L’allarme del fisico Giorgio Parisi: finiremo come il Terzo Mondo, i giovani vogliono occuparsi solo di moda. L’appello dei docenti a Confindustria e governo
Università, matricole in fuga dalle lauree scientifiche
Iscrizioni crollate a Matematica e Fisica. I presidi di facoltà: corsi di studi difficili ma molto richiesti dal mercato del lavoro
Pochi laureati nelle materie scientifiche. Così pochi da scatenare dibattiti e polemiche non solo nelle grandi aziende, ma anche negli atenei. L’allarme è stato lanciato pochi giorni fa da Giorgio Parisi, candidato più volte al Nobel per la Fisica. «Scivoliamo verso il Terzo Mondo - ha detto - camperemo solo con scarpe, vestiti e turismo. La colpa è della nostra classe dirigente che punta troppo sul terziario». Stessi problemi a Milano: i dati della Statale indicano che sono ben pochi i ragazzi che scelgono le facoltà scientifiche. Nell’anno accademico 2000-2001, i nuovi iscritti a Fisica erano 151 e 74 a Matematica, nel 2004-2005 sono stati rispettivamente 122 e 97.
«Rispetto a 10-12 anni fa - spiega Gianpiero Sironi, prorettore alla ricerca dell’Università degli Studi - abbiamo assistito a una diminuzione rilevante delle matricole. L’offerta, nel frattempo, si è moltiplicata: ora ci sono i corsi della Bicocca e dell’Università dell’Insubria. Certo, mettendo insieme gli studenti dei tre atenei i valori non sono alti».
È scarso l’ appeal delle facoltà scientifiche soprattutto nel Milanese «dove - precisa il docente - non è vero che gli sbocchi occupazionali sono limitati». Anzi. Le aziende chimiche continuano a richiedere neolaureati. «Federchimica - sospira Sironi - si sta sbracciando per farlo capire».
Colpa della scuola? Difficile dirlo, visto che i dati Ocse relativi ai quindicenni lombardi sono molto buoni, soprattutto in matematica e scienze. «I motivi di questo declino - commenta Sironi - sono molteplici. Primo fra tutti, il fatto che si tratta di studi meno facili di altri. Inoltre le condizioni di lavoro in Italia non sono particolarmente attraenti per i nostri neolaureati».
Il ministero, intanto, è corso ai ripari. «Abbiamo molto apprezzato - prosegue Sironi - il progetto "lauree scientifiche" di Miur e Confindustria. Ma non si può fare leva solo su questo. Strumenti? Cercheremo di essere più attraenti, ma è difficile in un momento in cui le risorse sono poche».
È d’accordo Marcello Pignanelli, preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. «L’allarme è reale - spiega - e più a Fisica che a Matematica. Cinque anni fa il corso di laurea in Fisica della Statale era il più folto d’Italia e aveva il quintuplo degli studenti. Ogni anno avevamo 250 laureati mentre adesso, tra Milano, la Bicocca e Como abbiamo 250 matricole. Non tutte arrivano alla laurea».
Secondo Pignanelli, però, il fenomeno non è solo italiano: «Anche negli Stati Uniti stanno arruolando fisici e matematici europei e asiatici. Probabilmente le società benestanti percepiscono questi percorsi come difficili e non troppo retribuiti». Ancora: «Nei licei queste materie non sono insegnate al meglio. Ma alla base di tutto, bisogna capire cosa il Paese vuole fare da grande, se vuole accettare la sfida dell’innovazione oppure no. Gli industriali di Confindustria hanno accettato la sfida, ora tocca ai politici».
L’Università degli Studi, intanto, si prepara all’open day di marzo con i ragazzi delle medie. «Prossimo passo - conclude Pignanelli - portare i test di valutazione nei licei per capire gli interessi e le lacune dei ragazzi. Ma questa promozione potrà avere successo solo se riusciremo a stabilire una buona collaborazione tra docenti delle scuole secondarie e dell'università, nonché tra mondo della scuola e imprenditori».
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Annachiara Sacchi
Daltronde non c'è da stupirsi se i modelli sono Costantino,i calciatori e le pagliacciate della De Filippi.