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  1. #1
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    Arrow Il "comunismo" non mangia i bambini ... asciuga loro il cervello ....


    [mid]http://www.costozero.com/midi_files/midi/rock/beatles/follow.mid[/mid]

    Negli anni trenta un missionario in Nuova Guinea che assisteva un vecchio che da giovane aveva praticato il cannibalismo, udì il vecchio morente che chiedeva ai familiari di poter bere un brodo fatto con mani di bambino, il missionario scandalizzato cercò di convincere il vecchio morente a soprassedere, ma il vecchio testardo rispose -non sai quanto faccia bene un brodo per un moribondo.

    A proposito di mangiatori di bambini e di comunisti, Merlo questa mattina su Repubblica scherzava sui comunisti che mangiano bambini e mi sono ricordato che quando nacque questo detto i comunisti di Stalin mangiavano gli stati, come la Polonia la cecoslovacchia, l'Ungheria, la Bulgaria e la Romania che avevano stati democratici e che con colpi di stato comunisti finirono sotto l'influenza di Stalin ( alla faccia di Yalta ), ma merlo forse non era nato.
    Nei libri di scuola delle superiori di tutto questo non si trova traccia.

    Ancora a proposito di bambini I comunisti tentarono anche un colpo di stato in Grecia nel dopoguerra, ma contro truppe locali e inglesi non vinsero, e dopo la sconfitta fuggirono verso la Russia
    portandosi dietro circa diecimila bambini non loro per indottrinarli e proseguire la battaglia, naturalmente i ricordi di alcuni di quei comunisti stampati in Grecia non sono mai stati tradotti in italia.
    naturalmente tutto questo non appare nei nostri libri di storia per le superiori.

    A proposito di foibe nei resoconti fatti da tutte le parti politiche e giornalistiche si è quasi sempre confuso il problema dei profughi con la pulizia etnica applicata nel territorio italiano.
    A proposito in mezzo a questa confusione non ho ascoltato una frase che fosse vera, la pulizia etnica l'hanno fatta i comunisti titini e non i "titini" come piace dire.
    La pulizia etnica consisteva nell'arrivare nei villaggi prendere il prete, il medico, il maestro di scuola, il farmacista, rappresentanti politici se c'erano e passarli per le armi o gettarli in foiba, punto.
    Il problema dei profughi è tutta altra cosa.
    Certo che con i 350.000 profughi il comunismo yugoslavo ha avuto buon gioco per occupare la Dalmazia.
    Pensando a quei tempi lontani c'è una certa amarezza perchè quei profughi sono riconoscenti al Msi e ai fascisti , mentre questi sono stati il male che li ha portati alla rovina, valla a capire la storia e le popolazioni, evidentemente c'è una sorta di maledizione che accomuna i colpevoli con le vittime delle loro sconfitte.

    Tutto questo dopo aver letto vecchi numeri di Storia Illustrata.

  2. #2
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    Predefinito Stupore, di Pier Franco Quaglieni

    Stupore

    Ho visto il servizio dedicato alla Giornata del ricordo del TG3 delle ore 19 del 10 febbraio. Credo di non essere stato il solo a sentire un profondo disagio: attraverso immagini e commenti si è tentato di far interpretare il dramma delle foibe e dell'esodo di circa trecentocinquantamila esuli Giuliani, Dalmati ed Istriani come una sorta di reazione slava alla repressione fascista precedente.
    Questa è una tesi storicamente insostenibile, perchè, se è vero che Mussolini fu durissimo con gli Slavi, è altrettanto vero che la violenza usata dai comunisti di Tito non è assolutamente giustificabile. Ogni violenza precedente non può giustitificare nè spiegare una violenza successiva. Questo criterio dovrebbe oggi essere ampiamente condiviso.



    In ogni caso si tratta di una tesi che offende la Giornata del ricordo ed è uno schiaffo in faccia alle vittime e ai profughi di quasi sessant'anni fa.
    Mi si passi la battuta un pò logorata: sembrava di ascoltare TeleBelgrado.


