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  1. #21
    Nosce te ipsum
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    In Origine Postato da Mastea


    Sii un po' più chiaro. Di che parli? Fascismo, Castrismo, Allende?

    Credo tu intenda il primo, comunque. Right?
    si, ma il Fascismo comprende tante parti, e io mi riferisco solo quella economica, quindi al corporativismo e alle politiche sociali.
    L'imperialismo e le ca**atone demagogiche non mi riguardano certo.
    Ahi, serva Italia, di dolore ostello,
    nave senza nocchiere in gran tempesta,
    non donna di provincie, ma bordello. (Dante Alighieri Purgatorio, canto VI.).

  2. #22
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    Sì, in effetti anche a me è sempre piaciuta abbastanza la politica sociale fascista. Non sono molto sicuro della sua applicazione reale (probabilmente Ferruccio potrebbe ratificare) ma sicuramente poggiava su buoni spunti.
    We place no reliance
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  3. #23
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    In Origine Postato da danny78
    solita frase ... non attacca

    sai benissimo cosa intendo.. e fai pura demagogia.. con questi mezzucci.

    Una società non PUO' pensare solo ai propri azionisti ma anche alle persone a cui vende il prodotto, questo invece fanno le multinazionali.. badano solo al profitto senza pensare alle conseguenze..

    rinuncerei tranquillamente ad un PC con 120 mega di memoria in favore di un PC con 2 mega che fosse accessibile a tutti
    No, Danny, perchè è solo con la presenza di un mercato, cioè di una massa di enne richieste di beni e servizi il cui grado di utilità è decisa singolarmente dal consumatore ( e la corrispondente massa di offerta) che si crea l'innovazione tecnologica.
    Il problema degli stati pianificatori dell'economia consisteva proprio in questo, che non esistendo un mercato dal lato della domanda, le decisioni produttive seguivano le vie più balzane ed assurde. Per es., poichè gli obbiettivi produttivi in URSS venivano descritti in termini soltanto quanttitativi, finiva che molte fabbriche producevano lampadari enormi. Per altro verso, colmo del paradosso, oltre a questi lampadari, i russi non avevano quasi nulla, ma non solo pechè i gosplan non prevedevano quasi mai la produzione di beni di consumo, ma perchè l'esistenza di un bene di consumo(con questo intendo un bene che sia in grado di aumentare l'utilità di chi lo consuma), in una economia di piano, è semplicemente impossibile, poichè il consumatore non ha la possibilità materiale di farsi un'idea chiara dei propri bisogni e di ordinare le proprie priorità, non esistendo alternative nell'offerta di beni servizi.

  4. #24
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    In Origine Postato da aguas
    Veramente i 3 mostri totalitari che l'Umanità ha conosciuto sono stati comunismo, fascismo e confessionalismo (cattolico/islamico/ebraico ecc ecc).
    Il capitalismo ha portato solo benessere, specialemnte se affiancato da istituzioni liberali sui diritti civili e le libertà politiche.
    Tra il confessionalismo aggiungerei senz'altro il giacobinismo laicista con il suo Terrore....e i suoi piccoli e grandi epigoni.

    Shalom

  5. #25
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    In Origine Postato da Claude
    No, Danny, perchè è solo con la presenza di un mercato, cioè di una massa di enne richieste di beni e servizi il cui grado di utilità è decisa singolarmente dal consumatore ( e la corrispondente massa di offerta) che si crea l'innovazione tecnologica.
    Il problema degli stati pianificatori dell'economia consisteva proprio in questo, che non esistendo un mercato dal lato della domanda, le decisioni produttive seguivano le vie più balzane ed assurde. Per es., poichè gli obbiettivi produttivi in URSS venivano descritti in termini soltanto quanttitativi, finiva che molte fabbriche producevano lampadari enormi. Per altro verso, colmo del paradosso, oltre a questi lampadari, i russi non avevano quasi nulla, ma non solo pechè i gosplan non prevedevano quasi mai la produzione di beni di consumo, ma perchè l'esistenza di un bene di consumo(con questo intendo un bene che sia in grado di aumentare l'utilità di chi lo consuma), in una economia di piano, è semplicemente impossibile, poichè il consumatore non ha la possibilità materiale di farsi un'idea chiara dei propri bisogni e di ordinare le proprie priorità, non esistendo alternative nell'offerta di beni servizi.
    torniamo allora al discorso iniziale, le multinazionali come sono ora, cioè esistenti solo ai FINI DEL PROFITTO e senza badare ai consumatori sono un male della società tanto quanto chi produceva senza "veri consumatori" a cui proporre il prodotto.

    indi sono errati tutti e due

  6. #26
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    In Origine Postato da danny78
    torniamo allora al discorso iniziale, le multinazionali come sono ora, cioè esistenti solo ai FINI DEL PROFITTO e senza badare ai consumatori sono un male della società tanto quanto chi produceva senza "veri consumatori" a cui proporre il prodotto.

    indi sono errati tutti e due
    le multinazionali sono tali perchè hanno come fine principale (che sia l'unico è tutto da dimostrare) il profitto.

    Senza la motivazione del profitto l'economia non funziona: crisi motivazionale, disincentivazione all'azione, abulia ecc.

  7. #27
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    In Origine Postato da Claude
    le multinazionali sono tali perchè hanno come fine principale (che sia l'unico è tutto da dimostrare) il profitto.

