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  1. #21
    laico progressista
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    Allora amici, calma, ci sono due questioni aperte.

    La prima: lo spirito di adesione al progetto. Jan in effetti descrive bene un comune sentire, ma attenzione: il progetto del partito unico dipende dalle quattro formazioni componenti, e in particolare dal traino dei leader. La calamita cioè esiste ed è attiva. Bisogna vedere come e quanto i leader spingano i partiti verso la calamita o in senso opposto.
    In poche parole voglio dire che il nostro destino dipende dalle scelte di Luciana Sbarbati, che se non avverte all'interno del movimento una chiara diffidenza, se non una vera e propria avversione verso il PUS, può essere tentata di assecondare Prodi fino alla fine (anche per calcoli personali). E oggi come oggi trova un movimento apparentemente compatto ed entusiasta, che non la farà desistere.
    Se vogliamo cambiare l'approdo finale, battiamo un colpo, perdinci!

    La seconda: è possibile essere repubblicani in un partito più ampio?
    Caspita se è possibile... è possibilissimo, e anzi auspicabile in futuro. Ma in un progetto laico e di progresso, dove la nostra capacità propositiva possa ampliarsi, arricchirsi, sublimarsi in favore di una politica vicina alle nostre istanze.
    Con una compagnia rinfoltita dai cattolici e dai socialdemocratici acquisiti dal comunismo, come repubblicani andiamo poco lontano.

  2. #22
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    Siamo tutti mossi dalla stessa preoccupazione: evitare l'estinzione del filone politico-culturale nel quale ci riconosciamo, quello repubblicano e, più in generale, radicale, liberale di sinistra, mazziniano, laico.

    Le divergenze riguardano il modo migliore di ricostruire una presenza, e di interpretarla, dopo le devastazioni seguite al terremoto politico degli anni Novanta e alla calamitosa "leadership" di Giorgio La Malfa.

    Arsenio, io e altri crediamo che il modo migliore sia quello di integrarci in un sistema di alleanze più vaste, nel quale far valere la qualità delle nostre opinioni, delle nostre proposte e del nostro personale politico. E' una scommessa che potrebbe portarci a diluirci e a perdere la nostra identità, ma al momento non vediamo altre strade.

    In Paolo Arsena prevale la preoccupazione di perdere la nostra identità. La realtà è che la priorità, in questo momento, è rafforzare il partito; aumentarne la consistenza numerica e la presenza anche negli organismi elettivi, oltre alla capacità di esprimere posizioni politiche dignitose. Al momento abbiamo un'europarlamentare, una deputata, una manciata di consiglieri comunali, prevalentemente nelle Marche, e un minimo di struttura. Considerate le difficoltà enormi che incontra il PRI, che è messo più o meno come noi pur dichiarando oltre il quadruplo degli iscritti, il compito di fronte al quale ci troviamo è arduo e difficile. Tuttavia, considerato che siamo partiti da zero, in una situazione di enorme difficoltà, alla luce anche dello scetticismo e della diffidenza che circondano la politica, abbiamo conseguito risultati importanti. E' essenziale non disperderli.

    Se continueremo a rimanere un partito minuscolo sarà difficile giocarci le nostre carte, quale che sia la decisione che prenderemo.

    Lo sconforto mi prende quando mi rendo conto che questo senso di urgenza non è condiviso da tutti.