    Pier Franco Quaglieni

    presidente del Centro "Pannunzio"

    ........................................
    tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
    http://www.nuvolarossa.org/modules/n...hp?storyid=617
    [mid]http://utenti.lycos.it/NUVOLA_ROSSA/EXPERIENCIA_RELIGIOSA.mid[/mid]

  3. #3
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    Predefinito tratto da L'OPINIONE 16 febbraio 2005

    L’inviato di Mediaset diventa vicedirettore e stoppa la supervisione di Lamberto Sposini agli speciali

    Intervista, Capuozzo: “Solidali con la Sgrena ma non con il terrorismo”

    di Dimitri Buffa

    Toni Capuozzo tra gli inviati Mediaset che hanno seguito la seconda guerra in Iraq è sicuramente il più popolare. Pochi giorni fa in un articolo per il “Foglio” di Ferrara, Capuozzo ha affrontato da par suo un argomento delicato, quello della solidarietà alla giornalista del “Manifesto” Giuliana Sgrena da scindere da quello della condivisione delle idee che la stessa manifestava con i propri articoli. Insomma due fattori da separare senza temere gli strali dei gruppettari in redazione.

    Capuozzo quell’articolo che reazioni ha avuto?
    Ho avuto tante telefonate di solidarietà di colleghi che però mi hanno chiesto di non farne i nomi. La verità in Italia viene vista da tutti, ma sottovoce. Le urla sono sempre quelle di chi fa demagogia travestendola con il politically correct. E’ sempre stato un problema, lo è di più da quando c’è stata la guerra in Iraq.

    E’ vero che ci sono stati problemi in Mediaset a causa del ritorno di Lamberto Sposini con compiti di coordinamento agli speciali tra cui “Terra” in cui lei lavora?
    Non è un mistero che ho avuto problemi con Sposini in passato a proposito del pacifismo e della guerra nel Kossovo, e che non avrei accettato da lui condizionamenti o commissariamenti politici di sorta al mio lavoro da inviato. Io sono uno che sa anche rassegnare le dimissioni senza minacciarle. Mediaset per garantirmi mi ha nominato ieri vicedirettore e quindi da pari grado Sposini non potrà condizionarmi ma tutt’al più discutere. Certo da caporedattore io non avrei potuto confrontarmi se la lama dalla parte del manico era lui a tenerla.



    Per salvare la Sgrena è lecito fare passare un messaggio che fa pubblicità a terroristi iracheni come Al Zarqawi?
    Ben vengano le manifestazioni di solidarietà anche pacifista e le trattative per salvarla, certo però che se ogni volta il tutto si deve trasformare in marce anti Bush dove sembra che Al Zarqawi sia il buono e lui il cattivo, il problema va posto, non si può fare da cassa di risonanza a un tagliagole.



    Strano che certa sinistra non impari mai nulla, questi discorsi si sentivano fare anche ai tempi dei sequestri dei brigatisti.
    Che questi signori gruppettari non abbiano imparato la lezione degli anni ‘70 si vede e si capisce anche dalle attuali dichiarazioni degli ex leaderini del ‘68 in merito al caso dei fratelli Mattei: mai un’analisi di coscienza, mai un momento di verità. Prevale il giustificazionismo su tutto. Loro sono ancora convinti che avevano ragione quando dicevano che ammazzare un fascista non era reato, sono rimasti allo stato infantile.

    Che differenza di atteggiamento però: se vengono rapiti i vigilantes, sono mercenari e ben gli sta, se vengono rapite le Simone o la Sgrena, allora il discorso cambia...
    E’ la vera nota dolente della situazione, io porto ancora con me la malinconia dell’atteggiamento di una certa parte della stampa e devo dire anche della televisione pubblica rispetto alla morte di Quattrocchi.
    Io vorrei poter dire di vivere in un paese che i casi come questi di unisce, e invece si notano solo divisioni e distinguo che fanno male al cuore.

