IN PIAZZA CONTRO I PROCESSI ALLE IDEE
MANIFESTAZIONE DELLA LEGA NORD
Domenica 13 Febbraio Verona
Contro Papalia! per la nostra Heimat!
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Era l’estate del 2001 quando a Verona la Lega Nord diede vita ad una campagna di raccolta firme per chiedere la chiusura di un campo nomadi abusivo in città. Passarono pochi mesi e un cartello di associazioni riuniti sotto lo slogan «nella mia città nessuno è straniero» con in testa i centri sociali e Rifondazione Comunista, indignato per i manifesti del Carroccio e per una conferenza stampa tenuta in Comune da Flavio Tosi (all’epoca segretario provinciale scaligero) e da altri cinque leghisti, decise di sporgere denuncia.
Una denuncia che finì presto sulla scrivania del procuratore Guido Papalia il quale chiese immediati accertamenti agli investigatori della Digos.
La Lega nel frattempo organizzò i suoi banchetti per la raccolta di firme. Migliaia di cittadini aderirono all’iniziativa leghista. Ma poi intervenne la magistratura.
Papalia concluse le indagini in tempi brevissimi; quindi inviò gli avvisi di garanzia e successivamente rinviò a giudizio tutti i leghisti coinvolti. A dicembre 2004 arrivò la sentenza del Tribunale di Verona: sei esponenti del Carroccio furono condannati a sei mesi di carcere con la sospensione della pena per discriminazione razziale nonché all’interdizione per tre anni dall’attività politica (anche questi sospesi) e a 100 milioni di lire di risarcimento e l’obbligo di non partecipare a nessuna manifestazione elettorale per il periodo di tre anni. Flavio Tosi e la sorella Barbara, Matteo Bragantini, Luca Coletto, Enrico Corsi e Maurizio Filippi sono stati tutti condannati secondo i dettami della legge Mancino. Una legge liberticida, indegna di qualsiasi Paese democratico, che ti può sbattere dietro le sbarre per aver pubblicamente espresso un’idea. Proprio come fece quel gruppetto di leghisti che nel 2001, su sollecitazioni degli stessi cittadini di Verona, fece una semplice raccolta di firme in cui chiedevano l’allontanamento dei nomadi, installatasi abusivamente in un’area della città veneta.
Tanto è bastato, insomma, non solo per dare l’avvio al procedimento penale per violazione della legge Mancino, ma anche addirittura per giungere alla condanna.
Fu una sentenza tutta politica dove la toga rossa fece leva sulla violazione della Legge Mancino per condannare i leghisti.
Normative che sono rimaste nella legislazione vigente perché fanno comodo alla sinistra per colpire i suoi avversari politici. Grazie alla Mancino nel Duemila si può mettere sotto processo chi espone una croce celtica, ad esempio, accusandolo di apologia di nazismo. E nel conformismo generalizzato e nel timore di scontentare qualcuno si capisce perché questa legge rimane in vigore.
Ma le leggi che colpiscono i reati d’opinione sono oggi un vergogna per uno Stato democratico che vuol definirsi tale: leggi liberticide che non dovrebbero esistere. Per questo motivo la Lega Nord ha organizzato per domenica 13 febbraio, in Piazza Brà a Verona, una grande manifestazione di solidarietà ai sei esponenti del Carroccio condannati per il solo fatto di aver organizzato una raccolta di firme contro la presenza di un campo nomadi in città. E la mobilitazione leghista in terra scaligera sarà anche l’occasione per ribadire il no ai reati di opinione e a quella Legge Mancino così incostituzionale e pericolosa per la sopravvivenza della libertà di pensiero e di parola.