Si chiamano “Brigata Amarah”, “Difensori di Baghdad”, “Commandos di polizia speciale”. In ogni caso sono corpi franchi di autodifesa iracheni: ben armati, fortemente motivati perché reclutati su base tribale o religiosa. Fenomeno inevitabile sotto un’occupazione Usa incapace di controllare il territorio, e sconvolta dalla guerriglia complicata da una criminalità comune violenta che sequestra e uccide. Gli americani, che stanno scoprendo per caso questi gruppi armati, per ora li favoriscono, perché tengono l’ordine e perché non hanno la forza di disperderli. Ma naturalmente la nascita dei corpi franchi in Irak è una miccia accesa per la futura guerra civile.

Il primo di questi corpi, “Commandos di polizia speciale”, l’ha scoperto il colonnello James Coffman: “un migliaio di uomini”, ha raccontato al Wall Street Journal (1), “accampati in una vecchia caserma della Guardia Repubblicana molto bombardata: senza elettricità, senz’acqua, senza servizi igienici. Ma quando ho visitato il loro arsenale ho visto che le loro armi erano pulite e ben tenute”. Lanciagranate, Rpg, mortai e tonnellate di munizioni. A poca distanza dall’Ambasciata Usa. “La disciplina era molto migliore fra questi uomini, di quella che riusciamo ad ottenere dalle reclute dell’esercito regolare”.
I “Commandos” avevano le carte in regola, secondo i costumi iracheni: il corpo era stato formato a settembre dal generale Adnan Thavit, zio del ministro degli Interni ad interim, collaborazionista bisognoso di protezione. Ovviamente, i “soldati” sono sciiti della tribù di famiglia. Il generale Adnan, 63 anni, è un ex baathista che ha frequentato scuole di guerra in Russia e Yugoslavia, incarcerato nel 1996 da Saddam. Al contrario dell’esercito regolare iracheno (56 mila uomini sulla carta, addestrati dagli americani con forti spese, che si volatilizzano al primo scontro o disertano ad ogni occasione) il corpo del generale Adnan ha impegnato duramente gli insorti: da settembre hanno avuto 43 morti e 300 feriti in combattimenti, e nonostante ciò sempre nuovi volontari si presentano alla loro base. A questo punto gli americani hanno “adottato” la milizia, finanziando le riparazioni della loro caserma, l’acquisto di veicoli e di radio. Il colonnello Coffman è cosciente che la fedeltà della brigata è tutta e solo per il generale Adnan. “Ma allo stato, è la più dura delle forze irachene di cui disponiamo”.

Da novembre, con l’avvicinarsi delle elezioni, il numero dei corpi franchi è cresciuto parecchio. Così è nata la brigata Muthana, agli ordini del primo ministro Allawi e per sua protezione, formata ovviamente da elementi della sua tribù: un migliaio di uomini ben armati e disciplinati. Poi, ecco i Difensori di Khadamiya, spontaneamente aggregatisi per la difesa dell’omonimo tempio sciita a nord di Baghdad, nei pressi della roccaforte di Al-Sadra: 120 uomini iniziali, oggi quasi 800. Poi i Difensori di Baghdad, un gruppo di autodifesa che si è accasermato nelle macerie del monumento ai martiri della guerra all’Iran. A dicembre il maggiore Wales, incaricato di riattare una caserma per il “nuovo” esercito iracheno in un edificio bombardato della Difesa di Saddam, l’ha trovato già occupato dalla brigata Amarah.
Il “comandante” della milizia ha spiegato di essere il cugino del ministro della Difesa ad interim, pagata da lui e formata da uomini della tribù del ministro. A fine gennaio agli americani è giunta una voce: un’altra milizia s’era formata, di ben 2000 uomini, sotto il comando di un “generale Faris”, e chiamata “Seconda Difensori di Baghdad”. Nessuno degli informatori degli Usa ne sapeva nulla (il che dice molto sulla qualità dell’intelligence americano in Irak) e ogni altra indagine è andata a vuoto.
Fino a che il generale Babakir Zebari, il più alto in grado fra i collaborazionisti, rivelò quello che evidentemente solo i comandi americani ignoravano: che il nuovo gruppo s’era accampato in un hangar dell’aeroporto Muthana, una pista in disuso ma vicina al centro di Baghdad. Di fatto gli americani hanno trovato lì una milizia mal vestita, ma ben armata di almeno 1300 uomini, al comando del generale Fuad Faris, con un passato di allievo alla scuola di guerra di Sandhurst (Gran Bretagna) che aspettava altri 1500 volontari: tutte reclute provenienti da due centri sciiti del sud-Irak.
E sotto il patronato del solito ministro della Difesa collaborazionista, ma chissà fino a quando. Anche perché, a conti fatti, i corpi franchi iracheni (almeno cinque quelli scoperti dagli americani) costituiscono ormai una forza valutata in 15 mila uomini: innesco a una guerra civile tremenda se restano divisi, ma formidabile forza nazionale se si uniscono contro il “nemico principale”.




di Maurizio Blondet



Note

1)Greg Jaffe, “Irregular iraqi brigades take big security role as US watches warily”, Wall Street Journal, 16 febbraio 2005.