  3. #23
    laico progressista
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    Citazione da Intervento Principale di by Arsenio
    Giusto: per noi (vorrei che anche Arsena la potesse considerare in questo modo) è una grande opportunità stare nella fed. Senza questa ottima intiuizione della Sbarbati ora saremmo alla stregua della Federazioe dei Liberali, costretta ad allearsi senza simbolocon Segni alle europee (ovvio il risultato.....). Sta a noi usare questo potente volano senza farcene schiacciare: per ora mia pare che stiamo andando bene (certo si può fare molto di più).
    Poi aggiungo (e questo spero che a un'attenta lettura di quanto scrivo non venga mai frainteso) che ritengo impeccabili le scelte fin qui compiute dalla nostra segretaria.
    L'approdo alla federazione non mi ha mai visto entusiasta (se non per le scorse europee, ma solo per mero opportunismo contingente), ma lo ritengo anche oggi necessario, per due motivi: per noi, in quanto protagonisti di un progetto oggi (e sottolineo oggi) in grado di rilanciarci; e per le sorti del Paese, immaginandolo capace di sconfiggere la destra. Il problema è solo legato al futuro. Se la federazione rimanesse tale fino al voto, e poi consentisse di sciogliere le righe (come auspicherebbe Arsenio), andrebbe più che bene. Ma qui i ritmi incalzano, le parole unitarie risuonano, le intenzioni generali fanno presagire un'evoluzione sinistra.
    E allora dobbiamo essere così bravi da restare nella federazione piantando risolutamente i nostri paletti. Rallentando il corso degli eventi, tenendoci sempre una via d'uscita. La cosa è in sé difficilissima, vista l'esiguità del nostro potere contrattuale, e se non viene una spinta dal basso, dubito che la Sbarbati (che pure ripeto ha molto da guadagnare dalla fedeltà a Prodi) si prenda l'onere di praticarla.
    Mi preoccupa quest'euforia drogante, questo slancio impetuoso. Fermiamoci a riflettere. Dove ci portano? Dove stiamo andando? Interrompiamo i brindisi allegri e deponiamo il bicchiere. Meditiamo piuttosto su tutta la situazione, che gratta gratta, non è poi così rosea per noi.

  4. #24
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    Citazione da Intervento Principale di by Paolo Arsena
    . . . dobbiamo essere così bravi da restare nella federazione piantando risolutamente i nostri paletti . . .
    L'unico modo possibile di farlo mi pare sia quello che dice JanHus: crescere.
    Solo crescendo numericamente (più tesserati, più militanti, più partecipazione ai nostri organi di partito) irrobustendo la nostra struttura (più sezioni, più INFORMAZIONE INTERNA) e implementando il nostro sistema di riferimento ideale (ripartiamo dallo studio del nostro "Manifesto di Fondazione" e allarghiamo costantemente il dibattito!) possiamo continuare a esistere politicamente senza il rischio di finire diluiti in qualcos'altro.

    Poi se fossimo più numerosi, meglio strutturati e più chiari nelle nostre posizioni ideali, i "paletti" verrebbero da se' (forse a quel punto sarebbero gli altri a volerli mettere a noi, per salvaguardare la propria identità).

  5. #25
    laico progressista
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    Questo è più che giusto. E mi pare che, almeno a parole, anche la Sbarbati la pensi allo stesso modo. E credo anch'io come voi che in questa situazione quelli che possono fare la parte nel modo più proficuo, più che la dirigenza siamo appunto noi, la base, cercando di allargare la cerchia dei simpatizzanti.
    Sono convinto però che un rafforzamento dei repubblicani a sinistra non possa prescindere dalla riunificazione di tutte le frange esistenti, di tutti i nostri fratelli scontenti e vaganti, da Riscossa, ai campani, ai "bogiani". E sotto questo profilo, la posizione all'interno della federazione, unita al sostanziale arroccamento della dirigenza, non ci aiuta a conciliare le diverse sensibilità di costoro. Anche in quest'ottica sarebbe opportuna un'adesione che rivendichi l'identità e la sopravvivenza del partito. Un messaggio bivalente: all'interno della coalizione, per dare peso alla componente "identitaria"; e all'esterno, per rassicurare e compattare i fratelli smarriti.

  6. #26
    laico progressista
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    Niente da osservare sulla prospettiva centrista guidata da Mario Monti, al centro del dibattito politico degli ultimi giorni?
    Qualcuno, su queste pagine, l'aveva chiaramente auspicata e prevista qualche mese fa, esponendosi allora al pubblico ludibrio. Vero Brunik?

  7. #27
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    Non dovrebbe stupire che nell'imminenza della partita decisiva per la fine del berlusconismo si rifacciano sentire le tentazioni di chi in realtà è sempre onestamente stato su posizioni moderate e diciamo pure "centriste".

    Stupisce invece che possano interessare qualcuno di noi nel MRE.

