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  1. #1
    zilath mexl rasnal
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    Smile La vera immagine dell'imperatore Giuliano

    IL BUSTO DI ACERENZA

    Acerenza è una piccola città della provincia di Potenza, posta sulla vetta di un'isolata montagna che s'innalza alla confluenza del Bradano col Signone. Acerenza ha il privilegio singolare di possedere il busto colossale dell'imperatore Giuliano. E, ciò che è propriamente un colmo di stranezza, il busto dell'apostata imperiale è collocato su di un alto pinnacolo della sua cattedrale, come l'imagine del santo protettore della città. Le indicazioni precise intorno a quel busto furono date, credo, la prima volta da Francesco Lenormant. Acerenza pare fosse una delle poche città che cordialmente parteggiavano per la restaurazione politeista tentata da Giuliano. Il giovane imperatore vi doveva essere grandemente onorato. Un frammento d'iscrizione che si legge su di una pietra impiegata nella costruzione della cattedrale e che doveva appartenere al piedestallo di una statua, dice: «Al riparatore del mondo romano, al nostro Signore, Claudio Giuliano Augusto, principe eterno ». Ed un secondo frammento di un'altra iscrizione più. monumentale, portante alcune lettere del nome di Giuliano, fu letta dal Lenormant sulla soglia di una delle cappelle della cattedrale. È, dunque, assai probabile che il busto in marmo d'imperatore romano che adorna il vertice della cattedrale stessa rappresenti appunto Giuliano, ed abbia appartenuto ad una statua colossale che gli abitanti d'Acerenza avevano innalzata in suo onore. La probabilità è accresciuta dalla circostanza che facilmente si può spiegare il bizzarro equivoco pel quale l'apostata maledetto si è trasformato in un santo venerato. Il patrono della cattedrale d'Acerenza è San Canio, vescovo di Juliana, in Africa, il cui corpo, si narra, fu portato in Lucania dai Cristiani che fuggivano dall'Africa cacciati dai Mussulmani. « Ora — dice il Lenormant — il rapporto « delle proporzioni rispettive sembra indicare che il frammento d'iscrizione, in onore di Giuliano, formante la « soglia di una delle cappelle, proviene dal piedestallo della statua. Quel frammento presenta solamente le lettere VLIAN. Se, come è probabile, i due avanzi furono estratti «dal suolo nel medesimo tempo, i preti d'Acerenza, fra il 1090 ed il 1100, più preoccupati di San Canio che dell'imperatóre Giuliano, avranno completata l'iscrizione mutilata in quella di Julianensis episcopus, e l'Apostata fu d'un colpo trasformato in martire ed in protettore celeste». Questo ritratto di Giuliano, già tanto interessante per la sua storia curiosa, lo è anche pel valore intrinseco dell'opera, per l'espressione intensa di vita e per una certa grandiosità potente che c'è nell' insieme. Pare, anzi strano che, in un'epoca in cui l'arte era in piena decadenza, ci fosse uno scultore capace di plasmare una figura con sì semplice vigoria. Lo scultore ha voluto rappresentare non il pensatore, ma il soldato. Il capo è cinto da un serto d'alloro, e il corpo è coperto dal paludamento militare. Se questo è Giuliano noi dobbiamo vedervi Giuliano vittorioso, alla testa delle sue legioni.

    Dissi, se questo è Giuliano, perché, malgrado le indicazioni affermative del Lenormant, che hanno avuto testé la conferma di un insigne archeologo, Salomone Reinach, in una comunicazione da lui letta all'Istituto di Francia, qualche dubbio non può a meno di sorgermi nell'animo. In primo luogo, mi pare non possa esservi alcuno che abbia qualche dimestichezza con gli scritti di Giuliano, il quale non provi un'impressione di stupore nel vedersi davanti questo ritratto. Ma come? Il pensatore, lo scrittore che aveva passata tutta la sua giovinezza sui libri, il filosofo ed il teologo sottile ed inquieto, lo studioso infaticato che, anche in mezzo alle cure della guerra, si alzava, nel cuor della notte, per leggere i suoi autori e comporre i suoi trattati, il sognatore utopistico che non pensava che alla rivoluzione morale del mondo, alla creazione di uno Stato religioso di cui egli sarebbe il pontefice massimo, avrebbe avuto i lineamenti e l'aspetto di questo Romano d'antico stampo, di questo soldato risoluto, quadrato e robusto nella mente come nel corpo, di quest'uomo, a cui, certo, possiamo attribuir la forza della volontà ed il vigore dell'indole, ma a cui parrebbe del tutto estranea quella mescolanza di idealità e di pedanteria che era così caratteristica dello spirito di Giuliano? Se questo è il suo ritratto genuino, v'era tutta una parte di lui che non traspariva nel suo volto, che rimaneva nascosta nei penetrali più segreti dell'anima. In questa effigie potrei riconoscere l'eroe di Strasburgo, il duce audace del passaggio del Tigri, ma invano vi cerco lo scrittore modesto ed arguto della lettera a Temistio, il moralista severo del frammento sui doveri del sacerdozio, il poeta pungente, ingegnoso e dotto del Misobarba.

