santa. Il 2 maggio non poté celebrare sulla nave, tanto violenta sul mare era la tempesta. Sulla sera gettò in mare una medaglietta di M.A. Quasi sull'istante un raggio di sole si apri un varco tra le nubi: tornò la bonaccia.

    Contro ogni tempesta, protezione sicura: la Medaglia di Maria Ausiliatrice.
    ***

    Portiamo con fede, con amore la Medaglia di Maria Ausiliatrice: saremo seminatori della pace di Cristo!

    Cristo regni! Sempre!

    «Don Bosco vi assicura: se avete qualche grazia spirituale da ottenere pregate la Madonna con questa giaculatoria: Maria Aiuto dei Cristiani, prega per noi e sarete esauditi ».

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    Feast of Our Lady, Help of Christians

    The invocation Auxilium Christianorum (Help of Christians) originated in the sixteenth century. In 1576 Bernardino Cirillo, archpriest of Loreto, published at Macerreta two litanies of the Bl. Virgin, which, he contended, were used at Loreto: One a form which is entirely different from our present text, and another form ("Aliae litaniae B.M.V.") identical with the litany of Loreto, approved by Clement VIII in 1601, and now used throughout the entire Church. This second form contains the invocation Auxilium Christianorum. Possibly the warriors, who returning from Lepanto (7 Oct., 1571) visited the sanctuary of Loreto, saluted the Holy Virgin there for the first time with this new title; it is more probable, however, that it is only a variation of the older invocation Advocata Christianorum, found in a litany of 1524. Torsellini (1597) and the Roman Breviary (24 May, Appendix) say that Pius V inserted the invocation in the litany of Loreto after the battle of Lepanto; but the form of the litany in which it is first found was unknown at Rome at the time of Pius V (see LITANY OF LORETO; Schuetz, "Gesch. des Rosenkranzgebets", Paderborn, 1909, 243 sq.).

    The feast of Our Lady, Help of Christians, was instituted by Pius VII. By order of Napoleon, Pius VII was arrested, 5 July, 1808, and detained a prisoner for three years at Savona, and then at Fontainebleau. In January, 1814, after the battle of Leipzig, he was brought back to Savona and set free, 17 March, on the eve of the feast of Our Lady of Mercy, the Patroness of Savona. The journey to Rome was a veritable triumphal march. The pontiff, attributing the victory of the Church after so much agony and distress to the Blessed Virgin, visited many of her sanctuaries on the way and crowned her images (e.g. the "Madonna del Monte" at Cesena, "della Misericordia" at Treja, "della Colonne" and "della Tempestà" at Tolentino). The people crowded the streets to catch a glimpse of the venerable pontiff who had so bravely withstood the threats of Napoleon. He entered Rome, 24 May, 1814, and was enthusiastically welcomed (McCaffrey, "History of the Catholic Church in the Nineteenth Cent.", 1909, I, 52). To commemorate his own sufferings and those of the Church during his exile he extended the feast of the Seven Dolours of Mary (third Sunday in September) to the universal Church, 18 Sept., 1814. When Napoleon left Elba and returned to Paris, Murat was about to march through the Papal States from Naples; Pius VII fled to Savona (22 March, 1815), where he crowned the image of Our Lady of Mercy, 10 May, 1815.

    After the Congress of Vienna and the battle of Waterloo he returned to Rome, 7 July, 1815. To give thanks to God and Our Lady he (15 Sept., 1815) instituted for the Papal States the feast of Our Lady, Help of Christians, to be celebrated, 24 May, the anniversary of his first return. The Dioceses of Tuscany adopted it, 12 Feb., 1816; it has spread nearly over the entire Latin Church, but is not contained in the universal calendar. They hymns of the Office were composed by Brandimarte (Chevalier, "Repert. Hymnolog.", II, 495). This feast is the patronal feast of Australasia, a double of the first class with an octave (Ordo Australasiae, 1888), and in accordance with a vow (1891) is celebrated with great splendour in the churches of the Fathers of the Foreign Missions of Paris. It has attained special celebrity since St. Don Bosco, founder of the Salesian Congregation, 9 June, 868, dedicated to Our Lady, Help of Christians, the mother church of his congregation at Turin. The Salesian Fathers have carried the devotion to their numerous establishments.

