Niente da dire se non che chi voterà per questa infamia potrà essere definito solo con un nome: SCHIFOSI!!!!!ncav:
Le Regioni nel risiko della privatizzazione
ROMA - Il decreto Ronchi che contiene tra le altre cose la norma sulla liberalizzazione dell'acqua, e sul quale il governo ha posto la questione di fiducia alla Camera, chiama in causa anche regioni ed enti locali, per il ruolo che svolgono nella gestione dei servizi idrici. L'articolo 15 del decreto Ronchi, ormai alle battute finali alla Camera, cambia le regole del gioco per le società che operano nel settore, prevedendo tra le altre cose che la quota di capitale in mano pubblica scenda sotto il 30%, lasciando spazio ai privati. Una novità che da una parte fa gola a molte utility, interessate ad allargare il proprio business nel settore del cosiddetto oro blu, dall'altra pone interrogativi agli enti pubblici che detengono quote nelle società.
IL CASO PUGLIA - Le reazioni politiche non sono mancate. Ma la situazione appare tutt'altro che uniforme. Chi nelle ultime settimane si è fatto portavoce di una battaglia contro la legge è stato Nichi Vendola. Il governatore della Puglia, infatti, ha già annunciato che ricorrerà alla Corte Costituzionale impugnando il provvedimento. Nel contempo i tecnici regionali appronteranno un testo che punta a trasformare la società Acquedotto pugliese da Spa a società di diritto pubblico. «La Puglia - fa notare però Renato Drusiani, direttore dell'area idrico-ambientale di Federutility, l'organizzazione che riunisce le 550 aziende che operano nell'acqua e nell'elettricità - è un caso a sè, in Italia e in Europa». Se in altre realtà regionali, infatti, operano più soggetti e sono diffuse società miste, le quote di Acp sono pressoché al 100% di proprietà della Regione Puglia (un 5% fa capo alla Basilicata). L'applicazione della nuova legge in arrivo, quindi, sconvolgerebbe l'assetto societario. Quanto alla lettura delle ricadute, dipende da che parte le si guarda. Vendola, lo ha detto chiaramente, teme un freno agli investimenti e un aumento delle tariffe.
LE ALTRE REGIONI - Situazioni simili a quella pugliese, ma solo in parte, in Calabria e Sicilia, dove è una società regionale a gestire l'acqua. Ma la quota in mano pubblica è molto più bassa e i privati hanno già una compartecipazione. Siciliacque è al 25% delle Regione, al 75% di soci industriali. Sorical, al 53% della Regione e al 47% del colosso francese Veolia. Sulla carta, quindi, l'interesse a osteggiare la legge non c'è. Questo non vuol dire che in molti territori la nuova legge non abbia provocato reazioni politiche a livello locale. Tre giorni fa duemila persone hanno partecipato a Menfi, in provincia di Agrigento, al consiglio comunale «aperto» contro la privatizzazione della gestione idrica. E in Sicilia circa 90 comuni stanno facendo fronte comune contro la legge. In Molise dal Pd e da Molise Acque, azienda speciale della Regione, arrivano appelli ad impugnare il provvedimento di fronte alla Consulta. Il Pd è agguerrito anche in Friuli Venezia Giulia così come i Verdi in Toscana. E pochi giorni fa la giunta comunale di Bolzano ha approvato un documento contro la privatizzazione dell'acqua. In Abruzzo Rifondazione Comunista definisce il nuovo decreto una legge truffa e ha annunciato che presenterà una propria proposta di legge.
(Ansa)
17 novembre 2009
Si dice il corrotto ma non il corruttore
Bhe ovvio a un comunista come te non può far piacere la liberalizzazione dei servizi pubblici locali.
Il Sole24Ore loda la riforma
La riforma dei servizi pubblici locali è la prima vera grande riforma economica del governo Berlusconi. Il quadro definito dal decreto legge approvato mercoledì dal Senato impone regole chiare di competizione tra gli operatori e consente una reale apertura dei mercati a nuovi capitali privati. C’è la possibilità, con questo testo, di ridimensionare monopoli pubblici che si sono andati addirittura rafforzando nel corso dell’ultimo decennio.
Sorprende che il solo ministro Fitto, padre della riforma, abbia commentato dal governo questo risultato. Sarebbe utile un sostegno corale del governo (ma anche dell’opposizione una volta attenta alle liberalizzazioni). Questo aiuterebbe il testo a evitare imboscate alla Camera, sempre possibili considerando il partito trasversale da sempre presente in Parlamento a difesa delle aziende ex municipalizzate (ma ancora comunali) e delle migliaia di poltrone che dispensano alla politica. Aiuterebbe anche a varare in fretta il regolamento attuativo, chiudendo così il cerchio della riforma e passando alla fase attuativa. Questa chiarezza darebbe finalmente alle imprese private il segno che stavolta si fa sul serio.
COMPLETARE LA RIFORMA / Un altro sforzo per i servizi locali - Il Sole 24 ORE
Aderisci a : IL CENTRODESTRA UNITO --> il gruppo che unisce gli utenti di centrodestra del forum
Ultima modifica di Newborn; 17-11-09 alle 18:47
Aderisci a : IL CENTRODESTRA UNITO --> il gruppo che unisce gli utenti di centrodestra del forum
Mi associo con voi, privatizzare un servizio cosi importante è pauroso, anche perchè non può essere messo in libera concorrenza.
Bisogna privatizzare tutto cio che puo essere messo in libera concorrenza, come l'acqua minerale, ma del rubinetto non rientra nella casistica.
Per tagliare la spesa pubblica bisogna agire sulla P.A., sulle forze armate e dell'ordine sovrastrutturate per le esigenze, liberalizzare le droighe leggere e tagliare la burocrazia, tutto cio che B non ha fatto.
Non da fare dare i settori strategici ai privati, perchè sono una resa per il pubblico.
ma chi è quel mona ....
Ultima modifica di Noir; 17-11-09 alle 18:46
l'italiano ha un tale culto per la furbizia che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno.
jesus died for somebody's sins but not mine