    Ma confrontiamo l'imagine d'Acerenza coi ritratti scritti che ci hanno lasciato Gregorio di Nazianzo ed Ammiano Marcellino. Come vedranno i lettori che vorranno addentrarsi in questo mio libro, il profilo tracciato da Gregorio non è in alcun modo conciliabile con questo busto di vigoroso soldato. Gregorio ci presenta un giovane convulso, una specie di epilettico, dallo sguardo vagabondo, dal collo dondolante, dai lineamenti mobilissimi, dall'atteggiamento incerto ed instabile, una figura interessantissima, che però non ha nemmeno il più lieve vestigio di quella maestà fiera, ma posata e sicura che splende sul volto dell'eroe d'Acerenza. È vero che Gregorio era ispirato dall'odio contro Giuliano così che egli ne ha disegnato il ritratto coll' intenzione di farne la caricatura. Ma non bisogna, però, dimenticare che Gregorio ha convissuto lunghi mesi con Giuliano sui banchi della medesima scuola, pertanto, data anche l'intenzione di farne la caricatura, ci doveva pur essere, nella caricatura, un fondo di verità. Se non che si potrebbe forse osservare che Gregorio ha conosciuto Giuliano giovanissimo, prima che la dura vita di soldato, da lui condotta in Gallia, lo avesse invigorito e trasformato in un uomo d'azione, e non è da ritenersi impossibile una corrispondente trasformazione nella sua figura.

    D'importanza capitale è la descrizione d'Ammiano che ha accompagnato Giuliano in Persia e che, quindi, ce lo presenta quale era negli ultimi tempi della sua vita. — Mediocris erat statura, capillis perquam pexis et mollibus, irsuta barba in acutum desinente vestitus, venustate oculorum micantium flagrans, qui mentis ejus argutias indicabant, superciliis decoris et naso rectissimo, ore paulo majore, labro inferiore demisso, opima et incurva cervice, umeris vastis et latis, ab ipso capite usque unguium summitates liniamentorum recta compage. — Questa descrizione d'Ammiano corrisponde, in gran parte, al ritratto d'Acerenza. Abbiamo i capelli lanosi e molli, abbiamo gli occhi singolarmente vivaci ed espressivi, il naso diritto. Ma non mi pare sufficientemente indicata, almeno dalla fotografia che qui è riprodotta, la sporgenza del labbro inferiore, c'è la robustezza ma non la curvatura del collo, e manca la caratteristica barba da caprone, accennata da Ammiano la quale, come vedremo a suo luogo, è un personaggio importante del Misobarba di Giuliano stesso. Si risponde a quest'ultima difficoltà, affermando che Giuliano ha lasciato crescere la barba, solo dopo il suo ingresso a Costantinopoli, tanto è vero che, come sappiamo da Ammiano, nei primi giorni della sua dimora in quella città, egli faceva ancora chiamare un barbiere ad demendum capillum. Ora, se il ritratto, come è probabile, è stato eseguito a Costautinopoli, lo scultore non avrà visto nel suo modello che una barba incipiente, la quale, pertanto, non poteva ancora aver acquistata la forma puntuta. La risposta all'obbiezione sarebbe certo ingegnosa, ma io vorrei osservare, in primo luogo, che Ammiano dice che il tonsor venne ad demendum capillum non già ad demendam barbam. Ora, se è vero che sotto l'espressione generica di capillum può intendersi anche la barba, non è men vero che Ammiano stesso, nella descrizione di Giuliano, distingue nettamente le due cose ed i due nomi. In secondo luogo, senza entrare, a proposito di Giuliano, in una discussione per la quale bisognerebbe appellarsi alla competenza di un barbiere, io vorrei dire che la barba del ritratto d'Acerenza copre le guancie, ma lascia quasi scoperto il mento, e mi par quindi assai difficile che quella barba potesse, in poco tempo, diventar puntuta. Un'ultima difficoltà che mi si presenta è che Giuliano era poco più di trentenne quando entrava imperatore a Costantinopoli. Ora, al personaggio, rappresentato dal busto d'Acerenza, mi pare si possa, senza fargli torto, attribuire abbondantemente una diecina d'anni di più.