    La nostra posizione è (dovrebbe essere, se solo riuscissimo ad esprimerci con chiarezza) decisamente progressista.

    Se il nostro scopo fosse stata l'affermazione di idee "centriste" o anche "riformiste" avremmo fatto molto meglio a tollerare (magari come "minoranza interna" o comunque come "voce critica") cinque anni di purgatorio centrista e riformista nel PRI piuttosto che scegliere cinque anni di inferno e di "attraversamento del deserto".

    Non so voi, ma io non sono affatto un moderato.

    Il dibattito sulla riaggregazione di un "centro" mi incuriosisce, ma non mi riguarda.

  8. #28
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    Il problema è complesso. Da un lato la qualifica "moderato" non ci appartiene, dall'altro bisogna riconoscere l'attuale situazione di ingovernabilità e porvi rimedio in qualche maniera. Sparigliare i poli -ammesso che si provveda anche ad un nuovo assetto istituzionale ed a un nuovo sistema elettorale- potrebbe essere una soluzione. Ovviamente andrebbe incanalata in maniera positiva, lasciando stare le tentazioni leaderistiche e le goffe imitazioni di modelli politici lontani dalla nostra cultura politica.

  9. #29
    laico progressista
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    Lucio, io neppure mi reputo un moderato. Sono per la rivoluzione laica in un Paese cattolico. Un Paese in cui vige una cultura diffusa di cattolicesimo moderato perfino più dannosa di quella oltranzista.
    In Spagna, ad esempio, una rivoluzione laica è stata possibile proprio come reazione impetuosa ad una mentalità ultraconservatrice e clericale, tradizionalista e proibizionista.
    Il carattere lassista e corruttibile degli italiani ha invece favorito una versione più blanda e compromissoria di cattolicesimo (che Ratzinger osteggia platealmente), ma proprio per questo ampiamente condivisa. Condizione che rende molto difficile un cambiamento in senso marcatamente laico e progressista.
    In altre parole, mentre in Spagna è esplosa una pentola a pressione, qui cuoce perennemente una padella a fuoco lento.

    Questo per dirti quanto sia animato anch'io da uno spirito rivoluzionario. Ma ritengo che la forza di una formazione "laica progressista" non possa che emergere nella chiarezza delle posizioni e nella visibilità autonoma.
    Per questo, pur restando costretto in uno schieramento eterogeneo di centrosinistra, anelo con forza alla creazione di un centro. E' un passaggio intermedio, sulle prime sicuramente impuro e vizioso, ma è l'unico in grado di scompaginare l'attuale ingessatura e di mettere le basi per un riassetto futuro. Un riassetto all'insegna della chiarezza e della distinzione tra laici e cattolici, oltre che tra riformisti e conservatori.
    Io mi auguro che rinasca un polo centrista, che ci dovremmo preoccupare prima o poi di rafforzare. E' con un centro forte che si possono cambiare le regole elettorali e l'intero sistema. Ed è con un nuovo sistema che potremmo proseguire il progetto di un gruppo laico forte e indipendente. Di destra? Di centro? Di sinistra? Io dico laico e progressista. Punto. Esattamente il contrario dello pseudo-laicismo di Marcello Pera, di Giuliano Ferrara e di Oriana Fallaci, all'insegna dell'integralismo occidentale e del neoconservatorismo americano.

    Tornando a Monti, se dalle sue tesi dovesse prendere piede un'iniziativa centrista, non ci dovrebbe spaventare, anzi. Per ora, in questo sistema, nascerebbe come alternativa a Berlusconi, alleata per forza con la sinistra. In grado dunque di portare valore aggiunto nell'immediato delle elezioni al fronte dell'attuale opposizione, ma di favorire una coalizione di governo con un centro e una sinistra ben distinte.
    Sarebbe il primo passo del lungo cammino tanto agognato....


    P.S. Ho letto ora l'intervento di Alberich. Mi sembra che ci intendiamo bene.

  10. #30
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    guarda che Monti rivuole fare il pentapartito o cose simili, altro che laici e cattolici..
    saluti
    echiesa

 

 
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