    Bibliography

    HOLWECK, Fasti Mariani (Freiburg, 1892); GUERANGER, Liturgical year, 24 May.

    Fonte: The Catholic Encyclopedia, vol. XI, 1911, New York

  9. #19
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    Da dom Prosper Guéranger, L’Année Liturgique - Le Temps Pascal, Paris-Poitiers, 1902, XII ediz., t. III, p. 471-489

    LE XXIV MAI.

    LA FÊTE DE NOTRE-DAME AUXILIATRICE.


    Depuis que nous sommes entrés dans les joies pascales, le Cycle n'a cessé, pour ainsi dire, de nous apporter jour par jour de nouveaux noms à saluer, de nouvelles gloires à honorer; et tous ces noms, toutes ces gloires se sont montrés à nous tout rayonnants des feux du soleil de la Pâque. Cependant aucune fête consacrée à Marie n'est venue réjouir nos cœurs, en nous retraçant quelqu'un des mystères ou quelqu'une des grandeurs de cette auguste reine. Avril voit, il est vrai, la fête des Sept-Douleurs dans les années où la Pâque descend jusqu'au dix de ce mois et au-dessous; mais les mois de mai et de juin s'écoulent sans amener aucune solennité spéciale en l'honneur de la Mère de Dieu. Il semble que la sainte Eglise veuille honorer dans un respectueux silence les quarante jours durant lesquels Marie, après tant d'angoisses, se repose dans la possession de son fils ressuscité. En méditant le mystère pascal dans le cours de cette mystérieuse période, nous devons donc avoir soin de ne jamais isoler le fils de la mère et nous demeurerons dans la vérité. Jésus, durant ces quarante jours, se communique fréquemment à ses disciples, hommes faibles et pécheurs; peut-il se séparer un instant de sa mère, à la veille de la nouvelle et dernière épreuve qu'elle doit subir, lorsque les portes du ciel s'ouvriront pour recevoir son fils? Bien souvent Jésus se montre à ses regards, et la comble de ses caresses filiales; mais dans les intervalles de ces visites il ne la quitte pas; non seulement son souvenir, mais sa présence reste tout entière dans l'âme de Marie, avec tout le charme d'une intime et ineffable possession.

    Aucune fête n'aurait pu exprimer un tel mystère; toutefois l'Esprit-Saint, qui gouverne les sentiments de la sainte Eglise, a fait naître insensiblement dans les cœurs des fidèles la pensée de décerner des hommages spéciaux à Marie dans tout le cours du mois de mai, qui s'écoule, presque chaque année, tout entier au milieu des joies du Temps pascal. Sans doute d'heureuses harmonies ont aidé la piété à concevoir la gracieuse idée de consacrer mai à Marie; mais si nous réfléchissons à l'influence céleste et mystérieuse qui conduit tout dans l'Eglise, nous comprendrons qu'il existe, au fond de cette détermination, une intention divine d'unir aux allégresses maternelles dont surabonde en ces jours le cœur immaculé de Marie, la joie qui remplit les cœurs de ses enfants de la terre, dans le cours de ce mois employé tout entier à célébrer ses grandeurs et ses miséricordes.

    Or voici cependant une fête de Marie en ce jour. Hâtons-nous de dire qu'elle n'est pas inscrite sur le Cycle universel delà sainte Eglise; mais ajoutons en même temps qu'elle est tellement répandue, avec l'agrément du Siège Apostolique, que cette Année liturgique eût été comme incomplète, si nous n'eussions pas donné place à cette solennité. Son but est d'honorer la Mère de Dieu sous le titre de Secours des Chrétiens; appellation méritée par les innombrables faveurs que cette toute-puissante Auxiliatrice n'a cessé de répandre sur la chrétienté. Depuis le jour dont nous devons célébrer bientôt l'anniversaire, et dans lequel l'Esprit-Saint descendit sur Marie au Cénacle, afin qu'elle commençât à exercer sur l'Eglise militante son pouvoir de Reine, jusqu'aux dernières heures de la durée de ce monde, qui pourrait énumérer toutes les occasions dans lesquelles elle a signalé et signalera son action protectrice sur l'héritage de son fils?