    Il “Manifesto” è arrivato ad augurarsi che la Sgrena non venga liberata dagli americani. Si teme che Bush faccia un’altra bella figura e allora tanto vale che quella donna resti in mano agli assassini?
    Sì purtroppo quel quotidiano ha smarrito ogni senso di razionalità, ma devo dire che questa irrazionalità la condivide anche con molti politici della sinistra, basta andarsi a leggere le dichiarazioni di questi giorni, c’è materia per vergognarsene per i prossimi dieci anni. Dal loro punto di vista si può parlare di atteggiamento fideistico, anti marxista.

    Come nel libro di Lilli Gruber?
    L’odio anti americano è uno dei tabù della sinistra. L’Iraq da lei descritto nel suo libro non è quello reale, ma quello che lei vorrebbe che fosse. Loro sono fatti così. L’arroganza culturale prevale sui fatti.

  4. #4
    brescianofobo
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    SGRENA/ PRODI: SFORZO CONGIUNTO PER LIBERAZIONE
    16/02/2005 - 16:05
    Ogni sforzo troverà in noi risposta immediata


    Bologna, 16 feb. (Apcom) - Rispondendo a una domanda in conferenza stampa, Prodi ha richiamato "il coerente atteggiamento sempre tenuto di fronte alla guerra. Non posso far altro che ripetere - ha detto Prodi - la volontà compatta per fare tutto quello che posso per salvare Giuliana Sgrena. Al di là di questo non mi è lecito e possibile dire nulla. Ogni sforzo troverà in me e in noi una risposta forte e immediata".

    Prodi ha poi aggiunto di essere legato a Giuliana Sgrena da una "profonda stima personale", soprattutto per la "sua avversione alla guerra e dedizione alla gente".

  5. #5
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    ... sara' meglio che non faccia nulla lui ... ... che lasci fare al Governo Italiano, sara' meglio ...

  6. #6
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    Predefinito tratto da LA VOCE REPUBBLICANA 18 febbraio 2005

    Mazzini e il Corano

    Il Comunismo ripete la frase di Omar: “O tutto cio’ che dite e’ nel Corano, e allora e’ inutile; o se non c’e’, e’ pericoloso”; (…) e cancella con un tratto di penna tutte le manifestazioni della vita umana dall’inizio del mondo.

    (G.Mazzini, 1846, Pensieri sulla Democrazia in Europa, pag.131, Feltrinelli 1997)

  7. #7
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    Predefinito

    Il comunismo e' fratello del fascismo, sono entrambi espressione della parte piu' animalesca e meno equilibrata del genere umano.
    Spingono l'uomo ad essere schiavo e strumento della propria passionalita' contingente, salvo poi a doversene pentire amaramente a fatti avvenuti. Tutto quanto poi viene costruito a giustificare questo stadio dell'essere e' solo funzionale a darsi autogiustificazioni consolatorie.
    Secondo me non esisterebbero comunismi o fascismi se gli esseri umani imparassero a fraternizzare tra loro e ad interessarsi gli uni agli altri, smettendola di vedere tutte le cose unicamente sotto la lente del proprio egoismo, ma analizzando i problemi del vivere comune con lo scopo della migliore utilita' raggiungibile per tutti.

  8. #8
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    Predefinito Il comunismo, il papa, Cabrera Infante, di Davide Giacalone

    Il comunismo, il papa, Cabrera Infante

    “Dobbiamo essere grati al Papa per avere accompagnato, con la sua opera, la caduta dell'impero sovietico”. Dell' “impero sovietico”. Siamo ad un passo dall' “impero del male” di reaganiana memoria. E quelle che avete letto sono parole di Massimo D'Alema. Il quotidiano Repubblica tenta di dargli una mano: “così D'Alema scrive l'ultimo atto dei rapporti con il Grande fratello sovietico”. Balle, l'ultimo atto è ancora lontano.



    Non era un grande fratello, quello sovietico, era il comunismo. Il comunismo nella sua essenza, che fin dalle radici tiene in sé la violenza della dittatura, il buio della ragione, la malattia mentale del dominio, la volontà di sterminio, il destino di povertà. E la sinistra che fu comunista, Massimo D'Alema in testa, non chiuderà mai i propri conti con il passato fino a quando pretenderà di spacciarlo come il passato di altri. Certo, i campi di sterminio stanno sul conto di Lenin e di Stalin, non su quelli di Berlinguer (di Togliatti c'è da discutere), ma la connivenza, la dipendenza, il collegamento politico ed economico con l'impero sovietico, con l'impero del male, quelli pesano sulla storia dei comunisti italiani, che non seppero mai rompere, fino a quando non si ruppe il comunismo sovietico.



