1980: Il Glorioso Maresciallo Tito muore, lasciando dietro di sè lutto e scoramento, oltre a indici economici che mostrano il fiato. La Presidenza Federale, che ne prende il posto come ente collettivo formato dai rappresentanti delle 6 repubbliche e delle 2 province autonome della Federazione, nomina la croata Milka Planninc Primo Ministro, col compito di stabilizzare la situazione economica.
1980-1984: Primo Governo Planninc. Di fronte alle crescenti richieste del Club di Londra perchè vengano saldati i conti, il governo Planninc, che oltre al debito estero fronteggia una fase di alta inflazione, alta disoccupazione, scarsa disciplina sul lavoro, rifiuta cortesemente le ricette di estrema aushterity proposte dal FMI. Le prime misure prese dal governo, però, non sono economiche. Di fronte alla crisi nella dirigenza serba, e ai moti filo-albanesi in Kosovo, la Planninc vince la sua diffidenza per le elitè belgradesi e si allea con Draza Markovic, un tecnocrate con tendenze autoritarie che è uno dei due uomini forti della Serbia, assieme al vecchio e corrottissimo Petar Stambolic. Il rinnovato asse croato-serbo permette l'imposizione dello stato di emergenza in tutto il Kosovo, nonostante le proteste della Slovenia. I nuclei propagandistici di Enver Hoxha sono brutalmente massacrati, ma per contenere le tensioni etniche si avvia una grandiosa serie di investimenti pubblici per sfruttare le risorse carbonifere e petrolifere della regione, dirottando fondi dal profluvio di università albanesi.
Il passo successivo è una svalutazione del dinaro del 40%, e l'eliminazione della Bosnia dal novero delle regioni depresse destinatarie di aiuti federali, oltre al potenziamento della sua rete di industria pesante. Le regole sull'autogestione vengono alleggerite, e si permette a un'industria di esercitare maggiore controllo sulle sue filiali, oltre ad allentare i prerequisiti per joint-ventures con l'estero, consentire ai direttori di licenziare dipendenti inadempienti e indisciplinati, e persino per motivi economici tenuto conto di una graduatoria di merito. Inoltre, vengono cancellati quasi tutti i prerequisiti all'avvio di una nuova impresa, favorite fiscalmente le PMI e si permette il fallimento delle aziende, impedendo ai comuni di metterci bocca. Anche se non viene permessa l'emissione di azioni, vengono generalizzati e resi obbligatori i "certificati di lavoro passato", che garantiscono quote sul prodotto futuro dell'azienda ai dipendenti che abbiano rinunciato a parte del loro salario per favorire l'investimento, e che possono essere utilizzate come titoli di credito: in questo settore, si separa nuovamente l'emissione creditizia dall'influenza delle imprese, riportando i bassissimi tassi di interesse a un livello più umano. Le 6 banche centrali del Paese vengono riunificate in un'unica Banca Popolare, contenendo l'emissione di moneta, e si impedisce inoltre alle aziende di contrarre debiti sulla base di certificati di produzione futura.
Questi provvedimenti vengono incontro alle richieste slovene, permettendo di assorbire lo shock kosovaro e contestualmente di far ingoiare a Lubiana la cancellazione dei sussidi diretti all'export, che raggiungono il 10% delle spese statali, l'abolizione di ogni vincolo interno alla libera circolazione di merci e persone, degli strettissimi controlli sui capitali e una serie di restrizioni draconiane alle importazioni: i fondi vengono interamente accantonati per pagare i debiti a breve termine, mentre il pagamento di quelli a lungo termine viene rinegoziato col FMI in modo da spalmarlo su un arco di tempo più sostenibile.
Viene inoltre varata una viuuuulenta politica antitrust, smembrando le potenti concentrazioni economiche installatesi in tutte le repubbliche della federazione.
I risultati sono ambivalenti: se le politiche espansive, la svalutazione e l'allentamento del controllo sul debito aumentano ulteriormente l'inflazione, si fanno sentire in fretta gli effetti positivi della stretta monetaria-consumistica e della lotta ai trusts, bloccando la crescita dell'indice dei prezzi e arrivando a ridurlo. Sono comunque anni di lacrime e sangue, ma la liberalizzazione interna del mercato permette all'ingente risparmio privato iugoslavo (che arriva fino al 25% del reddito medio di una famiglia), e in particolare agli ex emigranti tornati a casa che dispongono di ingenti riserve di valuta, di rientrare rapidamente nel mercato, con una fioritura di piccole e medie imprese che va rapidamente a colmare le nicchie lasciate vuote dai grandi monopoli. Le politiche di restrizioni all'import e controlli sui capitali, nel frattempo, stabilizzano la bilancia commerciale.
1984-1988: Milka Planninc viene rieletta plebiscitariamente dalla Presidenza collettiva, e si avvia a una serie di rigorose riforme istituzionali. Sfruttando i buoni rapporti intessuti nei quattro anni precedenti, la Planninc procede a una drastica ristrutturazione dello Stato. Vengono precisati i limiti di competenza federali, repubblicani e comunali; per ovviare al problema delle minoranze etniche, vengono create delle Regioni a Statuto Speciale, con meno competenze legislative delle vecchie province autonome ma maggiore autonomia finanziaria. Oltre a Kosovo e Vojvodina, per contentare la Serbia ne vengono istituite una serba in Bosnia, e due in Croazia (Krajna e Slavonia); la Croazia viene a sua volta accontentata con una regione a statuto speciale in Erzegovina; la Bosnia, dove cresce un sentimento di accerchiamento e di paura, viene tranquillizzata temporaneamente con una regione islamica nel Sangiaccato montenegrino. Si intensificano i legami con la Cina a livello politico ed economico, mia inizia anche una marcia verso l'UE. Gli italiani sono nuovamente liberi di acquisire proprietà in Jugoslavia, in cambio di protezione per la minoranza slovena in Friuli.
Inoltre, il governo viene reso responsabile davanti al Parlamento e si abolisce la presidenza collettiva, sostituita con una Camera delle Repubbliche direttamente eletta, che elegge a due terzi inderogabili dei voti un Presidente-garante.
Frattanto, in Serbia, il giovane Slobodan Milosevic viene sconfitto al congresso della sezione belgradese: i corrotti fratelli Stambolic che lo appoggiano sono infatti traditi dall'influente generale Ljubcic, che si schiera a fianco di Markovic e del suo protetto, un giovane medico belgradese di cui non ricordo il nome e che guida la federazione giovanile del partito serbo.
Alla fine del 1988, presagendo il prossimo crollo delle democrazie popolari, Milka Planninc apre al multipartitismo e indice nuove elezioni generali.