    Malgrado questi dubbi che mi son sorti alla vista della fotografia del ritratto, io non esito ad ornarne questo povero mio libro. Anche nell'ipotesi che non sia un ritratto preso dal vero a Costantinopoli, ma un lavoro fatto in Italia, con indicazioni non tutte esatte, la genialità, la vita che vibra in esso lo rendono singolarmente interessante. Noi vediamo in questo lavoro, in cui si sente una mano appassionata, come il riflesso dell'ammirazione e della simpatia che l'audace restauratore dell'Ellenismo aveva destate ai primi passi della sua carriera imperiale.

    E poi quale esempio parlante della profonda ironia delle cose umane! L'imagine del più grande nemico che abbia avuto il Cristianesimo, trasformata in quella di un santo, accoglie e trasmette al cielo le preghiere di quei Cristiani ch'egli tanto disprezzava ed aborriva! Io cercava un motto che, posto in fronte al libro, riassumesse il significato della storia di Giuliano. Il busto d'Acerenza è il più eloquente dei motti !

    (Gaetano Negri: L’IMPERATORE GIULIANO L’APOSTATA. Hoepli, Milano 1901)



    Link: http://www.acerenza.com dove è scritto: “Sulla cuspide della facciata vi è una croce marmorea di recente fattura, nel posto dove per secoli fu il busto di Giuliano l'Apostata, venerato come San Canio e ora conservato all'interno”.


    (Grazia a "il Dattilo del monte Ida" in occhiodipolifemo@yahoogroups.com)


  2. #2
    Arthur I
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    "Con il mio discorso, dunque, son tornato proprio là, dove volevo. Io stesso sono la causa di tutti i miei mali, per aver elargito benefici a degli ingrati. Ciò, comunque, proviene dalla mia insensatezza e non dalla vostra libertà. D'ora in poi cercherò di essere più accorto con voi; gli dei intanto vi ripaghino della benevolenza nei nostri confronti e della stima di cui ci avete pubblicamente onorato."
    ("Misopogon", Flavius Claudius Giulianus, imperatore di Roma)


    Contro gli antiocheni di tutti i tempi...

  3. #3
    Ospite

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    Che l'anima del Divo Giuliano, ritornata ad Helios Padre, unitasi alle essenze degli Dei che la inviarono, possa guardare al nostro pio operato!

  4. #4
    Ecogiustiziere Insubre
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    Ringrazio nhmem per aver aperto questo thread che ci permette di ricordare il Divo Giuliano, un vero Uomo e un vero Pagano. Quando rinascerà qualcuno della sua statura?
    Iunthanaka
    Conte della Martesana

  5. #5
    Ospite

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    Dagli Dei non attendiano dono più gradito...
    un'altra anima come quella del divino Giuliano spazzerebbe via una volta per tutte l'empietà galilea!

    Un vero Sovrano che possa di nuovo fare da tramite verso gli Dei: riascoltando la nostra voce potrebbero dischiudere gli occhi delle moltituidini accecate dai seguaci di Chrestos.

  6. #6
    zilath mexl rasnal
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    Predefinito Lettera dell'imperatore Giuliano ad Arsacio, sommo sacerdote di Galazia

    Lettera dell'imperatore Giuliano ad Arsacio, sommo sacerdote di Galazia.

    Antiochia, inverno 362-363.