    Senza la motivazione del profitto l'economia non funziona: crisi motivazionale, disincentivazione all'azione, abulia ecc.
    beh ma allora c'è qualcosa che non va.. non si puo fare profitto sfruttando la gente o facendone ammalare altra.. servono dei paletti al profitto allora.

  8. #28
    SENATORE di POL
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    da un mio vecchio post del 11 maggio 2002:

    Il capitalismo democratico è una formazione storico-politica-economica determinata, quella esistente, non un'astrattezza ideologica. Se non si è subordinati ai pregiudizi anticapitalistici della sinistra, si deve sapere che storicamente il liberalismo liberista è stato il primo indirizzo politico attento al benessere di tutti e non a quello di particolari ceti sociali, e che esso non si distingue dal socialismo per il fine a cui tende (il bene comune), ma per i mezzio che sceglie per conseguire detto fine.
    Infatti il liberalismo vuole innanzi tutto eliminare l'indigenza e la povertà, e ha ragione di ritenere che i mezzi che propone siano di gran lunga i più efficienti e storicamente razionali fra tutti quelli possibili, anzi, che siano gli unici a conseguire concretamente l'obiettivo, sia pure in modo necessariamente graduale.
    Il fatto che nonostante le politiche liberali continuino a sussistere indigenza e povertà non depone affatto contro il liberalismo-liberista, giacchè e storicamente evidente che in altri regimi sociali l'indigenza e la povertà sarebbero infinitamente superiori.
    Il capitalismo democratico è quella formazione REALE storico-sociale e politica che realizza i principi del liberalismo, seppur imperfettamente, in quanto le interferenze di ideologie anti-liberali (i vari socialismi, il populismo.....) e delle politiche burocratiche inquina alquanto e contribuisce a creare i problemi più gravi delle nostre società contemporanee.
    Tutto ciò che ha creato ricchezza nel mondo moderno deve essere ricondotto al modo di produzione capitalistico in regime di libertà politica e sociale (Capitalismo Democratico), e soltanto la fraseologia demagogica anticapitalistica di derivazione socialistoide può sostenere il contrario.
    Il frutto del lavoro libero (nel sistema della libera proprietà, delle istituzioni liberali, dello Stato democratico in regime capitalistico) riesce a creare per TuTTi più ricchezza di quanto non ne abbia creato in passato qualsiasi sistema sociale pre-capitalistico, o di quanto non ne possa creare un sistema sociale non capitalistico o anche un capitalismo completamente ingessato dall'assistenzialismo e dalla burocrazia, come quello la cui ombra si getta inquietante sulle possibilità di sviluppo delle nostre economie e delle nostre società occidentali.
    Il capitalismo democratico è inseparabile tuttavia dalla cooperazione sociale degli individui, dei cittadini.
    Il rispetto della necessità sociale che rende possibile detta cooperazione, che la promuove, è alla base dell'etica liberale.
    In quanto essere sociale l'uomo deve preoccuparsi non solo del proprio utile individuale immediato ma anche della necessità della società nel suo insieme.
    Scrive von Mises:"Giacchè la vita del singolo individuo nella società è possibile solo grazie alla società stessa, ciascun individuo sarebbe gravemente danneggiato da un eventuale dissesto dell'organizzazione sociale in cui vive e produce (...) La sopravvivenza della società come associazione di individui ch ela vorano e vivono insieme è nell'interesse di ciascuno; chi sacrifica un vantaggio momentaneo per non mettere a rischio la sopravvivenza della società, non fa che sacrificare un vantaggio minoare a uno maggiore (...) Il rispetto delle regole etiche è nell'interesse indiretto di ognuno, perchè ognuno è interessato al mantenimento della cooperazione sociale fra gli uomini"
    Il liberalismo liberista non è affatto "selvaggio" ed "immorale" nella sua dottrina seria, giacchè ha ben chiara la visione d'insieme del funzionamento della società moderna e degli interessi generali della collettività, che resta comunque una collettività di individui insopprimibilmente diversi, e che devono essere LIBERI.

    Saluti liberali.

  9. #29
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    In Origine Postato da Claude

    Senza la motivazione del profitto l'economia non funziona: crisi motivazionale, disincentivazione all'azione, abulia ecc.
    La NOSTRA economia, prego.

    5000 anni fa civiltà che non sapevano cosa il profitto fosse prosperavano, con un ottimo livello tecnologico.
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  10. #30
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    In Origine Postato da Pieffebi
    da un mio vecchio post del 11 maggio 2002:

    .....Scrive von Mises:"Giacchè la vita del singolo individuo nella società è possibile solo grazie alla società stessa, ciascun individuo sarebbe gravemente danneggiato da un eventuale dissesto dell'organizzazione sociale in cui vive e produce (...) La sopravvivenza della società come associazione di individui ch ela vorano e vivono insieme è nell'interesse di ciascuno; chi sacrifica un vantaggio momentaneo per non mettere a rischio la sopravvivenza della società, non fa che sacrificare un vantaggio minoare a uno maggiore (...) Il rispetto delle regole etiche è nell'interesse indiretto di ognuno, perchè ognuno è interessato al mantenimento della cooperazione sociale fra gli uomini"
    Il liberalismo liberista non è affatto "selvaggio" ed "immorale" nella sua dottrina seria, giacchè ha ben chiara la visione d'insieme del funzionamento della società moderna e degli interessi generali della collettività, che resta comunque una collettività di individui insopprimibilmente diversi, e che devono essere LIBERI.

    Saluti liberali.
    belle parole, ma Nestle, IBM, Esso, Philps Morris non sono dello steso parere

 

 
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