    Les hérésies se sont levées tour à tour pleines de rage, appuyées sur le bras des puissants de la terre; il semblait qu'elles allaient dévorer la race des fidèles; tour à tour elles sont tombées les unes sur les autres, atteintes d'un coup mortel; et la sainte Eglise nous révèle que c'est le bras de Marie qui chaque fois a frappé ce coup (1). Si des scandales inouïs, des tyrannies sans nom, ont semblé entraver un moment la marche de l'Eglise, le bras toujours armé de l'invincible Reine a dégagé le passage; et l'Epouse du Rédempteur s'est avancée libre et fière, laissant derrière elle ses entraves brisées et ses ennemis abattus. C'est en repassant dans son esprit tant de merveilles que le grand pape saint Pie V, au lendemain de la victoire de Lépante, où notre auguste triomphatrice venait d'anéantir pour jamais la puissance navale des Ottomans, jugea que l'heure était venue d'inscrire dans les Litanies de la sainte Vierge, a la suite des titres pompeux dont l'Eglise la salue, celui de Secours des Chrétiens, AUXILIUM CHRISTIANORUM.

    Il était réservé à notre siècle de voir un Pontife, décoré aussi du nom de Pie, relever encore ce beau titre, et en faire l'objet d'une fête commémorative de tous les secours que Marie a daigné apporter à la chrétienté dans tous les âges. Le jour désigné à cet effet ne pouvait être mieux choisi. Le 24 mai de Tannée 1814 éclaira dans Rome le plus magnifique triomphe dont les fastes de la chrétienté aient enregistré le souvenir. Ce fut un grand jour, celui où Constantin traça les fondements de la basilique vaticane en l'honneur du Prince des Apôtres, sous les yeux de Silvestre bénissant le César qui abordait au christianisme; mais ce fait imposant n'était qu'un signe de la dernière et décisive victoire remportée par l'Eglise sur toute la surface de la terre, dans la récente persécution de Dioclétien. Ce fut un grand jour, celui où Léon III, vicaire du Roi des rois, posa sur la tête de Charlemagne la couronne impériale, et renoua de ses mains apostoliques la chaîne brisée des Césars; mais Léon III ne faisait que donner une expression solennelle au pouvoir que l'Eglise exerçait déjà de toutes parts au sein des nations nouvelles, qui recevaient d'elle l'idée de la souveraineté chrétienne, la consécration de ses droits et la sanction de ses devoirs. Ce fut un grand jour, celui où Grégoire XI ramena dans la ville de saint Pierre la majesté papale, après un triste exil de soixante-dix années à Avignon; mais Grégoire XI ne faisait que remplir un devoir; et il n'avait tenu qu'à ses prédécesseurs d'accomplir avant lui ce retour que réclamaient impérieusement les nécessités de la chrétienté.

    Le 24 mai 1814 efface par son éclat tous ces jours, si glorieux qu'ils aient été. Pie VII rentre dans Rome aux acclamations de la ville sainte, dont la population tout entière, transportée d'enthousiasme, est allée au-devant de lui, des palmes à la main, et au cri de l'Hosanna. Il sort d'une captivité de cinq années, durant lesquelles le gouvernement spirituel de la chrétienté a été totalement suspendu. Les puissances coalisées contre son oppresseur n'ont pas eu l'honneur de briser ses fers; celui-là même qui le retenait loin de Rome l'a déclaré libre d'y retourner dès les derniers mois de l'année précédente; mais le Pontife a voulu prendre son temps, et ce n'est que le 25 janvier qu'il a quitté Fontainebleau. Rome, dans laquelle il va rentrer, a été réunie à l'empire français, il y a cinq ans, par un décret où se lisait le nom de Charlemagne; elle s'est vue, elle, la ville de saint Pierre, réduite en chef-lieu de département, administrée par un préfet; et comme pour effacer à jamais le souvenir de ce que fut la ville des Papes, son nom a été donné en apanage à l'héritier présomptif de la couronne impériale de France.

    Quel jour que le 24 mai qui éclaira le retour triomphal du Pontife en qualité de Pasteur et de Souverain dans les murs de cette cité sacrée, d'où il avait été arraché la nuit par des soldats! Sur sa route à petites journées, Pie VII a rencontré les armées, et l'Europe s'est inclinée devant son droit. Ce droit surpasse en ancienneté comme en dignité celui de tous les rois; et tous, sans distinction d'hérétiques, de schismatiques ou de catholiques, se feront un devoir de le reconnaître solennellement.