    Non c'è alcun dubbio.
    Non servono abiure, autodafé (che mi fanno orrore), suicidi politici, serve solo la più banale onestà, e la forza di ammettere che la ragione stava dalla parte di quelle forze politiche democratiche che i comunisti italiani, sotto mentito e trasformato nome, vollero distruggere. Così stanno le cose, e la storia non farà sconti a nessuno, meno che mai a chi pretende d'imbrogliarla.
    Ieri è morto, a Londra, Guillermo Cabrera Infante. Uno scrittore cubano, un oppositore di Fidel Castro, costretto all'esilio per il solo fatto di essere uno scrittore.



    Quanti anni e quanti papi dovranno passare, prima che la sinistra italiana sappia praticare il terreno della verità: la dittatura castrista è di gran lunga più feroce, sterminatrice e liberticida di quella che fu praticata, in Cile, da Pinochet?

    Davide Giacalone
    www.davidegiacalone.it
    22 febbraio 2005

    .................................................. ...........
    tratto da "Il Portale di Nuvola Rossa"
    http://www.nuvolarossa.org/modules/n...hp?storyid=634

  9. #9
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    Predefinito tratto da BUR.It 23 febbraio 2006

    Universita' di Torino

    George Orwell. Antistalinismo e critica del totalitarismo. L'utopia negativa
    Giovedì 24 febbraio si apre a Torino, presso la Fondazione Luigi Firpo ( Palazzo d’Azeglio in Via Principe Amedeo, 34) alle ore 9.30, il convegno nazionale dal titolo “George Orwell. Antistalinismo e critica del totalitarismo. L'utopia negativa”, dedicato all’analisi dell’opera di George Orwell (1903-1950), promosso dal Dipartimento di Studi Politici dell’Università di Torino e dalla Fondazione Luigi Firpo con il contributo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
    Il convegno, che prosegue venerdì 25 al Dipartimento di Studi Politici in Via Giolitti 33 a Torino e che sarà aperto dalla prolusione di Carlo Pagetti dal titolo “La distopia novecentesca tra visione narrativa, immaginario scientifico e polemica politica”, intende riflettere sugli aspetti storici e teorici della critica allo stalinismo e al totalitarismo contenuta in quei lavori che fecero di Orwell un “socialista eretico”. Pur nella varietà dei temi affrontati: il conflitto tra fascisti e repubblicani e tra comunisti e anarchici nella guerra di Spagna (Omaggio alla Catalogna, 1938), il tragico fallimento della rivoluzione russa nel tentativo di instaurare una società di eguali (La fattoria degli animali, 1945), lo Stato totalitario e l’annichilimento dell’individuo in nome dell’ideologia (1984, 1949), l’opera del pensatore britannico fu percorsa da un unico leit-motiv: la critica a ogni forma di autoritarismo, di abuso e di prevaricazione sull’individuo. Orwell lanciò un efficace grido di allarme nei confronti delle logiche di potere aberranti, che degradando gli esseri umani, mantenendoli nell’ignoranza e strumentalizzando i loro aspetti più deteriori, ma in nome del bene comune, costituivano allora e rappresentano ancora oggi il pericolo sempre risorgente e ricorrente della storia umana.

  10. #10
    brescianofobo
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    Predefinito Re: tratto da BUR.It 23 febbraio 2006

    Originally posted by nuvolarossa
    Orwell lanciò un efficace grido di allarme nei confronti delle logiche di potere aberranti, che degradando gli esseri umani, mantenendoli nell’ignoranza e strumentalizzando i loro aspetti più deteriori, ma in nome del bene comune, costituivano allora e rappresentano ancora oggi il pericolo sempre risorgente e ricorrente della storia umana. [/B]
    Porcaputtana, parlava proprio dei bananas.

 

 
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