La scienza riposa su alcuni dogmi, o miti ideologici. Il più evidente è il mito evoluzionista, che resiste nelle università come conformismo “politicamente corretto” mentre viene eroso da sempre nuove scoperte. Un altro mito riguarda l’astronomia: la natura delle comete. La teoria accettata è che le comete sono fatte di ghiaccio. Corpi freddi e oscuri, che solo quando si avvicinano periodicamente al sole, riscaldati dalla radiazione solare, emettono la celebre “coda”, risultato dell’evaporazione del ghiaccio del nucleo.
E’ per confermare questa teoria che la NASA ha lanciato, il 12 gennaio 2005, la sua ultima sonda, battezzata “Deep Impact”. La sonda è diretta verso una piccola cometa, Tempel 1, che raggiungerà a luglio. Allora vi lancerà contro un proiettile – una ogiva di rame di un metro di diametro, pesante 150 chili – allo scopo di provocare nel nucleo un cratere di 30-90 metri di diametro. Le telecamere della sonda daranno un’occhiata all’interno di quel cratere appena fatto, per esplorare l’interno della cometa. La NASA si aspetta di confermare che il nucleo è di ghiaccio.
Perché? Perché la teoria ufficiale, e la carriera degli astronomi che la sostengono, è messa in grave pericolo da alcune scoperte cruciali. I primi dubbi sorsero nel 1991, quando la celebre cometa di Halley tornò nel sistema solare: e si rese visibile, “accendendo” la sua coda, quando era ancora lontanissima dal sole, fra l’orbita di Urano e Saturno. A tale enorme distanza (14 volte quella tra il sole e la terra) la luce solare non è abbastanza calda da sciogliere il presunto ghiaccio, la temperatura restando molto al disotto dei 200 sottozero. Un altro colpo la teoria lo ricevette nel maggio 1996, quando la sonda Ulysses, attrezzata per lo studio del “vento solare”, attraversò incidentalmente la coda di una cometa, la Hyakutake, a 400 milioni di chilometri di distanza dal nucleo della cometa stessa: prima, nessuno immaginava che le code fossero così lunghe (quattro volte la distanza terra-sole).
Ma la scoperta più rivoluzionaria, nello stesso 1996, venne da una sonda tedesca chiamata ROSAT (Roentgen Satellite) attrezzata per captare i raggi X ad alta frequenza nello spazio. ROSAT scoprì che il nucleo della cometa Hyakutake emetteva raggi X. E da allora si sono scoperte emissioni X in parecchie altre comete, fra cui la Hale-Bopp.
Ma freddi blocchi di ghiaccio non possono emettere raggi X. Perché ciò avvenga bisogna immaginare che le comete siano al contrario corpi caldissimi: e quest’ipotesi sconvolgerebbe non solo le teorie correnti sulle comete, ma l’intera astronomia del sistema solare oggi accettata. Infatti c’è una teoria alternativa. L’ha elaborata un astronomo di nome Jim McCanney. Il quale già nel 1981, con un articolo sulla rivista Kronos, previde l’emissione di raggi X da parte delle comete: e non c’è bisogno di dire come questa capacità di previsione deponga a favore di una teoria. Il punto è che McCanney, mentre ha trovato orecchie attente fra gli scienziati tedeschi (il ROSAT è stato concepito proprio per verificare le ipotesi di McCanney), è sempre stato trattato da visionario dall’establishment astronomico americano. Perché? Perché la sua spiegazione dell’emissione di raggi X delle comete è parte di una teoria generale, chiamata Plasma Discharge Comet Model, che descrive il Sole come un immenso condensatore elettrico. I raggi solari sarebbero solo la parte visibile di una radiazione in massima parte elettrica; lo spazio interplanetario, lungi dall’essere elettricamente neutro come si crede oggi, sarebbe un immenso campo magneto-elettrico; le comete, anziché inerti corpi gelati, sarebbero ammassi caldissimi, entro cui avverrebbero, sollecitate dal campo elettrico solare, inimmaginabili trasmutazioni chimiche e nucleari. Nell’ipotesi di McCanney, i pianeti non si sarebbero formati da ammassi di polveri inerti; sarebbero stati originariamente comete “catturate” dal campo solare, che avrebbero mutato le loro orbite ellittiche in orbite circolari.
In breve, se McCanney ha ragione, tutto ciò che la scienza crede di sapere sul cosmo diventa obsoleto, vanno cambiati i libri di testo, e intere carriere universitarie finiscono nel dimenticatoio della storia. Lo sapremo il 4 luglio 2005, quando la sonda della NASA arriverà vicino alla cometa.



di Maurizio Blondet