    Mais tout ceci ne nous révèle pas encore en son entier l'étendue du prodige qu'a daigné opérer la toute-puissante Auxiliatrice. Pour le saisir tel qu'il est, il importe de se rappeler que ce miracle ne s'accomplit pas au siècle de saint Silvestre et de Constantin, ni au siècle de saint Léon III et de Charlemagne, ni au siècle où la grande prophétesse Catherine de Sienne intimait les ordres du ciel aux populations de l'Italie et aux Papes d'Avignon. Le siècle témoin de cette merveille est le XIX°; et il la voit s'effectuer dans les années où il subit encore le joug flétrissant du voltairianisme, où vivent encore de toutes parts les auteurs et les complices des crimes et des impiétés qui furent comme le couronnement du XVIII° siècle. Tout était contre un résultat aussi plein et aussi inattendu; la conscience catholique était loin d'être éveillée alors comme elle l'est aujourd'hui; l'action céleste avait à se manifester directement, et c'est afin de révéler à la chrétienté qu'il en a été ainsi, que Rome a érigé en trophée à Marie, Secours des Chrétiens, la journée du 24 mai de chaque année.

    Cherchons maintenant à saisir l'intention divine dans la double restauration que le Christ opère aujourd'hui par la main de son auguste mère. Pie VII avait été enlevé de Rome et détrôné; il est rétabli dans Rome comme Pape et comme souverain temporel. Aux jours des fêtes de la Chaire de saint Pierre à Rome et à Antioche, nous avons établi la doctrine de l'Eglise qui nous enseigne que la succession aux droits conférés par le Christ à saint Pierre est attachée à la qualité d'Evêque de Rome. Il suit de là que la résidence dans la ville de Rome est à la fois le droit et le devoir du successeur de Pierre, sauf le cas où il jugerait, dans sa sagesse, devoir s'en éloigner pour un temps. Celui-là donc qui, par les moyens de la force matérielle, retient hors de Rome le Souverain Pontife, ou l'empêche d'y résider, agit contre la volonté divine; car le pasteur doit habiter au milieu de son troupeau; et le Christ ayant préposé l'Eglise Romaine à toutes les Eglises du monde, elles ont droit à trouver dans Rome, prédestinée à un tel honneur par tout son passé, celui qui est en même temps le docteur infaillible delà foi et la source de tout pouvoir spirituel. Le premier bienfait dont nous sommes redevables à Marie en ce jour est donc d'avoir restitué l'Epoux à l'Epouse, et rétabli dans ses conditions normales le gouvernement suprême de la sainte Eglise.

    Le second bienfait est d'avoir remis le Pontife en possession de la puissance temporelle, qui est la plus sûre garantie de son indépendance dans l'exercice de son pouvoir spirituel. De tristes faits inscrits dans l'histoire ont révélé plus d'une fois les dangers d'un état de choses qui mettrait le Pape sous la dépendance d'un prince; et l'expérience du passé démontre que la ville de Rome, si elle n'est pas placée sous le domaine de la papauté, pourrait encourir, aux yeux de la chrétienté, le reproche de n'avoir pas toujours su veiller à la liberté ou à la dignité de l'Eglise dans l'élection du Pontife suprême. La sagesse divine a pourvu au besoin de l'immense troupeau du Christ, en préparant de bonne heure les bases du domaine temporel de la papauté sur Rome et son territoire, avant même que l'épée des Francs intervînt pour venger, pour constituer et agrandir ce précieux domaine qui est un bien de la chrétienté. Quiconque ose l'envahir porte la plus sensible atteinte à la liberté de l'Eglise tout entière; et nous entendions, il y a un mois, le grand docteur saint Anselme nous enseigner que « Dieu n'aime rien tant en ce monde que la liberté de son Eglise. » Aussi l'a-t-il vengée toujours.

    La souveraineté pontificale sur Rome et sur le territoire affecté à l'Eglise puise donc sa raison d'être dans les nécessités de l'ordre surnaturel. Il s'ensuit que cette souveraineté dépasse en dignité toutes les autres, et qu'étant vouée au service de Dieu sur la terre, elle doit être rangée parmi les choses sacrées. Quiconque ose l'envahir n'est plus seulement spoliateur, mais sacrilège; et les anathèmes de l'Eglise tombent sur lui de tout leur poids. L'histoire est là tout entière pour nous redire combien a été lamentable le sort de tous les princes qui, ayant bravé l'anathème, ont négligé de donner satisfaction à l'Eglise, et osé affronter la justice de celui qui a conféré à Pierre le pouvoir de lier et de délier.

