Il generale più odiato da Arafat ora è sempre al fianco di Abu Mazen(ilfoglio)

Come cambia la Palestina

Il presidente vuole imporre la tregua, con Youssef ministro dell’Interno. Abu Ala restio. Israele lo stima. Colloqui a Gaza

Ramallah. Il generale Nasser Youssef è l’uomo che Mahmoud Abbas (Abu Mazen, ndr), presidente dell’Anp, vuole avere sempre al suo fianco. Nato a Beit Shean in Cisgiordania, il suo vero nome è Mustafa El Bushtawi. Inizia la sua carriera come militare, frequentando corsi di addestramento in Algeria, Cina e Tunisia. Membro del Comitato centrale di al Fatah, fa parte della vecchia guardia dell’Olp esiliata a Tunisi, per ritornare poi a Gaza nel 1994. Un uomo definito da chi lo circonda come serio, onesto, senza troppo tempo da perdere. Israele lo stima. Lo considera affidabile, il più rispettabile tra i leader delle forze di sicurezza palestinesi. In una conversazione privata a metà degli anni 90, quando un’ondata di attacchi suicidi stava colpendo lo Stato ebraico, Youssef aveva detto che la lotta armata doveva terminare. In quell’occasione, aveva criticato la dirigenza di Yasser Arafat, accusandola non solo di non prendere misure preventive contro il terrorismo, ma di non permettergli di varare alcuna strategia nei confronti dei gruppi armati.

Nel periodo degli accordi di Oslo, Youssef aveva più volte spiegato (privatamente) che i palestinesi avevano fatto un primo passo verso la normalizzazione dei rapporti con lo Stato ebraico, ma che adesso spettava al rais Arafat dimostrare la sua onorabilità rispettando i negoziati. Nel novembre 1994, Youssef aveva poi ordinato alla forze di sicurezza dell’Anp di portare a termine operazioni militari contro Hamas, causando la morte di alcuni militanti del gruppo islamico. Nel 2003, con Ahmed Qurei (Abu Ala, ndr) primo ministro, poco dopo le dimissioni di Abbas, il generale palestinese, da comandante della pubblica sicurezza, fu nominato ministro dell’Interno. Durante la cerimonia di investitura, Youssef decise però di non partecipare all’incontro col rais, rifiutandosi di prestare giuramento davanti ad Arafat. Il generale palestinese aveva infatti insistito per avere sotto il suo comando le forze della sicurezza interna, per garantire un controllo ordinato ed efficace sui gruppi terroristici, cosa che gli fu negata da Arafat. Il rais non amava Youssef, lo considerava un pericolo e lo accusava addirittura di complottare contro la sua persona. Il generale decise comunque di non voler essere un fantoccio di Arafat e durante uno scontro verbale gli rinfacciò di essere la causa del disastro della popolazione palestinese.

Oggi però Arafat non c’è più e Youssef è in ascesa, soprattutto dopo che Abbas, due giorni fa, ha destituito quattro alti ufficiali ai vertici della sicurezza palestinese perché non sono riusciti a fermare gli attacchi a colpi di mortai dei gruppi armati. In campagna elettorale, il generale è stato sempre al fianco di Abbas. Sono amici, si stimano. A Ramallah voci di corridoio dicono che Youssef sarà il prossimo ministro dell’Interno e questa volta avrà finalmente sotto il suo comando tutta la sicurezza. Il premier Qurei esita a dare il via libera, forse perché teme di essere oscurato. Abbas però sa che, se intende provare a sconfiggere il terrorismo, ha bisogno di una persona forte e leale come lui. I palestinesi lo vedono come l’unico membro di Fatah non corrotto. Israele lo definisce “l’uomo giusto, al momento giusto”, l’unico generale che voglia davvero mettere fine alla “democrazia dei fucili”.


come volevasi dimostrare. passato a miglior vita il terrorista arafat, si aprono speranze di pace in palestina.

ora vorrei chiedere a chi ha sempre osannato ad arafat che ne pensa