Ci sarebbe da chiedere agli elettori di Prodi se e' meglio stare con Bertinotti che vuole abolire la proprieta privata, oppure lasciarlo da solo a cuocere le sue caldarroste!
Grazie.
Ci sarebbe da chiedere agli elettori di Prodi se e' meglio stare con Bertinotti che vuole abolire la proprieta privata, oppure lasciarlo da solo a cuocere le sue caldarroste!
Grazie.
Pisanu a Todi
Segna il passo la stagione del bipartitismo
L'intervento al seminario di Todi dell'ex ministro Pisanu sul futuro della coalizione di centrodestra, merita una riflessione attenta. Pisanu ha detto che "la destabilizzazione della Cdl e il rinvio sine die del partito unico dei moderati" sono "due risposte deboli e sbagliate alla duplice sconfitta politica del 9 aprile e del 25 giugno. Bisogna individuarne altre, guardando le cose in faccia". Il metodo indicato da Pisanu è sicuramente ineccepibile: guardiamo le cose per quelle che sono.
La Cdl ha perso le elezioni, magari per un pugno di voti, magari con i brogli, ma questo è il dato con cui bisogna confrontarsi. E quando si è sconfitti nelle urne e questa sconfitta viene confermata da due immediate e successive prove elettorali - le amministrative e il referendum - gli effetti si vedono immediatamente. Di questi il principale è quello della "destabilizzazione", ossia un processo per il quale si ridiscute l'alleanza per come si era definita - leadership inclusa - ed i ruoli. L'Udc ha aperto un'offensiva in questo senso, ma anche la Lega ha dato dei segnali di smarcamento, così come Alleanza nazionale. Siamo solo a tre mesi dal voto, ma tanta impazienza movimentista sembra già definirsi in una maniera tale che non sembra facile poterla riassorbire. Pisanu ha fatto una proposta: il partito unico dei moderati, cioè proprio l'argomento che tutto pare fuorché all'ordine del giorno. Intanto sappiamo che questa proposta non comprenderebbe la Lega. Ma la stessa strategia perseguita dall'Udc appare volta a rafforzare la propria struttura partitica e il proprio ruolo indipendente, piuttosto che essere tesa ad un processo politico unitario dei tre principali partiti della Cdl. E An sembrerebbe più interessata a ridefinire i propri equilibri interni, che ad altro. Sulla base di queste semplici annotazioni il percorso del partito unico dei moderati è come arenato sulle stesse secche che insabbiano quello del cosiddetto partito democratico. La nostra impressione è che anche lo sviluppo della legge elettorale, il ritorno al proporzionale, sia un segnale in controtendenza rispetto al disegno bipartitico che tanti hanno accarezzato in questi anni. E' vero che l'attuale governo vede un partito democratico come una condizione indispensabile per durare nell'intera legislatura. In queste condizioni non ci stupiremmo che proprio l'impasse sul partito democratico si traducesse in un colpo di grazia alle speranze di vita dell'esecutivo. Paradossalmente
il no alla riforma costituzionale, che non è solo un no alla devolution, ma soprattutto un no al premierato, riduce le possibilità di un quadro costituzionale favorevole al bipartitismo, ed è un incentivo alla piena articolazione parlamentare.
Cosa fa allora Forza Italia e il suo leader, Silvio Berlusconi? Oscilla tra moderazione e radicalismo. Ad esempio, accetta la possibilità di votare il rifinanziamento della missione in Afghanistan, come consigliamo noi e l'Udc, pur sapendo che questo potrebbe tradursi in un sostegno oggettivo per la tenuta del governo Prodi, ma pure alza il tiro contro il decreto sulle liberalizzazioni, strizzando l'occhio alla rivoltosità delle categorie penalizzate dalle stesse. Un partito unico dei moderati presupporrebbe toni più pacati e dialoganti con il governo. L'onorevole Brunetta, che oggi spiega invece la tesi "dell'occhio per occhio, dente per dente", tutto è fuorché un moderato.
Come noi abbiamo sempre pensato, il progetto di ingessare la vita politica italiana in due soli grandi soggetti, non ha grandi speranze di realizzarsi. Sono troppo forti le tensioni, le ambivalenze che caratterizzano la vita politica italiana, per trovare una sistemazione in una tale rigida gabbia. In fondo noi abbiamo sempre sostenuto la necessità dell'esistenza del Pri anche e soprattutto perché convinti di dover alimentare una differenza rispetto al pensiero dominante che voleva l'Italia divisa in due. E siamo ancora convinti della bontà di questa nostra idea, e la perseguiremo.
Roma, 7 luglio 2006
tratto dal sito del Partito Repubblicano
http://www.pri.it