    Enfin, la souveraineté étant le fondement de toutes les sociétés humaines, et sa conservation sur la terre important au plus haut point au maintien de l'ordre et de la justice, elle doit être sauvegardée avant tout en celui qui en est la plus haute expression ici-bas; c'est-à-dire dans le Pontife romain, dont les droits temporels sont les plus anciens que l'on puisse constater aujourd'hui, et chez qui le suprême pouvoir spirituel relève encore la dignité royale. Quiconque attaque ou renverse la souveraineté temporelle du Pape, attaque et renverse donc toutes les souverainetés; car il n'en est pas une autre qui puisse soutenir le parallèle avec celle-ci, pas une qui puisse prétendre à être épargnée, si celle-ci succombe.

    Gloire soit donc à Marie en ce vingt-quatrième jour de mai, consacré à reconnaître le double bienfait qu'elle a signalé, en déployant la puissance de son bras pour opérer d'un même coup le salut de l'Eglise et celui de la société! Unissons-nous aux vives acclamations des Romains, fidèles alors, et faisant retentir dans un même enthousiasme l’Alleluia de la Pâque et l’Hosanna au Vicaire de Dieu, au Père de la Patrie. Le souvenir de saint Pierre délivré de sa prison et rendu à la liberté, planait sur cette foule passionnée d'amour pour un Pontife que tant d'épreuves avaient rendu plus auguste encore. Le char s'avançait par la voie Flaminienne; il fut dételé et traîné par les citoyens ivres de joie jusqu'à la Basilique vaticane, où le Pontife avait hâte d'épancher ses actions de grâces sur le tombeau du Prince des Apôtres.

    Mais ne terminons pas cette journée sans avoir célébré la miséricordieuse intervention de notre puissante Auxiliatrice. Si elle se montre quelquefois terrible dans la protection qu'elle répand sur son peuple, son cœur de mère ne saurait se défendre de la pitié pour les vaincus; à eux aussi, quand ils sont abattus, elle sait se montrer secourable. Témoin le grand guerrier dont elle triompha le vingt-quatre mai, et que sa bonté entreprit ensuite de réduire, en le ramenant à la foi de ses pères. Du sein d'une île perdue dans l'immensité de l'Océan, Pie VII vit un jour arriver un message. Le prince détrôné sur lequel il avait répandu l'huile sainte à Notre-Dame, et qui depuis avait eu le malheur d'attirer sur lui ces foudres spirituelles dont Dieu même gouverne l'emploi, demandait au Pontife, au seul roi de Rome, la faveur de ne pas vivre privé plus longtemps des augustes Mystères dont le sacerdoce catholique est le ministre accrédité par le ciel. Marie avait en vue une seconde victoire.

    Pie VII, dont le prince ne prononçait le nom qu'avec attendrissement dans les jours de son exil, qu'il appelait «un agneau» (2), Pie VII qui avait, aux yeux de toute l'Europe, ouvert un asile dans Rome aux membres de cette famille descendue de tant de trônes à la fois, se hâte de remplir le vœu de son ancien adversaire; et bientôt le Sacrifice qui réconcilie le ciel et la terre est offert en présence du vaincu, dans cette île anglaise et protestante. Marie avançait dans sa conquête.