    "L'Ellenismo non progredisce ancora secondo i programmi, e noi che lo professiamo ne siamo la causa. Infatti l'opera degli dèi è stata splendida, grandiosa, superiore ad ogni desiderio e ad ogni aspettativa (Adrastia sia benigna a queste nostre parole!): infatti, in breve tempo si è verificato un cosi grande e sostanziale mutamento che nessuno prima avrebbe osato neppure augurarsi. E che? Crediamo forse che questo sia sufficiente e non vediamo che soprattutto hanno accresciuto l'ateismo [con questo nome Giuliano designa il Cristianesimo] la filantropia verso gli stranieri, la cura nel seppellire i morti e la simulata austerità della vita? Io credo che ognuno di questi aspetti debba essere curato sinceramente da noi. E non basta che abbia queste qualità solo tu, ma assolutamente tutti i sacerdoti che sono in Galazia: o svergognali, o persuadili ad essere virtuosi, o allontanali dalla funzione sacerdotale se essi insieme a mogli, figli e servi non prestano culto agli dèi ma tollerano che servi, figli e mogli galilei siano empì verso gli dèi e preferiscano l'ateismo alla religiosità. Quindi esorta i sacerdoti a non andare a teatro, a non bere nelle osterie, a non dirigere un'attività o un mestiere sconveniente e vituperevole. Onora quelli che ti obbediscono ed espelli quelli che ti disobbediscono.

    Istituisci in ciascuna città numerosi alloggi, affinchè gli stranieri godano della nostra filantropia, e non solo i forestieri che sono dei nostri, ma chiunque altro abbia bisogno. Ho già pensato donde potrai procurarti i mezzi: ho ordinato, infatti, che siano assegnati ogni anno per l'intera Galazia trentamila moggi di grano e sessantamila sestieri di vino. Io dico che di questi bisogna distribuirne la quinta parte ai poveri che prestano la loro opera presso i sacerdoti, il resto lo dobbiamo assegnare agli stranieri e a coloro che vengono a mendicare da noi. Infatti, sarebbe vergognoso che mentre i Giudei non hanno nessun mendicante e gli empì Galilei nutrono oltre ai loro anche i nostri, risultasse che i nostri manchino di assistenza da parte nostra. Insegna ai seguaci dell'Ellenismo a pagare il contributo per tali compiti pubblici e ai villaggi ellenici ad offrire le primizie dei loro frutti agli dèi ed abitua gli Elleni a tali opere di beneficenza, insegnando loro che tale era una volta il nostro comportamento. Omero fa dire ad Eumeo proprio questo: « O straniero, non mi è permesso, anche se venisse uno più umile di te, trattare con disprezzo un ospite. Infatti vengono tutti da parte di Zeus gli stranieri ed i mendicanti; ed un dono, anche se piccolo, è gradito » .

    Non sviliamo noi stessi per leggerezza e le nostre buone azioni, permettendo ad altri di emularle, e noi stessi piuttosto non trascuriamo la pietà verso gli dèi. Se io apprenderò che ti comporti cosi, sarò pieno di gioia.

    Quanto ai governatori, va' raramente a visitarli a casa loro; per lo più manda loro i tuoi messaggi. Nessuno dei sacerdoti vada loro incontro quando entrano nella città, ma solo entro il portico quando visitano i templi degli dèi. Dentro nessun soldato li preceda, chi vuole li segua. Infatti, nel momento in cui oltrepassa la soglia del recinto sacro, è diventato privato cittadino. Sei tu, infatti, che comandi all'interno, come sai; anche la legge divina esige questo. Quelli che obbediscono sono veramente pii; quelli che persistono nella loro alterigia sono ambiziosi e pieni di vanagloria.

    Sono pronto ad aiutare gli abitanti di Pessinunte, se si renderanno propizia la Madre degli dèi. Se invece la trascureranno, non soltanto saranno degni di biasimo, ma, per non parlare severamente, temano di sentire il sapore della mia inimicizia.

    « Non mi è infatti concesso ne di assistere, ne di avere compassione per uomini che siano in odio agli dèi immortali ».

    Persuadili, dunque, che se ci tengono alle mie cure, tutto il popolo diventi supplice della Madre degli dèi".

    (M. Caltabiano: L’EPISTOLARIO DI GIULIANO IMPERATORE. D’Auria, Napoli 1991)

    Link: http://www.newadvent.org/cathen/08558b.htm si tratta della voce su Giuliano redatta dall’Enciclopedia Cattolica

    (Grazie a "il Dattilo del monte Ida" in occhiodipolifemo@yahoogroups.com)

  7. #7
    Ecogiustiziere Insubre
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    Semplicemente grande.
    Iunthanaka
    Conte della Martesana

  8. #8
    Mjollnir
    Ospite

  9. #9
    Mjollnir
    Ospite

    Predefinito Questo invece sarebbe il busto di Acerenza


  10. #10
    zilath mexl rasnal
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    Originally posted by Mjollnir
    Bravo Mjollnir Grazie. Potresti recuperare la moneta d'oro di Giuliano inserita in un 3d di un paio di anni fa?

 

 
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