    Mais la divine justice, avant de pardonner, voulait que l'expiation fut complète et solennelle. Celui qui, en relevant les autels de la France, fut l'instrument du salut de tant de millions d'âmes, ne devait pas périr; mais il avait osé tenir captif au château de Fontainebleau le Pontife suprême, et ce fut en ce même château de Fontainebleau, et non ailleurs, qu'il lui fallut signer l'acte de son abdication. Il avait retenu cinq années dans les fers le Vicaire de Dieu; cinq années de captivité, de souffrances et d'humiliations, lui furent infligées. La loi du talion accomplie, le ciel laissa à Marie le soin d'achever son triomphe. Réconcilié avec l'Eglise sa mère, muni des divins Sacrements qui purifient toute âme et la préparent pour l'éternité, Napoléon rendit la sienne à Dieu le cinq mai, dans le mois consacré à Marie,dans le mois qui contient le noble anniversaire que nous fêtons aujourd'hui. Et si l'on ose pénétrer la pensée de Dieu dans le choix du jour marqué éternellement pour ce grand trépas, ce jour n'est-il pas celui où nous avons célébré la fête de saint Pie V, le jour où Rome offrait ses vœux au septième Pie, au Pie réconciliateur, dont le nom qui devait reparaître encore en nos temps avec tant de gloire, signifie la tendre compassion et la miséricorde? « Dieu est pie et miséricordieux, pius et misericors, » dit la Sagesse dans le livre de l'Ecclésiastique (1). Marie aussi est pie et miséricordieuse; et c'est pour cela que nous la saluons aujourd'hui de ce beau titre d'Auxiliatrice. Qu'il s'agisse du salut de l'Eglise entière, qu'il s'agisse du salut d'une âme en particulier, Marie est et demeure à jamais le Secours des chrétiens. Dieu l'a voulu ainsi, et nous entrons dans ses intentions, lorsque nous professons une confiance sans bornes dans le bras d'une si puissante reine et dans le cœur d'une si tendre mère.

    Lisons maintenant le récit de la sainte Liturgie sur le grand événement qui signala en ce jour la protection de Marie sur la chrétienté.

    Le secours de la Mère de Dieu s'est souvent fait sentir au peuple chrétien d'une manière miraculeuse, lorsqu'il s'est agi de repousser les ennemis de la religion. C'est pour cette raison que le très saint pontife Pie V. après l'insigne victoire remportée par les chrétiens sur les Turcs, dans le golfe de Lépante, par l'intercession de la bienheureuse Vierge, ordonna que parmi les titres d'honneur qui sont attribués à la reine des cieux dans les Litanies de Lorette, on insérerait désormais celui de Secours des Chrétiens. Mais un des faits les plus mémorables et les plus dignes d'être comptés parmi les traits miraculeux de cette protection, est celui qui se rapporte au souverain pontife Pie VII, qui ayant été enlevé du Siège apostolique de Pierre par le conseil des impies secondes de la force armée,et, chose inouïe dans les annales qui relatent les persécutions de l'Eglise! ayant été détenu sous la garde la plus sévère, principalement à Savone, durant plus de cinq ans, le gouvernement de l'Eglise de Dieu lui étant rendu impossible par toute espèce d'entraves, lut tout à coup et contre l'attente universelle rétabli sur le trône pontifical, aux applaudissements et par le concours du monde entier. Ce qui arriva encore une seconde fois, lorsqu'une nouvelle tempête l'ayant contraint de sortir de Rome, et de se retirer en Ligurie avec le sacré Collège des cardinaux, un nouveau bienfait de Dieu apaisa l'orage qui menaçait l'Eglise des plus grands malheurs, et permit au Pontife de rentrer à Rome, au milieu des transports de joie de la chrétienté tout entière. Mais auparavant le Pontife avait voulu accomplir un désir qu'il avait conçu, et que sa captivité l'avait seule empêche d'effectuer. Ce fut de placer solennellement et de ses propres mains une couronne d'or sur l'insigne image de la Vierge Mère de Dieu, honorée à Savone sous le titre de Mère de la Miséricorde. Le même pontife Pie VII ayant la conscience intime de tous ces faits;, et rapportant avec raison leur admirable vicissitude à l'intercession de la très sainte Mère de Dieu, dont il avait demandé le secours avec instance, en même temps qu'il le faisait implorer par tous les fidèles, institua en l'honneur de la Vierge .Mère une fête solennelle qui doit être célébrée à perpétuité le vingt-quatre de mai, anniversaire de son heureux retour à Rome; et il approuva un Office propre pour cette fête, afin que le souvenir et l'action de grâces pour un tel bienfait demeurassent à jamais présents à la pensée des fidèles.

    Les deux belles Hymnes qui suivent complètent la solennité de ce jour, et sont une noble expression delà reconnaissance de l'Eglise envers sa libératrice.

    Ire HYMNE.

    Le peuple du Christ étant près de succomber sous les armes ensanglantées de son cruel ennemi, souvent on a vu la Vierge pleine de bonté descendre du ciel devenu propice, et venir au secours.

    Les antiques monuments élevés par nos pères, les temples décorés de dépouilles opimes, attestent cette protection; et chaque année des l'êtes publiques viennent rappeler par leurs pompes le souvenir des bienfaits reçus.

    Une nouvelle faveur réclame aujourd'hui nos actions de grâces envers Marie: un nouveau concert de joie doit s'unir aux applaudissements dont retentissent et Rome et l'univers entier.

    O jour fortuné, jour à jamais célèbre dans nos fastes, qui vit le siège de Pierre recevoir de nouveau le docteur de la foi, après cinq années d'un lamentable exil!

    Vierges modestes, enfants innocents, prêtres transportés de joie, peuple ravi s'enthousiasme, unissez-vous pour célébrer à l'envi les bienfaits de la Reine du ciel.

    Mère bénie de Jésus, Vierge des vierges, mettez le comble à vos faveurs; soyez propice au saint Pasteur, aidez-le à conduire le troupeau dans les pâturages du salut.

    Trinité digne de toutes nos louanges, accordez-nous de vous honorer durant les années éternelles; agréez aujourd'hui la foi de nos cœurs, avec les cantiques que nos voix font monter vers vous.

    Amen.

    IIe HYMNE.

    Nous vous appelons la Mère de notre Rédempteur et Maître, ô Vierge belle entre toutes! mais vous êtes aussi la gloire des chrétiens et leur Secours dans l'infortune.

    Que les portes de l'enfer se déchaînent, que l'antique ennemi frémisse, qu'il suscite des colères contre le peuple que Dieu s'est consacré;

    Ses fureurs et sa rage ne sauraient nuire aux âmes pures qui implorent la Vierge; car elle les couvre et les fortifie de son secours céleste.

    Lorsqu'une telle protectrice daigne se déclarer pour nous, aussitôt s'arrête la fureur des guerres, et l'on voit succomber et fuir les bataillons ennemis qui s'avançaient avec fureur.

    De même que s'élève sur la sainte montagne de Sion la citadelle construite avec solidité, la tour de David protégée par mille boucliers, et défendue par une vaillante garnison;

    Ainsi la Vierge, que la main du Seigneur lui-même a comblée des dons célestes, écarte de son bras invincible les coups que le démon dirige contre ceux qui la servent avec ferveur.

    Trinité digne de toutes nos louanges, accordez-nous de vous honorer durant les années éternelles; agréez aujourd'hui la foi de nos cœurs, avec les cantiques que nos voix font monter vers vous.

    Amen.

    «J'ai levé mes yeux vers les montagnes d'où vient le Secours, et le Secours que j'attends vient du Seigneur, qui a fait le ciel et la terre» (3). C'est ainsi que priait Israël. L'Eglise chrétienne répète la même prière; mais pour elle le secours est plus voisin et plus prompt. Les vœux du Psalmiste ont été remplis; les cieux se sont abaissés, et le divin Secours est maintenant tout près de nous. Jésus, Fils de Dieu et fils de Marie, est ce Secours, et il accomplit à tout instant cette promesse qu'il nous avait faite par son Prophète: «Au jour de ton salut, je suis devenu ton Auxiliaire» (4). Mais ce Roi des rois a voulu nous donner une Reine, et cette Reine est Marie sa mère. Dans son amour, il a fait dresser pour elle un trône à sa droite, comme fit Salomon pour sa mère Bethsabée (5), et il a voulu que du haut de ce trône Marie fût aussi le Secours des chrétiens. C'est la sainte Eglise qui nous l'enseigne, en inscrivant ce beau titre sur la Litanie; c'est Rome même qui nous convie à nous unir à elle aujourd'hui, afin de rendre gloire à la céleste Auxiliatrice pour l'un de ses plus signalés bienfaits.

    Nous venons donc mêler aux allégresses pascales, ô notre Reine, les joies qu'inspire à tout enfant de l'Eglise le souvenir de votre intervention en faveur de la chrétienté, en ce jour mémorable où Rome revit son Pasteur et son Roi. Recevez nos hommages, ô vous qui avez remporté la victoire. Ce mois tout entier retentit de vos louanges; mais elles montent vers vous plus joyeuses en ce jour. Daignez donc abaisser vos regards sur Rome et sur son Pontife. De nouveaux périls se sont élevés; la pierre posée par Jésus est redevenue un signe de contradiction, et les vagues mugissantes de l'impiété la couvrent de leur écume. Nous savons, ô Marie, que cette pierre ne peut être déracinée, et que la sainte Eglise pose sur elle en sûreté; mais nous savons aussi que les destinées de cette Eglise ne sont pas éternelles ici-bas. Un jour elle doit être enlevée dans les cieux, et ce jour sera le dernier que verra ce monde coupable. Jusqu'à ce moment terrible, n'êtes-vous pas, ô Marie, notre toute-puissante Auxiliatrice? Oh! daignez étendre ce bras auquel rien ne résiste. Souvenez-vous de cette Rome à qui votre culte fut si cher, où tant de nobles sanctuaires proclament la gloire de votre nom. L'heure dernière de ce monde n'a pas encore sonné; venez en aide à la plus sainte des causes; ne permettez pas que la ville sainte soit foulée plus longtemps sous les pieds des impies; conservez-lui son Pontife, et rendez l'indépendance qui lui est nécessaire à celui en qui nous vénérons le Vicaire du Roi des rois.

    Mais Rome n'est pas le seul point de la terre qui appelle votre puissant secours, ô Marie! De toutes parts la Vigne de votre fils est exposée aux ravages du sanglier (6). Le mal est partout, l'erreur est partout, la séduction est partout; il n'est aucune contrée où l'Eglise ne soit dans la souffrance, où sa liberté ne soit violée ou menacée. Les sociétés, entraînées loin de la tradition chrétienne dans leurs lois et dans leurs mœurs, sont frappées d'impuissance et sans cesse au moment de rouler dans l'abîme. Secourez le monde dans un aussi grand péril, ô notre Auxiliatrice! Vous en avez la force et le pouvoir; ne laissez pas périr la race que Jésus a rachetée, et qu'il vous a léguée du haut de sa croix.

    O Marie, Secours des Chrétiens, vous êtes l'espoir de nos âmes; et nos âmes sont menacées par le même ennemi qui s'attaque aux sociétés humaines. Dans sa rage infernale, il poursuit l'image de votre divin fils dans l'homme et dans l'humanité. Venez au secours de vos enfants. Arrachez-les à la dent meurtrière du serpent. Le monstre connaît votre puissance; il sait que vous pouvez sauver sa victime tant qu'elle n'est pas sortie encore des conditions du temps, et que l'éternité ne s'est pas encore ouverte pour elle. Vous avez, ô Marie, remporté d'éclatants triomphes pour le salut de vos enfants; ne vous lassez pas, nous vous en supplions, d'être secourable pour les pauvres pécheurs. C'est vous surtout, et les faits le prouvent, que Jésus avait en vue lorsque, voulant remplir de convives la salle du festin éternel, il dit aux ministres de son amour: «Forcez-les d'entrer» (7).

    Nos voix suppliantes montent vers vous, ô notre Auxiliatrice, car nos besoins nous pressent; mais nous n'avons garde d'oublier les devoirs particuliers qui vous sont dus en ces jours où la sainte Eglise honore vos ineffables relations avec votre fils ressuscité. Avec quelles délices elle s'identifie aux transports de bonheur qui ont tout à coup remplacé dans votre âme les angoisses du Calvaire et du sépulcre! C'est à la mère consolée en son fils, triomphante en son fils, que nous offrons, avec les fleurs du printemps, l'hommage annuel de nos louanges dans tout le cours du mois dont les grâces et la splendeur offrent tant d'harmonies avec votre immortelle beauté. En retour, conservez à nos âmes l'éclat qu'elles ont puisé dans la Pâque au contact de votre divin ressuscité, et daignez nous préparer vous-même à recevoir dignement les dons de l’Esprit-Saint qui viendra bientôt, resplendissant des feux de la Pentecôte, sceller par sa descente en nous l'œuvre de la régénération pascale.

    -----------------------------------------------------------------------
    NOTE

    1. Gaude Maria Virgo; cunctas hœreses sola interemisti in universo mundo. Office de la très sainte Vierge, à Matines, VIIe Antienne.

    2. Las Cases, Mémorial de Sainte-Hélène.

    3. Psalm. CXX.

    4. Isai. XLIX. 8.

    5. III Reg. II, 19.

    6. Psalm. LXXIX.

    7. Luc. XIV, 23.

 

 
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